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19 agosto 2016 - 15 Av 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Un’antica regola della flotta napoletana, nei casi in cui arrivava la visita di un regio controllore, recitava:
«All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa
e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora:
chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio
passann’ tutti p’o stesso pertuso:
chi nun tene nient’ a ffà, s’ aremeni a ‘cca e a ‘ll à”.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Ricorre spesso il richiamo a combattere l’assimilazione come impegno prioritario per le attività organizzate dalle comunità ebraiche per le nuove generazioni. Credo sia giunto il momento di compiere una breve riflessione a proposito del concetto di assimilazione, anche per rendere più efficace un eventuale lavoro in questo senso. Sembra infatti che per assimilazione si voglia intendere una dinamica che allontana i giovani ebrei dalla propria identità originaria ebraica portandoli ad assumere comportamenti sociali e culturali secolarizzati o comunque lontani da questa identità. Da un punto di vista sociologico, tuttavia, questa analisi non può reggere.
 
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Reclutava per l'Isis in Italia
arrestato in Libia
Abu Nassim, il contatto tra jihadisti in Libia e l’Italia, sarebbe stato preso al confine con la Tunisia. Il Corriere usa il condizionale, sottolineando come la situazione in Libia sia molto confusa e capita che notizie come questa si rivelino false. Nassim era il ricercato numero uno dalle autorità di Tunisi, che lo considerano il responsabile del blitz dell’Is dello scorso marzo a Ben Guerdane, con 58 vittime. Attivo da mesi in Libia, per il suo passato in Italia è considerato dall’intelligence libica parte di una rete di islamici ancora operativi nel nord del nostro Paese, racconta Repubblica, che, sulle pagine milanesi, intervista Guido Salvini, il giudice che nel 2009 seguirà l’inchiesta a carica di Nassim. La Stampa parla di una rete di estremisti cresciuta in Lombardia: “Tra Milano e la Lombardia c’è il maggior numero di personaggi all’attenzione dei nostri servizi segreti e dell’Antiterrorismo. Dalla Lombardia è partita anche la gran parte dei ‘foreign fighters’ italiani, che ora però non sognano più il martirio in Afghanistan al fianco di Bin Laden, ma il Califfo che si è insediato a cavallo tra Siria e Iraq”.

Onore ai libici che lottano contro il Califfato. Il filosofo francese Bernard-Henri Lévy sul Corriere parla di quella che sembra oramai imminente, la caduta di Sirte, ultimo bastione dell’Isis in Libia. “È un nuovo fronte dove, nella guerra che ha dichiarato al mondo, Daesh viene sbaragliato. – scrive il filosofo – E lo si deve, che piaccia o no, a quei Libici Liberi, ultimi arrivati della Storia, senza memoria repubblicana o anche solo politica, di cui possiamo esser fieri di aver abbracciato la causa (ma che abbiamo, in seguito, piantato in asso – salvo poi disperare del loro avvenire, col pretesto che l’esito della loro rivoluzione era più deludente di quanto potessimo immaginare). L’Occidente , in realtà, ha commesso a su o tempo un solo errore: non accompagnare questo popolo per qualche passo in più sul cammino della democrazia alla quale aspirava e – a quanto pare – aspira tuttora”.
 
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  davar
in cisgiordania È scontro tra palestinesi
Negoziati di pace, il sì di Abbas
al vertice organizzato dal Cairo

Il leader dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato di essere disposto a partecipare a una conferenza di pace organizzata dall'Egitto per far ripartire i negoziati con Israele. A riferirlo, la radio israeliana secondo cui il leader dell'Anp, parlando con una delegazione egiziana arrivata a Ramallah, avrebbe aperto alla possibilità di un incontro al Cairo ma chiedendo anche che vi partecipino Svizzera e Russia. Inoltre questa iniziativa, la posizione di Abbas, non sostituirà la proposta francese, che invece è osteggiata da Israele e prevede il ritiro israeliano entro i territori del 1967. Il leader dell'Anp, che ha rifiutato più volte di incontrare il Premier israeliano Benjamin Netanyahu nonostante gli inviti di quest'ultimo, ha esortato l'Egitto a premere su Netanyahu perché vengano congelate le costruzioni degli insediamenti e perché vengano rilasciati alcuni prigionieri palestinesi in vista del possibile incontro in Egitto. Sulle richieste palestinesi il Cairo non si è espresso ma il suo impegno a rilanciare i negoziati era emerso con evidenza in luglio quando il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry si è recato in visita a Gerusalemme: un fatto che non accadeva da nove anni e che dimostra le buone relazioni che intercorrono tra Israele ed Egitto dalla salita al potere del generale Al-Sisi (nell'immagine con Abbas durante un incontro al Cairo).
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l'alluvione nel sud degli stati uniti
Louisiana, l'ebraismo americano
in campo per aiutare gli sfollati

