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14 dicembre 2017 - 26 Kislev  5778
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CHANUKKAH 5778

Quale leadership per il popolo ebraico   

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Durante Chanukkah leggiamo il passo della Torah relativo alla “inaugurazione dell’Altare” (Chanukkat ha-Mizbeach – Bemidbar cap. 7). Protagonisti di questa cerimonia durata più giorni furono i Nessiim, i capitribù. Rashì (a Shemot 35,27 e Bemidbar 7,3) commenta che in questa occasione essi si fecero avanti per primi con le offerte per compensare il fatto che quando si era trattato di raccogliere i materiali per la costruzione del Mishkan essi arrivarono per ultimi. Si limitarono a dire: completeremo alla fine gli eventuali ammanchi. Il popolo, peraltro, fu sollecito nei donativi (Shemot 36,7) al punto che per i Nessiim non ci fu più nulla da portare. Rimasti privi di merito, dimostrarono ora di aver imparato la lezione. I Nessiim sono figure talvolta presentate come ambivalenti già nella Torah stessa. Un versetto proibisce esplicitamente di prendersela con loro al punto di maledirli (Shemot 22,27). Nel quadro dei sacrifici espiatori pubblici è preso in esame il caso in cui “il Nassì trasgredisca” (Wayqrà 4,22) e Sforno commenta: “è normale che trasgredisca”. L’episodio in cui ciò diviene particolarmente evidente è quello degli esploratori, chiamati anch’essi Nessiim (Bemidbar 13,2). Mandati in avanscoperta della Terra d’Israele, ritornarono dieci su dodici con un reportage del tutto scoraggiante per il popolo. Furono tutti puniti con l’esclusione dalla Terra stessa.

Rav Alberto Moshe Somekh, Pagine Ebraiche, dicembre 2017

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MACHSHEVET ISRAEL

La cucina e il "pensare ebraicamente"

img headerNell’introdurre il bel volume collettaneo Ebraismo “al femminile”: percorsi diversi di intellettuali ebree del Novecento (Giuntina 2017, pp. 264) da lei curato, la studiosa Orietta Ombrosi – che anni fa organizzò a Bologna un grande convegno sulla filosofia ebraica – cita Martha Nussbaum, la quale nel saggio L’intelligenza delle emozioni sostiene che la dimensione emotiva va considerata “parte costitutiva del ragionamento filosofico” perché l’universale del concetto, cui ogni filosofia tende, “ha bisogno di nutrirsi del pensiero-esperienza, del pensiero-vita, quindi del singolare, senza però ricadere nell’irrazionalismo né tantomeno prendere le derive del sentimentalismo”.
E’ incontestabile il fatto che anche il pensiero ebraico, come la storia del pensiero mediterraneo ed europeo in generale, sia stato un elaborato prevalentemente maschile. Poche le eccezioni, nel Talmud e nell’epoca moderna. Potremmo dire sia stato più recettivo della voce femminile il Tanakh che i suoi commentatori nei secoli. Ma nel Novecento vi è stata una svolta, variegata e molto esperienziale, ma autenticamente tesa a fondere l’universale (ebraico) con il singolare (ebraico), l’astratto e il concreto, il concetto e la vita. Non è stata un’esaltazione del femminile contro il maschile ma un quasi spontaneo emergere di una sensibilità ‘altra’, meno istituzionale e apologetica (cioè meno tesa ad auto-giustificarsi e auto-difendersi) e, in positivo, più creativa e più eccentrica, capace cioè di cercare altrove, soprattutto negli angoli nascosti della tradizione, uno spazio di libertà e di nuova ermeneutica.

