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13 Agosto 2017 - 21 Av 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Adolfo Locci,
rabbino capo
di Padova
La lode della Terra di Israele è la parte centrale di un discorso di Mosè fatto al popolo, che abbiamo letto ieri all’inizio del brano della Torà. Il grande profeta, tra varie altre definizioni, dice che la Terra di Israele è: “Una terra le cui pietre sono ferro e dai suoi monti estrarrai il rame” (Deut. 8:9).

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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Per chiunque tenga alla parola libertà, il 18 agosto ha un nome: Khaled al-Asaad, l’archeologo, custode di Palmira, torturato, ucciso, decapitato e “mostrato al mondo” nella violazione del suo corpo, due anni fa, il 18 agosto 2015 perché la libertà che voleva difendere è la cultura come bene comune. Palmira per Khaled al-Asaad, non era un sito archeologico. Era un’idea di società, possibile: il luogo dove culture diverse, si incrociano, coabitano e provano a costruire un dizionario comune fatto di oggetti, di spazi, di pratiche e dove significativamente la lingua con cui tutti comunicavano era l’aramaico, la lingua nazionale di nessuno.
 
La giornata dell'odio
È stata la più grande e violenta manifestazione dell’estrema destra americana degli ultimi decenni quella tenutasi ieri a Charlottesville, in Virginia. Qui si sono riuniti neonazisti, suprematisti bianchi, uomini del Ku Klux Klan, dell’alt right, facendo subito salire la tensione e la violenza tanto da costringere il governatore della Virginia a dichiarare lo stato di emergenza (Corriere della Sera). A protestare contro il corteo razzista, da cui si sono sollevati cori come “gli ebrei non ci rimpiazzeranno” e saluti a Hitler, una contromanifestazione contro cui si è scagliata un’auto, che ha investito la folla uccidendo una persona e ferendone 26. Il dibattito negli Usa, scrive la Stampa, si è subito concentrato sulle responsabilità del presidente Trump nel favorire questo clima, anche perché David Duke, ex leader del Ku Klux Klan, ha spiegato così l’obiettivo della marcia: “Questo è un momento di svolta, stiamo realizzando le promesse di Donald Trump. E la ragione per cui lo abbiamo votato. Ha detto che ci saremmo ripresi il nostro Paese, e noi lo stiamo facendo”. Trump è rimasto in silenzio a lungo per poi dichiarare, “Condanniamo nel modo più categorico possibile questi vergognosi atti di odio, fanatismo e violenza di tutte le parti”. In molti hanno fatto notare che il presidente Usa non ha condannato esplicitamente la manifestazione neonazista. Per Repubblica, “il punto, spiegano i politologi, è che nello zoccolo duro dei trumpiani c’è una forte componente ideologica legata all’estremismo di destra e il presidente non ha alcun interesse a tagliare i ponti. La scusa per la mobilitazione di incappucciati e neonazisti era stata la decisione del comune di Charlottesville di togliere la statua di Robert Lee, il generale che guidava la guerra di secessione, da un parco in mezzo della città, ribattezzato ‘Emancipation park’”.
 
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  davar
"charlottesville, episodio gravissimo"
Odio negli Usa, per gli ebrei

è il momento di dire basta
Una condanna incisiva e inequivocabile. Sono numerose le organizzazioni ebraiche e vicine al mondo ebraico a rivolgersi in queste ore alla Casa Bianca affinché dal presidente Donald Trump arrivino messaggi più espliciti sui drammatici fatti di Charlottesville, in Virginia, dove suprematisti e neonazisti hanno mostrato il volto peggiore dell’America e causato tra gli altri la morte di una donna, investita da un’automobile lanciata contro il corteo degli antirazzisti (oltre una trentina i feriti).
In una nota l’Anti-Defamation League, tra le realtà più attive nella lotta all’odio, ha definito i fatti Charlottesville “la più significativa e violenta manifestazione di suprematisti bianchi nell’arco di decenni”. Già vari giorni prima dell’evento, l’organizzazione aveva lanciato chiari segnali in tal senso: “I tentativi di gruppi estremisti di conquistare la ribalta non sono certo una novità nel paese. Tuttavia l’incontro di Charlottesville rischia di essere una dimostrazione potenzialmente storica di odio” aveva ad esempio dichiarato Oren Segal, direttore del centro ADL sull’estremismo.
A mobilitarsi sono anche diversi rabbini e rappresentanze ebraiche universitarie (della Virginia e di altri Stati). Oltre a realtà come il Simon Wiesenthal Center, il centro nato nel nome del celebre cacciatore di nazisti, che subito ha inviato un messaggio di cordoglio ai familiari della donna e a quella dei due poliziotti rimasti uccisi in seguito alla caduta di un elicottero impegnato nella vigilanza dell’area.
In prima linea il sindaco ebreo di Charlottesville, il democratico Mike Signer, che insieme alla maggioranza del Consiglio comunale aveva decretato in maggio la rimozione della statua di Robert Lee, il generale eroe dei separatisti nella Guerra civile americana. Il pretesto, per i suprematisti, per causare le violenze di ieri.
Costanti le minacce subite in questi mesi dal primo cittadino, vittima di una vera e propria campagna di odio infarcita dei peggiori pregiudizi antisemiti (un tratto preponderante della manifestazione di sabato, dove più volte si sono levati saluti al dittatore nazista Adolf Hitler e cori come “Gli ebrei non ci rimpiazzeranno”).

