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2 giugno 2017 - 8 Sivan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
È sempre così imbarazzante vivere, virtualmente da israeliano, il secondo giorno di Moed della Diaspora. Vedere online coloro che sarebbero chiamati ad osservare un giorno di festa e che altrove si definiscono ortodossi mi lascia perplesso, forse anche un po’ amareggiato, non certo perché esista la libertà individuale, quella è sempre ben accetta, ma perché esiste l’ipocrisia e quella la modernità la scopre senza appello.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
La trasformazione della percezione dello Stato d’Israele nell’immaginario della società italiana e nelle dichiarazioni politiche (a cui seguono precise strategie diplomatiche) è un elemento importante per comprendere la storia degli ultimi decenni e le dinamiche del presente. Riflettere sui cambiamenti avvenuti, proporre letture possibili al di là delle solite scontate scaramucce retoriche che caratterizzano le contrapposte tifoserie dei social network, è il compito che si assumono le redazioni giornalistiche più accorte e naturalmente gli studiosi che si interrogano sull’interpretazioni delle fonti e producono nuove questioni problematiche sulle dinamiche del conflitto mediorientale (per una bibliografia indicativa si veda qui).
 
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Manila, attacco al resort
Polizia: "non è terrorismo”
In un resort di Manila, nelle Filippine, si è scatenato il panico nella notte quando un uomo armato è entrato all’interno della struttura. Secondo i media, ci sarebbero 36 morti e alcune decine di feriti. Le vittime sarebbero state causate da asfissia. “Dopo la mezzanotte si sono sentite esplosioni, poi è stato un crescendo di notizie drammatiche – riporta il Corriere – secondo le quali alcuni uomini che indossavano cappucci neri sono entrati nei locali sparando, appiccando il fuoco ai tavoli del casinò e poi muovendosi tra i piani mentre la gente fuggiva”. Per le autorità filippine però non si è trattato di un attentato terroristico – l’Isis nelle scorse ore ne ha rivendicato la paternità – e solo un uomo sarebbe coinvolto nell’attacco. Il capo della polizia metropolitana, Oscar Albayalde, ha detto che la persona sospetta – uno straniero, forse di lingua inglese – è stata trovata senza vita al quinto piano dell’edificio che ospita il Resorts World Manila. Secondo Albayalde l’uomo si sarebbe sparato. Alcune ricostruzioni dicono che sia entrato nella sala del casinò del resort e abbia dato fuoco ad alcuni tavoli da gioco.

Trump, ambasciata Usa rimane a Tel Aviv. Il presidente americano Donald Trump ha firmato il provvedimento che ritarda di sei mesi lo spostamento a Gerusalemme dell’ambasciata Usa da Tel Aviv. La Casa Bianca ha dichiarato che “nessuno deve considerare questa mossa come un passo indietro nell’appoggio a Israele e all’alleanza fra Stati Uniti e Israele. Il presidente ha assunto la decisione per massimizzare le chance di successo nel negoziare un accordo fra Israele e i palestinesi. Trump ha ribadito l’intenzione di spostare l’ambasciata, il tema non è se accadrà o meno ma quando accadrà”. Per bocca del suo Premier Benjamin Netayahu, il governo d’Israele si è detto deluso ma “apprezza l’espressione dell’amicizia del presidente Trump e il suo impegno a muovere l’ambasciata nel futuro” (Il Messaggero).

