Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

 30 Dicembre 2016 - 1 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Tocca comprare un metro. Data l’aria che tira tra Onu, Kerry e proposte di pace che passino entro le misure dei confini pre1967 tocca proprio comprare un metro. Dobbiamo capire se c’è una parte di casa mia che sta oltre confine sporgendosi troppo verso qualche villaggio arabo intorno Gerusalemme e che quindi è ostacolo alla serenità della città, di Israele, del mondo arabo e del mondo intero. Perché metti che la mia cucina è fuori confine, devo dire a mia moglie che è chef ed insegna a cucinare, che lei per molte ore al giorno è una nemica della pace. Metti che invece il mio studio sia fuori confine, allora anche queste righe che sto scrivendo sono il prodotto di una occupazione illegale. Metti che ad essere illegale sia la camera da letto? Non solo qualche volta russo, cosa che riguarda solo chi dorme con me (la chef di cui sopra), ma in realtà il mio solo dormire è un sopruso internazionale. E se poi, metro alla mano, scopre che ad essere in posizione illegale è il bagno? A quel punto quando ci entro non è il bagno ad essere occupato ma sono io che occupo con la scusa di liberarmi.
Il punto è che i grandi proclami e le grandi risoluzioni internazionali hanno fallito ovunque e resta solo in piedi l’idea di un metro che passi per queste strade e misuri la nostra complicata realtà per darle un respiro di sicurezza e di pace reale e condiviso.
 
Leggi

Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Caro diario, oggi il Segretario di stato uscente John Kerry ha voluto pronunciare un discorso molto netto di condanna della politica di Israele in materia di insediamenti. Ha voluto dedicare più di un’ora all’argomento, assumendo come proprie le posizioni di un movimento politico ebraico americano che si chiama J-Street, per il quale ho molta simpatia. Però, caro diario, a me quel discorso pronunciato da un Segretario di stato è sembrato sbagliato, anche se onesto. Mi sarei aspettato un bilancio complessivo sulla politica mediorientale dell’Amministrazione Obama, che contestualizzasse il conflitto israelo-palestinese e descrivesse le strategie messe in atto dall’Amministrazione uscente. E riconoscesse soprattutto gli errori, perché una cosa è certa: se fosse tutto realistico il nocciolo del discorso che ha pronunciato Kerry, oggi dovremmo vivere una situazione avviata finalmente alla pacificazione. Mi sarei aspettato, in realtà, una premessa diversa: “Cosa non ha funzionato”? “Perché, nonostante i nostri sforzi in direzione della soluzione due popoli due stati, si è arrivati a uno stallo totale del percorso di pace”? “Dove abbiamo sbagliato”? Ecco, questa avrebbe dovuto essere la premessa da cui secondo me doveva partire il segretario di stato di un’amministrazione americana le cui politiche in Medioriente non hanno prodotto i risultati sperati e che forse anche per questo non è riuscita a far eleggere la sua prima segretaria di stato a nuovo presidente degli USA. Ricordo il discorso di Obama al Cairo quando le “primavere arabe” erano agli inizi. Un’apertura importante, un’occasione offerta alle popolazioni arabe oppresse da oligarchi e capi religiosi che chiedevano finalmente di dare concretezza a un’idea reale di democrazia e di libertà civili. Ma da allora l’unica grande potenza occidentale (ché l’Europa, ahimè, è da tempo ininfluente) non è riuscita a governare questa trasformazione e ha lasciato che il fondamentalismo islamista si impossessasse delle energie positive di quell’inizio di rivoluzione. Un errore strategico senza precedenti, caro diario, che con ogni evidenza ha avuto le sue conseguenze anche sul conflitto in Israele e nei territori palestinesi.
 
Leggi

Una domanda aperta
Un terrorista in grado di avere una rete di complicità in Italia oppure uno sbandato che dopo aver colpito a Berlino viene abbandonato a se stesso? “Gli inquirenti, a una settimana dall’uccisione di Anis Amri, 24 anni, ancora non sono venuti a capo di questo rebus” scrive La Stampa.
“Sono in corso indagini sulle quali non posso dire nulla per evidenti ragioni. Posso solo dire che sono in corso indagini importanti” ha affermato il ministro dell’Interno Marco Minniti al riguardo.
L’argomento è stato trattato anche nel corso della conferenza stampa di fine anno dal Primo ministro Paolo Gentiloni. “Non risulta – le sue parole, in risposta alla domanda di un giornalista – che Amri avesse in Italia reti particolari. Risulta invece che due poliziotti italiani, reagendo ad un suo colpo di pistola, hanno individuato un terrorista che aveva colpito in Germania. Occorre darne atto alle nostre istituzioni senza con questo eccedere in compiacimento”.
 
