Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Non
posso più entrare ed uscire" (Deuteronomio 31,2) dice Mosè l'ultimo
giorno della sua vita. Non può più entrare e uscire - spiega Rashi -
nelle parole della Torah: le fonti della sua sapienza si sono chiuse.
Senza Torah non c'è per lui più senso in questa vita: è pronto per
lasciarla.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Tra
martedì e mercoledì si rinnoverà un patto di fiducia. Da una parte
qualcuno ammette le proprie mancanze. Dall’altra qualcuno apre le porte
e si mette in ascolto. Nell’atto di fiducia si consegna qualcosa o se
stessi, o forse si dice di consegnare qualcosa o se stessi, a Qualcuno,
in cambio di un ritorno forse maggiorato di valore, forse migliorato.
Poi ci si dà un appuntamento a un anno di distanza e si riprova,
ripetendo lo stesso rito, a rinnovare il patto. Senza smettere. Hatimà
tovà.
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Terrorismo, in Germania
è caccia al jihadista
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In
Germania continua la caccia a un sospetto jihadista, ritenuto legato
all'Isis, che secondo le autorità stava pianificando un attacco nel
paese, probabilmente a un aeroporto. A Chemnitz, in Sassonia, nella
casa del sospetto, di origini siriane, è stato rinvenuto
dell'esplosivo. Il Corriere della Sera riporta che l'uomo in fuga
potrebbe far parte di un sistema di infiltrazioni di jihadisti tra i
profughi che fuggono dalla Siria verso l'Europa. “L'operazione in
Sassonia – spiega il quotidiano - ha probabilmente disarticolato un
progetto parte di un disegno più ampio, forse legato all'attacco contro
un aeroporto, un bersaglio che torna spesso nei piani eversivi. Lo
hanno fatto a Bruxelles, volevano ripetere la missione ad Amsterdam e
magari adesso puntavano ad uno scalo della Repubblica federale. Come
per altri Paesi, contano i numeri. Dal territorio tedesco sono partiti
alla volta di Siria-Iraq circa 820 militanti.”
Il caso Fossati. "Che la storia si scriva in base ai documenti è cosa
fin troppo risaputa, ma ai documenti veri e indicati al mondo
scientifico con verità e chiarezza, non a presunti documenti
'ingialliti' sporgenti da cartelle d'archivio, vaghi nella loro
presentazione e mai precisati nella loro fonte e qualità". Così
l'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, in risposta a un
articolo de La Stampa di venerdì scorso in cui, basandosi sul
ritrovamento di una lettera ritrovata di recente da parte della signora
Giulietta Weisz, vicina all'Associazione Italia-Israele di Torino, si
denunciava il rifiuto espresso nell'immediato dopoguerra
dall'arcivescovo del capoluogo piemontese, Maurilio Fossati, a un
assegno del Vaticano che sarebbe stato destinato a un campo di
rifugiati ebrei.
Scrive Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio segreto vaticano: "La
ricercatrice Weisz non fornisce mai la fonte archivistica da cui
avrebbe tratto la lettera del cardinale; asserisce però di essersi
recata a verificare il documento anche nell'Archivio segreto vaticano,
dove - forza dei gialli storici - 'ho trovato una cartella sulla
corrispondenza, ma era vuota. È presumibile che qualcuno abbia ritenuto
il documento scomodo'". Una improvvida invenzione, sostiene Pagano,
"perché risulta positivamente a chi scrive che la dottoressa Weisz non
si sia mai recata né all'Archivio segreto vaticano, né all'Archivio
storico della seconda sezione della Segreteria di Stato (già
Congregazione per gli affari Pubblici della Chiesa), ove unicamente
poteva trovarsi documentazione simile. E poi un fondo 'Corrispondenza'
neppure esiste nei due archivi, e del resto sarebbe, archivisticamente,
quasi un mostro".
"Non sarebbe meglio che ciascuno facesse il suo mestiere?" si chiede
invece Anna Foa, ricordando come Fossati molto si spese per venire in
soccorso degli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Un'attività
riconosciuta da una storica "vera" come Susan Zuccotti, "non certo
eccessivamente indulgente verso la Chiesa".