La Guerra dei Sei giorni e la pace oggi. Proseguono gli approfondimenti sui quotidiani italiani riguardo al cinquantenario della Guerra dei Sei Giorni. Su Repubblica Bernardo Valli ricorda in un lungo reportage il conflitto visto dal fronte egiziano. Sul Corriere è invece il giornalista israeloamericano Yossi Klein Halevi a fare un analisi delle conseguenze della guerra del ’67 che vide vittorioso Israele sui vicini arabi. Secondo il giornalista, due sono le visioni legate alla Guerra dei Sei giorni: ci sono i pessimisti, secondo cui da cinquant’anni a oggi ben poco “è cambiato negli atteggiamenti del mondo arabo nei confronti di Israele”. E gli ottimisti che dicono che il conflitto ha “contribuito a trasformare un piccolo Stato agrario e marginale di appena tre milioni di abitanti nella potenza tecnologica di oggi”. “Il Paese – afferma l’autore – creato nel giugno ’67 deve liberarsi dai traumi di quello del maggio ’67. La comunità internazionale, tuttavia, spesso rafforza le tesi dei pessimisti. La legittimità di Israele resta una questione aperta nel mondo islamico e sempre di più anche in alcuni settori dell’opinione pubblica occidentale”. Sul Venerdì di Repubblica, Corrado Augias scrive invece dell’ultimo libro dell’analista militare israeliano Ahron Bregman, La vittoria maledetta (Einaudi), dedicato ai Sei giorni.
 
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  davar
le anticipazioni di pagine ebraiche
Migranti, Mediterraneo, identità
Gentiloni e i temi in sinagoga

Dall’esilio forzato dai paesi arabi ai flussi migratori contemporanei: un fenomeno recente ma destinato a durare nel tempo, ad essere sempre più al centro dell’agenda politica. Un tema complesso, verrà sottolineato, ma che l’Italia e l’Europa non possono sottrarsi dal governare; Mediterraneo come sfida, ma anche come casa di tante culture chiamate ad essere protagoniste di un dialogo e di un confronto ritenuti imprescindibili; e inoltre, con riferimento al Cinquantenario del loro arrivo in Italia, lo straordinario apporto degli ebrei di Libia non soltanto alla vita comunitaria ma anche all’intero sistema paese. Un apporto, verrà riconosciuto, che si è sempre distinto per un estro e una fantasia fuori dal comune.
Questi alcuni temi particolarmente significativi che saranno affrontati dal premier Paolo Gentiloni in occasione della sua visita alla sinagoga di Roma, martedì prossimo, per le celebrazioni del 50esimo anniversario dell’arrivo degli ebrei di Libia nella Capitale. A condividerli con Pagine Ebraiche lo staff del premier, che sarà accolto in sinagoga dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni, dalla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e dalla presidente UCEI Noemi Di Segni.
Nell’occasione, un particolare omaggio sarà reso a due storiche figure di questa comunità: Shalom Tesciuba e Sion Burbea.
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festival economia
"Festa della Repubblica e salute,
l'investimento sul futuro italiano"

Investire in salute e soprattuto in prevenzione, riducendo le disuguaglianze nell’accesso dei cittadini alla cure mediche può essere economicamente vantaggioso. Da questo concetto parte la dodicesima edizione del Festival dell’Economia di Trento che si è aperta ieri pomeriggio, in Sala Depero nel Palazzo della Provincia. Un tema, quello della “salute disuguale” scelto per l’edizione 2017, molto complesso che fino a domenica sarà esaminato da diverse angolature e punti di vista, non solo economici, da molti ospiti e a cui Pagine Ebraiche – presente al Festival - ha dedicato il dossier Mercati e Valori, del numero attualmente in distribuzione. "Ormai è dimostrato – ha sottolineato Tito Boeri, direttore scientifico del Festival - che chi ha avuto lunghi periodi di disoccupazione può avere, anche diversi anni dopo, problemi di salute molto seri. Nella lunga recessione - ha ricordato Boeri - ad esempio sono aumentati i disturbi di natura mentale e quasi metà dell'incremento di questi disturbi è associato ai dati di disoccupazione molto elevati. Per questo è importante affrontare i temi del lavoro e del precariato, soprattutto quello relativo alla disoccupazione giovanile, un problema sociale molto importante su cui dobbiamo discutere in maniera aperta”. Uno spunto che ha dato l’occasione a Boeri, in veste di presidente dell’Inps, di parlare dei nuovi voucher proposti dal Governo. "Il nuovo contratto - ha ricordato Boeri - prevede per ogni ora lavorata 12 euro a carico del datore di lavoro, che diventano 9 in tasca al lavoratore e sarà gestito dall'Inps che potrà verificare anche con il lavoratore che la prestazione sia effettivamente avvenuta”. E l'odierna festa della Repubblica è stata anche occasione per riflettere sulla situazione della sanità italiana, come accaduto nell'incontro “Si fa presto a dire universale, sistemi a confronto”. "In Italia – ha detto Sabina Nuti, docente alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa – eroghiamo molto in termini di servizi, ma dobbiamo chiederci se stiamo ergoando alle persone che veramente ne hanno bisogono e dobbiamo anche preoccuparci di come possiamo fare far nascere nei nostri operatori la competenza per intercettare gli utenti realmente bisognosi".

