29 Maggio 2017 - 4 Sivan 5777

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28 agosto 2017 - 6 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Nel Periodo del Conteggio dell'Omer abbiamo scalato 49 gradini spirituali per prepararci ad essere degni di ricevere la Torah. Sono 49 scalini che portano sulla cima del Monte Sinai.
Di questi 49 scalini 48 sono nelle nostre mani dobbiamo lavorare su noi stessi, il 49 è il salto finale che ci viene fatto fare per mano di D-o. Noi saliamo e alla fine D-o ci prende per mano.
 
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Anna
Foa,
storica
Cresce l’intolleranza contro i poveri, dice, e a ragione, Emma Bonino. Ma chi sono i poveri? Certamente gli immigrati, i neri, i senza casa, i barboni a cui ogni tanto qualcuno qualcuno si diverte a dare fuoco. E altre categorie di emarginati. Noi ebrei non lo siamo, per il momento. Ma possiamo forse diventarlo. In uno studio di una ventina di anni fa, una studiosa americana, Karen Brodkin, ha descritto il processo attraverso cui, all’inizio del Novecento, gli ebrei emigrati in America sono diventati “bianchi”, figuratamente ovvio.
 
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Nucleare, minaccia reale
Sulla prima del Corriere, Angelo Panebianco parla della minaccia nucleare portata da regimi totalitari. Esordisce l’illustre opinionista: “Si sa che lo Stato di Israele, anche se non lo ha mai ammesso ufficialmente, possiede l’arma atomica. Ma neppure i suoi più viscerali nemici pensano che Israele potrebbe lanciare ‘a freddo’ un attacco nucleare contro gli Stati (come l’Iran) che ogni giorno ne invocano la distruzione. Invece, il possesso di missili intercontinentali armati di testate atomiche da parte della Corea del Nord terrorizza tutti: gli americani, il Giappone, la Corea del Sud. Come mai? Ovviamente, questa disparità di atteggiamenti e di aspettative ha una spiegazione semplice, dipende dalla diversa natura dei due regimi politici. L’uno è una democrazia sottoposta a vincoli interni ed esterni: potrebbe ricorrere all’arma nucleare solo in presenza di una minaccia militare devastante, di un concreto rischio di annientamento da parte dei suoi nemici. Invece, le armi nucleari di un regime totalitario nel quale il dittatore è libero di fare quello che gli pare (i cinesi, almeno fino ad oggi, lo hanno permesso), fanno paura a prescindere”. Una spiegazione che dovrebbe risultare ovvia, banale. Ma non lo è. “Per lo meno – osserva Panebianco – non lo è per tanti europei”.

La speranza dei laburisti israeliani si chiama Avi Gabbay, manager miliardario di origine marocchina, con un passato di significativa povertà alle spalle. Al vincitore delle primarie interno al partito, svoltesi lo scorso luglio, Repubblica dedica oggi un ritratto. “La ricetta di Gabbay – scrive Repubblica – si riassume nella parola moderazione. Memore dell’esito fallimentare della strategia adottata sulla questione palestinese dai capi laburisti del passato, una strategia tutta incentrata sul negoziato di pace (a volte fine a se stesso), il nuovo candidato premier si dice favorevole alla formula dei Due Stati, ma nega la possibilità che Gerusalemme Est possa essere capitale anche di un futuro Stato Palestinese, il che echeggia, da sinistra, il dogma dell’unicità e indivisibilità della Città Santa-capitale d’Israele caro alla destra”.
 
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  davar
il segretario dell'onu a gerusalemme
"Invocare la distruzione d'Israele,
la nuova forma di antisemitismo"

