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20 dicembre 2016 - 20 Kislev 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Nella lotta con l’"angelo" (Bereshìt, 32; 28-29) Yaaqòv viene colpito al femore, nel suo cammino, nella sua “halakhà”. Il testo dice: “ un uomo lottò (wa-yeaveq) con lui”, e i Maestri collegano questo verbo alla parola ‘avaq, “polvere”, perché i due termini hanno la stessa radice alef, bet, kof, come se lottare con un altro significasse sollevare un polverone e togliergli la terra sotto i piedi, rendendolo instabile ed etereo.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
È sorprendente come la politica italiana dei populismi si concentri sul pericolo dell’immigrazione, anche con insistiti e martellanti programmi televisivi, e fa passare in secondo piano corruzione, tangentismi, economia sommersa, lavoro in nero, disoccupazione e soprattutto i disastri dell’alta finanza. In tutto questo, forse l’immigrazione non è più di una pagliuzzza, come direbbe qualcuno. 
 
Berlino, tir sulla folla
il terrorismo in Germania
È di almeno 12 morti e oltre 48 feriti il bilancio dell’attacco avvenuto la notte scorsa al mercato di Natale di Breitscheidplatz, a Berlino, dove un camion si è lanciato contro la folla. Nelle scorse ore la polizia ha definito quanto accaduto un “attacco terroristico”, seppur le indagini siano ancora in corso per capire dinamiche e responsabilità e non vi siano state ancora rivendicazioni.
Secondo le ricostruzioni (Corriere, La Stampa e Repubblica), il tir targato Polonia intorno alle 20 di ieri sera è piombato tra le bancarelle del mercatino di Natale, investendo le persone presenti e senza accenno a fermarsi. Secondo le prime ricostruzioni le persone a bordo del camion erano due: una sedeva al posto dell’accompagnatore e sarebbe rimasto uccisa nello schianto. Secondo dichiarazioni del portavoce della polizia si tratterebbe di un cittadino polacco, forse l’autista titolare del tir sequestrato dal presunto attentatore. Quest’ultimo invece avrebbe tentato la fuga, per poi venire fermato dalla polizia.
I quotidiani rilevano come l’attentato potrebbe avere effetti sulle prossime elezioni in Germania e sulla candidatura dell’attuale cancelliera Angela Merkel. La paura del terrorismo islamista, racconta Leonardo Cohen sul Fatto Quotidiano, può infatti spingere anche gli elettori tedeschi nelle braccia dei partiti populisti e xenofobi. Sul fronte della sicurezza, il Messaggero invece intervista Alfredo Mantici, ex capo del dipartimento analisi del Sisde, sottolinea come “l’uso dei camion negli attentati lo hanno insegnato i terroristi palestinesi”.
L’uccisione dell’ambasciatore russo ad Ankara. “Se l’obiettivo di Mevlut Mert Altintas, il poliziotto di 22 anni che ieri ha ucciso a colpi di pistola l’ambasciatore russo in Turchia Andrej Karlov, era quello di minare le relazioni tra Mosca e Ankara, si può dire che è clamorosamente fallito”, scrive Corriere della Sera parlando dell’attentato in cui è stato ucciso ieri l’ambasciatore russo ad Ankara. Ad assassinarlo in diretta televisiva durante l’inaugurazione di una mostra, un poliziotto fuori servizio: “Non dimenticate la Siria, non dimenticate Aleppo. Allah è grande”, ha urlato il giovane mentre apriva il fuoco. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che Russia e Turchia condurranno indagini congiunte sull’omicidio, “una mossa senza precedenti in un Paese in cui Mosca non è certo popolare”, sottolinea ancora Repubblica.
Berlino, Ankara, Mosca e il lavoro della Farnesina. “La strage di Berlino e l’uccisione dell’ambasciatore russo Karlov in Turchia ci rafforzano nella convinzione che occorre dare massima priorità alla lotta contro il terrorismo, in un quadro di intensa cooperazione con tutti i partner internazionali. A Germania e Russia tutta la nostra solidarietà”, il pensiero del ministro Angelino Alfano, passato di recente dal Viminale alla Farnesina. Intervistato dal Corriere, Alfano parla del suo nuovo incarico: “è evidente – afferma – che, data la mia origine di frontiera di uomo del Mediterraneo, e la mia provenienza dal Viminale, avrò un più di attenzione sui temi della gestione delle frontiere esterne d’Europa e del rapporto con i Paesi d’origine e transito dei migranti. Il terzo elemento sul quale intendo mettere l’accento ha a che fare con la mia appartenenza politica ed è la persecuzione dei cristiani”.
La sparatoria di Zurigo. A questo preoccupante clima di violenza, si aggiunge la sparatoria avvenuta ieri nei pressi di un centro islamico a Zurigo, in cui tre persone sono rimaste ferite . Lo riferisce il giornale Blick. La notizia è stata confermata dalla polizia. Secondo i media locali, la persona che ha aperto il fuoco si è data alla fuga. Nella zona della sparatoria è in corso un’operazione di polizia, secondo il sito della Tribune de Geneve. Per il momento non ci sono indicazioni su chi siano gli aggressori, mentre delle persone ferite si sa solo che sono tre adulti. Un portavoce della polizia ha precisato che non si può affermare allo stato attuale che gli spari siano da mettere in relazione con il centro islamico.
La foreign fighter italiana condannata. Maria Giulia Sergio, 29 anni, conosciuta anche come Fatima, è stata condannata a 9 anni di reclusione per il reato di terrorismo internazionale. La pena per la donna, che lasciò Inzago, nell’hinterland di Milano, nel settembre del 2014 per raggiungere le milizie del Califfato in Siria, dove si troverebbe tuttora, è stata decisa dai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Milano. Con lei sono state condannate altre cinque persone, tra cui il padre, Sergio Sergio, a 4 annidi reclusione, e il marito, l’albanese Aldo Kobuzi, che dovrà scontare 10 anni (La Stampa).
 
