Adolfo Locci,
rabbino capo
di Padova
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La
lode della Terra di Israele è la parte centrale di un discorso di Mosè
fatto al popolo, che abbiamo letto ieri all’inizio del brano della
Torà. Il grande profeta, tra varie altre definizioni, dice che la Terra
di Israele è: “Una terra le cui pietre sono ferro e dai suoi monti
estrarrai il rame” (Deut. 8:9).
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Per
chiunque tenga alla parola libertà, il 18 agosto ha un nome: Khaled
al-Asaad, l’archeologo, custode di Palmira, torturato, ucciso,
decapitato e “mostrato al mondo” nella violazione del suo corpo, due
anni fa, il 18 agosto 2015 perché la libertà che voleva difendere è la
cultura come bene comune. Palmira per Khaled al-Asaad, non era un sito
archeologico. Era un’idea di società, possibile: il luogo dove culture
diverse, si incrociano, coabitano e provano a costruire un dizionario
comune fatto di oggetti, di spazi, di pratiche e dove
significativamente la lingua con cui tutti comunicavano era l’aramaico,
la lingua nazionale di nessuno.
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La giornata dell'odio
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È
stata la più grande e violenta manifestazione dell’estrema destra
americana degli ultimi decenni quella tenutasi ieri a Charlottesville,
in Virginia. Qui si sono riuniti neonazisti, suprematisti bianchi,
uomini del Ku Klux Klan, dell’alt right, facendo subito salire la
tensione e la violenza tanto da costringere il governatore della
Virginia a dichiarare lo stato di emergenza (Corriere della Sera). A
protestare contro il corteo razzista, da cui si sono sollevati cori
come “gli ebrei non ci rimpiazzeranno” e saluti a Hitler, una
contromanifestazione contro cui si è scagliata un’auto, che ha
investito la folla uccidendo una persona e ferendone 26. Il dibattito
negli Usa, scrive la Stampa, si è subito concentrato sulle
responsabilità del presidente Trump nel favorire questo clima, anche
perché David Duke, ex leader del Ku Klux Klan, ha spiegato così
l’obiettivo della marcia: “Questo è un momento di svolta, stiamo
realizzando le promesse di Donald Trump. E la ragione per cui lo
abbiamo votato. Ha detto che ci saremmo ripresi il nostro Paese, e noi
lo stiamo facendo”. Trump è rimasto in silenzio a lungo per poi
dichiarare, “Condanniamo nel modo più categorico possibile questi
vergognosi atti di odio, fanatismo e violenza di tutte le parti”. In
molti hanno fatto notare che il presidente Usa non ha condannato
esplicitamente la manifestazione neonazista. Per Repubblica, “il punto,
spiegano i politologi, è che nello zoccolo duro dei trumpiani c’è una
forte componente ideologica legata all’estremismo di destra e il
presidente non ha alcun interesse a tagliare i ponti. La scusa per la
mobilitazione di incappucciati e neonazisti era stata la decisione del
comune di Charlottesville di togliere la statua di Robert Lee, il
generale che guidava la guerra di secessione, da un parco in mezzo
della città, ribattezzato ‘Emancipation park’”.
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"charlottesville, episodio gravissimo" Odio negli Usa, per gli ebrei
è il momento di dire basta
Una
condanna incisiva e inequivocabile. Sono numerose le organizzazioni
ebraiche e vicine al mondo ebraico a rivolgersi in queste ore alla Casa
Bianca affinché dal presidente Donald Trump arrivino messaggi più
espliciti sui drammatici fatti di Charlottesville, in Virginia, dove
suprematisti e neonazisti hanno mostrato il volto peggiore dell’America
e causato tra gli altri la morte di una donna, investita da
un’automobile lanciata contro il corteo degli antirazzisti (oltre una
trentina i feriti).
In una nota l’Anti-Defamation League, tra le realtà più attive nella
lotta all’odio, ha definito i fatti Charlottesville “la più
significativa e violenta manifestazione di suprematisti bianchi
nell’arco di decenni”. Già vari giorni prima dell’evento,
l’organizzazione aveva lanciato chiari segnali in tal senso: “I
tentativi di gruppi estremisti di conquistare la ribalta non sono certo
una novità nel paese. Tuttavia l’incontro di Charlottesville rischia di
essere una dimostrazione potenzialmente storica di odio” aveva ad
esempio dichiarato Oren Segal, direttore del centro ADL sull’estremismo.