Gli appelli alla distruzione di Israele sono “una forma moderna di antisemitismo e non li permetteremo”. È la promessa del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres al presidente d'Israele Reuven Rivilin. I due si sono incontrati nelle scorse ore, nel corso della visita di di tre giorni di Guterres nella regione. Sia Rivlin sia diversi funzionari israeliani hanno esplicitamente chiesto al Segretario Onu di lavorare affinché le diverse organizzazioni internazionali trattino in modo equo Israele e smettano di portare avanti risoluzioni che delegittimano il paese. “Le Nazioni Unite tratteranno Israele con “imparzialità”, la promessa di Guterres, spiegando che “imparzialità significa trattare tutti gli Stati in modo eguale” e per questa ragione adotterà questo principio nello svolgimento delle sue funzioni. Rivlin ha anche sollecitato un intervento di Guterres affinché il movimento terroristico di Hamas rilasci i civili israeliani trattenuti a Gaza e restituisca i corpi dei soldati Shaul Oron e Hadar Goldin, uccisi nella Striscia nel corso della guerra del 2014.
Di Iran ha invece parlato il Premier Benjamin Netanyahu nel suo incontro con il Segretario Onu: Teheran, ha affermato Netanyahu, vuole costruire siti per la produzione missilistica in Siria ed in Libano ed utilizzare queste armi contro Israele; una cosa che l’Onu non dovrebbe accettare.
Nel corso del suo intervento, Netanyahu ha dichiarato davanti a Guterres che la missione delle Nazioni Unite Unifil (United Nations interim force in Lebanon) ha “fallito miseramente” nel suo mandato di prevenire l’incremento dell’arsenale militare del movimento terroristico sciita di Hezbollah.
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l'uragano che ha colpito gli stati uniti
Usa, i soccorsi dopo Harvey
Comunità ebraica mobilitata

Diverse le strutture ebraiche danneggiate dall’uragano Harvey, che nelle scorse ore si è abbattuto sul Texas provocando cinque morti e oltre 12 feriti.
A darne notizia è stata la Jewish Federation di Houston, città tra le più colpite dalla tempesta tropicale delle scorse ore.
“La Comunità è stata colpita dai gravi eventi degli ultimi due giorni. Al momento stiamo lavorando con i nostri collaboratori per valutare la situazione e determinare le prime iniziative da intraprendere. Appena possibile forniremo ulteriori aggiornamenti” si legge in una nota diffusa ieri mattina anche attraverso la postazione social della federazione. Poche ore dopo, in condizioni logistiche ancora avverse, la comunità texana ha lanciato una campagna di donazione online.
Forte anche la mobilitazione dei giorni precedenti. In vista dell’arrivo di Harvey, insieme alla decisione di annullare la cena dello Shabbat il venerdì sera, era stata predisposta una raccolta di cibo e beni di prima necessità.
“Community hard hit by Hurricane Harvey flooding” conferma il Jewish Herald Voice, organo di stampa della comunità ebraica del Texas.
Il meteorologo della Cnn Tom Sater ha definito l’uragano (classificato in categoria 4) “un evento che capita ogni 1000 anni”.
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pilpul
Oltremare - La goccia
Chi guarda al Medio Oriente da oltremare potrebbe pensare che qui tutto funzioni a strappi e scatti, in alcuni casi sotto la forma di guerre, in altri soltanto scaramucce verbali o movimenti di mani a frullare l’aria, non facesse già abbastanza caldo. E invece, una cosa che ho scoperto poco dopo il mio arrivo quasi dieci anni fa è che il principio della goccia che fa il buco nella pietra è molto più seguito di quanto non si potrebbe credere. All’epoca, stazionava davanti alla casa del Primo Ministro un gazebo, sotto il quale si riparavano dal sole i sostenitori di un accordo con Hamas per il rilascio del soldato Gilad Shalit, rapito in modo abbastanza vigliacco a fine giugno 2006 e poi finalmente restituito vivo nell’ottobre 2011. Quel gazebo era luogo di ritrovo di giorno e sera, a volte c’erano cartelli o striscioni e a volte no, manifestazioni con megafoni o silenziose, a volte gruppi organizzati che da luoghi lontani venivano a portare la loro solidarietà alla famiglia. Il gazebo era la goccia, e la pietra era allora il governo, che dopo diversi tentativi andati a vuoto alla fine lo riportò a casa vivo, anche se pagando un prezzo altissimo, di impensabile sproporzione. Gilad da un lato, oltre mille militanti o comunque carcerati palestinesi dall’altro. Oggi la goccia che scava la pietra mi ritorna in mente ogni sabato sera, quando i telegiornali riportano di tafferugli o arresti (sic) alla manifestazione settimanale vicino alla casa del giudice che deve decidere se rinviare a giudizio Netanyahu e per quali dei capi d’accusa.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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