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28 novembre 2017 -  10 kislev 5778
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BIOGRAFIE

Rav Toaff, un secolo da protagonista

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img headerElio Toaff / PERFIDI GIUDEI, FRATELLI MAGGIORI / Il Mulino

A trent’anni dalla prima edizione con Mondadori, l’editore Il Mulino ha di recente dato alle stampe “Perfidi giudei, fratelli maggiori”, il libro in cui Rav Elio Toaff ripercorre le principali tappe della sua vita piena e coraggiosa, un’autobiografia immersa nella storia d’Italia e dell’ebraismo italiano.
A dare il “la” a queste memorie, la storica visita del 13 aprile 1986 di Giovanni Paolo II al Tempio Maggiore di Roma, momento fondamentale nel percorso di dialogo tra ebrei e cristiani. “Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire, i nostri fratelli maggiori”: queste storiche parole, pronunciate da papa Woytila, decretarono il cambio di passo nelle relazioni ebraico-cristiane, già decisamente affermato dalla Chiesa nel Concilio Ecumenico Vaticano II, ma che quell’incontro di risonanza mondiale contribuì a rendere universalmente noto.
Per Toaff fu un importante passaggio di un lungo percorso di vita, che egli volle allora ricapitolare in questo libro di ricordi e riflessioni, pubblicato per la prima volta nel 1987: un racconto sereno, ma non indulgente, che attraversa il fascismo, la persecuzione, la guerra, la partecipazione alla Resistenza, la nascita dello Stato d’Israele, il rapporto della società italiana con l’ebraismo, l’antisemitismo mai del tutto debellato e, ovviamente, il nuovo corso dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo.
“Una folla di sentimenti mi aveva assalito quando il papa mi era venuto incontro a braccia aperte e mi aveva abbracciato. Duemila anni di storia, di dolori e di sofferenze mi stringevano il cuore”, scrive Toaff.

Marco Di Porto

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narrativa

Le ombre di Trieste

img header

img headerL’ultimo libro di Claudio Magris, “Non luogo a procedere”, esce in questi giorni in Francia, pubblicato da L'Arpenteur. Di seguito pubblichiamo un approfondimento pubblicato dal quotidiano Le Monde.

Claudio Magris / CLASSÉ SANS SUITE / L'Arpenteur

Claudio Magris è uno degli scrittori più comsmopoliti e raffinati d’Europa. Non è un tipo che perde tempo pensando a Donald Trump. E il suo romanzo, Non luogo a procedere, non è di certo una previsione della presidenza americana. Eppure, fa pensare a quello. Perché Magris cerca la verità, quella stessa verità che sembra ormai introvabile nell’era della falsificazione e della “post-truth”.
Verità e identità: come vivere con il vero se stesso? È questo il grande filo conduttore delle opere di Magris da Lontano da dove?, l’opera su Joseph Roth (Torino, Einaudi, 1971), a Microcosmi (Milano, Garzanti, 1997), passando per il famoso “travelogue” Danubio (Milano, Garzanti, 1986) e gli articoli giornalistici. Brulicante di personaggi, Non luogo a procedere si presenta come un’epopea con uno spazio narrativo incredibilmente ampio – dalla Germania e l’Italia a Praga, dalla Russia agli Stati Uniti, arrivando fino al Paraguay e alla Bolivia. La domanda principale: cosa ne è della verità quando viene invasa dalla menzogna, che si tratti di vecchie manipolazioni politiche o di contro-verità tutte nuove, nel momento in cui queste di abbattono improvvisamente, come in un Blitzkrieg, su tutti gli aspetti dell’esistenza? Cosa succede quando “la menzogna si diffonde al punto da diventare reale o almeno essere considerata tale dalla maggioranza”? Qual è il suo ruolo nella perpetuazione o nella ripresa delle antiche guerre e delle loro conseguenze?

Norman Manea, Le Monde, 8 novembre 2017

Traduzione di Federica Alabiso, studentessa della Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste, tirocinante presso la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

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narrativa

Cacciatore di tracce

img headerL’ultimo libro di Claudio Magris, “Non luogo a procedere”, esce in questi giorni in Francia, pubblicato da L'Arpenteur. Di seguito pubblichiamo un approfondimento pubblicato dal quotidiano Le Monde.

