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3 novembre 2016 - 2 Cheshan 5777
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musica e linguaggi

Bob Dylan, capire le parole

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Più di mezzo secolo di storia della musica. E della poesia. È infatti dal 1962, anno di uscita del suo primo album, che Robert Allen Zimmerman, il Nobel per la Letteratura 2016, usa i testi delle sue canzoni per evidenziare il suo aderire all'una o all'altra delle tante identità che si è scelto nel corso della lunga carriera. È impossibile procedere a un'analisi sistematica dei suoi testi, che hanno attraversato contesti storici e culturali incredibilmente diversi, come diversi sono stati gli stili musicali a cui ha fatto riferimento, anche se cercare di capire quali siano state le sue fonti di ispirazione è sicuramente interessante.
È probabile che uno degli autori che hanno più influenzato gli inizi sia stato Woodie Guthrie, il musicista, cantautore e scrittore statunitense considerato fra i più importanti della storia della musica del paese, autore di quei blues parlati che furono precursori delle canzoni di protesta più note. Bob Dylan, originario del Minnesota, iniziò a imitarne le strutture del discorso, tipiche dell'Oklahoma e raccontate nella biografia di Guthrie "Bound for glory", al punto che nel 1961 a un concerto che tenne a New York, disse al pubblico di aver "viaggiato per il Paese, seguendo le orme di Woodie Guthrie". Ma il Minnesota non ha la stessa tradizione di musica folk dell'Oklahoma e degli altri stati delle grandi pianure, né lo stesso accento vagamente metallico e una simile scelta può essere dovuta solo a una volontà di Dylan di integrarsi nella sena del folk.

Ada Treves

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musica e linguaggi

Il bullo del quartiere

img headerIl mondo rende omaggio a Bob Dylan, appena premiato con il Nobel della Letteratura dalla Swedish Academy di Stoccolma. Dario Calimani, anglista, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, regala a Pagine Ebraiche la traduzione di alcune canzoni che offrono spunti di riflessione unici, come Neighborhood Bully (Il bullo del quartiere) uscita nel 1983 nell'album Infidels.

Beh, il bullo del quartiere è solo un uomo
i nemici gli dicono che è sulla loro terra
lo schiacciano ai numeri un milione a uno
non ha dove fuggire, né dove scorrazzare
è lui il bullo del quartiere

Il bullo del quartiere vive solo per sopravvivere
criticato e condannato perché vive
ci si aspetta che non si difenda, ci si aspetta che abbia la pelle dura
ci si aspetta che si stenda e muoia quando gli sfondano la porta
è lui il bullo del quartiere

Il bullo del quartiere è stato cacciato da ogni terra
ha peregrinato esule in giro per il mondo
ha visto dispersa la sua famiglia, la sua gente lacera e braccata
ed è sempre accusato di essere nato
è lui il bullo del quartiere

Beh, ha steso chi voleva linciarlo, ed è stato criticato
le vecchie lo deplorano, si dovrebbe scusare.
Poi ha distrutto una fabbrica di bombe, e ha deluso tutti
le bombe erano per lui. Ci si aspettava che stesse male
è lui il bullo del quartiere

Beh, non è proprio possibile ed è poco probabile
che accetti le regole che il mondo gli impone
perché al collo ha un cappio e un fucile alla schiena
e ogni fanatico ha licenza di ucciderlo
è lui il bullo del quartiere

Non ha alleati di cui parlare
quel che prende lo deve pagare, non glielo danno per amore
compra armi superate che non gli vengono negate
ma nessuno manda carne e sangue a battersi al suo fianco
è lui il bullo del quartiere

Beh, è circondato da pacifisti che vogliono la pace
e pregano ogni notte che abbia fine la strage
non farebbero del male a una mosca. Piangerebbero a farlo
ma si adagiano in attesa che questo bullo si addormenti
è lui il bullo del quartiere

Gli imperi che l’hanno sottomesso sono scomparsi
Egitto e Roma, e la grande Babilonia
ha creato un giardino dell’Eden nella sabbia del deserto
a letto con nessuno, privo di padroni
è lui il bullo del quartiere

