
Elia Richetti,
rabbino
|
Nel
racconto della Creazione, la Torah dice che Ha-Kadòsh Barùkh Hu ha
“benedetto” e “santificato” lo Shabbat. Il Midràsh riporta l’opinione
secondo la quale la benedizione speciale dello Shabbat consiste nel
fatto che la luminosità del volto di chi vive lo Shabbat è diversa da
quella della stessa persona negli altri giorni della settimana.
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
|
All’assemblea
generale della Hevràt Yehudé Italia (HYI), che si è tenuta ieri sera a
Gerusalemme, sono emersi e si sono confrontati due diversi modelli del
vivere in Israele: l’uno, come un gruppo di origine con una propria
personalità, lingua e cultura destinato a mantenersi separato e
distinto dalla maggioranza della società nei tempi lunghi; l’altro,
come un gruppo destinato a fondersi e ad assimilarsi nella corrente
centrale della società israeliana pur tenendo viva la tradizione
ebraica italiana. La realtà sociale ovviamente comprende elementi
dell’uno e dell’altro modello.
|
|
Leggi
|
 |
Scosse nel Centro Italia
torna la paura terremoto
|
Ore
di angoscia e preoccupazione in tutto il paese per le popolazioni
colpite ieri sera dal sisma nel Centro Italia. Le organizzazioni degli
ebrei italiani, dopo la solidarietà concreta portata ad Amatrice e
nelle altre località devastate in agosto, seguono con attenzione
l’evolversi dei fatti.
“Se confermata l’assenza di vittime e feriti gravi il bilancio del
terremoto di ieri sera è miracoloso vista l’intensità delle scosse”
dichiara intanto il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Gentiloni: “Se si voterà di nuovo all’Unesco, l’Italia sarà per il no”.
Come riportano i media nazionali, il ministro degli Esteri Paolo
Gentiloni, dopo aver incontrato alla Farnesina la Presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, ha
spiegato al parlamento il cambio di rotta della diplomazia italiana
all’Unesco, che nelle scorse ore ha votato una nuova risoluzione
(Repubblica) che nega il rapporto tra ebraismo e Monte del Tempio di
Gerusalemme (l’Italia non era tra gli aventi diritto al voto). “Se le
stesse proposte ci saranno ripresentate ad aprile, il governo italiano
passerà dall’astensione al voto contrario”, ha spiegato Gentiloni
durante il question time alla Camera. “La risoluzione – ha sottolineato
il ministro – si ripropone due volte l’anno dal 2010. Dal 2014 contiene
le formulazioni che negano le radici ebraiche del Monte del Tempio”.
“Con grande apprezzamento – ha dichiarato la Presidente Di Segni, che
ha guidato la delegazione di cui hanno fatto parte il vicepresidente
dell’Unione Giorgio Mortara, il segretario generale UCEI Gloria Arbib e
la Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello – accolgo
le rassicurazioni del ministro, siamo certi che d’ora in poi in sede
Unesco e nelle altre istituzioni internazionali i nostri rappresentanti
faranno registrare un deciso cambio di rotta” (tra gli altri, Avvenire
e il Foglio). Per Gentiloni infatti “non si può accettare l’idea” che
l’Unesco “invece di concentrarsi sul patrimonio culturale diventi cassa
di risonanza di tensioni politiche: l’Unesco faccia l’Unesco”.
Unesco, la vergogna continua. Nelle scorse ore il World Heritage
Committee dell’Unesco (in cui l’Italia al momento non è rappresentata)
ha confermato la vergognosa risoluzione votata la scorsa settimana
dall’organizzazione delle Nazioni Unite che si dovrebbe occupare di
cultura, negando il rapporto tra ebraismo e Gerusalemme. In risposta,
il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha richiamato
l’ambasciatore d’Israele all’Unesco, spiega il Giornale. Secondo
Libero, il governo israeliano ha chiesto anche al Vaticano di
mobilitarsi per ostacolare iniziative come quella del World Heritage
Committee, in quanto nega anche il legame tra cristianesimo e
Gerusalemme. E su questo tema, diverse le riflessioni che compaiono sui
quotidiani italiani: sull’inserto Origami de La Stampa David Bidussa
parla sia del voto Unesco sia della scelta del governo austriaco di
abbattere la casa natale di Hitler. E sul primo spiega che scegliere di
non menzionare il nome ebraico del Monte del Tempio e riferirsi ad esso
con il solo nome islamico, come fa la risoluzione Unesco, non è una
scelta neutra. “I nomi – scrive Bidussa – contengono storia. Eliminarli
equivale a togliere pezzi di storia”. Sul Corriere della Sera compare
invece un’editoriale a firma Tzipi Livni, ex ministro degli Esteri
israeliano: secondo Livni, “la risoluzione approvata dall’Unesco
rischia di trasformare il conflitto (tra israeliani e palestinesi) in
una guerra di religione” ed è pertanto un ostacolo alla pace.