(Foto di Marco Simonini)

 

festival economia - il nobel a pagine ebraiche
Alvin Roth: "Riparare il mondo,
principio ebraico ed economico"

“Stavamo inseguendo Alvin Roth da anni, ben prima che nel 2012 si aggiudicasse il premio Nobel dell’Economia, perché la sua carriera scientifica è una lezione sul metodo degli economisti. Spesso percepiti come persone che lavorano su modelli matematici, che fanno cose estremamente complicate e poco utili. Roth con la sue ricerche e sperimentazioni ha invece dimostrato come con i modelli matematici si possano affrontare problemi concreti e salvare molte vite umane”. Così il direttore scientifico del Festival Economia Tito Boeri ha presentato ieri uno dei principali ospiti di questa edizione della rassegna in corso a Trento: l'economista Alvin Roth. Premio Nobel nel 2012, Roth ha spiegato a Pagine Ebraiche alcuni punti salienti del suo lavoro, raccontando di ispirarsi al principio ebraico del Tikkun Olam.

“Sicuramente mi ispiro al concetto di Tikkun Olam, di riparare il mondo. E penso che anche l’economia debba avere questo ruolo: capire le cose ma anche farle funzionare meglio”. Difficile dare dell’utopista ad Alvin Roth, premio Nobel per l’Economia nel 2012 assieme a Lloyd Shapley “per la teoria delle allocazioni stabili e la pratica della progettazione dei mercati”. L’algoritmo che gli ha permesso di vincere uno dei più prestigiosi riconoscimenti nel suo campo è la dimostrazione del suo pragmatismo: “immaginiamo un medico, un avvocato, o un professore universitario a inizio carriera. – scriveva sul Sole 24 Ore l’economista Francesco Guala per spiegare il contributo di Roth e Shapley – Tutti questi professionisti si trovano ad affrontare un problema di matching, trovare il posto “giusto” per la persona “giusta”, devono cioè scegliere ed essere scelti. Il mercato in teoria dovrebbe accoppiare ogni candidato al datore di lavoro più appropriato, prendendo in considerazione le preferenze di entrambe le parti riguardo a stipendio, abilità, aspirazioni, eccetera”. Questo però non avviene in forma automatica e qui entra in gioco il meccanismo ideato da Roth, che ha poi adeguato il suo lavoro a un settore ancora più delicato: il trapianto e lo scambio di reni. Come racconta a Pagine Ebraiche lo stesso premio Nobel, a questo ultimo lavoro – che permette di salvare vite umane costruendo catene di donatori e pazienti – Roth ci è arrivato dopo un percorso lungo, dopo tante ricerche e senza un’idea preordinata. Ciò che sembra averlo accompagnato sempre è quel concetto da lui stesso citato di Tikkun Olam, di volontà di riparare il mondo. “Sono cresciuto in una famiglia ebraica conservative (corrente dell’ebraismo), ho fatto le scuole ebraiche e mio fratello èun ebreo hassidico. Certo tutto questo ha un’influenza su chi sono”.
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adottata a bruxelles la definizione dell'ihra
Parlamento Ue agli Stati membri:
Fate di più contro l'antisemitismo

