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1 Gennaio 2018 - 14 Tevet 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Tutta la storia umana, così come viene vista dalla Bibbia, è la storia di Dio che cerca l’uomo. Nonostante il continuo fallimento dell’uomo, Dio non abbandona la speranza di trovare uomini retti. Adamo, Caino, la generazione del diluvio, quella della torre di Babele; sono storie di fallimenti e di rivolte. Eppure Dio non abbandonò l’uomo sperando contro ogni speranza di vedere un uomo retto […].La fede di Israele non è il frutto di una ricerca di Dio. Israele non scoprì Dio. Israele fu scoperto da Dio. La Bibbia documenta il fatto che Dio si avvicina all’uo-mo […]. Dio ha nostalgia per l’opera delle sue mani. Quel rapporto viene travisato quando la chiamata c’è, ma l’uomo non risponde.
(A.J. Heschel, Il messaggio dei profeti, Borla, Roma 1981, 287-289).
 
Anna
Foa,
storica
Non piace solo Mussolini, non è solo il Savoia che vogliono mandare al Pantheon, anche Hitler spopola. Il capo dei vigili di un paesino della Brianza aveva avuto la bella idea, un anno fa, di pubblicare una sua foto in divisa nazista su Facebook, accompagnata dall’auspicio che “ce ne vorrebbero molti come lui”. Ragazzate, si è detto il sindaco leghista, mettiamolo in secondo piano per un annetto, così da fargli placare i bollenti spiriti. Ora è stato reintegrato a pieno titolo e il 3 gennaio, come primo incarico, parteciperà alla cerimonia in onore di quattro partigiani di Valaperta assassinati dai repubblichini per rappresaglia il 3 gennaio 1945. Vale la pena di rinfrescare la storia di questo eccidio, uno dei tanti che hanno insanguinato l’Italia sotto l’occupazione e la Repubblica di Salò. Chissà se il vigile interverrà in divisa da comandante dei vigili urbani, in quella nazista o in quella repubblichina?
 
  davar
il messaggio della presidente ucei 
"Slogan antisemiti nelle piazze,

i controlli vanno rafforzati"
Proseguono i contatti tra la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e le massime istituzioni dello Stato riguardo ai gravi fatti avvenuti a Milano negli scorsi giorni, in occasione di una manifestazione di sostegno alla causa palestinese. Proprio per ribadire la necessità che le istituzioni esercitino i più severi controlli e per sollecitare le organizzazioni dell'Islam in Italia a prendere chiara posizione la Presidente UCEI, con l'occasione del Capodanno, ha rinnovato i suoi auguri al ministero dell’Interno Marco Minniti, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, al prefetto Luciana Lamorgese e al questore Marcello Cardona e ha esteso il messaggio a tutte e dieci le organizzazioni firmatarie del Patto nazionale per un Islam italiano. Ecco il testo del messaggio.

Vi scrivo per rappresentarvi la grave preoccupazione delle Comunità ebraiche tutte per i gravissimi slogan di odio anti-ebraico, espressi con convinte urla, con esplicito invito ed istigazione ad azioni violente e commissione di reati di odio, che hanno segnato la recente manifestazione di sostegno alla causa palestinese svoltasi a Milano lo scorso giovedì e il cui eco è proseguito negli ultimi giorni. In particolare il coro “Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà”, cantato più volte dalla folla in un clima di surriscaldamento ed euforia, ben udibile e ben descritto negli scorsi giorni anche in alcuni organi di stampa.
Non è tollerabile che nelle piazze italiane risuonino impunemente queste parole e questi sanguinari inviti. Serve pertanto, da parte delle istituzioni, la massima fermezza possibile nella repressione di tali impulsi così come nella prevenzione consapevole, senza sottovalutare alcun intento e potenziale sviluppo. E inoltre, per il futuro, un controllo ancor più rigoroso affinché manifestazioni di questo genere, se portatrici anche solo potenzialmente di tali messaggi, non siano più autorizzate e prevedano in ogni modo, anche laddove sembrano promosse in nome della libertà di espressione e di manifestazione, la scrupolosa verifica di organizzatori e partecipanti. Nel ribadire la nostra profonda gratitudine alle forze dell’ordine per quanto viene fatto ogni giorno per garantire la sicurezza di tutta la cittadinanza, ribadiamo anche l’appello ad una più rigorosa consapevolezza. Se le leggi esistono e hanno senso che siano applicate con fermezza.
Ci attendiamo, o meglio ci attendavamo, che i primi  ad esprimere il loro forte disdegno e disaccordo, con forte richiamo ai valori del pluralismo e della convivenza, fossero tutte le associazioni musulmane sedute oggi intorno al tavolo formalmente costituito presso il Ministero degli interni, e firmando un preciso patto per un Islam italiano. I valori della nostra Costituzione, affermati con la firma che avveniva esattamente settant’anni fa, devono avere un significato ben preciso anche oggi, sulle bocche, nelle menti e nei cuori di ogni cittadino o residente che desidera vivere e soggiornare in questo Paese.
Vi segnalo che proprio questo tema, l’antisemitismo, i reati di odio e le corresponsabilità delle istituzioni, sarà oggetto di una conferenza internazionale promossa dal Ministero degli Affari Esteri, con la collaborazione di UCEI e CDEC, per il giorno 29 gennaio, alla Farnesina, dal Primo gennaio alla guida dell’OSCE. Sarà questo un momento di approfondimento e confronto importante, spero anche con la presenza dei leader islamici, nel quale ribadire ancora una volta con convinzione che il passato non dovrà mai più ripetersi e che nessuna forma ed escalation di odio e antisemitismo, che sia di matrice islamica, di tramandata chiesa, neo fascista, anti israeliana o di altre nostalgiche o subdole forme, può essere tollerata.
Le nostre vite quotidiane, nello studio e nel lavoro, e il nostro contributo alla vita sociale e istituzionale del paese proseguirà con ancor più convinzione, affermando la vita e la nostra cultura di vita.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