Firenze e i libri ebraici salvati dall’alluvione. Apre oggi al pubblico
(inaugurazione alle 17.30, preceduta da una tavola rotonda alle 15.30)
la mostra “E le acque si calmarono” che la Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze ospita per tre mesi dedicandola ai libri ebraici
alluvionati e al loro emozionante ritorno in città a 50 anni
dall’esondazione dell’Arno. “La mattina del 4 novembre – racconta il
Corriere Fiorentino – i rabbini Fernando Belgrado e Umberto Sciunnach
furono sorpresi dall’onda di fango che aveva spalancato le porte del
Tempio di via Farini sommergendo le panche e tutti gli oggetti rituali
che trovava. Prima di essere costretti a mettersi in salvo, riuscirono
ad aprire l’armadio sacro che conteneva oltre cento Sefer Torah, i
rotoli della legge, e a portarne al sicuro alcune decine”. “Ne abbiamo
conservati tre come testimonianza – racconta al quotidiano il vice
presidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia,
Renzo Funaro – due esposti nel museo ebraico di Firenze, e uno, il meno
danneggiato è questo”, indicando, al centro della Sala di Dante della
Biblioteca Nazionale Centrale, il pezzo più importante della mostra.
Sul fondo della coscienza. Il dialogo religioso e i conflitti
contemporanei. È il tema del dibattito organizzato dall’Enciclopedia
Reccani che si tiene questa mattina alle 10,30 a Roma, nella sede
dell’Enciclopedia a Palazzo Mattei di Paganica. Dopo l’introduzione,
affidata a Massimo Bray, seguiranno, moderati dal giornalista Antonio
Polito, gli interventi di studiosi ed esponenti di varie religioni: rav
Riccardo Di Segni, Daniele Menozzi, Giorgio Pressburger, Abdellah
Redouane, Lucetta Scaraffia, Davide Scotto, Silvano Maria Tomasi,
Giovanni Maria Vian (Avvenire e Corriere della Sera).
Milano, il no di Sala a “via Almirante”. Il Giornale Milano riporta
l’ennesima iniziativa che vorrebbe intitolare a Giorgio Almirante una
via, questa volta a Milano. Il quotidiano riporta il no di Giuseppe
Sala, sindaco della città, rispetto a questa proposta portata avanti da
Fratelli d’Italia: “Io non dimentico Salò”, la risposta di Sala. “Il
fascismo è stato un male non solo per gli ebrei ma per tutti gli
italiani. Ha portato guerra, dolore e distruzione. Trovo impropria
un’iniziativa del genere. Preferirei persone che abbiano costruito
qualcosa di positivo”, il commento sul quotidiano di Davide Romano,
assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano.
|
|
Leggi
|
|
|
da firenze un pensiero agli sfollati
Catastrofi e solidarietà concreta
Ebrei al fianco dei terremotati
Ore
di angoscia e preoccupazione in tutto il paese per la sorte delle
popolazioni colpite dal terremoto. Le organizzazioni ebraiche e
israeliane, dopo la solidarietà concreta portata ad Amatrice e nelle
altre località devastate in agosto dal sisma che già colpì il Centro
Italia, seguono con attenzione l’evolversi dei fatti.
