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9 Ottobre 2016 - 7 Tishri 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Non posso più entrare ed uscire" (Deuteronomio 31,2) dice Mosè l'ultimo giorno della sua vita. Non può più entrare e uscire - spiega Rashi - nelle parole della Torah: le fonti della sua sapienza si sono chiuse. Senza Torah non c'è per lui più senso in questa vita: è pronto per lasciarla.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Tra martedì e mercoledì si rinnoverà un patto di fiducia. Da una parte qualcuno ammette le proprie mancanze. Dall’altra qualcuno apre le porte e si mette in ascolto. Nell’atto di fiducia si consegna qualcosa o se stessi, o forse si dice di consegnare qualcosa o se stessi, a Qualcuno, in cambio di un ritorno forse maggiorato di valore, forse migliorato. Poi ci si dà un appuntamento a un anno di distanza e si riprova, ripetendo lo stesso rito, a rinnovare il patto. Senza smettere. Hatimà tovà.
Terrorismo, in Germania
è caccia al jihadista
In Germania continua la caccia a un sospetto jihadista, ritenuto legato all'Isis, che secondo le autorità stava pianificando un attacco nel paese, probabilmente a un aeroporto. A Chemnitz, in Sassonia, nella casa  del sospetto, di origini siriane, è stato rinvenuto dell'esplosivo. Il Corriere della Sera riporta che l'uomo in fuga potrebbe far parte di un sistema di infiltrazioni di jihadisti tra i profughi che fuggono dalla Siria verso l'Europa. “L'operazione in Sassonia – spiega il quotidiano - ha probabilmente disarticolato un progetto parte di un disegno più ampio, forse legato all'attacco contro un aeroporto, un bersaglio che torna spesso nei piani eversivi. Lo hanno fatto a Bruxelles, volevano ripetere la missione ad Amsterdam e magari adesso puntavano ad uno scalo della Repubblica federale. Come per altri Paesi, contano i numeri. Dal territorio tedesco sono partiti alla volta di Siria-Iraq circa 820 militanti.”

Il caso Fossati. "Che la storia si scriva in base ai documenti è cosa fin troppo risaputa, ma ai documenti veri e indicati al mondo scientifico con verità e chiarezza, non a presunti documenti 'ingialliti' sporgenti da cartelle d'archivio, vaghi nella loro presentazione e mai precisati nella loro fonte e qualità". Così l'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, in risposta a un articolo de La Stampa di venerdì scorso in cui, basandosi sul ritrovamento di una lettera ritrovata di recente da parte della signora Giulietta Weisz, vicina all'Associazione Italia-Israele di Torino, si denunciava il rifiuto espresso nell'immediato dopoguerra dall'arcivescovo del capoluogo piemontese, Maurilio Fossati, a un assegno del Vaticano che sarebbe stato destinato a un campo di rifugiati ebrei.
Scrive Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio segreto vaticano: "La ricercatrice Weisz non fornisce mai la fonte archivistica da cui avrebbe tratto la lettera del cardinale; asserisce però di essersi recata a verificare il documento anche nell'Archivio segreto vaticano, dove - forza dei gialli storici - 'ho trovato una cartella sulla corrispondenza, ma era vuota. È presumibile che qualcuno abbia ritenuto il documento scomodo'". Una improvvida invenzione, sostiene Pagano, "perché risulta positivamente a chi scrive che la dottoressa Weisz non si sia mai recata né all'Archivio segreto vaticano, né all'Archivio storico della seconda sezione della Segreteria di Stato (già Congregazione per gli affari Pubblici della Chiesa), ove unicamente poteva trovarsi documentazione simile. E poi un fondo 'Corrispondenza' neppure esiste nei due archivi, e del resto sarebbe, archivisticamente, quasi un mostro".
"Non sarebbe meglio che ciascuno facesse il suo mestiere?" si chiede invece Anna Foa, ricordando come Fossati molto si spese per venire in soccorso degli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Un'attività riconosciuta da una storica "vera" come Susan Zuccotti, "non certo eccessivamente indulgente verso la Chiesa".
Oggi su La Stampa Weisz replica con queste parole: "Non mi sono inventata nulla. Le parole del cardinal Fossati, anche quando riportate, verso gli ebrei reduci dai campi di sterminio nazista, sono sprezzanti e inaccettabili. Dalla lettura dell'articolo di Sergio Pagano si evince che nessuno smentisce il contenuto della lettera, a disposizione di tutti coloro che la volessero leggere presso gli Archivi della Curia di Torino".

Frasi sessiste, Trump in caduta libera. Persino il suo vice, Mike Pence, è stato costretto a dissociarsi da quelle parole tanto gravi quanto volgari: l'ultima bufera su Donald Trump, di cui il Washington Post ha pubblicato una registrazione in cui insulta e offende le donne, potrebbe costargli definitivamente la presidenza agli Stati Uniti. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca si è scusato ma come racconta Repubblica la situazione è tanto grave che “alcuni esponenti repubblicani sono arrivati a invocare” un “clamoroso colpo di scena: il ritiro del candidato presidenziale a un mese dal voto”.
 