dodici mesi tra solidarietà, valori e memoria
Sport, un anno da raccontare
Lo sport come agonismo, competizione, confronto. Ma anche come veicolo imprescindibile per promuovere valori forti, quali Memoria e solidarietà. Valori sempre più spesso minacciati, all’interno delle curve ma anche nella società italiana nel suo insieme. Il 2017 alle spalle è stato un anno particolarmente intenso, ricco di iniziative e impegni in questo senso. Si è partiti a fine gennaio con la Run For Mem, la corsa non competitiva nei luoghi della Memoria romana che ha portato migliaia di cittadini a declinare il rapporto con la propria città e con la propria storia in modo diverso. Un’iniziativa di assoluto successo, che sarà re- plicata il prossimo 28 gennaio a Bologna. Una città che ha proprio nell’intreccio tra Sport e Memoria un asso portante del ricordo. Impossibile dimenticare infatti la figura di Arpad Weisz, il leggendario allenatore ungherese che regalò due scudetti alla tifoseria felsinea prima di essere cancellato dal regime per via delle sue origini ebraiche e quindi, dopo la cattura, essere deportato ad Auschwitz (da cui non farà ritorno). Un 2017 di solidarietà e impegno verso il prossimo. Come testimoniato in luglio con l’inaugurazione di un campo di calcetto a Scai, la frazione più popolosa del Comune di Amatrice. Nel volto dei ragazzini sopravvissuti al terremoto, accompagnati all’evento dai loro genitori, la gioia e l’emozione di un nuovo inizio. Solidarietà che ha segnato anche la partecipazione della delegazione italiana alle Maccabiadi israeliane: oltre alle gare, iniziative nelle corsie degli ospedali per portare assistenza a chi soffre. Solidarietà che è anche parola chiave delle imprese del Giusto tra le Nazioni Gino Bartali sotto il nazifascismo. Per il secondo anno consecutivo, la Israel Cycling Academy ha voluto ricordarne l’eroismo affrontando a pedali (con il supporto di Pagine Ebraiche) il tratto di strada da Firenze ad Assisi su cui più volte transitò il ciclista toscano. E proprio la Academy, prima squadra professionistica israeliana, sarà al via del prossimo Giro d’Italia con partenza da Gerusalemme. Uno degli eventi più attesi in assoluto di questo 2018.

Una corsa tra Storia e Memoria

Alcune migliaia i partecipanti a Run for Mem, la grande iniziativa tra Sport, Storia e Memoria organizzata nel gennaio scorso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma. Attraverso due percorsi, da 10 e da 3,5 chilometri, i podisti hanno corso tra i luoghi più significativi della storia della Capitale negli anni bui del nazifascismo. Da Largo 16 Ottobre a Via Tasso, da Via Urbana ai Giardini Di Consiglio. Testimonial d’eccezione Shaul Ladany, atleta israeliano sopravvissuto alla Shoah e all’attentato palestinese alle Olimpiadi di Monaco ’72. “Oggi siamo qua per una causa importante. Difendere la Memoria, renderlo sempre di più un valore vivo” dichiara Ladany alle molte decine di giornalisti che lo hanno seguito in questa giornata speciale insieme alla presidente UCEI Noemi Di Segni, al presidente della Maratona di Roma Enrico Castrucci e al presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello.