L’uomo davanti alle catastrofi naturali: il lutto, l’angoscia, il senso
di sfiducia. La sfida di una reale prevenzione che possa attutire i
colpi. Ma anche la necessità di ripartire al più presto, tutti insieme,
come un’unica forza, con uno sguardo rivolto al futuro. Temi che in
queste e nelle prossime ore saranno centrali a Firenze, dove è prevista
nel pomeriggio, nel quadro delle iniziative per il Cinquantenario
dell’alluvione, l’inaugurazione della grande mostra “E le acque si
calmarono” che segna il ritorno in città della biblioteca ebraica
devastata dall’Arno mezzo secolo fa. Libri antichi, volumi a stampa,
manufatti: opere e testimonianze preziose, riportate a nuova vita
grazie all’impegno e a una stretta collaborazione tra enti ebraici,
istituzioni, professionisti, volontari.
Un ritorno carico di significati simbolici e che regala un sorriso in una giornata difficile.
|
DOPO L'INCONTRO CON LA DELEGAZIONE EBRAICA
Gentiloni alla Camera: "Unesco,
l'Italia cambierà atteggiamento"
“Se le stesse proposte ci saranno ripresentate ad aprile, il governo italiano passerà dall’astensione al voto contrario”.
Parole ferme e inequivocabili quelle pronunciate ieri dal ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni alla Camera dei deputati, dove era atteso
da un question time dedicato tra i molti temi al recente voto che
all’Unesco, con duplice astensione italiana, ha negato la storica
identità ebraica di alcuni luoghi di Gerusalemme.
Rassicurazioni significative, quelle del ministro, che sono arrivate a
poche ore da un costruttivo incontro alla Farnesina con una delegazione
ebraica guidata dalla presidente UCEI Noemi Di Segni e di cui facevano
anche parte la presidente della Comunità ebraica romana Ruth
Dureghello, il vicepresidente dell’Unione Giorgio Mortara e il
segretario generale UCEI Gloria Arbib.
“Credo che dobbiamo lavorare affinché l’Unesco faccia l’Unesco, perché
non c’è dubbio che si tratta di una delle Organizzazioni delle Nazioni
Unite che potenzialmente ha il ruolo più importante e per noi italiani
un ruolo fondamentale. Noi siamo orgogliosi di essere il Paese al mondo
che ha il maggior numero di siti definiti dall’Unesco patrimonio
dell’umanità, ma contemporaneamente – ha affermato il ministro alla
Camera – non possiamo accettare l’idea che, invece di concentrarsi
sulla tutela del patrimonio culturale, l’Unesco diventi cassa di
risonanza di conflitti di natura politico-religiosa”.
Leggi
|
franceschini presenterà il museo a tel aviv
Mattarella e il Meis, in Israele
cresce l'attesa per la visita
Grande
attesa in Israele per l'arrivo del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella, che inizierà ufficialmente con la visita allo Yad Vashem di
Gerusalemme, a cui seguirà una lectio magistralis all'Università
Ebraica in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno accademico. E il
capo dello Stato, accompagnato tra gli altri nel viaggio dalla
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni,
sarà anche presente il 2 novembre al Museo Eretz Israel di Tel Aviv,
quando il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo,
Dario Franceschini, presenterà al pubblico israeliano il grande
progetto del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, in
via di realizzazione a Ferrara. A spiegare l'importanza a livello
nazionale e internazionale dell'iniziativa, fortemente appoggiata dal
governo italiano, al fianco del ministro Franceschini ci saranno
Simonetta Della Seta e Dario Disegni, rispettivamente direttore e
presidente del Meis, oltre al sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani.
Leggi
|
Qui Torino - la lezione dedicata allo scrittore
I tedeschi secondo Primo Levi
La
Lezione Primo Levi giunge quest’anno alla sua ottava edizione, che
sommata alle precedenti dà la percezione di quanto il mondo letterario
e biografico di Levi assomigli sempre più a “un continente da scoprire
che si fa via via che lo si studia sempre più vasto e ricco di
territori ancora inesplorati”. Così Ernesto Ferrero, presidente del
Centro Internazionale di Studi Primo Levi, sintetizza con una metafora
l’avvincente e complesso mondo della ricerca che sta dietro alla
preparazione di ogni Lezione. Quest’anno il tema scelto è il rapporto
tra Primo Levi e i tedeschi. A guidare il pubblico in questo terreno
ambiguo e scivoloso, ma allo stesso tempo stimolante proprio perché
nuovo, è la studiosa Martina Mengoni, filosofa e dottoranda in
Letteratura Italiana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa con un
progetto di ricerca su I sommersi e i salvati. Autrice di alcuni saggi
su Levi, tra cui Variazioni Rumkowski, 2011; Doktor Primo Levi, 2014;
Gli autoritratti periodici di Primo Levi, 2015) e ha pubblicato
l’edizione del carteggio tra Primo Levi e Claude Lévi-Strauss (2015).