Leggi

  davar
Pagine ebraiche - IL DOSSIER DI GENNAIO
Golem, dal mito della creazione

ai dubbi della contemporaneità
“Dal mito della creazione ai dubbi della modernità”. Questo il titolo che apre il grande dossier dedicato al Golem sul numero di gennaio di Pagine Ebraiche. Pubblichiamo l’introduzione di Ada Treves, curatrice dell’approfondimento.


Talmente radicato nell'immaginario collettivo da essere praticamente onnipresente e comparire in tutti i media, dal cinema alla scultura, dal fumetto ai videogiochi, il Golem secondo la più accreditata delle leggende è un gigantesco pupazzo d’argilla dalle forme appena abbozzate. Creato dal Maharal di Praga, Yehuda Löw ben Betsalel, uno dei maggiori e più influenti pensatori ebrei del suo tempo, la materia che lo compone è il fango delle rive della Moldava. Si tratta di una vicenda quasi archetipica: il Maharal decide di creare il Golem con uno scopo preciso, gli ebrei di Praga sono accusati di aver commesso un omicidio rituale e sono in pericolo. Grazie al Golem il complotto viene sventato, ma il rabbino perde il controllo della sua cretura, che si rivolta contro il suo creatore e finisce per versare quello stesso sangue ebraico che avrebbe dovuto proteggere. Viene fortunosamente disattivato e i suoi resti si troverebbero ancora in una soffitta irraggiungibile della sinagoga Vecchio-Nuova di Praga.
È una creatura che ha un lato oscuro e terrificante ed è ancora circondato da un'aura di mistero e soggezione a distanza di più di cento anni dalla sua prima apparizione cinematografica, nel film di Paul Wegener, ma il tema dell'automa in grado di prendere vita corrisponde in maniera profonda all'antico desiderio umano di antropomorfizzare le sue creazioni, a imitazione del soffio divino che infonde la vita in una forma di fango e argilla, come quella del Golem. Si aggiunge l'idea perturbante della creazione che tradisce la propria natura, e quel potere magico della parola e delle lettere che così fortemente è legato alla tradizione e alla cultura della minoranza ebraica. "Emet", verità, è la parola che porta in vita il Golem, e per fermarlo definitivamente serve cancellare la prima lettera, in modo che sul cartiglio si legga “met”, morto. La sua storia è in realtà molto più remota della vicenda del Maharal di Praga: il termine compare già nel Salmo 139:16 dove indica, questa la traduzione più diffusa in italiano, un "informe embrione". Secondo la tradizione talmudica sono queste le parole pronunciate da Adamo a Dio, e stanno a indicare un corpo umano che è ancora privo di anima, e sono diversi i maestri che si dedicano a costruire un Golem. Le istruzioni per procedere alla sua creazione, che si moltiplicano a partire dal XII secolo, precedono gli esperimenti di Paracelso per dare vita al suo Homunculus e Moshe Idel documenta che la creazione del primo Golem "moderno", opera del rabbino Elijhau di Chelm, è ancora precedente a quella del Maharal. Ma il fascino misterioso di Praga, come ben intuito da tutti gli autori ottocenteschi che hanno raccontato storie ispirate alla vicenda del Golem, era evidentemente più adatto all’ambientazione di un mito. A partire dal XIX secolo, infatti, la società europea cominciò ad adottarne la figura in numerose opere di fantasia, facendolo diventare protagonista del romanzo di Gustav Meyrink, opera classica di riferimento sul tema, e di una serie di classici del cinema espressionista tedesco. Una storia difficile, una vicenda inquietante alla pari di numerose opere letterarie, come L’uomo della sabbia di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann o il Frankenstein di Mary Shelley, ma così affascinante da avere una grande influenza su tutta la produzione culturale contemporanea e non solo sulla cultura cosiddetta "alta". Non c'è solo “Il servo” di Primo Levi (nella raccolta di racconti Vizio di forma) o la poesia di Borges in L'altro, lo stesso. Oltre alla recente traduzione del Golem, di H. Leivick, capolavoro della letteratura yiddish, e all'iconico film di Paul Wegener, vanno ricordate almeno le opere omonime di Isaac Bashevis Singer, Elie Wiesel e Il cabalista di Praga di Marek Halter, ma anche il fantasy Piedi d’argilla, di Terry Pratchett. E non si può ignorare che su suggerimento di Gershom Sholem il primo computer israeliano venne chiamato Golem Aleph: oggi è un personaggio simbolo della capacità creativa dell’essere umano e dei risultati della tecnologia nell’era moderna. E riscoprendolo nei libri per bambini, nei fumetti o come personaggio di tanti giochi e videogiochi, o visitando la straordinaria mostra curata da Emily Bilski e Martina Lüdicke aperta in queste settimane al Museo Ebraico di Berlino, non va dimenticato che il Golem è una creatura in cerca della propria identità, che lotta per un’autonomia che non è neppure sicuro di volere. E impone a tutti noi di interrogarci sulla liceità dell’uso della violenza in situazioni estreme.


