Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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È
sempre così imbarazzante vivere, virtualmente da israeliano, il secondo
giorno di Moed della Diaspora. Vedere online coloro che sarebbero
chiamati ad osservare un giorno di festa e che altrove si definiscono
ortodossi mi lascia perplesso, forse anche un po’ amareggiato, non
certo perché esista la libertà individuale, quella è sempre ben
accetta, ma perché esiste l’ipocrisia e quella la modernità la scopre
senza appello.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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La
trasformazione della percezione dello Stato d’Israele nell’immaginario
della società italiana e nelle dichiarazioni politiche (a cui seguono
precise strategie diplomatiche) è un elemento importante per
comprendere la storia degli ultimi decenni e le dinamiche del presente.
Riflettere sui cambiamenti avvenuti, proporre letture possibili al di
là delle solite scontate scaramucce retoriche che caratterizzano le
contrapposte tifoserie dei social network, è il compito che si assumono
le redazioni giornalistiche più accorte e naturalmente gli studiosi che
si interrogano sull’interpretazioni delle fonti e producono nuove
questioni problematiche sulle dinamiche del conflitto mediorientale
(per una bibliografia indicativa si veda qui).
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Manila, attacco al resort
Polizia: "non è terrorismo”
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In
un resort di Manila, nelle Filippine, si è scatenato il panico nella
notte quando un uomo armato è entrato all’interno della struttura.
Secondo i media, ci sarebbero 36 morti e alcune decine di feriti. Le
vittime sarebbero state causate da asfissia. “Dopo la mezzanotte si
sono sentite esplosioni, poi è stato un crescendo di notizie
drammatiche – riporta il Corriere – secondo le quali alcuni uomini che
indossavano cappucci neri sono entrati nei locali sparando, appiccando
il fuoco ai tavoli del casinò e poi muovendosi tra i piani mentre la
gente fuggiva”. Per le autorità filippine però non si è trattato di un
attentato terroristico – l’Isis nelle scorse ore ne ha rivendicato la
paternità – e solo un uomo sarebbe coinvolto nell’attacco. Il capo
della polizia metropolitana, Oscar Albayalde, ha detto che la persona
sospetta – uno straniero, forse di lingua inglese – è stata trovata
senza vita al quinto piano dell’edificio che ospita il Resorts World
Manila. Secondo Albayalde l’uomo si sarebbe sparato. Alcune
ricostruzioni dicono che sia entrato nella sala del casinò del resort e
abbia dato fuoco ad alcuni tavoli da gioco.
Trump, ambasciata Usa rimane a Tel Aviv. Il presidente americano Donald
Trump ha firmato il provvedimento che ritarda di sei mesi lo
spostamento a Gerusalemme dell’ambasciata Usa da Tel Aviv. La Casa
Bianca ha dichiarato che “nessuno deve considerare questa mossa come un
passo indietro nell’appoggio a Israele e all’alleanza fra Stati Uniti e
Israele. Il presidente ha assunto la decisione per massimizzare le
chance di successo nel negoziare un accordo fra Israele e i
palestinesi. Trump ha ribadito l’intenzione di spostare l’ambasciata,
il tema non è se accadrà o meno ma quando accadrà”. Per bocca del suo
Premier Benjamin Netayahu, il governo d’Israele si è detto deluso ma
“apprezza l’espressione dell’amicizia del presidente Trump e il suo
impegno a muovere l’ambasciata nel futuro” (Il Messaggero).
La Guerra dei Sei giorni e la pace oggi. Proseguono gli approfondimenti
sui quotidiani italiani riguardo al cinquantenario della Guerra dei Sei
Giorni. Su Repubblica Bernardo Valli ricorda in un lungo reportage il
conflitto visto dal fronte egiziano. Sul Corriere è invece il
giornalista israeloamericano Yossi Klein Halevi a fare un analisi delle
conseguenze della guerra del ’67 che vide vittorioso Israele sui vicini
arabi. Secondo il giornalista, due sono le visioni legate alla Guerra
dei Sei giorni: ci sono i pessimisti, secondo cui da cinquant’anni a
oggi ben poco “è cambiato negli atteggiamenti del mondo arabo nei
confronti di Israele”. E gli ottimisti che dicono che il conflitto ha
“contribuito a trasformare un piccolo Stato agrario e marginale di
appena tre milioni di abitanti nella potenza tecnologica di oggi”. “Il
Paese – afferma l’autore – creato nel giugno ’67 deve liberarsi dai
traumi di quello del maggio ’67. La comunità internazionale, tuttavia,
spesso rafforza le tesi dei pessimisti. La legittimità di Israele resta
una questione aperta nel mondo islamico e sempre di più anche in alcuni
settori dell’opinione pubblica occidentale”. Sul Venerdì di Repubblica,
Corrado Augias scrive invece dell’ultimo libro dell’analista militare
israeliano Ahron Bregman, La vittoria maledetta (Einaudi), dedicato ai
Sei giorni.
