Paolo Sciunnach, insegnante | E
disse D-o ad Avraham, vai via (vai verso di te, vai per te, per il tuo
bene) dalla tua terra, e dal luogo dove sei nato, e dalla casa di tuo
padre, verso la terra che ti farò vedere. (Genesi, 12, 1)
Rashi: Vai per te – per il tuo vantaggio e per il tuo bene. (…)
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Anna
Foa,
storica |
Ogni
giorno qualche altro elemento di barbarie: quelli di oggi sono un
pestaggio di due extracomunitari a Roma, in via Arenula. La strada che
costeggia l’ex ghetto, dove nel 1943 i nazisti braccavano gli ebrei, la
scorsa notte è stata il luogo di un orrendo pestaggio da parte di
cinque ragazzini.
E a Torino ad un barbone, che dormiva su una panchina, è stato dato fuoco. È in rianimazione. Possiamo avere ancora parole?
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La violenza dei razzisti
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Massacrato
di botte da un gruppo di giovani tra i 17 e i 19 anni, di ritorno dalla
movida in centro a Roma. È accaduto a un ragazzo bengalese di 27 anni
sabato sera: “Non so perché mi hanno picchiato. – racconta la vittima
al Corriere della Sera– Volevo solo prendere il bus per tornare a casa.
Stavo con un amico egiziano che lavora con me in un ristorante a Campo
de’ Fiori: ci hanno preso di mira, erano in 12-13. Prima ci hanno
insultato, ci hanno chiamato negri. Poi giù botte”. In carcere, per il
pestaggio del cameriere, accusato di tentato omicidio aggravato dalla
violazione della legge Mancino, c’è adesso un tifoso romanista, Alessio
Manzo, 18 anni. Ha un precedente per droga e le foto di Hitler e
Mussolini sul profilo Facebook (Repubblica Roma). Un episodio che
richiama l’attenzione sulla violenza razzista nella Capitale dopo il
caso dei tifosi della Lazio e gli insulti ad Anna Frank. A riguardo a
Latina, altro pessimo spettacolo: i tifosi della squadra di casa non
solo non hanno partecipato al minuto di silenzio stabilito in tutti gli
stadi dopo quanto accaduto a Roma, ma hanno anche cantato l’inno
nazionale concludendolo inneggiando al duce. E poi per tutta la durata
dell’incontro hanno intonato cori fascisti, fatto saluti romani e
sventolato una bandiera tedesca (Repubblica Roma).
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il giardino di gariwo in giordania "Amman, baluardo contro l'Isis" Dialogo,
impegno, solidarietà. Valori in pericolo, valori da difendere ad ogni
costo. Nato dalla collaborazione tra Gariwo-Il Giardino dei Giusti ed
EcoPeace Middle East, organizzazione che unisce ambientalisti giordani,
israeliani e palestinesi per la salvaguardia dell’ambiente e la
cooperazione, con il supporto dell’ambasciata italiana ad Amman, il
“Giardino del Bene” inaugurato stamane in Giordania risponde a questa
esigenza. Ospitato nello Sharhabil Bin Hassneh Eco Park, riserva
naturale creata nel 2004 nella Valle del Giordano da un gruppo di
volontari che hanno risanato l’area dotandola di strutture
eco-compatibili per ospitare turisti e organizzare attività educative
per i giovani, si propone di onorare (d’intesa con il locale ministero
della Cultura) sette persone che si sono distinte nella battaglia
contro il terrorismo e nella difesa del patrimonio ambientale e
culturale. Tra loro spicca la figura di Muath Kasasbeh, il pilota
dell’aeronautica giardino arso vivo dall’Isis di cui molto si sono
occupate le cronache. Leggi
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informazione - international edition
"Odio nelle curve, si agisca" "La
leader della comunità ebraica italiana esorta le autorità sportive a
combattere l’antisemitismo”. Questo il titolo di un’intervista
dell’agenzia di stampa internazionale Reuters alla presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
Nell’articolo, ripreso sull’odierna uscita di Pagine Ebraiche
International Edition, Di Segni commenta i recenti fatti di odio negli
stadi e le iniziative realizzate per rispondere, definendole importanti
ma non sufficienti. “Serve la legalità, è necessario applicare
sanzioni, e se le regole esistono, devono essere rispettate. Chi si
comporta male deve essere punito, e non è ciò che accade ora”. La
presidente UCEI ha inoltre espresso l’auspicio che gli eventi degli
ultimi giorni – l’insulto alla memoria di Anna Frank, le magliette e i
brani letti negli stadi – possano innalzare il livello di attenzione e
pubblica consapevolezza. “È importante concentrarsi sull’educazione dei
giovani. La televisione e lo sport hanno un grande potere, e i media
devono capire che possono fare molto”.
Grande l’eco mediatica suscitata da quanto accaduto negli stadi
italiani. A parlarne anche il New York Times, che per l’occasione
chiede un parere al giornalista della redazione UCEI Adam Smulevich,
autore del libro “Presidenti” pubblicato da Giuntina e dedicato alla
storia di tre patron calcistici di origine ebraica e di quello che
significò per la loro vita, storia e carriera, l’avvento del fascismo.
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Oltremare - Diplomazia
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Quella
faccia da ragazzino, che in uno stato di zen assoluto canta il proprio
inno nazionale sapendo che nessun microfono lo catturerà, ma sapendo
anche che tutte le telecamere disponibili ne guarderanno il labiale.
Ecco un’immagine che ha qualcosa di iconico, e allo stesso tempo di
assurdo. Il video di Tal Flicker ha fatto il giro del mondo nel fine
settimana: lui sta in piedi sul podio più alto del Gran Slam di Abu
Dhabi senza bandiera e perfino senza le iniziali ISR sulla maglietta,
con il commentatore sportivo che dice che Tal gareggia per la
Federazione (e non invece per Israele), e poi esita un attimo e
annuncia l’inno della Federazione che parte fuori tempo. Il tutto è già
ridicolo fin qui. Ma quando le telecamere comunque inquadrano il
vincitore con la medaglia d’oro al petto, che sta chiaramente cantando
qualcos’altro, e cioè l’Ha-Tikva, l’effetto è un assurdo che nessun
Jonesco e nessun Beckett avrebbero mai potuto allestire.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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