(Nell’immagine il sindaco ebreo di Charlottesville, Mike Signer)


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si insedia gianluigi benedetti
Italia in Israele, al via l'incarico

del nuovo ambasciatore
Inizia in queste ore il proprio mandato di nuovo ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti. Romano, 58 anni, Benedetti succede a Francesco Maria Talò.
Dopo una laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza, Benedetti inizia la carriera diplomatica nel 1985. Fino al 1987 è alla Direzione Affari Economici della Farnesina. Quindi due incarichi all’estero: prima all’ambasciata italiana a Tokyo come consigliere economico-commerciale, quindi a quella di Washington dove ricopre prima l’incarico di vicedirettore dell’Ufficio commerciale e poi di capo dell’ufficio dell’ambasciatore per i rapporti con gli organismi finanziari.
Dal 1995 al 1997, a Roma, lavora invece nell’ufficio del ministro per i rapporti con il Parlamento e poi come assistente del Segretario generale. Quindi, un incarico alla Nato e di nuovo alla rappresentanza diplomatica a Washington come consigliere politico.
Di nuovo in Italia, dal 2001 al 2005 Benedetti è assistente del Ministro degli esteri, capo della commissione interministeriale per la comunicazione web durante la presidenza italiana del’Ue, capo della direzione generale. Diversi inoltre gli incarichi alla Segreteria generale del Maeci fino al 2006, quando diventa consigliere diplomatico del Ministro per la pubblica amministrazione.
Dal 2012 e fino a pochi mesi fa è stato consigliere diplomatico al Ministero dell’istruzione, l’Università e la Ricerca.
Al neo ambasciatore Benedetti un caloroso mazal tov per questa nuova avventura!

(Nell’immagine il neo ambasciatore in visita allo stand di Pagine Ebraiche all’ultimo Salone del Libro di Torino)
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dafdaf agosto 2017
Grimm, le fiabe a fumetti
In distribuzione in questi giorni, il numero di agosto di DafDaf propone ai suoi giovani lettori pagine particolarmente giocose e colorate. Come abbiamo raccontato qualche giorno fa presentandolo, nel numero 82 del giornale ebraico dei bambini compare uno speciale dedicato alle fiabe dei fratelli Grimm, che è costruito come un dialogo immaginario fra Jacob e Wilhelm. La discussione fra i due fratelli, che parlano di una giovane illustratrice determinata a disegnare le loro storie, è il modo scelto dal direttore Guido Vitale per raccontare il lavoro di Rotraut Susanne Berner, autrice di un libro pubblicato da Quodlibet e intitolato semplicemente Fiabe a fumetti.


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locarno premia ancora il cinema israeliano
"Shmama", identità ferita

Il cinema israeliano, nell’anno in cui sembrava praticamente sparito dal Festival internazionale del Cinema di Locarno, è riuscito ugualmente a portare a casa un premio molto ambito, con il Pardino d’argento a “Shmama”, di Miki Polonski. Pareva molto difficile, dopo anni in cui era stata al centro dell’attenzione e considerate da molti una delle rappresentanze nazionali più interessanti, ma nonostante la ridottissima presenza a quello che negli scorsi giorni è stato definito dalla stampa italiana alternativamente “il più piccolo dei grandi festival” e “il più grande dei piccoli festival", la cinematografia di Israele ha mostrato di non essere finita.
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la rappresentanza degli italiani in israele
Irgun Ole, Corcos presidente
È Alberto Corcos il nuovo presidente dell’Irgun Ole Italia, l’organizzazione nazionale degli emigrati di origine italiana in Israele. Al fianco di Corcos, che vive a Herzliya, nel direttivo in carica per il biennio 2017-2018 anche Dario Di Cori (Netanya), che assume il ruolo di vicepresidente e tesoriere e Orly Benny Davis (Rehovot) come segretaria. A rappresentare il movimento giovanile Giovane Kehilà sarà invece Dario Sanchez, che si occuperà della Comunicazione istituzionale.
Diversi gli appuntamenti che sono già stati definiti per il prossimo futuro. Nel lasciare l’incarico, il presidente uscente Vito Anav (cui è andato un caloroso ringraziamento da parte del Consiglio) si è messo a disposizione per assicurare la continuità operativa dell’associazione.

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pilpul

Il campo di tensioni 
Ci sono cose sulle quali è necessario ritornare, non risolvendosi in un’unica soluzione ma costituendo un processo in corso, un percorso in via di realizzandone. Forse si possono rivelare prive di una meta precisa ma hanno senz’altro una serie di passaggi intermedi. L’oggetto è, ancora una volta, la memoria. Macerarsi su di essa, sui suoi significati, sulle tante accezioni che le si possono attribuire non è un buon esercizio. Si rischia di rimanere letteralmente prigionieri di se stessi, alla ricerca di qualcosa che, alla fine dei conti, a volte si rivela una proiezione delle proprie idee in materia e nulla di più. Dopo di che, tanto più alla luce delle polemiche che periodicamente si accompagnano alla istituzionalizzazione del ricordo (come nel recentissimo caso della decisione assunta del Consiglio regionale della Puglia, che ha deciso di celebrare il 13 febbraio come «giornata della memoria delle vittime meridionali dell’unificazione italiana»), qualche richiamo ad essa può ancora servire.

Claudio Vercelli
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"Binario 21, no ai profughi"
Ho letto con dispiacere l'articolo di Gadi Luzzatto Voghera apparso venerdì su questo notiziario.
Polemiche simili sono ormai all’ordine del giorno all’interno dell’ebraismo italiano. Polemiche a cui si è sempre deciso di rispondere tramite altri canali ma è evidente che se il perimetro dello scontro/confronto diventa pubblico non ci si può esimere dal rispondere altrettanto pubblicamente. E pazienza se per una volta a rimetterci è la collettività. Se non scrivessi tali parole sul lungo periodo sarebbe solo peggio.


Gianluca Pontecorvo
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