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le anticipazioni di pagine ebraiche
Migranti, Mediterraneo, identità Gentiloni e i temi in sinagoga
Dall’esilio
forzato dai paesi arabi ai flussi migratori contemporanei: un fenomeno
recente ma destinato a durare nel tempo, ad essere sempre più al centro
dell’agenda politica. Un tema complesso, verrà sottolineato, ma che
l’Italia e l’Europa non possono sottrarsi dal governare; Mediterraneo
come sfida, ma anche come casa di tante culture chiamate ad essere
protagoniste di un dialogo e di un confronto ritenuti imprescindibili;
e inoltre, con riferimento al Cinquantenario del loro arrivo in Italia,
lo straordinario apporto degli ebrei di Libia non soltanto alla vita
comunitaria ma anche all’intero sistema paese. Un apporto, verrà
riconosciuto, che si è sempre distinto per un estro e una fantasia
fuori dal comune.
Questi alcuni temi particolarmente significativi che saranno affrontati
dal premier Paolo Gentiloni in occasione della sua visita alla sinagoga
di Roma, martedì prossimo, per le celebrazioni del 50esimo anniversario
dell’arrivo degli ebrei di Libia nella Capitale. A condividerli con
Pagine Ebraiche lo staff del premier, che sarà accolto in sinagoga dal
rabbino capo rav Riccardo Di Segni, dalla presidente della Comunità
ebraica romana Ruth Dureghello e dalla presidente UCEI Noemi Di Segni.
Nell’occasione, un particolare omaggio sarà reso a due storiche figure di questa comunità: Shalom Tesciuba e Sion Burbea. Leggi
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festival economia
"Festa della Repubblica e salute,
l'investimento sul futuro italiano"
Investire
in salute e soprattuto in prevenzione, riducendo le disuguaglianze
nell’accesso dei cittadini alla cure mediche può essere economicamente
vantaggioso. Da questo concetto parte la dodicesima edizione del
Festival dell’Economia di Trento che si è aperta ieri pomeriggio, in
Sala Depero nel Palazzo della Provincia. Un tema, quello della “salute
disuguale” scelto per l’edizione 2017, molto complesso che fino a
domenica sarà esaminato da diverse angolature e punti di vista, non
solo economici, da molti ospiti e a cui Pagine Ebraiche – presente al
Festival - ha dedicato il dossier Mercati e Valori, del numero
attualmente in distribuzione. "Ormai è dimostrato – ha sottolineato
Tito Boeri, direttore scientifico del Festival - che chi ha avuto
lunghi periodi di disoccupazione può avere, anche diversi anni
dopo, problemi di salute molto seri. Nella lunga recessione - ha
ricordato Boeri - ad esempio sono aumentati i disturbi di
natura mentale e quasi metà dell'incremento di questi disturbi è
associato ai dati di disoccupazione molto elevati. Per questo è
importante affrontare i temi del lavoro e del precariato, soprattutto
quello relativo alla disoccupazione giovanile, un problema sociale
molto importante su cui dobbiamo discutere in maniera aperta”. Uno
spunto che ha dato l’occasione a Boeri, in veste di presidente
dell’Inps, di parlare dei nuovi voucher proposti dal Governo. "Il nuovo
contratto - ha ricordato Boeri - prevede per ogni ora lavorata 12 euro
a carico del datore di lavoro, che diventano 9 in tasca al
lavoratore e sarà gestito dall'Inps che potrà verificare anche con il
lavoratore che la prestazione sia effettivamente avvenuta”. E l'odierna
festa della Repubblica è stata anche occasione per riflettere sulla
situazione della sanità italiana, come accaduto nell'incontro “Si fa
presto a dire universale, sistemi a confronto”. "In Italia – ha detto
Sabina Nuti, docente alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa –
eroghiamo molto in termini di servizi, ma dobbiamo chiederci se stiamo
ergoando alle persone che veramente ne hanno bisogono e dobbiamo anche
preoccuparci di come possiamo fare far nascere nei nostri operatori la
competenza per intercettare gli utenti realmente bisognosi".
(Foto di Marco Simonini)
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festival economia - il nobel a pagine ebraiche
Alvin Roth: "Riparare il mondo,
principio ebraico ed economico"
“Stavamo
inseguendo Alvin Roth da anni, ben prima che nel 2012 si aggiudicasse
il premio Nobel dell’Economia, perché la sua carriera scientifica è una
lezione sul metodo degli economisti. Spesso percepiti come persone che
lavorano su modelli matematici, che fanno cose estremamente complicate
e poco utili. Roth con la sue ricerche e sperimentazioni ha invece
dimostrato come con i modelli matematici si possano affrontare problemi
concreti e salvare molte vite umane”. Così il direttore scientifico del
Festival Economia Tito Boeri ha presentato ieri uno dei principali
ospiti di questa edizione della rassegna in corso a Trento:
l'economista Alvin Roth. Premio Nobel nel 2012, Roth ha spiegato a
Pagine Ebraiche alcuni punti salienti del suo lavoro, raccontando di
ispirarsi al principio ebraico del Tikkun Olam.