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  davar
dopo l'attentato di berlino
"La Germania non cederà all'odio
rimarrà unita e per l'integrazione"

“Non dobbiamo rinunciare ai mercatini di Natale, alle belle ore con la nostra famiglia. Non vogliamo vivere paralizzati dalla paura. Troveremo la forza per continuare ad essere uniti, aperti, liberi”. Un invito ai tedeschi a non cadere nella paura ma anche una difesa delle politiche di integrazione portato avanti sino a qui. A parlare, la cancelliera Angela Merkel dopo l'attentato terroristico che ha colpito Berlino ieri sera, dove 12 persone sono morte e oltre 48 sono state ferite da un tir lanciatosi contro la folla. Un uomo, proveniente dal Pakistan, è stato arrestato ma la polizia ha detto che non è chiaro il suo coinvolgimento.
Il tir ha investito la folla, tra cui molti turisti, che stava visitando il mercatino di natale di Breitscheidplatz. Secondo quanto riportano i media, risultano dispersi tra gli altri una donna italiana e una israeliana, moglie di un altro cittadino israeliano rimasto ferito nell'attacco e attualmente ricoverato in ospedale in condizioni serie.
Il Consiglio centrale degli ebrei di Germania ha definito disgustoso l'attacco e sottolineato come “i nostri pensieri e azioni non devono essere sopraffatte dalla paura e dal terrore. Possano i messaggi positivi delle nostre due festività (Hanukkah e Natale) darci la forza per affrontare queste ore difficili”.
“Ai familiari delle vittime di Berlino tutto il nostro fraterno abbraccio – il messaggio di cordoglio della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni rivolto alla Germania – Triste che quanto temuto si stia avverando ancora una volta, colpendo tutti i fedeli che in questi giorni si stanno preparando per le celebrazioni del Natale, e tutti noi che nei valori della libertà e della vita crediamo profondamente. Non sono tempi per un buonismo esteso ma di realismo e forte presa di coscienza”. “Il mondo è cambiato – sottolinea Di Segni – e per sognarne uno diverso ci dobbiamo adoperare da subito per reprimere con la forza della cultura e die valori condivisi, ogni movimento, ogni iniziativa che attenti alla nostra sicurezza e al nostro futuro”.
“Sono con tutto il mio cuore con le persone di Berlino e con la Germania”, ha invece affermato il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia, affidando il suo messaggio di cordoglio ai social network. Korsia ha poi citato la celebre frase di Kennedy Ich bin ein Berliner in segno di solidarietà verso i berlinesi.
Parlando con l'agenzia di stampa ebraica Jta, il rabbino chabad Yehuda Teichtal, della comunità ebraica della Capitale tedesca, ha spiegato che la tradizionale accensione del primo lume di Hanukkah presso la Porta di Brandeburgo si terrà nonostante l'attentato seppur con livelli di sicurezza maggiori.
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qui tel aviv
Filarmonica d'Israele, 80 anni 
nel segno di Toscanini e Muti