Ada Treves, dossier Golem - Pagine Ebraiche gennaio 2017

Leggi

qui ferrara - l'iniziativa
Meis, se le domande fioriscono
Alloro, mirto, timo, lavanda e maggiorana: le piante aromatiche utilizzate per l’Havdalah, la preghiera che si recita al termine dello Shabbat, ci sono già tutte e saranno presto affiancate da frumento, orzo, olivo, vite, melograno, fico e palma da datteri, le sette specie bibliche. Il luogo in cui tutte queste essenze stanno trovando dimora è il “Giardino delle domande”, nel grande comprensorio del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah tra il cantiere e la palazzina già aperta al pubblico.
“Con questo progetto, unico in Italia – spiega Simonetta Della Seta, direttore del Museo – vogliamo invitare il pubblico ad avvicinarsi alla cultura ebraica anche attraverso i suoi odori e i suoi sapori. Nel Giardino, che sarà inaugurato in primavera, si parlerà delle spezie presenti nella Bibbia e dei sentieri dell’alimentazione ebraica. L’approccio sarà ludico e interattivo, e coinvolgerà i cinque sensi, facendo riflettere sia sulle differenze che sulle molte somiglianze con altre tradizioni. Ci rivolgeremo a tutti, con un’attenzione speciale alle scuole, cui saranno dedicate attività didattiche sul valore del cibo e delle bevande nelle feste e nelle tradizioni familiari legate alla tavola ebraica”.
Leggi

qui roma - la cerimonia
Chanukkah, festa all'Israelitico

"Tornato un ospedale vivo"
“Un anno fa abbiamo acceso questo candelabro all’interno dei locali dell’ospedale in un momento di difficoltà. Abbiamo passato mesi in cui una struttura così importante ha rischiato perfino di chiudere. Ma abbiamo lottato. Ha lottato la Comunità, ha lottato il commissario e hanno lottato soprattutto i dipendenti che hanno creduto in una storia che affonda le sue radici nel Seicento”.
Sul palco all’allestito in piazza San Bartolomeo all’Isola, dove intervengono anche la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il vicesindaco Luca Bergamo e il vice-ambasciatore d’Israele Rafael Erdreich, il presidente dell’Ospedale israelitico di Roma Bruno Sed riassume con queste parole il significato dell’accensione pubblica della Chanukkiah svoltasi ieri sera davanti all’ingresso della struttura.
“Non è stato facile, eppure siamo riusciti a tornare un ospedale vivo, punto di riferimento di una sanità al servizio dei cittadini” le sue parole, pronunciate alla presenza di rappresentanti delle istituzioni (tra cui la ministra Valeria Fedeli), delle principali strutture sanitarie cittadine, di numerosi romani.
Sullo sfondo l’immagine del Muro Occidentale, proiettata sulla facciata dell’ospedale ad evocare il legame indissolubile tra Israele e comunità della Diaspora. Grande suggestione anche per il canto intonato dal coro della Comunità ebraica, mentre il rav Jacov Di Segni procedeva all’accensione dei lumi.
Presenti alla cerimonia, tra gli altri, la presidente UCEI Noemi Di Segni e il comandante dei Carabinieri Tullio Del Sette.
Leggi

grande folla in piazza dei martiri
Chanukkah, luce anche a Napoli
Chanukkah, la festa ebraica delle luci, illumina anche il Meridione d’Italia. A Napoli una gran folla si è radunata in Piazza dei Martiri per la tradizionale accensione della Chanukkiah insieme alla cittadinanza, officiata dal maskil Ariel Finzi alla presenza della presidente Lydia Schapirer, dei membri del Consiglio comunitario, di numerosi iscritti e di tanti napoletani.

OTTO GIORNI OTTO LUCI
Un fuoco da far ardere
Il Midrash racconta che Mosè ebbe inizialmente delle difficoltà nel capire come doveva far costruire la Menorà. Per aiutarlo il Signore gli mostrò allora una Menorà fatta di fuoco. È noto che i lumi di Chanukkà sono da considerare una continuazione di quelli della Menorà. Concetto questo che è allegorizzato dalle parole del profeta Geremia (23:29): Forse che le Mie parole non sono come fuoco?


Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
Leggi

iniziativa rivolta ai giovani 
Beni culturali ebraici in Italia,

la Fondazione lancia il bando
Giovani interessati a lavorare nella catalogazione del patrimonio culturale ebraico, in particolare attraverso l’aggiornamento dei dati presenti nelle schede redatte negli anni ’80 nell’ambito del Progetto ARS – Presenza ebraica in Italia, conservati in formato cartaceo presso il Centro Bibliografico dell’UCEI.
A ricercarli è la Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, che dà notizia del bando attraverso una comunicazione del suo presidente Dario Disegni.
Leggi

pilpul
Coerenza e credibilità
A proposito della risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su questo notiziario abbiamo già letto uno spettro di opinioni molto variegate. E come sempre c’è chi lo ha criticato per aver dato troppo spazio a chi non apprezza l’attuale governo israeliano. Per par condicio mi permetto per una volta una critica di segno opposto: siamo sicuri che il modo più neutrale per dare una notizia sia citare, seppure tra virgolette, il commento del primo ministro israeliano o dall’ambasciatore di Israele all’Onu? Siamo sicuri che titoli come “Mentre in Siria ci sono i massacri le Nazioni Unite si occupano d’Israele” o “All’Onu, l’ennesima vergogna. Prenderemo provvedimenti” sul portale di informazione edito dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non vengano percepiti come la posizione ufficiale dell’ebraismo italiano? O forse era proprio questa l’intenzione? In tal caso devo dire che questa scelta (se era voluta) mi spaventa un po’. Un conto è dire che gli ebrei italiani sono solidali con Israele, un altro è dire che gli ebrei italiani fanno propria in modo acritico qualunque opinione il governo israeliano in carica intenda esprimere. Nel caso specifico, poi, vedo alcuni problemi che mi sembrano meritare una riflessione.

Anna Segre, insegnante
Leggi

Amici e nemici 
Tra i tanti commenti comparsi in questi giorni sui social network e sui profili pubblici, facenti parte di quella galassia non ben definibile che gravita intorno al mondo ebraico italiano, in risposta ad alcuni articoli apparsi su queste pagine – i quali inevitabilmente si potrà essere in accordo o in disaccordo – mi sono saltati particolarmente all’occhio quelli di due utenti che sostenevano, riassumendo, che Israele dovrebbe “diventare una dittatura, e che se vuole sopravvivere dovrebbe sacrificare la propria democrazia perché non può permettersi al suo interno la presenza di voci – naturalmente “antisemite” – in controtendenza con la propria maggioranza”. Una ripresa un po’ di quel detto spagnolo “Cría cuervos, y te sacarán los ojos”. Si tratta di commenti sicuramente isolati ed irrilevanti, ma forse le categorie di “amici” e “nemici” di Israele dovrebbero essere talvolta ripensate.

Francesco Moises Bassano
Leggi

Diario del soldato - Speranza
Siamo alla vigilia di un nuovo anno civile, di una pagina bianca della storia pronta per essere scritta.
Chiudiamo così un altro duemila che verrà ricordato più per le disgrazie che ha portato con sé, che per i pochi e vani tentativi di progredire e migliorarsi.
Ricorderemo poco di ciò che è accaduto, perché nell’era degli smartphone anche le ferite si devono rimarginare alla velocità di un click.
Ricorderemo la Brexit e il No alla riforma costituzionale, il sorriso trionfante di Donald è l’overall bianco di Melania.
Ricorderemo Haifa e le alture del Golan in fiamme, i funerali dell’infermiera Hadas e della piccola Hallel, il decreto su Gerusalemme dell’Unesco e la nuova intifada dei coltelli. Che tanto nuova poi non è.
Ricorderemo Parigi e Bruxelles, la Turchia e la Siria.


David Zebuloni
Leggi

Il dono del fuoco 
Quanto ci soffermiamo sulle fiamme che ardono nella Chanukkiah? Non è forse il fuoco uno dei primi e più grandi tesori dati all’umanità? Secondo un midrash D. infatti donò il fuoco ad Adam all’uscita di Shabbat. Al contrario, secondo la mitologia greca è l’uomo, Prometeo, che lo ruba agli dei. Che differenza può esserci tra un fuoco rubato e un fuoco donato? Il furto si nasconde. Il dono varca sempre la propria soglia. Imitando un atto divino allora poniamo alle porte e alle finestre le nostre luci. Queste andranno oltre le nostre case.

Ilana Bahbout

"Netanyahu è stato offeso"
Il professor Sergio Della Pergola, nel suo settimanale intervento sul notiziario Pagine Ebraiche 24, è riuscito a criticare contemporaneamente il cambiamento della politica USA ordinato da Obama nella votazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU, che definisce “perfida e sottile vendetta politica”, e tutta la politica del suo primo ministro Netanyahu, regolarmente rieletto dal popolo di Israele durante gli otto anni della presidenza di Obama, al punto dal richiederne, al termine del suo intervento, il “licenziamento immediato”.
Peccato che, nella sua ben nota idiosincrasia nei confronti di Netanyahu, Della Pergola faccia affermazioni molto discutibili, ed ometta realtà che distruggerebbero le sue tesi.


Raffaele Besso, Consigliere Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Leggi



moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.