Oggi su La Stampa Weisz replica con queste parole: "Non mi sono
inventata nulla. Le parole del cardinal Fossati, anche quando
riportate, verso gli ebrei reduci dai campi di sterminio nazista, sono
sprezzanti e inaccettabili. Dalla lettura dell'articolo di Sergio
Pagano si evince che nessuno smentisce il contenuto della lettera, a
disposizione di tutti coloro che la volessero leggere presso gli
Archivi della Curia di Torino".
Frasi sessiste, Trump in caduta libera. Persino il suo vice, Mike
Pence, è stato costretto a dissociarsi da quelle parole tanto gravi
quanto volgari: l'ultima bufera su Donald Trump, di cui il Washington
Post ha pubblicato una registrazione in cui insulta e offende le donne,
potrebbe costargli definitivamente la presidenza agli Stati Uniti. Il
candidato repubblicano alla Casa Bianca si è scusato ma come racconta
Repubblica la situazione è tanto grave che “alcuni esponenti
repubblicani sono arrivati a invocare” un “clamoroso colpo di scena: il
ritiro del candidato presidenziale a un mese dal voto”.
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qui bologna
Quali sfide per l'ebraismo italiano
Il gruppo di lavoro dell'Unione
“L'obiettivo
è ragionare insieme, identificare i temi e le criticità”. Così la
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni
ha aperto il primo incontro del gruppo di lavoro dell'Unione legato ai
temi dell'identità e dell'appartenenza ebraica, riunitosi nelle scorse
ore a Bologna. “L'obiettivo è ragionare insieme, identificare i temi e
le criticità”. Così la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni ha aperto il primo incontro del gruppo di
lavoro dell'Unione legato ai temi dell'identità e dell'appartenenza
ebraica, riunitosi nelle scorse ore a Bologna. A far parte del gruppo,
il cui lavoro si muove sui binari posti dalla task force strategica
UCEI che ha lavorato nella precedente consiliatura, gli assessori David
Menasci (Rapporti con le Comunità) e rav Giuseppe Momigliano (Culto),
il presidente dell'Assemblea rabbinica rav Alfonso Arbib, i Consiglieri
dell'Unione Joyce Bigio, Sabrina Coen, Claudio Moscati, Guido Osimo,
rav Elia Richetti e Raffaele Sassun assieme a Simona Nacamulli,
coordinatrice della citata task force. Tante le sfide poste sul tavolo
di questo primo incontro, svoltosi in un clima sereno di confronto:
dalla necessità di aprire un dialogo diretto e costruttivo con i
giovani (con riferimento in particolare al grande impegno su questo
fronte portato avanti da rav Roberto Della Rocca, direttore dell'area
Cultura e Formazione UCEI), all'accoglienza delle persone che si
avvicinano alla Comunità e la necessità di migliorare la
comunicazione delle iniziative già poste in essere dall'Unione, fino al
delicato tema dei ghiurim (le conversioni).
Nella seconda sessione della giornata si è invece riunita la
Commissione Rapporti Internazionale, con Israele e Aliyah, a cui hanno
partecipato l'assessore Giacomo Moscati e i Consiglieri Settimio Di
Porto, Milo Hasbani, Guido Osimo, Raffaele Turiel. I lavori si sono
aperti con i saluti dell'assessore Scuola, formazione e giovani Livia
Ottolenghi mentre è stato nominato coordinatore della Commissione
Raffaele Turiel. A rappresentare l'Unione dei giovani ebrei d'Italia
invece sarà Simone Santoro.
