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 16 Maggio 2017 - 20 Iyar 5777

 



alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di Tobia Zevi e Mario Avagliano.
 
 
"Menorah, un segno di pace"
II simbolo dei simboli che si fa metafora e poi rappresentazione. È potente e suggestiva, scrive il Messaggero, la mostra sulla Menorah allestita tra Musei Vaticani e Museo ebraico di Roma (ieri la presentazione alla stampa, oggi l’inaugurazione al pubblico). “Dopo quasi due millenni fa risorgere la Menorah d’oro perduta, indicando la via. Illuminandola. Come se la Menorah della leggenda e del mito riprendesse vita in altra forma. Un segno di pace in un momento in cui attorno tutto sembra insinuare che le guerre di religione siano un destino ineluttabile”.
Difficile che una mostra sia, nello stesso tempo, scientificamente ineccepibile e anche profondamente significativa di una svolta storico-culturale. “Capita qui a Roma con ‘La Menorà/ Culto, storia e mito’ che si apre oggi” si legge sul dorso locale del Corriere.

Migranti, la sentenza della Cassazione. “I migranti devono conformarsi ai nostri valori”. Lo ha stabilito la Cassazione condannando un indiano sikh, che girava con un coltello sacro kirpan, a 2mila euro di ammenda (molti giornali ne parlano, tra cui Repubblica. Scrivono i giudici: “È essenziale l’obbligo per l’immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale”.
La società multietnica, si legge ancora, è una necessità. “Ma – viene sottolineato – non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali configgenti, a seconda delle etnie che la compongono, ostandovi l’unicità del tessuto culturale e giuridico del nostro Paese che individua la sicurezza pubblica come un bene da tutelare e, a tal fine, pone il divieto del porto di armi e di oggetti atti ad offendere”.
“Ci preoccupa la fanfara della xenofobia, che userà la sentenza come un’arma nei confronti di qualcuno” dice il parlamentare democratico Emanuele Fiano.

Siria, orrore nella prigione militare. Il regime siriano avrebbe costruito forni crematori nella prigione militare di Sednaya, a circa 45 chilometri da Damasco, per bruciare i cadaveri degli oppositori uccisi e cancellare così le prove dei suoi crimini. A darne notizia l’assistente segretario di Stato americano per il Medio Oriente, Stuart Jones, durante una conferenza stampa che si è svolta alla vigilia del primo viaggio che il presidente Trump farà nella regione. “Questo orrore avrà un peso sulla linea che Washington prenderà nei confronti di Damasco” sottolinea la Stampa.
Per Amnesty International quel carcere sarebbe un “mattatoio umano”. Riflette sul Corriere la studiosa Donatella Di Cesare: “Il forno crematorio è l’apice della disumanizzazione. Vuol dire togliere l’umanità all’altro, al punto da poterlo non solo uccidere con intenzionalità, in una catena di montaggio, ma anche bruciare e ridurre a cenere”.

Firenze-Assisi, la corsa dei ciclisti israeliani. I ciclisti della Israel Cycling Academy (con la collaborazione di Pagine Ebraiche) percorreranno oggi la tratta Firenze-Assisi per ricordare Gino Bartali. Forte l’attenzione mediatica su questa iniziativa, presentata nelle sc: anche oggi a parlarne diversi giornali, dalla Gazzetta dello sport ai dorsi toscani dei principali quotidiani.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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