A mobilitarsi sono anche diversi rabbini e rappresentanze ebraiche
universitarie (della Virginia e di altri Stati). Oltre a realtà come il
Simon Wiesenthal Center, il centro nato nel nome del celebre cacciatore
di nazisti, che subito ha inviato un messaggio di cordoglio ai
familiari della donna e a quella dei due poliziotti rimasti uccisi in
seguito alla caduta di un elicottero impegnato nella vigilanza
dell’area.
In prima linea il sindaco ebreo di Charlottesville, il democratico Mike
Signer, che insieme alla maggioranza del Consiglio comunale aveva
decretato in maggio la rimozione della statua di Robert Lee, il
generale eroe dei separatisti nella Guerra civile americana. Il
pretesto, per i suprematisti, per causare le violenze di ieri.
Costanti le minacce subite in questi mesi dal primo cittadino, vittima
di una vera e propria campagna di odio infarcita dei peggiori
pregiudizi antisemiti (un tratto preponderante della manifestazione di
sabato, dove più volte si sono levati saluti al dittatore nazista Adolf
Hitler e cori come “Gli ebrei non ci rimpiazzeranno”).
(Nell’immagine il sindaco ebreo di Charlottesville, Mike Signer)
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si insedia gianluigi benedetti Italia in Israele, al via l'incarico
del nuovo ambasciatore
Inizia
in queste ore il proprio mandato di nuovo ambasciatore italiano in
Israele Gianluigi Benedetti. Romano, 58 anni, Benedetti succede a
Francesco Maria Talò.
Dopo una laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza, Benedetti
inizia la carriera diplomatica nel 1985. Fino al 1987 è alla Direzione
Affari Economici della Farnesina. Quindi due incarichi all’estero:
prima all’ambasciata italiana a Tokyo come consigliere
economico-commerciale, quindi a quella di Washington dove ricopre prima
l’incarico di vicedirettore dell’Ufficio commerciale e poi di capo
dell’ufficio dell’ambasciatore per i rapporti con gli organismi
finanziari.
Dal 1995 al 1997, a Roma, lavora invece nell’ufficio del ministro per i
rapporti con il Parlamento e poi come assistente del Segretario
generale. Quindi, un incarico alla Nato e di nuovo alla rappresentanza
diplomatica a Washington come consigliere politico.
Di nuovo in Italia, dal 2001 al 2005 Benedetti è assistente del
Ministro degli esteri, capo della commissione interministeriale per la
comunicazione web durante la presidenza italiana del’Ue, capo della
direzione generale. Diversi inoltre gli incarichi alla Segreteria
generale del Maeci fino al 2006, quando diventa consigliere diplomatico
del Ministro per la pubblica amministrazione.
Dal 2012 e fino a pochi mesi fa è stato consigliere diplomatico al Ministero dell’istruzione, l’Università e la Ricerca.
Al neo ambasciatore Benedetti un caloroso mazal tov per questa nuova avventura!
(Nell’immagine il neo ambasciatore in visita allo stand di Pagine Ebraiche all’ultimo Salone del Libro di Torino) Leggi
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Il campo di tensioni |
Ci
sono cose sulle quali è necessario ritornare, non risolvendosi in
un’unica soluzione ma costituendo un processo in corso, un percorso in
via di realizzandone. Forse si possono rivelare prive di una meta
precisa ma hanno senz’altro una serie di passaggi intermedi. L’oggetto
è, ancora una volta, la memoria. Macerarsi su di essa, sui suoi
significati, sulle tante accezioni che le si possono attribuire non è
un buon esercizio. Si rischia di rimanere letteralmente prigionieri di
se stessi, alla ricerca di qualcosa che, alla fine dei conti, a volte
si rivela una proiezione delle proprie idee in materia e nulla di più.
Dopo di che, tanto più alla luce delle polemiche che periodicamente si
accompagnano alla istituzionalizzazione del ricordo (come nel
recentissimo caso della decisione assunta del Consiglio regionale della
Puglia, che ha deciso di celebrare il 13 febbraio come «giornata della
memoria delle vittime meridionali dell’unificazione italiana»), qualche
richiamo ad essa può ancora servire.
Claudio Vercelli
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"Binario 21, no ai profughi"
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Ho letto con dispiacere l'articolo di Gadi Luzzatto Voghera apparso venerdì su questo notiziario.
Polemiche simili sono ormai all’ordine del giorno all’interno
dell’ebraismo italiano. Polemiche a cui si è sempre deciso di
rispondere tramite altri canali ma è evidente che se il perimetro dello
scontro/confronto diventa pubblico non ci si può esimere dal rispondere
altrettanto pubblicamente. E pazienza se per una volta a rimetterci è
la collettività. Se non scrivessi tali parole sul lungo periodo sarebbe
solo peggio.
Gianluca Pontecorvo
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