Weisz, emozioni al Dall’Ara

Da fine primavera la Curva Sud dello stadio Dall’Ara di Bologna ha assunto una nuova denominazione. Dopo essere stato per molti anni (ufficiosamente) “Curva San Luca”, il settore è stato infatti rinominato “Curva San Luca – Arpad Weisz”. Un duplice omaggio, fortemente voluto dal Comune (che ha annunciato l’iniziativa nel corso del Giorno della Memoria). Ad essere ricordati insieme una istituzione religiosa che è nel cuore di migliaia di bolognesi, ma anche l’allenatore ungherese, Arpad Weisz (1896-1944), che regalò alla squadra felsinea due scudetti e che fu ucciso ad Auschwitz in quanto ebreo. Vicenda a lungo finita nell’oblio e riscoperta soltanto da pochi anni grazie al documentato libro Dallo scudetto ad Auschwitz del giornalista Matteo Marani.
“Non si tratta di sottrarre niente alla città, ma di aggiungere un tassello in più” sottolinea il presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz in risposta ad alcune resistenze precedentemente espresse da ambienti ecclesiastici.

Bartali, l’omaggio è a pedali

In maggio la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, la Israel Cycling Academy, rende omaggio alla memoria di Gino Bartali ripercorrendo la tratta affrontata dal corridore sotto il nazifascismo per aiutare gli ebrei perseguitati: da Firenze ad Assisi, 195 chilometri in tutto.
A guidare gli atleti israeliani il team manager Ran Margaliot, che ha fortemente ha voluto questa iniziativa (realizzata con la collaborazione di Pagine Ebraiche). Racconta Margaliot: “Mio nonno è stato uno dei primissimi ricercatori dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme. Da lui ho appreso che non bisogna dimenticare i torti subiti, ma al tempo stesso che bisogna dare evidenza alle azioni meritorie”. L’omaggio avviene alla vigilia della tappa del Giro d’Italia con partenza da Ponte a Ema, il paesino alle porte di Firenze dove nel 1914 nacque Bartali. Coinvolti nell’iniziativa anche alcuni discendenti di Gino, radunati in Palazzo Vecchio prima del via.

Un pallone per la speranza

Sulle magliette i ragazzini che corrono sorridenti ed entusiasti dietro al pallone hanno stampato “Scai vive” e l’immagine dell’orologio della Torre Civica di Amatrice: l’ora segna le 3.36 del mattino, il momento della prima scossa del terremoto che il 24 agosto 2016 ha sconvolto il Centro Italia, demolendo case e distruggendo vite. Quell’orario gli abitanti delle zone colpite lo hanno stampato nella memoria, non solo sulle magliette, a ricordo del giorno in cui le loro vite si sono interrotte. Ma non fermate. Con determinazione e coraggio, hanno infatti ricominciato a vivere, si sono strette in un forte senso di comunità e lo hanno dimostrato partecipando numerose all’inaugurazione del campo di calcio a cinque di Scai (frazione di Amatrice), donato in luglio dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Si tratta di un piccolo gesto, di una goccia nell’oceano dell’emergenza, ma spero che possa rinnovare la speranza e la fiducia nel futuro” afferma la presidente UCEI Noemi Di Segni.

Maccabiadi per la solidarietà

Quarantasette discipline in tutto, tremila incontri ad eliminazione, 2100 medaglie da assegnare. Ottanta i paesi che hanno inviato una propria delegazione, per un totale di diecimila atleti. “80 countries, one heart” recita non a caso lo slogan dell’iniziativa. Sono i numeri della Maccabiade 2017, evento sportivo ebraico più importante al mondo, in cui l’Italia è stata ancora una volta protagonista. Baricentro di questa edizione la città di Gerusalemme, che ha da poco festeggiato il 50esimo anniversario della sua riunificazione. Ospite d’onore il cestista israeliano Omri Casspi, da molti anni ormai stella della Nba. A metà luglio la squadra azzurra è tornata a casa con alcune medaglie al collo, ma soprattutto con la consapevolezza di essersi distinta anche fuori dai campi di gioco. Atleti italiani infatti sono stati in prima linea per la solidarietà, per portare un sorriso e una speranza a chi soffre nelle corsie degli ospedali senza distinzione di identità e nazionalità.