“Le Lezioni di Primo Levi – spiega Fabio Levi, direttore del Centro
Internazionale Primo Levi – rientrano in un più ampio programma di
iniziative di cui il Centro si fa promotore, che ha come obiettivo la
ricerca costante di nuovi pubblici e di nuovi collaboratori”.
Alice Fubini
Leggi
|
QUI ROMA - il festival della diplomazia
Come governare l'insicurezza
"Ecco cosa ci insegna Israele"
L’unità
europea che si sgretola, la crisi dei migranti, la minaccia del
terrorismo islamico, nuovi conflitti che si affacciano drammaticamente
nella nostra quotidianità.
Una “stagione di incertezze”, come riporta nel titolo di questa
edizione il Festival della diplomazia in svolgimento a Roma. Una
stagione di incertezze, ma al tempo stesso una stagione di opportunità
per tramutare l’angoscia in pragmatismo, crescita di consapevolezza,
definizione chiara dei propri obiettivi e dei valori da difendere.
L’esperienza di Israele, paese costretto a convivere ogni giorno con
situazioni critiche, con piccole e grandi emergenze, con vicini
apertamente ostili e bellicosi, può rappresentare in questo senso un
modello. Un tema di cui molto si è parlato in questi mesi e che è stato
centrale ieri in occasione del panel “La percezione dell’insicurezza”
tenutosi al Centro Studi Americani davanti a un folto pubblico.
Leggi
|
SEGNALIBRO - WALTER ARBIB A ROMA
"Per aiutare ci vuole coraggio"
Arriva in queste ore a Roma Don’t Shoot! I’m the good guy
(ed. Malcom Lester), avvincente biografia che il giornalista israeliano
Yossi Melman ha dedicato all’imprenditore tripolino Walter Arbib (nel
disegno, a sinistra). Un libro tutto da scoprire, protagonista questa
sera di un evento molto atteso in città.
Scrive Simonetta Della Seta su Pagine Ebraiche di novembre,
tratteggiando una biografia di Arbib: “Lavora per gli Stati Uniti, per
l’Italia, per Israele. Lo Stato ebraico gli affida missioni nei Paesi
arabi, con i palestinesi. Dove non arriva l’esercito, giunge in
soccorso Arbib. Nel 2011 è in Israele che Walter festeggia i suoi
settanta anni, circondato da autorità e vip di ogni genere. Eppure lui
non perde la consapevolezza delle sue origini. Aiuta la comunità degli
ebrei libici in Israele (finanziando il museo di Or Yehuda) e in Italia
(finanziando la sala degli ebrei libici al museo ebraico di Roma). In
Israele fa nascere una foresta a nome di Giorgio Perlasca, il Giusto
italiano tra le Nazioni più noto anche all’estero. Walter è
instancabile. Quando in Canada fa freddo, si ritira con la famiglia
nella casa ai Caraibi. Quando ha voglia, torna nella sua amata Roma.
Con la Libia, mantiene un conto aperto. Chissà di quali sorprese è
ancora capace”.
(Disegno di Giorgio Albertini)
Leggi
|
cordoglio per la scomparsa dei coniugi ravà
Ruggero e Lucietta, un ricordo
L'ebraismo
italiano e la Comunità ebraica di Venezia si stringono attorno alla
famiglia di Ruggero Ravà e Lucietta Piperno Ravà, scomparsi negli
scorsi giorni all'età di 93 e 91 anni. “Si erano sposati a Roma il
Primo marzo del 1953 – ricorda Vittorio Ravà, uno dei quattro figli
della coppia – E il loro è stato il primo matrimonio celebrato da rav
Elio Toaff z.l. nelle vesti di rabbino capo di Roma”. L'ingegner
Ruggero Ravà, nato il 12 giugno 1923 nonché figlio di una delle
fondatrici dell'associazione Adei di Venezia, Adriana Finzi Ravà, e di
Gino Vittorio, aveva portato avanti la tradizione di famiglia,
diventata importante nel settore delle costruzioni edilizie a Venezia.
