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8 dicembre 2016 - 8 Kislev 5777
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SOCIETà

Rav Sacks: "Serve un codice morale condiviso"

img header“Non possiamo avere una società senza un codice morale condiviso”. Rav lord Jonathan Sacks, già rabbino capo del Commonwealth e una delle voci più ascoltate nel dibattito delle idee britannico, ricorda al suo Regno Unito, ma anche al mondo occidentale più in generale, i rischi che stanno correndo. Ovvero cosa succede se si perdono di vista i propri valori fondanti, a favore di una società neutra di principi. Nel suo discorso preparato in occasione del dibattito sul tema promosso dall’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby alla Camera dei Lord, rav Sacks ha fatto notare come negli ultimi decenni si sia affermata l’idea che ogni individuo possa fare ciò che vuole a patto che non danneggi gli altri. “Il problema è che cosa danneggi gli altri non è così chiaro” sottolinea. “La crisi del matrimonio e della famiglia ha causato un danno immenso a molte generazioni di bambini, psicologicamente, socialmente ed economicamente. La crisi dei concetti condivisi di onore e responsabilità ha portato diverse figure importanti nel settore economico e finanziario a comportarsi in maniera orripilante, mentre coloro di cui avrebbero dovuto essere al servizio ne hanno sopportato il prezzo. C’è stato un evidente crollo della fiducia in una istituzione dopo l’altra, una inevitabile conseguenza del nostro fallimento nell’insegnare i concetti di dovere, obbligo, altruismo e bene comune”.

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società

Resilienza, un confronto su scala europea

img headerSono stata a un incontro delle comunità europee a Barcellona, inviata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un incontro estremamente interessante e stimolante. Abbiamo parlato di uno dei temi attualmente più importante per tutti noi: come rafforzare le nostre comunità in questo momento in cui la vita degli ebrei europei attraversa sfide difficili a seguito degli attacchi terroristici degli ultimi anni. “Community Resilience” è l’abilità di una comunità durante un periodo di crisi o di emergenza e nel suo proseguo, di utilizzare le sue risorse, di adattarsi ai cambiamenti circostanti, di continuare a funzionare regolarmente, a provvedere alle attività comunitarie, ad agire in modo da mantenere e migliorare il benessere fisico e psicologico degli iscritti. Per costruire tutto ciò dobbiamo agire nei momenti di quiete preparandoci per le sfide dei momenti di crisi perché il nostro scopo non è, e non deve essere, sopravvivere, ma vivere. Certo non è facile. Nelle differenti sessioni sono stati affrontati aspetti diversi dopo essersi soffermati sul significato di resilienza. Si è parlato dell’importanza delle relazioni con le autorità locali, delle relazioni tra comunità, di sicurezza e preparazione degli iscritti, di esempi di comportamenti in diverse parti del mondo, senza dimenticare cosa ci dice l’ebraismo sull’affrontare momenti di crisi.

Sara Cividalli, Consigliere UCEI
Pagine Ebraiche, dicembre 2016

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ORIZZONTI  

De Mistura: "Ora trovare un’intesa sulla Siria"

In una guerra per procura «serve una pace per procura», dice l'inviato de-l'Onu per la Siria Staffan De Mistura durante il suo intervento a Med, il Forum del dialogo mediterraneo che si è chiuso ieri a Roma. Si dichiara pronto ad andare al più presto negli Usa: «Non so quale sia la posizione di Trump sulla Siria. Mi pare che al momento la sua idea è trovare un accordo con Putin per la lotta all'Isis, il nostro nemico comune. La priorità deve essere combattere l'Isis, ma se vogliamo sconfiggerlo dobbiamo ricordare la lezione imparata in Iraq e Libia, e cioè trovare una soluzione politica inclusiva che comprenda tutti quelli a cui sono stati tolti i diritti».

Francesca Sforza, La Stampa
 4 dicembre 2016


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Società 

Viaggio a fumetti
tra le fedi d'Italia

Luca vuole sapere che fine ha fatto Neela, una ragazza di famiglia indiana e di religione sikh vista a scuola. Qualcuno dice sia tornata in India per sposare un cugino di 40 anni. Luca ha un piano per scoprire se è vero: convince Martina, un'amica appassionata di fotografia, a partecipare con lui a un concorso. Viaggeranno per l'Italia raccontando le religioni degli altri: luoghi di culto, pratiche e precetti. Nasce così “Inviati per caso. Viaggio nell'Italia delle religioni” (Sinnos, pp. 80, 13, dai 12 anni), un reportage che ha preso la forma di una graphic novel.



Severino Colombo, Corriere La Lettura
4 dicembre 2016


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Shir shishi, una poesia per erev shabbat

"Mia madre cuoceva per me"

img headerCom'è bella la parola in ebraico lefasfes, che significa perdere o mancare un'occasione, perché con i suoni e l’onomatopea chiarisce quello che l'Accademia Svedese si è lasciata sfuggire, ovvero l’assegnazione del Nobel per la letteratura a uno dei più grandi poeti contemporanei, cantore laico della sacralità e compositore spirituale del quotidiano. Yehuda Amichai nasce in Germania con il nome Ludwig Pfeuffer nel 1924 e muore a Gerusalemme nell'autunno del 2000. Emigra in Palestina nel 1936, sfuggendo così alle grinfie dei nazisti; qui presta servizio nella Brigata Ebraica e combatte nella Guerra d'Indipendenza. Assiste al processo Eichmann come giornalista e negli anni viene invitato in qualità di professore in diverse università nel mondo. Amichai ha vinto il premio Israele nel 1982 e i suoi racconti e liriche sono tradotti in 40 lingue diverse. Alla cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace, Yitzhak Rabin ha voluto lui e le sue poesie.
Nella poesia di oggi si sente la nostalgia per la bontà e il profumo della fanciullezza e, come sempre nei componimenti di Amichai, la fine rovescia tutto e le ultime righe parlano di una consapevole vecchiaia, di capelli canuti e del canto degli uccelli che egli stesso rischia di perdere. Semplicemente lefasfes.

Mia madre cuoceva nel forno il mondo intero per me
in dolci torte.
La mia amata riempiva la mia finestra
Con uva passa di stelle.
E le nostalgie sono racchiuse in me come bolle d'aria
nel pane.
Esternamente sono liscio, silenzioso e bruno.
Il mondo mi ama.
Ma i miei capelli sono tristi come i giunchi nello stagno
che va prosciugandosi.
Tutti i rari uccelli dalle belle piume
fuggono via da me.

Sarah Kaminski, Università di Torino

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