Ora i suoi libri sacri li hanno calpestati
nessun contratto da lui siglato valeva la carta su cui era scritto
ha preso le briciole del mondo e le ha fatte prosperare
ha preso morbo e infermità e li ha fatti risanare
è lui il bullo del quartiere

Chi mai è in debito con lui?
Nessuno, si dice. Lui ama la guerra
orgoglio e pregiudizio e superstizione soltanto
aspettano questo bullo come un cane aspetta il cibo
è lui il bullo del quartiere

Che ha fatto per meritarsi tante cicatrici?
Forse che cambia il corso ai fiumi? Forse che ammorba luna e stelle?
Il bullo del quartiere fermo sulla collina
a far passare il tempo, e il tempo sempre fermo
è lui il bullo del quartiere

Testo di Bob Dylan, traduzione di Dario Calimani.

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Verso la Parashat Noach

Tra etica ed estetica

img header“I figli di Noach usciti dall’Arca erano Shem, Cham e Yefet; Cham è il padre di Kena- ’an. Questi tre sono i figli di Nòach; da essi si diffuse la popolazione in tutta la terra. Noach, agricoltore, fu il primo a piantare la vigna. Bevve del vino, si ubriacò, e si scoprì dentro la sua tenda. Cham, padre di Kena’an, vide la nudità del padre e lo disse, fuori, ai suoi due fratelli. Shem prese il mantello insieme a Yefet, lo posero sulla schiena di ambedue, e camminando a ritroso coprirono la nudità del padre senza vederla, poiché avevano il viso rivolto indietro. Noach, destatosi dal vino, seppe quello che gli aveva fatto suo figlio minore. E disse: “Maledetto Kena’an! Sia servo dei servi dei suoi fratelli!” Disse poi: “Benedetto il S. D. di Shem! Kena’an sia loro servo. D. conceda a Yefet estesi confini ed abiti nelle tende di Shem. Kena’an sia il loro servo!” (Bereshit 9, 18-27). È evidente dall’impostazione del racconto che la Torah gli attribuisce una grande importanza per le sorti dell’umanità post-diluviana. Come nota il famoso commentatore tedesco dell’Ottocento Shimshon Refael Hirsch, i tre figli di Noach non sono semplicemente i progenitori di tre “fette” del genere umano, ma sono anzitutto i portatori di altrettante culture, o sistemi di valori. Lo si vede da come reagiscono all’imbarazzante situazione. Posto di fronte all’ebbrezza e alla nudità di suo padre Cham reagisce deridendolo. Egli è il rappresentante di una cultura materiale, fondamentalmente rude. Il padre lo condannerà a un destino di servitù. Diverso è il caso dei due fratelli Shem e Yefet. Essi concordano nel rispondere al problema in modo costruttivo ma, è bene farlo notare, il punto di partenza, la spinta all’azione non è comunque la stessa in entrambi. Wayiqqach Shem wa-Yefet: il verbo “prese” è scritto al singolare, anche se le persone soggetto sono due! E logica vuole che il verbo al singolare concordi con il primo dei due soggetti, ovvero Shem. In altre parole il testo ci vuol dire che l’iniziativa di coprire il padre con il mantello venne solo da Shem, e Yefet si limitò ad appoggiarla. La spinta etica, commenta Hirsch, è tipica di Shem.

Alberto Moshe Somekh, rabbino

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la visita di stato in israele  

"Memoria, responsabilità
e solidarietà”

Vi ringrazio molto per le parole di solidarietà rivolte nei confronti dell’Italia, con riferimento al terremoto che in questi giorni ha colpito molti Comuni dell’Italia centrale in diverse Regioni, aggiungendosi a quello che aveva colpito altri Comuni alla fine del mese di agosto.  Sono giorni tristi per l’Italia. Sono stati danneggiati fortemente – in agosto anche con numerose vittime – Comuni con molta storia, con grande fascino architettonico, ricchi di monumenti e di vita quotidiana. Nei prossimi mesi e nei prossimi anni l’Italia è e sarà impegnata a ricostruirli così come erano.  Ringrazio molto il Presidente dell’Università per l’invito rivoltomi ad essere qui oggi con voi, con illustri professori di questa Università, con gli studenti, cui mi rivolgo particolarmente. È un’emozione particolare essere oggi qui con voi a Gerusalemme, in questa straordinaria città.  Desidero per questo ringraziare calorosamente il Presidente e le Autorità dell’Ateneo, per l’invito alla inaugurazione dell’anno accademico di un’Università che costituisce un centro propulsore del sapere scientifico ed umanistico il cui prestigio trascende i confini di questo Paese.  Qui hanno coltivato il loro talento grandi studiosi, accademici e diversi premi Nobel. A tutti loro l’umanità deve il raggiungimento di traguardi del sapere che hanno favorito la crescita, in ogni campo, delle nostre società.ggiungere.

Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica
Università ebraica di Gerusalemme
30 ottobre 2016


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orizzonti 

Sei mesi per vincere  contro i nazionalismi"

I sei mesi che ci separano da Pasqua, 16 aprile 2017, saranno i più pericolosi e colmi di tensione internazionale, secondo gli esperti «ottimisti» dalla fine della Prima Guerra Fredda, nel 1989, secondo i «pessimisti», dalla crisi dei missili sovietici a Cuba, 1962. Pochi giorni fa, al Council on Foreign Relations, think tank storico dei Kennan, Harriman, Acheson, gli uomini che elaborarono la strategia democratica contro l'Urss, si sono riuniti Fiona Hills, Robert Legvold e Stephen Cohen, gli ultimi saggi Usa sulla Russia di oggi. Cohen persuaso che l'aggressività di Vladimir Putin dipenda dagli errori dei presidenti Usa, da Clinton a Obama, Hills e Legvold, a ragione, certi che Mosca, a prescindere dalle mosse occidentali, abbia un disegno autonomo, riportare il paese al ruolo, anche solo psicologico, di grande potenza perduto con la caduta del Muro di Berlino. Nessuno ha però escluso che le frizioni in corso, Ucraina, Siria, Iraq, con la squadra navale russa nel Mediterraneo e missili antiaerei di Mosca già puntati contro la «no fly zone» cui pensa Hillary Clinton, possano sfociare, presto, in guerra aperta. La II Guerra Fredda è più calda, in potenza, della prima, perché il fronte non passa dall'Europa orientale, cuscinetto di Stati voluto con gli accordi di fine guerra a Yalta da Stalin, ma a ridosso della Russia, Artico, Paesi baltici, bacino del Donec, Donbass.


Gianni Riotta, La Stampa
1 novembre 2016




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Shir Shishi - una poesia per erev shabbat

Il mostro gazzella

img headerLa settimana scorsa ho presentato un breve componimento di Yona Wallach dedicato alla figura della cerbiatta. Oggi, nei versi di "Il mostro gazzella" (1976), la cerbiatta assume un aspetto più buio e arcano, che rimanda alla mitologia e alla letteratura ebraica.
L’idea di proporre poesie di Yona Wallach mi è venuta guardando le opere di Carol Rama esposte in questi giorni alla GAM di Torino.

E tutti i volatili erano nel mio giardino
E tutte le bestie erano nel mio giardino
E tutti cantavano l’amaro del mio amore
e tra tutti eccelleva nel canto
la gazzella.
E il canto della gazzella era il mio canto d’amore
E la voce delle bestie tacque
E i volatili smisero di garrire
E la gazzella salì sul tetto della mia casa
e prese a cantare il canto
del mio amore
Ma in ogni animale c’è un mostro
così come in ogni uccello c’è qualcosa di
strano
così come dimora un mostro in ogni
persona
E il mostro gazzella girava
tutt’intorno al giardino
mentre i volatili chinavano la testa
la gazzella cantò
e le bestie si appisolarono mentre la gazzella
cantava
E come se io non fossi mai esistita
mentre la gazzella cantava
in quell’attimo di tenerezza
batté
alle mie porte.
E tutti gli uccelli spiccarono il volo
e gli animali
fuggirono.
E la gazzella cadde dal tetto e si ruppe
la testa
E io scappai mentre il mostro assediava
Il giardino del mio amore,
un gorilla nero ed empio
come l’oblio.


Sarah Kaminski, Università di Torino

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