Massimo Giuliani, docente al Diploma Studi Ebraici, UCEI

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Orizzonti   

La città di Gerusalemme
e la centralità ebraica   

Caro Direttore, martedì gli ebrei di tutto il mondo festeggeranno la festa di Chanukkà, accendendo ogni sera dei lumi per otto giorni. All'origine di questa festa c'è una storia militare: la rivolta degli ebrei ribelli contro il dominio dei greci seleucidi. La vittoria portò alla costituzione di un regno ebraico indipendente in Giudea, con capitale Gerusalemme, il cui Tempio fu ripulito dalle contaminazioni ellenistiche. Tutto questo avveniva intorno al 165 prima dell'era cristiana. La tradizione successiva ha cercato di concentrare l'attenzione più sul miracolo religioso della restaurazione che sull'evento militare; questa festa comunque rimane uno dei numerosi documenti della continua e intensa attenzione ebraica su Gerusalemme. II nome della città evoca la pace; è stata invece perenne centro di scontri tra popoli e culture. Gli ebrei, conquistatori di quella città ai tempi del re David (nel X secolo prima dell'era cristiana ne fece la capitale del suo regno), esiliati, ritornati, per poco tempo sovrani indipendenti, poi di nuovo sconfitti ed esiliati, non hanno mai rinunciato a quella città, non solo come capitale dello spirito, ma come capitale reale.

Riccardo Di Segni, La Stampa,
9 dicembre 2017


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società 

Il duello passa per l’Italia
   

La Nato sente l'urgenza di definire una strategia per proteggersi dall'«influenza maligna» degli hacker russi e l'Italia è il prossimo banco di prova su questo fronte di fibrillazione con Mosca. Il Consiglio atlantico svoltosi a Bruxelles nei giorni scorsi ha visto il segretario di Stato, Tillerson affrontare con gli alleati l'urgenza di darsi la «strategia che non c'è» per fronteggiare le intrusioni cibernetiche provenienti da «attori russi» - più o meno riconducibili alle politiche del Cremlino - il cui intento sembra essere portare scompiglio dentro i Paesi occidentali al fine di minare la stabilità tanto della Nato quanto dell'Unione europea. Ovvero, le due alleanze occidentali uscite rafforzate dalla dissoluzione dell'Urss al termine della Guerra Fredda. Sono almeno 18 mesi, dalla vigilia delle presidenziali Usa, che i maggiori Paesi Nato - Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania - dedicano tempo e risorse per esaminare gli elementi a disposizione sulle intrusioni digitali di questi «attori russi». L'analisi oramai condivisa è che si tratta di una minaccia «esistente» anche se finora non c'è prova che sia stata «decisiva» nell'influenzare singoli risultati.

Maurizio Molinari, La Stampa,
10 dicembre 2017


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Shir shishi - una poesia per erev shabbat

Un Romancero per Tel Aviv

img headerMentre tutto il mondo parla di Gerusalemme noi facciamo un'ampia virata verso la costa di Israele e ci fermiamo a Tel Aviv, per intonare insieme un canto ladino del tutto inventato e frivolo, composto sulla scia del romanticismo pseudo sefardita. Una metalingua mizrahi a cui in quei tempi nessuno aveva ancora dato un nome né una definizione di stile. Ma ai matrimoni, alle feste popolari e nei concerti di cantanti come Moshe Mizrahi davanti a un pubblico di soldati e soldatesse, tutti si divertivano conferendo al canto un tocco orientale e grande emotività. Nel Romancero scritto nel 1984 dal famoso chansonnier Yoram Tehar Lev, l'amore non è per una bella ragazza, ma per una pianta di limoni, rimasta sola soletta in un cortile della vecchia Tel Aviv, mentre intorno crescono i grattacieli e nei quartieri Kerem haTeymanim (La vigna degli yemeniti) e Neveh Tzedek (il primo nucleo della città moderna), gli alberi cedono il passo al cemento.

Tel Aviv Romancero

In un cortile di Tel Aviv ho trovato
un vecchio albero di limoni                                                                                                      
rivestito di bianco.                                                                                                                      
In un cortile di Tel Aviv                                                                                                                  
ho trovato la città                                                                                                                       
perduta tempo fa.
A Tel Aviv, Tel Aviv del romanzero,                                                                                                  
a Tel Aviv, cantate canti d'amor.                                                                                                
A Tel Aviv del limone, limonero                                                                                                           
cantate shir mizmor* 
                                                                                                                                           
Una volta vi erano gli aranceti e una vigna                                                                                     
ora sono rimasti                                                                                                                                            
solo sabbia e ricordi.                                                                                                                       
Una volta qui il mio amore ardeva                                                                                                     
ora è rimasto solo                                                                                                                                 
il cortile con il suo solitario limonero.

Sarah Kaminski, Università di Torino

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