“L’incitamento all’odio e la violenza nei confronti dei cittadini ebrei europei sono incompatibili con i valori dell’Ue, per cui tutti gli Stati membri devono adottare misure per garantire” la loro sicurezza. È quanto recita la risoluzione approvata ieri dal Parlamento dell’Unione Europea che chiede a ciascun Stato membro di adottare la definizione operativa di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), rete intergovernativa composta da 31 nazioni e impegnata nel promuovere l’educazione della Memoria della Shoah. “È un giorno storico per la lotta contro l’odio antisemita e per la protezione degli ebrei d’Europa”, ha dichiarato il presidente dello European Jewish Congress Moshe Kantor. Da Bruxelles arriva la richiesta ai leader politici nazionali di opporsi “sistematicamente e pubblicamente” alle dichiarazioni antisemite e la richiesta che ogni Stato membro di nomini un coordinatore nazionale per combattere l’antisemitismo. Nel documento si evidenzia che “la motivazione razziale deve rappresentare un aggravante nella persecuzione di atti criminali, e che gli atti antisemiti su internet dovrebbero essere perseguiti proprio come quelli commessi offline”. A riguardo, si sottolinea come i motori di ricerca, i social media e le piattaforme “dovrebbero intraprendere azioni più decise per combattere l’odio antisemita”.
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qui roma
L’ebraico e le “giudeolingue”,
gli studiosi a confronto

“Le lingue degli ebrei: problemi e metodi”.
È il titolo del grande convegno in due giornate che sarà ospitato mercoledì 7 e giovedì 8 giugno nei locali del Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Pensato nei suoi diversi momenti da un comitato scientifico-organizzativo composto da Raffaella Di Castro, Laura Minervini, Alessandra Veronese e Fabrizio Franceschini, il convegno riprende e approfondisce il tema delle lingue e dei dialetti ebraici proposto in occasione dell’ultima Giornata Europea della Cultura Ebraica e affrontato, sempre al Centro Bibliografico, nel corso dei lavori del convegno “Yafet nelle tende di Shem. L’ebraico in traduzione” dello scorso autunno.
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qui firenze
Limmud 5777, lavori al via
Si sono aperti questa mattina a Firenze i lavori della quarta edizione di Limmud Italia, il momento di incontro ispirato all’iniziativa nata molti anni fa in Inghilterra che porta al centro, in diverse giornate, molteplici aspetti di vita e identità ebraica.
“Ovunque vi troviate, Limmud vi porterà un passo avanti nel vostro cammino ebraico”. Il motto caratteristico del Limmud sarà declinato attraverso un programma vasto e con un coinvolgimento ancora più forte in passato di giovani (anche nel comitato organizzativo.
In tutto cinquanta presentazioni, un panel al femminile, una mostra didattica, canti di Shabbàt. Tutte le sessioni sono dedicate a un tema ebraico e spaziano fra Torà, scienza e filosofia, storia, arte, attualità, musica, cucina.
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pilpul
La maschera di Shylock
“Gli ebrei non mi volevano
perché ricordavo loro un ebreo non più attuale
e filtrato dalla propaganda cristiana,
i cristiani mi disprezzavano
perché ricordavo loro
come avevano immaginato e voluto che l’ebreo fosse
e insieme non mi volevano
perché rappresentavo proprio quel frutto
nato dalla cultura giudeo-cristiana…”

(Dallo spettacolo teatrale Il violino di Shylock di Vittorio Pavoncello)
 

Anna Segre, insegnante
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Who cares
Mi risulta un po’ difficile comprendere come qualcuno sia rimasto ugualmente entusiasta della visita di Donald Trump in Israele, o si sia emozionato per il suo giro solitario al Kotel. O forse mi sono perso qualcosa.
Trump si è diretto precedentemente in Arabia Saudita dove è stato accolto in pompa magna e ha firmato un contratto per la fornitura di armi per 110 miliardi di dollari, ha passato poi una breve giornata in Israele, dopo di ché è corso nei territori palestinesi a ripetere ad Abu Mazen le stesse identiche parole sulla “pace possibile” dette a Netanyahu. Nel suo breve tour nel Mediterraneo Trump ha soltanto confermato il vincolo di alleanza con Israele degli altri suoi predecessori, né più né meno.


Francesco Moises Bassano
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