26 Giugno 2017 - 2 Tamuz 5777 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Paolo Sciunnach e di
Anna Foa. Nella sezione pilpul una riflessione di Daniela Fubini e Anselmo Calò.
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Jihad, il rischio proselitismo
L'inquietante
figura di Laura Bombonati, l'italiana aspirante jihadista arrestata
nelle scorse ore, continua ad essere protagonista delle cronache. Il
Corriere è andato a Garbagna, il paesino piemontese in provincia di
Alessandro in cui è nata e cresciuta.
"Nessuno si sarebbe reso conto di nulla. Il sindaco Fabio Semino
descrive Lara e la sorella gemella Valentina 'due ragazze
normalissime', che però, 'dai 18 anni in avanti, non si sono mai viste,
nel senso che non vivevano la socialità del paese'" si legge sul
Corriere.
"Colpiva il fatto - aggiunge il primo cittadino - che negli ultimi due
o tre anni Lara era palesemente islamizzata nell'abbigliamento, l'ho
vista con il burqa o il chador, dipende dalle volte". L'ultima comparsa
pubblica in paese risalirebbe a circa un mese fa.
Propaganda terroristica.
La Bombonati stava lavorando per costruire una rete di proseliti in
Italia. "È il sospetto degli investigatori che conoscono molto bene gli
spostamenti tra Siria e Turchia della 'foreign fighter' arrestata
giovedì" scrive Repubblica. Ma, viene specificiato, gli stessi
investigatori devono ancora analizzare migliaia di documenti contenuti
nel cellulare e nel pc che la ragazza aveva intenzione di lasciare a
casa della sorella, a Tortona, prima di partire per Bruxelles. Sono
traduzioni dall'arabo all'italiano, manifesti e manuali del gruppo
islamico Ha'yat Tahrir Al-Sham a cui Bombonati e il marito,
Muhammed-Francesco Cascio, si erano uniti durante il loro ultimo
viaggio in Siria. "Strumenti di propaganda che una volta tradotti - si
legge - avrebbero potuto essere diffusi in rete per reclutare
simpatizzanti dello Stato Islamico".
Il rischio emulazione. Cosa
spinge i nostri ragazzi verso la Jihad? Risponde Lorenzo Vidino,
direttore del Programma sull'estremismo alla George Washington
University. "Si tratta di una storia isolata o abbiamo altri casi
simili? E che cosa può aver motivato i due? Per quanto riguarda la
prima domanda - scrive su La Stampa - va detto che, come per molte
altre dinamiche legate alla radicalizzazione jihadista, l'Italia si
trova a confrontarsi con molti fenomeni visti in altri Paesi europei,
ma da noi, fortunatamente, presenti per ora solo su scala minore".
Cosa spinge invece questi ragazzi? "Le motivazioni - riflette Vidino -
sono complesse e diverse da caso a caso. Alcuni convertiti sono persone
ingenue la cui genuina volontà di aiutare i propri neo-correligionari
viene carpita da reclutatori privi di scrupoli. Per alcuni maschi,
soprattutto i più giovani, l'avventura in Siria appare un'estensione
dei videogiochi ultra-violenti a cui sono assuefatti, l'avventura della
vita. Per alcune ragazze l'idea di sposare un fascinoso guerriero
barbuto è un'attrattiva. Ma vi sono anche motivi più profondi e da non
ignorare. Oggi l'ideologia jihadista rappresenta la più forte, forse
l'unica rimasta, tra le ideologie 'contro', il più intenso dei rigetti
della società occidentale".
Mosul, assalto finale. Il
Corriere documenta intanto l'assalto finale anti-Isis a Mosul. Tra
macerie, ferite e bambini soli, è caccia senza tregua anche a
molteplici foreign fighter che si sono uniti ai terroristi. "La
politica del 'non si prendono prigionieri' è confermata dalla presenza
di squadre speciali americane, inglesi e francesi volte specificamente
ad eliminare i volontari stranieri di Isis. L'obbiettivo è ovvio
- scrive l'inviato del Corriere - occorre che i jihadisti non tornino
per Europa a fare stragi".
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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