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  davar
israele - l'attentato nella capitale
Ancora violenza a Gerusalemme
Yossi e Levana vittime del terrore

"Purtroppo i due israeliani rimasti gravemente feriti nell'attentato di questa mattina a Gerusalemme sono morti". A dichiararlo un portavoce dell'ospedale Hadassah dove erano ricoverati i due dei sette feriti più gravi dell'attentato terroristico che nelle scorse ore ha colpito la Capitale d'Israele. Le vittime sono una donna di sessant'anni, Levana Chamama, e un agente di polizia di trent'anni, Yossi Kirma, morto immolandosi per evitare che il terrorista compisse una strage.
Almeno altre cinque persone sono rimaste ferite nell'attacco, compiuto dal trentanovenne Mesbah Abu Sabih, residente nella zona di Silwan a Gerusalemme Est. L'attentatore è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane.
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qui  bologna
Quali sfide per l'ebraismo italiano
Il gruppo di lavoro dell'Unione

“L'obiettivo è ragionare insieme, identificare i temi e le criticità”. Così la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha aperto il primo incontro del gruppo di lavoro dell'Unione legato ai temi dell'identità e dell'appartenenza ebraica, riunitosi nelle scorse ore a Bologna. “L'obiettivo è ragionare insieme, identificare i temi e le criticità”. Così la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha aperto il primo incontro del gruppo di lavoro dell'Unione legato ai temi dell'identità e dell'appartenenza ebraica, riunitosi nelle scorse ore a Bologna. A far parte del gruppo, il cui lavoro si muove sui binari posti dalla task force strategica UCEI che ha lavorato nella precedente consiliatura, gli assessori David Menasci (Rapporti con le Comunità) e rav Giuseppe Momigliano (Culto), il presidente dell'Assemblea rabbinica rav Alfonso Arbib, i Consiglieri dell'Unione Joyce Bigio, Sabrina Coen, Claudio Moscati, Guido Osimo, rav Elia Richetti e Raffaele Sassun assieme a Simona Nacamulli, coordinatrice della citata task force. Tante le sfide poste sul tavolo di questo primo incontro, svoltosi in un clima sereno di confronto: dalla necessità di aprire un dialogo diretto e costruttivo con i giovani (con riferimento in particolare al grande impegno su questo fronte portato avanti da rav Roberto Della Rocca, direttore dell'area Cultura e Formazione UCEI), all'accoglienza delle persone che si avvicinano alla Comunità e  la necessità di migliorare la comunicazione delle iniziative già poste in essere dall'Unione, fino al delicato tema dei ghiurim (le conversioni).
Nella seconda sessione della giornata si è invece riunita la Commissione Rapporti Internazionale, con Israele e Aliyah, a cui hanno partecipato l'assessore Giacomo Moscati e i Consiglieri Settimio Di Porto, Milo Hasbani, Guido Osimo, Raffaele Turiel. I lavori si sono aperti con i saluti dell'assessore Scuola, formazione e giovani Livia Ottolenghi mentre è stato nominato coordinatore della Commissione Raffaele Turiel. A rappresentare l'Unione dei giovani ebrei d'Italia invece sarà Simone Santoro.
 

qui roma - l'attentato al tempio del 1982 
“9 ottobre, una ferita di tutti”
Poche parole, niente cerimoniali, solo la luce sobria di una candela in ricordo della purezza di una giovanissima vita spezzata. Così l’ebraismo romano ha voluto commemorare il piccolo Stefano Gaj Taché, vittima a soli due anni dell’attacco terroristico palestinese che il 9 ottobre del 1982 colpì il Tempio Maggiore di Roma. Ai feriti sopravvissuti a quell’orribile episodio, di cui alcuni raccolti con molti altri amici davanti al tempio in Largo Stefano Gaj Taché, è andato il pensiero della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. “Sono qui a parlare a nome di tutti i feriti, ma credo che quanto accaduto 34 anni fa costituisca una ferita un po’ per tutta questa Comunità”, ha aggiunto al suo ricordo Gadiel Gaj Taché, fratello di Stefano. Ad intervenire alla cerimonia anche il rabbino capo della cità rav Riccardo Di Segni, che ha sottolineato come i terroristi “non sono riusciti a rendere questo luogo un luogo di morte”.
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qui roma - le parole della presidente ucei
Di Segni: "Oggi come nel 1982,
uniti contro il terrorismo"

L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, i presidenti delle singole Comunità, tutti gli ebrei italiani. Insieme ricordiamo il drammatico 9 ottobre di 34 anni fa, quando terroristi palestinesi colpirono a morte non solo una famiglia, ma tutti quei cittadini che, a Roma e in Italia, rifiutano l'odio, l'integralismo, la violenza. Ricordando l'attentato al Tempio Maggiore in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché, ricordando quelle ore convulse e drammatiche, ricordando la vergognosa campagna di odio che precedette l'attentato, sottraiamo questa terribile pagina del Novecento italiano da un oblio cui è stata troppo spesso condannata. "Stefano Gaj Taché era il nostro bambino, un bambino italiano" ha sottolineato il capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo emozionante discorso di insediamento lo scorso anno. Il nostro è un impegno tristemente attuale. Come ci ricordano, proprio in queste ore, nuovo odio e nuovi spari che insanguinano il 9 ottobre degli abitanti di Gerusalemme nell'indifferenza di molti. Seguiamo con preoccupazione gli sviluppi, preghiamo per i feriti ed esprimiamo il nostro profondo cordoglio per le due vittime.