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qui roma - l'attentato al tempio del 1982
“9 ottobre, una ferita di tutti”
Poche
parole, niente cerimoniali, solo la luce sobria di una candela in
ricordo della purezza di una giovanissima vita spezzata. Così
l’ebraismo romano ha voluto commemorare il piccolo Stefano Gaj Taché,
vittima a soli due anni dell’attacco terroristico palestinese che il 9
ottobre del 1982 colpì il Tempio Maggiore di Roma. Ai feriti
sopravvissuti a quell’orribile episodio, di cui alcuni raccolti con
molti altri amici davanti al tempio in Largo Stefano Gaj Taché, è
andato il pensiero della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth
Dureghello. “Sono qui a parlare a nome di tutti i feriti, ma credo che
quanto accaduto 34 anni fa costituisca una ferita un po’ per tutta
questa Comunità”, ha aggiunto al suo ricordo Gadiel Gaj Taché, fratello
di Stefano. Ad intervenire alla cerimonia anche il rabbino capo della
cità rav Riccardo Di Segni, che ha sottolineato come i terroristi “non
sono riusciti a rendere questo luogo un luogo di morte”. Leggi
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qui roma - le parole della presidente ucei
Di Segni: "Oggi come nel 1982,
uniti contro il terrorismo"
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, i presidenti delle singole Comunità,
tutti gli ebrei italiani. Insieme ricordiamo il drammatico 9 ottobre di
34 anni fa, quando terroristi palestinesi colpirono a morte non solo
una famiglia, ma tutti quei cittadini che, a Roma e in Italia,
rifiutano l'odio, l'integralismo, la violenza. Ricordando l'attentato
al Tempio Maggiore in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché,
ricordando quelle ore convulse e drammatiche, ricordando la vergognosa
campagna di odio che precedette l'attentato, sottraiamo questa
terribile pagina del Novecento italiano da un oblio cui è stata troppo
spesso condannata. "Stefano Gaj Taché era il nostro bambino, un bambino
italiano" ha sottolineato il capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo
emozionante discorso di insediamento lo scorso anno. Il nostro è un
impegno tristemente attuale. Come ci ricordano, proprio in queste ore,
nuovo odio e nuovi spari che insanguinano il 9 ottobre degli abitanti
di Gerusalemme nell'indifferenza di molti. Seguiamo con preoccupazione
gli sviluppi, preghiamo per i feriti ed esprimiamo il nostro profondo
cordoglio per le due vittime.
Noemi Di Segni,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
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qui torino - l'iniziativa per i "portici di carta"
Camminando tra le Stolpersteine
Un
frate domenicano che aiutava partigiani ed ebrei. Una famiglia di
commercianti di religione ebraica. Un giovane antifascista. Sono stati
loro, o meglio, i luoghi dove hanno abitato, i protagonisti della
Passeggiata letteraria, intitolata “Una speranza ostinata: le pietre
d'inciampo e i luoghi della Memoria”, svoltasi questa mattina a Torino,
e organizzata da Portici di carta, un progetto del Salone
Internazionale del Libro, promosso da Città di Torino e Fondazione per
il Libro, la Musica e la Cultura. Con la guida di Roby Cortese,
l'itinerario – dedicato alla memoria dello scrittore e Testimone della
Shoah Max Mannheimer, scomparso poco più di un anno fa – ha portato i
partecipanti alla scoperta delle Stolpersteine, le pietre d'inciampo,
della città.
Le pietre d'inciampo sono piccoli monumenti, nella forma di ciottoli
d'ottone incastonati nel terreno, ideati dall’artista tedesco Gunter
Demnig per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e
fascista. A Torino sono, per ora, 67, promosse dal Museo Diffuso della
Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della
Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino, dal Goethe-Institut Turin e
dall'Associazione Nazionale Ex Deportati (ANED) - sezione di Torino.
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Comparare per non confondere
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Sulla
questione degli universi concentrazionari nella storia del Novecento a
volte occorre tornare sui fondamentali, come direbbero gli inglesi. Mai
dare per acquisita e assodata la loro cognizione storica; tanto meno la
comprensione della loro natura, in rapporto ai regimi che li hanno
edificati e diffusi, tutelandone il “marchio di fabbrica” (della serie:
siamo stati capaci di fare quelle cose terribili e, in fondo, ne
meniamo vanto). Anche perché non solo la ricerca ma soprattutto lo
stesso dibattito pubblico tende a mutare nel corso del tempo pur
rischiando, soprattutto il secondo, di ripetere una sfilza di luoghi
comuni. Non di meno, se si può pensare di pervenire a certi risultati
di conoscenza parziali, molto più difficile è pensare che si possa
ottenere un “blocco immagine” definitivo, ossia un giudizio ultimativo,
rispetto a delicatissime questioni che rimandano soprattutto al nodo
vitale delle vittime e al loro riconoscimento pubblico. Se qui la
questione è di natura morale non di meno, in immediato riflesso, essa
evoca le responsabilità politica intesa come intenzione e progetto,
processo e risultato dei carnefici.
Claudio Vercelli
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Preghiere di Kippur
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"Che
cosa siamo noi? Cos'è la nostra vita? Cos'è la nostra bontà? Cos'è la
nostra forza? Cos'è il nostro vigore? Cosa possiamo dirti, Hashem, Dio
nostro e Dio dei nostri padri?"
Sira Fatucci
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