Sono 13 le vittime accertate dell'alluvione abbattutasi negli scorsi giorni sulla Louisiana, nel sud degli Stati Uniti. Oltre 30mila gli sfollati mentre oltre 40mila le case danneggiate. Secondo i media nazionali, si tratta di uno dei disastri ambientali più gravi degli ultimi anni in territorio americano e diverse organizzazioni si stanno impegnando per portare soccorso alla popolazione colpita. Tra queste, la Federazione ebraica del Nord America, impegnata in queste ore in una raccolta fondi per aiutare i cittadini della Louisiana meridionale con la costituzione del Baton Rouge Flood Relief Fund. Tra le realtà colpite, anche la comunità ebraica locale, con diversi membri costretti a lasciare le proprie case a causa dei danni provocati dalle forti piogge sulla Louisiana.

(Foto di Joe Raedle, Getty Images)

fuori pericolo la vittima dell'attacco
Attacco antisemita a Strasburgo
Aggressore urla "Allahu Akbar"

Questa mattina a Strasburgo, nel nord della Francia, un uomo ha accoltellato un ebreo haredi all'addome. La vittima, 55 anni, non è in pericolo di vita ed è al momento ricoverata presso un ospedale della città. Secondo le ricostruzioni dei media francesi, l'aggressore, arrestato poco dopo l'attacco, prima di colpire ha urlato in arabo “Allahu Akbar”, Allah è grande. Dopo l'assalto, l'uomo ferito si è rifugiato in un bar ed è stato aiutato dalle persone presenti. “È sotto shock – ha dichiarato ai media locali rav Mendel Samma, rabbino di Strasburgo, che ha visitato la vittima in ospedale – È consapevole di essere vivo per miracolo. È stato colpito nella regione addominale, a un paio di centimetri da organi vitali”. “È un uomo di una gentilezza ineguagliabile – ha proseguito il rabbino – spero si rimetta presto”. Secondo l'agenzia Afp l'aggressore ha una storia di disturbi psichiatrici alle spalle ed era già noto alle autorità che hanno escluso, affermano alcuni giornali, il terrorismo come movente dell'aggressione. La sicurezza della comunità ebraica cittadina ha invece fatto sapere che le funzioni di Shabbat si svolgeranno regolarmente. "Speriamo di tornare subito alla normalità", l'auspicio espresso da un suo rappresentante”.
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pilpul
Bambi Sheleg (1958-2016)
La questione femminile nel mondo ebraico e nell’Israele di oggi è così rilevante da poter essere definita un vero e proprio conflitto di civiltà. L’uguaglianza della donna è una di quelle istanze di cui gli ebrei hanno il dovere di farsi portavoce di fronte al mondo intero, come spesso è accaduto nel passato per altri valori ebraici. Serve una nuova meta-halakhah, cioè occorre riconsiderare i processi stessi di formazione dell’halakhah, che finora sono stati appannaggio quasi esclusivo degli uomini.
Affermazioni forti, originali e talvolta provocatorie quelle che Bambi Sheleg, aveva portato nel 2012 al Moked primaverile di Milano Marittima dal titolo “Protagoniste o comparse? Il ruolo della donna nel mondo ebraico di oggi”. Affermazioni che a quattro anni di distanza suonano ancora attuali, e non meno provocatorie. Oggi nella mia memoria gli appunti che avevo preso durante la sua conferenza “ufficiale” si mescolano con i ricordi di numerose conversazioni private e un mio tentativo di intervista che si era trasformato, su proposta di Bambi Sheleg, in una piacevole passeggiata in riva al mare.  


Anna Segre, insegnante
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Costumi religiosi
Questa polemica sull’accettazione o meno sulle spiagge europee del cosiddetto “burkini” mi pare sterile e fin troppo strumentalizzata. Oltre a essere questo indumento nient’altro che il corrispettivo balneare dello Hijab, sembra che ciò che desta più scalpore non sia tanto il “burkini” in sé ma vedere al mare una donna vestita da capo a piedi e non con un normale due pezzi, senza dimenticare poi che anche in India le donne si immergono nel Gange prevalentemente vestite, e che in Israele nel mondo Haredi esiste un quasi analogo “modest swimwear”. Mi viene da pensare allora che alla radice di tutto ciò vi sia sempre una sorta di conformismo o di difficile accettazione delle differenze culturali e religiose, o forse identitarie. Perché in fondo anche l’uso del velo islamico, su cui si dovrebbe tornare per affrontare il “burkini”, è più una questione identitaria che prettamente religiosa. 

Francesco Moises Bassano
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