società
Contro l'assenza di regole
I brand lasciano Youtube
La
scorsa settimana è stata davvero difficile per Google: grandi aziende
hanno sospeso le loro campagne pubblicitarie su YouTube (che appartiene
a Big G) dopo aver scoperto, grazie a un'inchiesta del Times, che i
loro annunci erano associati a video di propaganda razzista o jihadista
e ne avevano involontariamente foraggiato gli autori. Per il gigante
del web, una perdita di milioni di dollari. Il caso potrebbe avere
effetti importanti, perché mette a rischio il dominio incontrollato di
Google (e Facebook) sull'industria pubblicitaria, il loro bullismo
gentile nei confronti dei media tradizionali e, alla lunga, la (forse
troppo) grande influenza che hanno sulle nostre vite. Non abbiamo a che
fare infatti solo con una perdita in termini di reputazione, come nello
scandalo delle fake news che ha costretto il social network a
introdurre meccanismi di verifica (tutti da verificare a loro volta).
Qui si tratta di soldi: Google, come Facebook una macchina da
pubblicità, viene colpita al core (business). Finora, come spiega il
Guardian, i signori della Silicon Valley hanno contato sulla naiveté
degli inserzionisti. . I brand non sanno nemmeno dove finiscono i loro
annunci. Il «programmatic advertising» promette loro una
«targetizzazione» precisa, gli fa cioè credere che il loro messaggio
raggiungerà le persone giuste nel modo giusto.
Gianluca Mercuri, Corriere della Sera
28 marzo 2017
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