Gerusalemme si tinge di rosa

La cronometro d’esordio a Gerusalemme. Quindi due tappe in linea: la prima da Haifa a Tel Aviv, la seconda da Beersheva ad Eilat. Strade e suggestioni mai provate per il Giro d’Italia, la sempre più globale corsa in rosa che nel 2018 riparte da Israele e nel segno di un sentiero chiaramente tracciato: quello di Gino Bartali. È la figura di Ginettaccio il collegamento ideale tra i due paesi, almeno attraverso i sentieri che parlano di Sport e di Memoria, di grandi imprese in corsa e di formidabili atti di eroismo extra-agonistici.
L’appuntamento con la partenza del Giro 2018, presentato a Gerusalemme in settembre, è per il 4 maggio. Si parte con una cronometro individuale con percorso articolato all’interno dell’abitato a ridosso delle mura della Città Vecchia. Ad essere affrontate in sequenza numerose svolte tra vie cittadine in un susseguirsi di saliscendi. Secondo gli organizzatori, “la velocità necessiterà di rilanci continui”. Ultima parte in leggera salita, con arrivo in prossimità della Porta di Giaffa.

Il Diario finisce in campo

In risposta all’orrenda provocazione di un gruppo di tifosi della Lazio, che poche ore prima avevano virtualmente vestito Anna Frank con la maglia giallorossa, la Federcalcio, d’intesa con il Ministro per lo Sport e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha disposto in ottobre un minuto di riflessione su tutti i campi di calcio per condannare quanto avvenuto e per far sì che ogni contesto sportivo “sia luogo che trasmetta valori e formi le coscienze”.
Nel corso del turno infrasettimanale di campionato le squadre e gli ufficiali di gara si sono disposti al centro del campo prima del calcio d’inizio, mentre è stato letto il seguente brano tratto dal celeberrimo Diario: “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”.

Abu Dhabi, l’inno oscurato

Fanno il giro del mondo le immagini del judoka israeliano Tal Flicker che, dopo essersi imposto al Grande Slam di Abu Dhabi nella sua categoria, è costretto a cantarsi l’inno da solo nel corso della cerimonia di premiazione.
E questo perché gli Emirati Arabi non riconoscono Israele, con la penosa conseguenza che bandiera e inno, sul palco, sono quelli dell’International Judo Federation. Nonostante la musica fosse un’altra, Flicker si è però esibito in una sentitissima Hatikva (“La speranza”, inno dello Stato ebraico).
A caldo l’allenatore, Oren Smadja, ha commentato: “Sono molto contento di essere qui, con o senza la bandiera. Per noi è importante arrivare a questi livelli e dimostrare a tutti che è impossibile fermare lo Stato di Israele”.
Nato a Herzliya, 25 anni, Flicker ha vinto in estate la medaglia di bronzo ai mondiali di Budapest.


Adam Smulevich


il matrimonio ieri a gerusalemme 
Rossella e Isaac, Mazal Tov!
Un 31 dicembre del tutto straordinario a Gerusalemme per la nostra collega giornalista Rossella Tercatin e Isaac Landes, che si sono uniti in matrimonio. Le nozze sono state celebrate dal rav Daniel Landes, padre dello sposo. Un affettuoso Mazal Tov da tutti i colleghi della redazione del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del portale www.moked.it

pilpul
Oltremare - Dieci anni
Cose che ho imparato in questi miei primi dieci anni in Israele. L’ebraico (beh, non proprio tutto: l’essenziale che serve per parlare con chiunque io debba parlare, dal postino al medico, dai colleghi alle amiche, spaziando dai massimi sistemi alla più pratica quotidianità). Ho imparato che la pioggia qui arriva improvvisa e violenta come se avesse fretta di cadere, e la pioggia tranquilla e lenta che noi conoscevamo in Europa qui la si chiama inglese. Che la politica e la vita reale qui sono legate strette come i polli di Renzo, e si beccano con altrettanta stupidità (e che nessuno qui ha la più lontana idea di che cosa siano i polli di Renzo, e alle volte me lo devo ripetere ad alta voce per non dimenticarlo). Ho imparato che in un paese grande come una regione d’Italia (e nemmeno la più grande) il campanilismo fra le città rasenta l’assurdo, e chi vive a Tel Aviv scherza sul fatto che per salire a Gerusalemme serve il passaporto e viceversa, e che il pur minuscolo territorio che esula dalle due capitali di cui sopra si chiama “periferia”: periferia di che cosa non mi è ancora del tutto chiaro.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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