L’Ouverture da “La Scala di Seta” di Rossini, la Sinfonia n.2 di Brahms, la n. 8 Incompiuta di Schubert, Notturno e Scherzo da “Sogno di una notte di mezza estate” di Mendelssohn, l’Ouverture da Oberon di Weber. Stasera come nel 1936, questi brani, firmati da alcuni dei più noti compositori della storia illumineranno gli appassionati di musica a Tel Aviv. L’Orchestra Filarmonica di Israele festeggerà così i suoi ottant’anni, riproponendo in un evento speciale quello che fu il suo primo concerto, datato 26 dicembre 1936, quando ancora lo Stato non esisteva (l’istituzione venne infatti chiamata “Orchestra sinfonica di Palestina”) e l’Europa veniva inghiottita dal buio. A dirigere quell’appuntamento fu il leggendario Maestro italiano Arturo Toscanini, fiero oppositore del fascismo che, quando si trattò di inaugurare la nascente orchestra in gran parte composta da musicisti ebrei in fuga dalle persecuzioni, volle esserci.
“Toscanini portava, oltre alla sua impareggiabile Arte interpretativa, il senso altissimo di libertà, di dignità umana e di uguaglianza sociale” ha scritto negli scorsi giorni sul Corriere della Sera colui che sarà protagonista della serata 2016, il direttore Riccardo Muti, chiamato dalla Filarmonica di Israele a dirigere il concerto che si terrà al Charles Bronfman Auditorium in piazza HaBimah, uno dei cuori culturali di Tel Aviv.
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qui milano - i primi 15 anni di gariwo
Una festa nel nome dei Giusti
Quindici anni di intensa attività e di risultati. Dalla creazione della Giornata dei Giusti fino alla nascita di tanti Giardini in Italia e nel mondo per ricordare chi ha combattuto e ancora oggi combatte nel nome della libertà e contro l'odio. È quanto può celebrare Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), associazione nata nel 1999 che ieri al Teatro Franco Parenti di Milano ha festeggiato i suoi primi quindici anni di attività. “Sono stati quindici anni di salti mortali ma in cui siamo riusciti a vedere i risultati del nostro lavoro. E questo non è così scontato”, ha sottolineato il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, ricordando come l'associazione sia riuscita a portare il suo messaggio di impegno contro i genocidi e contro la violenza sul palcoscenico internazionale. “E tante sono ancora le sfide che abbiamo davanti: dalla legge italiana sui Giusti, alla Carta dei valori e fino all'organizzazione di incontri sui Giusti del nostro tempo”, ha proseguito Nissim, ringraziando le molte persone presenti all'evento e chi in questi anni a collaborato ai successi di Gariwo. Tra questi, Nissim ha ricordato l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, salutando il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara. “Gariwo è di esempio e di stimolo per tutti noi”, ha invece ricordato il vicepresidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, sottolineando come il Memoriale sia parte attiva nella lotta contro l'indifferenza verso chi soffre, come dimostra l'impegno a favore dei migranti, accolti per il secondo anno consecutivo all'interno della struttura. “Non possiamo che farvi i complimenti per quanto avete fatto e auspicare che proseguiate a lungo su questa strada”, le parole del copresidente della Comunità ebraica di Milano Raffaele Besso.
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il direttore di cipmo ambrogino d'oro 2016
Janiki e l’arte della persuasione
C’è una cosa di Janiki Cingoli che non puoi dimenticare. Sono gli occhi. Piccoli, chiari, penetranti. Ma non te ne accorgi subito. Perché Janiki non è tipo che si mette in mostra, e poi perché ama i cappelli, in genere belle scoppole, di lana scozzese d’inverno, possibilmente di lino in estate. Dietro un uomo che a volte sembra timido e goffo, c’è uno stile, sicuramente un modo di pensare, di certo una storia da raccontare. Questo singolare ebreo italiano nato in Ascoli Piceno e vissuto gran parte della sua vita a Milano, città dalla quale ha appena ricevuto l’autorevole riconoscimento dell’Ambrogino d’Oro, ha il merito, tra gli altri, di aver traghettato gran parte della sinistra italiana verso una visione più equilibrata del Medio Oriente e verso un’apertura nei confronti dello Stato di Israele. Per chi lo ricorda, nell’ormai lontano 1986, al fianco di Giorgio Napolitano, allora funzionario del PCI, durante il primo viaggio in Israele di colui che sarebbe diventato vent’anni più tardi presidente del Senato e poi della Repubblica italiana, non restano dubbi: la vera missione storica di Janiki Cingoli è stata su questo fronte. C’è riuscito con Napolitano, con Piero Fassino, perfino con Achille Occhetto e con molti altri. Cingoli ha spostato, in silenzio, la posizione del PCI nei confronti di Israele.
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Simonetta Della Seta, direttore MEIS