Noemi Di Segni,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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qui torino - l'iniziativa per i "portici di carta"
Camminando tra le Stolpersteine
Un frate domenicano che aiutava partigiani ed ebrei. Una famiglia di commercianti di religione ebraica. Un giovane antifascista. Sono stati loro, o meglio, i luoghi dove hanno abitato, i protagonisti della Passeggiata letteraria, intitolata “Una speranza ostinata: le pietre d'inciampo e i luoghi della Memoria”, svoltasi questa mattina a Torino, e organizzata da Portici di carta, un progetto del Salone Internazionale del Libro, promosso da Città di Torino e Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Con la guida di Roby Cortese, l'itinerario – dedicato alla memoria dello scrittore e Testimone della Shoah Max Mannheimer, scomparso poco più di un anno fa – ha portato i partecipanti alla scoperta delle Stolpersteine, le pietre d'inciampo, della città.
Le pietre d'inciampo sono piccoli monumenti, nella forma di ciottoli d'ottone incastonati nel terreno, ideati dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista. A Torino sono, per ora, 67, promosse dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino, dal Goethe-Institut Turin e dall'Associazione Nazionale Ex Deportati (ANED) - sezione di Torino.
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rosh hashanah 5777 - qui torino
Un anno per superare i dissidi
Le sfide che attendono l'Ebraismo italiano nell'anno che ha ora preso l'avvio sono complesse e richiederanno risposte adeguate e lungimiranti.
Sul fronte interno occorreranno investimenti di idee e di risorse nell'educazione e nella formazione delle giovani generazioni, ‎al fine di assicurare un futuro alle nostre Comunità.
Sul fronte esterno andrà posta in atto la più attenta vigilanza nei confronti di ogni forma di antisemitismo e razzismo e di delegittimazione dell'esistenza dello Stato di Israele, adottando una strategia incentrata sulla diffusione di una puntuale conoscenza della storia e della cultura del popolo ebraico.

Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino
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Rosh Hashanah 5777 - qui firenze
Un anno per l'ascolto
I giorni sacri, gli Yamin Noraim prima e dopo Rosh haShanah e fino a Kippur, e per la tradizione cabalistica fino a Hoshanà Rabbà, ci offrono l’occasione di approfondire la nostra percezione di noi stessi e degli altri. Ci richiamano a sviluppare una sensibilità e un ascolto più attento ai desideri più profondi e spirituali delle nostre anime e della nostra mente. Ci richiamano a vedere e sentire cose e dimensioni della nostra vita alle quali, nell’impegno e nel fracasso della vita quotidiana, non siamo aperti.
Voglia Hashem aiutarci a cambiare strada per giungere a scoprire il bello infinito nell’altro, per dimostrargli l’infinita grazia e la compassione contenute in noi.

Joseph Levi, rabbino capo di Firenze
 

Rosh Hashanah 5777 - qui verona
Un anno per la gioia
Ho il piacere di augurare a ognuno di voi personalmente e alle vostre rispettive famiglie i migliori auguri di Shanà Tovà, un anno di benedizione materiale e spirituale con gioia, pace, serenità e tanta salute e prosperità.

Rav Yosef Labi, Verona
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pilpul

Comparare per non confondere
Sulla questione degli universi concentrazionari nella storia del Novecento a volte occorre tornare sui fondamentali, come direbbero gli inglesi. Mai dare per acquisita e assodata la loro cognizione storica; tanto meno la comprensione della loro natura, in rapporto ai regimi che li hanno edificati e diffusi, tutelandone il “marchio di fabbrica” (della serie: siamo stati capaci di fare quelle cose terribili e, in fondo, ne meniamo vanto). Anche perché non solo la ricerca ma soprattutto lo stesso dibattito pubblico tende a mutare nel corso del tempo pur rischiando, soprattutto il secondo, di ripetere una sfilza di luoghi comuni. Non di meno, se si può pensare di pervenire a certi risultati di conoscenza parziali, molto più difficile è pensare che si possa ottenere un “blocco immagine” definitivo, ossia un giudizio ultimativo, rispetto a delicatissime questioni che rimandano soprattutto al nodo vitale delle vittime e al loro riconoscimento pubblico. Se qui la questione è di natura morale non di meno, in immediato riflesso, essa evoca le responsabilità politica intesa come intenzione e progetto, processo e risultato dei carnefici.

Claudio Vercelli
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Preghiere di Kippur
"Che cosa siamo noi? Cos'è la nostra vita? Cos'è la nostra bontà? Cos'è la nostra forza? Cos'è il nostro vigore? Cosa possiamo dirti, Hashem, Dio nostro e Dio dei nostri padri?"

Sira Fatucci
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