Si dedicò molto alla Comunità ebraica lagunare, impegnandosi a titolo
gratuito al restauro del suo patrimonio monumentale. L'ingegner Ravà
aveva vissuto assieme alla moglie Lucietta – nata il 19 agosto del 1925
a Roma e figlia dell'ingegner Ruggero Piperno e della signora Rosina
Piperno Piperno - tra la Laguna e Siena, partecipando alla vita
sinagogale e comunitaria di entrambe le realtà. Dal loro matrimonio,
oltre al figlio Vittorio, sono nate Gaia – attualmente Consigliere
della Keillah veneziana -, Annarosa e Lisa, a cui sono seguiti quattro
nipoti e tre bisnipoti.
Leggi
|
jciak
Quando alla regia c’è Bob Dylan
C’è
chi, come Barbra Streisand, si è destreggiato fra musica e grande
schermo per un’intera carriera, facendo man bassa di premi. E chi, come
Bob Dylan, con la sua musica si è aggiudicato addirittura un Nobel – se
poi lo accetterà è tutto un altro discorso – ma con il cinema non
riesce a fare centro. Non per mancanza di interesse, perché fin dagli
anni Sessanta ci prova a ripetizione, alternando i panni di regista,
attore, sceneggiatore e sperimentando il mezzo in mille modi. Ma la
scintilla non scocca e l’amore non è del tutto corrisposto.
Il primo buco nell’acqua ha dell’incredibile. Dylan è all’apice del
successo, quando si cimenta alla regia con le riprese del tour inglese
del 1966, girate da D.A. Pennebaker, che dovevano documentare il
passaggio dal folk acustico al rock’ roll. Scontento del montaggio
fatto da Pennebaker, riassembla il tutto in Eat the Document (1972).
Il montaggio, avant-garde e lievemente allucinato, intercala riprese
delle prove e delle esibizioni a scene di pura fiction. È talmente
complicato che Abc, che l’aveva commissionato, lo rifiuta perché di
difficile comprensione per il grande pubblico. Il lavoro, in cui si
vede Dylan duettare al piano con Johnny Cash e andare in giro in
limousine perdutamente ubriaco con John Lennon, sarà proiettato solo
per poco a New York e uscirà dalla circolazione.
Non va meglio con Renaldo e Clara (1978 - nell'immagine, un fotogramma del film).
Daniela Gross
Leggi
|
La Gerusalemme illuminata |
Chi
non ha visto la gioia del Bet haShoevà, in cui si attingeva l’acqua per
il culto nel Santuario di Gerusalemme, non può dire di aver visto la
vera gioia in tutta la sua vita. All’uscita del primo giorno di Sukkot
(la festa delle capanne), i sacerdoti e i leviti scendevano nel cortile
delle donne e approntavano una grande struttura per fare stare tutta la
gente, uomini e donne, senza commistione. C’erano dei candelabri d’oro,
con quattro calici d’oro in cima a essi, e quattro scale per ognuno dei
calici. Quattro giovani kohanim tenevano in mano anfore contenenti
centoventi log di olio e riempivano i calici dei candelabri; con i
vestiti consumati dei kohanim si facevano degli stoppini che venivano
accesi nei candelabri. E non c’era cortile di Gerusalemme che non
risplendesse della luce del Bet haShoevà. I chasidim e gli uomini di
azione ballavano davanti alla gente tenendo in mano delle torce accese
e intonavano canti e pronunciavano parole di lode. I leviti suonavano
le cetre, le arpe, i piatti e le trombe e innumerevoli strumenti
musicali sui quindici gradini del Santuario che scendevano dal cortile
di Israele al cortile delle donne, in corrispondenza dei quindici Shir
haMa’alot (salmi dei gradini). Quando al sorgere dell’alba si udiva il
canto del gallo, si suonava lo Shofar [… ]. Hanno insegnato i nostri
Maestri: Chi non ha visto Gerusalemme nel suo splendore, non ha mai
visto una città bella. Chi non ha visto il Santuario di Gerusalemme,
non ha mai visto un edificio magnifico. (Adattato dal Talmud Bavlì,
Sukkà 50b-51b).
Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano
Leggi
|
Setirot
- Teatro e politica |
Per
la prima volta Habima, il Teatro nazionale israeliano, si esibirà nei
territori “contesi/occupati”. Il 10 novembre sarà a Kiryat Arba e in
marzo nell’insediamento di Ariel. Com’era prevedibile, lo
“sconfinamento” oltre la Linea Verde della compagnia più importante di
Israele suscita polemiche a non finire. Un paio di attori hanno già
preannunciato che non parteciperanno agli spettacoli e un gruppo di
intellettuali, tra cui il drammaturgo e regista Joshua Sobol, chiedono
che il cartellone venga annullato. Da parte sua il Teatro ha respinto
“con sdegno” ogni critica, considerandola un “appello al boicottaggio
culturale di località dove risiedono cittadini israeliani”.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
In ascolto - Mina, Adriano, Idan |
“Per
gli artisti Israele è uno dei luoghi più interessanti al mondo: per
essere così piccolo fa un sacco di rumore”, ha dichiarato Idan Raichel
al gruppo di addetti ai lavori del mondo della musica giunti in Israele
con il progetto Reality della Charles and Lynn Schusterman Foundation.
Lui stesso in questi anni di rumore ne ha fatto davvero molto con il
suo progetto. Idan è l’ambasciatore di un universo musicale in cui gli
artisti infrangono le barriere geografiche e politiche e creano ponti
tra le culture. La sua canzone “Bo’i”, un mix interessante di pop e
world music con i suoni dell’ebraico e dell’amarico, viene trasmessa
per la prima volta in radio nel 2003 ed è subito un successo. L’Idan
Raichel Project fa il giro del mondo e lui, il tastierista timido
cresciuto nelle band dell’IDF, un ashkenazita che raccoglie i rasta
sotto un turbante nero e indossa i jeans dell’occidente, viene
improvvisamente catapultato nello star system.
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
Time
out - Imparare ad ascoltare |
Nella
demenza digitale inseriamo anche quelli che si ergono a giudici di
situazioni complesse sentenziando manco fossero profeti? I giudizi sul
popolo dei social è tendenzialmente populistico e demagogico, tanto
quanto ciò che dai social viene fuori. Sarà, ma a me preoccupa più
questa forma di elitarismo di un certo ebraismo a condannare invece che
a comprendere, che l’idea che possano esserci idee differenti, da
accettare, anche se non ci piacciono.
Daniel Funaro
Leggi
|
|
Il commissario Daquin |
Théodore
Daquin è un poliziotto tosto. Un cacciatore, nella vita privata come
nel mestiere. Ha un fisico che si fa notare, un cervello duttile e
l’abitudine di non mollare mai. I due romanzi noir che mi hanno preso
gli ultimi giorni come non mi capitava da parecchio si intitolano Il sentiero della speranza e Oro nero;
entrambi pubblicati da Sellerio, sono rispettivamente usciti in Francia
nel 1995 e nel 2015, ma già Marco Tropea Editore aveva fatto conoscere
al pubblico italiano il talento di Dominique Manotti.
Valerio Fiandra
Leggi
|
Danzare insieme
|
"D-o
è morto", e noi l'abbiamo ucciso, scriveva Friedrich Nietzsche ne La
gaia scienza nel 1882, siamo orfani di un sistema morale condiviso.
"D-o è morto", confermava Francesco Guccini nel 1965, scrivendo il
testo di una delle sue più celebri canzoni. Ma forse no, aggiungeva:
nella rinascita di valori fondati su un'etica forte possiamo trovarne
le tracce.
Seguivo il filo di questi pensieri, gocciolante di pioggia e lasciata
in tutta fretta la Sukkà, uno dei giorni passati. E di nuovo, leggendo
i canti delle Hakkafot di Simchat Torah, Shabbat di Chol HaMoed dopo
pranzo..
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
|
|