
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Un’antica regola della flotta napoletana, nei casi in cui arrivava la visita di un regio controllore, recitava:
«All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa
e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora:
chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio
passann’ tutti p’o stesso pertuso:
chi nun tene nient’ a ffà, s’ aremeni a ‘cca e a ‘ll à”.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Ricorre
spesso il richiamo a combattere l’assimilazione come impegno
prioritario per le attività organizzate dalle comunità ebraiche per le
nuove generazioni. Credo sia giunto il momento di compiere una breve
riflessione a proposito del concetto di assimilazione, anche per
rendere più efficace un eventuale lavoro in questo senso. Sembra
infatti che per assimilazione si voglia intendere una dinamica che
allontana i giovani ebrei dalla propria identità originaria ebraica
portandoli ad assumere comportamenti sociali e culturali secolarizzati
o comunque lontani da questa identità. Da un punto di vista
sociologico, tuttavia, questa analisi non può reggere.
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Reclutava per l'Isis in Italia
arrestato in Libia
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Abu
Nassim, il contatto tra jihadisti in Libia e l’Italia, sarebbe stato
preso al confine con la Tunisia. Il Corriere usa il condizionale,
sottolineando come la situazione in Libia sia molto confusa e capita
che notizie come questa si rivelino false. Nassim era il ricercato
numero uno dalle autorità di Tunisi, che lo considerano il responsabile
del blitz dell’Is dello scorso marzo a Ben Guerdane, con 58 vittime.
Attivo da mesi in Libia, per il suo passato in Italia è considerato
dall’intelligence libica parte di una rete di islamici ancora operativi
nel nord del nostro Paese, racconta Repubblica, che, sulle pagine
milanesi, intervista Guido Salvini, il giudice che nel 2009 seguirà
l’inchiesta a carica di Nassim. La Stampa parla di una rete di
estremisti cresciuta in Lombardia: “Tra Milano e la Lombardia c’è il
maggior numero di personaggi all’attenzione dei nostri servizi segreti
e dell’Antiterrorismo. Dalla Lombardia è partita anche la gran parte
dei ‘foreign fighters’ italiani, che ora però non sognano più il
martirio in Afghanistan al fianco di Bin Laden, ma il Califfo che si è
insediato a cavallo tra Siria e Iraq”.
Onore ai libici che lottano contro il Califfato. Il filosofo francese
Bernard-Henri Lévy sul Corriere parla di quella che sembra oramai
imminente, la caduta di Sirte, ultimo bastione dell’Isis in Libia. “È
un nuovo fronte dove, nella guerra che ha dichiarato al mondo, Daesh
viene sbaragliato. – scrive il filosofo – E lo si deve, che piaccia o
no, a quei Libici Liberi, ultimi arrivati della Storia, senza memoria
repubblicana o anche solo politica, di cui possiamo esser fieri di aver
abbracciato la causa (ma che abbiamo, in seguito, piantato in asso –
salvo poi disperare del loro avvenire, col pretesto che l’esito della
loro rivoluzione era più deludente di quanto potessimo immaginare).
L’Occidente , in realtà, ha commesso a su o tempo un solo errore: non
accompagnare questo popolo per qualche passo in più sul cammino della
democrazia alla quale aspirava e – a quanto pare – aspira tuttora”.
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fuori pericolo la vittima dell'attacco
Attacco antisemita a Strasburgo
Aggressore urla "Allahu Akbar"
Questa
mattina a Strasburgo, nel nord della Francia, un uomo ha accoltellato
un ebreo haredi all'addome. La vittima, 55 anni, non è in pericolo di
vita ed è al momento ricoverata presso un ospedale della città. Secondo
le ricostruzioni dei media francesi, l'aggressore, arrestato poco dopo
l'attacco, prima di colpire ha urlato in arabo “Allahu Akbar”, Allah è
grande. Dopo l'assalto, l'uomo ferito si è rifugiato in un bar ed è
stato aiutato dalle persone presenti. “È sotto shock – ha dichiarato ai
media locali rav Mendel Samma, rabbino di Strasburgo, che ha visitato
la vittima in ospedale – È consapevole di essere vivo per miracolo. È
stato colpito nella regione addominale, a un paio di centimetri da
organi vitali”. “È un uomo di una gentilezza ineguagliabile – ha
proseguito il rabbino – spero si rimetta presto”. Secondo l'agenzia Afp
l'aggressore ha una storia di disturbi psichiatrici alle spalle ed era
già noto alle autorità che hanno escluso, affermano alcuni giornali, il
terrorismo come movente dell'aggressione. La sicurezza della comunità
ebraica cittadina ha invece fatto sapere che le funzioni di Shabbat si
svolgeranno regolarmente. "Speriamo di tornare subito alla normalità",
l'auspicio espresso da un suo rappresentante”. Leggi
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Bambi Sheleg (1958-2016) |
La
questione femminile nel mondo ebraico e nell’Israele di oggi è così
rilevante da poter essere definita un vero e proprio conflitto di
civiltà. L’uguaglianza della donna è una di quelle istanze di cui gli
ebrei hanno il dovere di farsi portavoce di fronte al mondo intero,
come spesso è accaduto nel passato per altri valori ebraici. Serve una
nuova meta-halakhah, cioè occorre riconsiderare i processi stessi di
formazione dell’halakhah, che finora sono stati appannaggio quasi
esclusivo degli uomini.
Affermazioni forti, originali e talvolta provocatorie quelle che Bambi
Sheleg, aveva portato nel 2012 al Moked primaverile di Milano Marittima
dal titolo “Protagoniste o comparse? Il ruolo della donna nel mondo
ebraico di oggi”. Affermazioni che a quattro anni di distanza suonano
ancora attuali, e non meno provocatorie. Oggi nella mia memoria gli
appunti che avevo preso durante la sua conferenza “ufficiale” si
mescolano con i ricordi di numerose conversazioni private e un mio
tentativo di intervista che si era trasformato, su proposta di Bambi
Sheleg, in una piacevole passeggiata in riva al mare.
Anna Segre, insegnante
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Costumi religiosi |
Questa
polemica sull’accettazione o meno sulle spiagge europee del cosiddetto
“burkini” mi pare sterile e fin troppo strumentalizzata. Oltre a essere
questo indumento nient’altro che il corrispettivo balneare dello Hijab,
sembra che ciò che desta più scalpore non sia tanto il “burkini” in sé
ma vedere al mare una donna vestita da capo a piedi e non con un
normale due pezzi, senza dimenticare poi che anche in India le donne si
immergono nel Gange prevalentemente vestite, e che in Israele nel mondo
Haredi esiste un quasi analogo “modest swimwear”. Mi viene da pensare
allora che alla radice di tutto ciò vi sia sempre una sorta di
conformismo o di difficile accettazione delle differenze culturali e
religiose, o forse identitarie. Perché in fondo anche l’uso del velo
islamico, su cui si dovrebbe tornare per affrontare il “burkini”, è più
una questione identitaria che prettamente religiosa.
Francesco Moises Bassano
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