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20 ottobre 2016 - 18 Tishri 5777
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FESTEGGIANDO SUKKOT

Tishrì, il mese delle occasioni

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Osservando le festività del mese di Tishrì con uno sguardo d’insieme, notiamo come esse siano racchiuse fra due inizi. La prima ricorrenza, Rosh HaShanah (Capodanno), segna l’inizio di una nuova annata sul calendario, con tutte le speranze e aspettative che ogni novità porta con sé. Ma anche l’ultima delle giornate festive, Simchat Torah (Gioia della Legge), segna un inizio: qui si tratta di ricominciare daccapo la lettura pubblica del Sefer Torah, con tutto lo Studio che l’accompagna. Colpisce senz’altro il fatto che i due inizi, del Calendario e della Lettura, non coincidano. Contro ogni logica apparente: sarebbe stato appropriato che il capitolo della Creazione del mondo (Bereshit) venisse letto il giorno di Rosh haShanah, anniversario della Creazione medesima. Eppure, i Maestri hanno voluto diversamente. C’è chi spiega la dilazione come un doveroso atto di riguardo per il Sefer Torah: non sarebbe stato dignitoso cominciare una lettura per poi interromperla subito a causa dei Mo’adim. Ma c’è chi dà un’interpretazione diversa. Lo Studio della Torah deve essere intrapreso con gioia, perché la Torah stessa è gioia. Per questo occorre attendere la festa di Sukkot, avere prima sperimentato l’atmosfera gioiosa della Sukkah, il tripudio festoso del Lulav, per poi iniziare il nuovo ciclo di Parashot. Lo Shofar di Rosh HaShanah, i Giorni penitenziali e il digiuno di Kippur, con il loro carattere austero, ci richiamano invece il rigore del comportamento. Rigore dell’Azione e Gioia dello Studio sono i due principi fondamentali dell'ebraismo: non a caso essi vengono riaffermati al principio di ogni anno. Rosh HaShanah e Yom Kippur vengono prima di Sukkot e Simchat Torah: se non vi è Gioia non vi può essere Studio, ma se non vi è Rigore non vi può essere Gioia.

Alberto Moshe Somekh, rabbino

(Nell'immagine: Sukkot, Moritz Daniel Oppenheim (1867) – Museo ebraico di New York)

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