“Sicuramente mi ispiro al concetto di Tikkun Olam, di riparare il
mondo. E penso che anche l’economia debba avere questo ruolo: capire le
cose ma anche farle funzionare meglio”. Difficile dare dell’utopista ad
Alvin Roth, premio Nobel per l’Economia nel 2012 assieme a Lloyd
Shapley “per la teoria delle allocazioni stabili e la pratica della
progettazione dei mercati”. L’algoritmo che gli ha permesso di vincere
uno dei più prestigiosi riconoscimenti nel suo campo è la
dimostrazione del suo pragmatismo: “immaginiamo un medico, un avvocato,
o un professore universitario a inizio carriera. – scriveva sul Sole 24
Ore l’economista Francesco Guala per spiegare il contributo di Roth e
Shapley – Tutti questi professionisti si trovano ad affrontare un
problema di matching, trovare il posto “giusto” per la persona
“giusta”, devono cioè scegliere ed essere scelti. Il mercato in teoria
dovrebbe accoppiare ogni candidato al datore di lavoro più
appropriato, prendendo in considerazione le preferenze di entrambe le
parti riguardo a stipendio, abilità, aspirazioni, eccetera”. Questo
però non avviene in forma automatica e qui entra in gioco il meccanismo
ideato da Roth, che ha poi adeguato il suo lavoro a un settore ancora
più delicato: il trapianto e lo scambio di reni. Come racconta a Pagine
Ebraiche lo stesso premio Nobel, a questo ultimo lavoro – che permette
di salvare vite umane costruendo catene di donatori e pazienti – Roth
ci è arrivato dopo un percorso lungo, dopo tante ricerche e senza
un’idea preordinata. Ciò che sembra averlo accompagnato sempre è quel
concetto da lui stesso citato di Tikkun Olam, di volontà di riparare il
mondo. “Sono cresciuto in una famiglia ebraica conservative (corrente
dell’ebraismo), ho fatto le scuole ebraiche e mio fratello èun ebreo
hassidico. Certo tutto questo ha un’influenza su chi sono”. Leggi
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qui firenze
Limmud 5777, lavori al via
Si
sono aperti questa mattina a Firenze i lavori della quarta edizione di
Limmud Italia, il momento di incontro ispirato all’iniziativa nata
molti anni fa in Inghilterra che porta al centro, in diverse giornate,
molteplici aspetti di vita e identità ebraica.
“Ovunque vi troviate, Limmud vi porterà un passo avanti nel vostro
cammino ebraico”. Il motto caratteristico del Limmud sarà declinato
attraverso un programma vasto e con un coinvolgimento ancora più forte
in passato di giovani (anche nel comitato organizzativo.
In tutto cinquanta presentazioni, un panel al femminile, una mostra
didattica, canti di Shabbàt. Tutte le sessioni sono dedicate a un tema
ebraico e spaziano fra Torà, scienza e filosofia, storia, arte,
attualità, musica, cucina. Leggi
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La maschera di Shylock |
“Gli ebrei non mi volevano
perché ricordavo loro un ebreo non più attuale
e filtrato dalla propaganda cristiana,
i cristiani mi disprezzavano
perché ricordavo loro
come avevano immaginato e voluto che l’ebreo fosse
e insieme non mi volevano
perché rappresentavo proprio quel frutto
nato dalla cultura giudeo-cristiana…”
(Dallo spettacolo teatrale Il violino di Shylock di Vittorio Pavoncello)
Anna Segre, insegnante
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Who cares |
Mi
risulta un po’ difficile comprendere come qualcuno sia rimasto
ugualmente entusiasta della visita di Donald Trump in Israele, o si sia
emozionato per il suo giro solitario al Kotel. O forse mi sono perso
qualcosa.
Trump si è diretto precedentemente in Arabia Saudita dove è stato
accolto in pompa magna e ha firmato un contratto per la fornitura di
armi per 110 miliardi di dollari, ha passato poi una breve giornata in
Israele, dopo di ché è corso nei territori palestinesi a ripetere ad
Abu Mazen le stesse identiche parole sulla “pace possibile” dette a
Netanyahu. Nel suo breve tour nel Mediterraneo Trump ha soltanto
confermato il vincolo di alleanza con Israele degli altri suoi
predecessori, né più né meno.
Francesco Moises Bassano
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