Paolo Sciunnach, insegnante | Schiavi
fummo del Faraone in Egitto. E perché? Per quale motivo? Ci sono
centinaia di interpretazioni. Ma una mi è cascata all’occhio di recente
vista la sua attualità.
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Anna
Foa,
storica |
Ho
riletto recentemente, dopo venticinque anni, Se non ora quando?, il
romanzo scritto da Primo Levi nel 1982. Devo dire che non mi ricordavo
che fosse così bello. È impressionante come le problematiche che tratta
siano ancora attuali e aperte, come la sua narrazione dischiuda un
mondo che in Italia è ancora sconosciuto ai più, quello dei partigiani
ebrei, della Resistenza ebraica, dei sionisti polacchi e russi. Le cose
che racconta consentono ancor oggi agli ebrei italiani, tanto vicini ad
Israele, una forte immedesimazione. E ciò, nonostante Levi venisse,
come sappiamo, da un mondo laico e integrato, in cui l’identità ebraica
era sì accarezzata e protetta, ma derivava dalle memorie famigliari,
dalla propria storia in quanto ebrei, non dalla terra. Un universo in
cui l’identità precipua dell’ebreo, quella che lo rendeva particolare e
prezioso, derivava dall’esser minoranza, dal vivere nella diaspora, tra
i mondi. Ma anche ora che a pensarla così siamo sempre meno, il libro è
prezioso per tutti, per i non ebrei come per gli ebrei che non possono
non ritrovarvi tanta parte della loro anima.
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La strage e l'indifferenza
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Sono
oltre 40 i morti del doppio attentato rivendicato dall’Isis contro due
chiese copte in Egitto: due kamikaze si sono fatti esplodere nelle
chiese di Tanta, cittadina sobborgo del Cairo, e di Alessandria, dove
il patriarca Tawadros II aveva detto messa nella domenica delle Palme
(La Stampa). “In questa stagione, nell’imminenza delle celebrazioni
pasquali, i giorni di festa vengono adombrati dal lutto ma allo stesso
tempo rafforzati dai nostri sentimenti di solidarietà. A nome di tutti
gli ebrei italiani, desidero esprimere la più profonda vicinanza alla
comunità copta e a tutti i cristiani del mondo”, il messaggio della
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
“Ancora una volta, oggi, come ieri, come l’altro ieri, vengono colpiti
innocenti esseri umani ‘colpevoli’ di seguire una religione diversa. –
denuncia la presidente – È nostro doveroso e comune impegno quello di
non cedere all’indifferenza, di non recedere dal patto che ci lega alla
vita e di tramandare con più fermezza ai nostri figli i i valori della
convivenza e della libertà”. Mette invece in guardia da chi usa la
difesa delle minoranze come strumento di repressione Alberto Melloni su
Repubblica, parlando della complicata situazione della Chiesa copta in
Egitto. Sostenendo l’importanza dell’imminente viaggio al Cairo di
Bergoglio (tra 20 giorni), Melloni spiega che questi “potrà chiedere
pace per tutti e non solo garanzie per i suoi correligionari”. “La
‘protezione dei cristiani’ infatti non è una garanzia, – scrive Melloni
– ma un’arma in mano ai regimi: che, come sa bene la chiesa copta, la
danno o la tolgono con sospetta puntualità”. Una protezione, si legge
ancora nell’analisi, che “nasce dalla falsa coscienza occidentale e che
rischia di favorire a fin di bene il disegno della sanguinaria canaglia
jihadista che vuole espungere i cristiani dalla terra di Abramo,
identificandoli come estranei e consegnandoli a chi è pronto ad
accoglierli”.
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il tema dell'identità in un nuovo libro Segnalibro - Carciofi alla giudia
“Dopo
tanta letteratura ashkenazita che per secoli si è interrogata sul tema
dell’uomo ebreo che si innamora di una ‘gentile’, una donna non ebrea,
ho pensato fosse giusto portare un contributo dalla prospettiva
esattamente opposta. In questo libro, c’è molto della mia storia
personale, dei miei incontri, dei miei legami familiari. Anche se
diverse questioni sono evidentemente romanzate”.
È una delle grandi novità editoriali di questi giorni. Carciofi alla giudia,
pubblicato da Mondadori, conquista per la freschezza, l’ironia, i colpi
di scena di una vicenda in cui si rincorrono commedia e dramma, empatia
e incomunicabilità, con al centro argomenti identitari piuttosto
complessi. L’incontro tra mondi diversi, la continua ricerca di un
equilibrio non sempre alla portata.
A firmarlo è Elisabetta Fiorito, giornalista parlamentare per Radio24
oltre che autrice teatrale di successo (è vincitrice del premio Fersen
per la drammaturgia nel 2016).
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Oltremare - Alla metà del mese |
“Alla
metà del mese che di Nissan ha il nome – Noi festeggiam la Pasqua ed or
dirovvi il come – Le usate cerimonie prima di cominciare – A mensa si
preparano azzime ed erbe amare – Son queste in rimembranza dell’aspra
schiavitù con cui in Egitto oppressa la Nazion nostra fu – Tre azzime e
pur lattuga, un uovo e dell’aceto, – e uno zampin d’arrosto secondo il
consueto.”
Non so se qualcuno al di fuori della mia famiglia inizi il Seder di
Pesach con questa poesia, e poi introduce con ulteriori versi tutte le
fasi della Haggada, ma a casa mia un Seder non si comincia senza che si
decantino ad alta voce questi versi, contenuti in due fogli di carta
velina dattiloscritti di epoca medio-novecentesca. Si narra che il
testo abbia origini più antiche, e in effetti il linguaggio aulico
tradisce l’appartenenza a una non meglio identificata metà Ottocento.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - Contraddizioni
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Già
nelle scorse settimane sono apparse le contraddizioni tra la pratica
amministrativa di Trump alla Casa Bianca e la sua campagna elettorale.
Cosi come i dolorosi stop a due dei principali obiettivi annunciati
prima della sua elezione: fermare l’immigrazione dai paesi islamici (e
dell’America latina) e riformare la legge sanitaria. Entrambe queste
iniziative si sono velocemente arenate. La prima ad opera dei Tribunali
che hanno ripetutamente bloccato gli ordini esecutivi sull’immigrazione
dai 9 paesi musulmani; mentre la revisione dell’Obama-care è stata
addirittura bloccata da alcuni parlamentari repubblicani al Congresso.
Anselmo Calò
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