FESTEGGIANDO SUKKOT
Tishrì, il mese delle occasioni
Osservando
le festività del mese di Tishrì con uno sguardo d’insieme, notiamo come
esse siano racchiuse fra due inizi. La prima ricorrenza, Rosh HaShanah
(Capodanno), segna l’inizio di una nuova annata sul calendario, con
tutte le speranze e aspettative che ogni novità porta con sé. Ma anche
l’ultima delle giornate festive, Simchat Torah (Gioia della Legge),
segna un inizio: qui si tratta di ricominciare daccapo la lettura
pubblica del Sefer Torah, con tutto lo Studio che l’accompagna.
Colpisce senz’altro il fatto che i due inizi, del Calendario e della
Lettura, non coincidano. Contro ogni logica apparente: sarebbe stato
appropriato che il capitolo della Creazione del mondo (Bereshit)
venisse letto il giorno di Rosh haShanah, anniversario della Creazione
medesima. Eppure, i Maestri hanno voluto diversamente. C’è chi spiega
la dilazione come un doveroso atto di riguardo per il Sefer Torah: non
sarebbe stato dignitoso cominciare una lettura per poi interromperla
subito a causa dei Mo’adim. Ma c’è chi dà un’interpretazione diversa.
Lo Studio della Torah deve essere intrapreso con gioia, perché la Torah
stessa è gioia. Per questo occorre attendere la festa di Sukkot, avere
prima sperimentato l’atmosfera gioiosa della Sukkah, il tripudio
festoso del Lulav, per poi iniziare il nuovo ciclo di Parashot. Lo
Shofar di Rosh HaShanah, i Giorni penitenziali e il digiuno di Kippur,
con il loro carattere austero, ci richiamano invece il rigore del
comportamento. Rigore dell’Azione e Gioia dello Studio sono i due
principi fondamentali dell'ebraismo: non a caso essi vengono
riaffermati al principio di ogni anno. Rosh HaShanah e Yom Kippur
vengono prima di Sukkot e Simchat Torah: se non vi è Gioia non vi può
essere Studio, ma se non vi è Rigore non vi può essere Gioia.
Alberto Moshe Somekh, rabbino
(Nell'immagine: Sukkot, Moritz Daniel Oppenheim (1867) – Museo ebraico di New York)
Leggi
tutto