sergio castelbolognesi alla presidenza
KKL Italia, un nuovo direttivo
È Sergio Castelbolognesi il nuovo presidente del KKL Italia Onlus. La nomina è arrivata durante la riunione del Consiglio di amministrazione dell'ente tenutasi domenica scorsa e a cui hanno partecipato delegati da tutta Italia. Al fianco di Castelbolognesi, che eredita la carica da Raffaele Sassun, è stato nominato vicepresidente Daniel Hayon, presidente anche della commissione di Roma. Del Consiglio fanno parte, Shariel Gun, shaliach e direttore generale e i membri del Cda, Raffaele Sassun (Roma), Letizia Piperno (Roma), Aldo Anav (Roma), Filippo Fiorentini (Siena), Roberto Lanza (Torino),  Simonetta Novelli (Trieste), Donia Ellis Shaumann (Milano) e Franco Modigliani (Milano).
 

giornata europea della cultura ebraica
In cammino per il mondo
Scelto il tema della prossima edizione della Giornata Europea della Cultura ebraica, che in Italia verrà celebrata domenica 10 settembre 2017: le iniziative avranno come punto di riferimento “Diaspora. In cammino per il mondo”, titolo dell'edizione 2017.


pilpul
La democrazia del guardaroba
Grande polemica in Israele sulla minigonna in Parlamento: il caso esplode la settimana scorsa, quando un'assistente parlamentare viene bloccata all'ingresso per via dell'abbigliamento non decoroso. Immediata la reazione di molti colleghi e anche parecchi eletti: sit in di protesta e sfoggio abbondante di mîses ovviamente imbarazzanti. Deputati a torso nudo, collaboratori in ciabatte, minigonne esibite da maschi oltre che da femmine, sopra e sotto i pantaloni.
La battaglia, di per sé comica, ha dei risvolti che vanno al di là della bizzarra rivendicazione: l'esclusione della ragazza è stata interpretata come l'ennesima vittoria dei religiosi nella società e nelle istituzioni, oltre che un episodio di sessismo.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Origini del Mein Kampf
L’adozione da parte di alcune scuole italiane del Mein Kampf, giustamente criticata dall’Ucei, riapre il dibattito sulla cosiddetta “bibbia del nazismo”. A tal proposito è utile segnalare un saggio da poco uscito, intitolato Il libro proibito di Hitler. Storia del Mein Kampf (Rizzoli, pp. 356, euro 22), opera del giornalista e storico tedesco Sven Felix Kellerhoff, che ha ricostruito la genesi dell'opera di Hitler. 
Come e quando nacque il suo libro, chi collaborò alla stesura, da chi fu influenzato Hitler, quali furono le origini del suo antisemitismo? Un saggio interessante che risponde a tutte queste domande in modo documentato e ci fa comprendere l’ambiguità di fondo del futuro dittatore nazista, le sue bugie e i suoi cattivi maestri.


Mario Avagliano
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In merito alla mia ultima nota su Alef/Tav di Unione Informa, è necessario precisare che, a scanso di equivoci, la citazione dalla "buona novella" avrebbe dovuto essere tra virgolette con un punto di domanda, come titolo. Il mio intento era finalizzato, ironicamente, sottolineare la differenza tra una concezione "ebraica" di "HaShem che si manifesta in Verbo, inteso come Oralità, Tradizione Orale", e la concezione cristiana "del Verbo"... LeAvdil...

Paolo Sciunnach
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