Claudio Magris / CLASSÉ SANS SUITE / L'Arpenteur

Ci sono degli scrittori che, come delle chiocciole, si portano le loro opere sulle spalle; producono dei libri “globali”, globalizzati se così si può dire, senza alcun rapporto con il luogo nel quale vengono scritti. Per altri scrittori avviene il contrario: le loro opere sono impregnate di terra e d’inchiostro. A loro la geografia suggerisce gli argomenti e li condiziona profondamente. È il caso di Claudio Magris, uno dei più grandi scrittori europei, rappresentante di spicco di questa “geo-poetica”.
Nato a Trieste nel 1939, germanista di formazione, Magris non è solamente un romanziere e saggista pluripremiato, ma anche un critico e giornalista di rilievo: il Corriere della Sera ha festeggiato quest’anno i 50 anni della loro collaborazione. Egli ha costruito un’opera unica, erudita e profondamente umanista. Un’opera segnata dalla ricerca della libertà, che ha le sue radici principalmente nel suolo dell’antico impero austro-ungarico. La Mitteleuropa.
Libro totale
Claudio Magris osserva questa terra di confini attraverso tutte le lenti possibili, a livello macro e microscopico. A volte, allarga la sua focale al massimo, esplorando per intero questo territorio, come quando seguiva il fiume Danubio, dalla Foresta Nera fino al Mar Nero (“Danubio”, 1988). Altre volte, zooma sulla sua città natale, questa città emblematica di tutte le identità mutevoli, contemporaneamente latina, germanica e slava: la Trieste degli scrittori Italo Svevo, Umberto Saba, Boris Pahor.

Florence Noiville, Le Monde, 8 novembre 2017

Traduzione di Sara Volpe, studentessa della Scuola Superiore Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste, tirocinante presso la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

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società

Europa, i populismi
ti devasteranno 

sport

Il pallone rivoluzionario dell’ebreo errante

Thomas Mann /
MONITI ALL’EUROPA / Mondadori

AI fatale 1933 si giunge sull'onda di quel fanatismo in cui Thomas Mann aveva colto con orrore il precipitare del vero e proprio imbarbarimento del suo Paese. Tra i cupi bagliori dell'incendio del Reichstag, preludio all'annientamento di ogni opposizione e libertà politica, e col compiersi dei bestiali massacri orditi dalle SS, Adolf Hitler - spazzato via ogni vecchio argine costituzionale - conquista e prende interamente nelle sue mani il potere. Se con l'estremo Un appello alla ragione Mann si era ancora rivolto ai Tedeschi, egli riprenderà la penna per mettere in guardia più in generale gli Europei dalla minaccia che sta per investire l'intero vecchio Continente e la pace mondiale. Lo fa con vari saggi che saranno via via pubblicati nel 1937 e nel 1938. Vale la pena di parlarne qui, a cominciare dal saggio del 1935, che dà il titolo Attenzione, Europa! all'intera raccolta. Il saggio di cui parlo è di tenore e spessore propriamente culturale, partendo da quelle che Mann considera le «orrende attuali condizioni dell'Europa».

Giorgio Napolitano,
La Stampa Tuttolibri,
25 novembre 201
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David Bolchover / THE GREATEST COMEBACK / Biteback Publishing

Alla storia minima del calcio  è passato per una sentenza che forse non ha mai pronunciato: «Nei prossimi 100 anni il Benfica non sarà più campione d'Europa». Ma ha ragione David Bolchover, quasi al termine della sua appassionata biografia di Béla Guttmann, il primo allenatore davvero globale della storia: «Sarebbe sorprendente se si fosse limitato solo a 100 anni...». La maledizione, come è noto anche fuori Lisbona, finora ha ampiamente funzionato, estendendosi pure all'Europa League. Persino il grande Eusebio, prima della finale di Vienna del 1990 contro il Milan, ci ha provato: è andato al cimitero dove è sepolto Guttmann — ebreo ungherese che si assicurò il passaporto austriaco un mese prima che i carri armati invadessero Budapest nel 1956 — e ha sussurrato delle preghiere, implorando il suo vecchio allenatore capace di vincere con il Benfica due coppe dei Campioni consecutive nel 1961 e nel 1962, la seconda grazie allo stesso Eusebio. Ma non c'è stato e non c'è nulla da fare.

Paolo Tomaselli, Corriere La Lettura,
26 novembre 201
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