Paolo Sciunnach, insegnante | Tutta
la storia umana, così come viene vista dalla Bibbia, è la storia di Dio
che cerca l’uomo. Nonostante il continuo fallimento dell’uomo, Dio non
abbandona la speranza di trovare uomini retti. Adamo, Caino, la
generazione del diluvio, quella della torre di Babele; sono storie di
fallimenti e di rivolte. Eppure Dio non abbandonò l’uomo sperando
contro ogni speranza di vedere un uomo retto […].La fede di Israele non
è il frutto di una ricerca di Dio. Israele non scoprì Dio. Israele fu
scoperto da Dio. La Bibbia documenta il fatto che Dio si avvicina
all’uo-mo […]. Dio ha nostalgia per l’opera delle sue mani. Quel
rapporto viene travisato quando la chiamata c’è, ma l’uomo non
risponde.
(A.J. Heschel, Il messaggio dei profeti, Borla, Roma 1981, 287-289).
| |
Anna
Foa,
storica |
Non
piace solo Mussolini, non è solo il Savoia che vogliono mandare al
Pantheon, anche Hitler spopola. Il capo dei vigili di un paesino della
Brianza aveva avuto la bella idea, un anno fa, di pubblicare una sua
foto in divisa nazista su Facebook, accompagnata dall’auspicio che “ce
ne vorrebbero molti come lui”. Ragazzate, si è detto il sindaco
leghista, mettiamolo in secondo piano per un annetto, così da fargli
placare i bollenti spiriti. Ora è stato reintegrato a pieno titolo e il
3 gennaio, come primo incarico, parteciperà alla cerimonia in onore di
quattro partigiani di Valaperta assassinati dai repubblichini per
rappresaglia il 3 gennaio 1945. Vale la pena di rinfrescare la storia
di questo eccidio, uno dei tanti che hanno insanguinato l’Italia sotto
l’occupazione e la Repubblica di Salò. Chissà se il vigile interverrà
in divisa da comandante dei vigili urbani, in quella nazista o in
quella repubblichina?
|
|
|
|
il messaggio della presidente ucei
"Slogan antisemiti nelle piazze,
i controlli vanno rafforzati" Proseguono
i contatti tra la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni e le massime istituzioni dello Stato riguardo
ai gravi fatti avvenuti a Milano negli scorsi giorni, in occasione di
una manifestazione di sostegno alla causa palestinese. Proprio per
ribadire la necessità che le istituzioni esercitino i più severi
controlli e per sollecitare le organizzazioni dell'Islam in Italia a
prendere chiara posizione la Presidente UCEI, con l'occasione del
Capodanno, ha rinnovato i suoi auguri al ministero dell’Interno Marco
Minniti, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, al prefetto Luciana
Lamorgese e al questore Marcello Cardona e ha esteso il messaggio a
tutte e dieci le organizzazioni firmatarie del Patto nazionale per un
Islam italiano. Ecco il testo del messaggio.
Vi scrivo per rappresentarvi la grave preoccupazione delle Comunità
ebraiche tutte per i gravissimi slogan di odio anti-ebraico, espressi
con convinte urla, con esplicito invito ed istigazione ad azioni
violente e commissione di reati di odio, che hanno segnato la recente
manifestazione di sostegno alla causa palestinese svoltasi a Milano lo
scorso giovedì e il cui eco è proseguito negli ultimi giorni. In
particolare il coro “Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto
ritornerà”, cantato più volte dalla folla in un clima di
surriscaldamento ed euforia, ben udibile e ben descritto negli scorsi
giorni anche in alcuni organi di stampa.
Non è tollerabile che nelle piazze italiane risuonino impunemente
queste parole e questi sanguinari inviti. Serve pertanto, da parte
delle istituzioni, la massima fermezza possibile nella repressione di
tali impulsi così come nella prevenzione consapevole, senza
sottovalutare alcun intento e potenziale sviluppo. E inoltre, per il
futuro, un controllo ancor più rigoroso affinché manifestazioni di
questo genere, se portatrici anche solo potenzialmente di tali
messaggi, non siano più autorizzate e prevedano in ogni modo, anche
laddove sembrano promosse in nome della libertà di espressione e di
manifestazione, la scrupolosa verifica di organizzatori e partecipanti.
Nel ribadire la nostra profonda gratitudine alle forze dell’ordine per
quanto viene fatto ogni giorno per garantire la sicurezza di tutta la
cittadinanza, ribadiamo anche l’appello ad una più rigorosa
consapevolezza. Se le leggi esistono e hanno senso che siano applicate
con fermezza.
Ci attendiamo, o meglio ci attendavamo, che i primi ad esprimere
il loro forte disdegno e disaccordo, con forte richiamo ai valori del
pluralismo e della convivenza, fossero tutte le associazioni musulmane
sedute oggi intorno al tavolo formalmente costituito presso il
Ministero degli interni, e firmando un preciso patto per un Islam
italiano. I valori della nostra Costituzione, affermati con la firma
che avveniva esattamente settant’anni fa, devono avere un significato
ben preciso anche oggi, sulle bocche, nelle menti e nei cuori di ogni
cittadino o residente che desidera vivere e soggiornare in questo Paese.
Vi segnalo che proprio questo tema, l’antisemitismo, i reati di odio e
le corresponsabilità delle istituzioni, sarà oggetto di una conferenza
internazionale promossa dal Ministero degli Affari Esteri, con la
collaborazione di UCEI e CDEC, per il giorno 29 gennaio, alla
Farnesina, dal Primo gennaio alla guida dell’OSCE. Sarà questo un
momento di approfondimento e confronto importante, spero anche con la
presenza dei leader islamici, nel quale ribadire ancora una volta con
convinzione che il passato non dovrà mai più ripetersi e che nessuna
forma ed escalation di odio e antisemitismo, che sia di matrice
islamica, di tramandata chiesa, neo fascista, anti israeliana o di
altre nostalgiche o subdole forme, può essere tollerata.
Le nostre vite quotidiane, nello studio e nel lavoro, e il nostro
contributo alla vita sociale e istituzionale del paese proseguirà con
ancor più convinzione, affermando la vita e la nostra cultura di vita.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
|
dodici mesi tra solidarietà, valori e memoria Sport, un anno da raccontare
Lo
sport come agonismo, competizione, confronto. Ma anche come veicolo
imprescindibile per promuovere valori forti, quali Memoria e
solidarietà. Valori sempre più spesso minacciati, all’interno delle
curve ma anche nella società italiana nel suo insieme. Il 2017 alle
spalle è stato un anno particolarmente intenso, ricco di iniziative e
impegni in questo senso. Si è partiti a fine gennaio con la Run For
Mem, la corsa non competitiva nei luoghi della Memoria romana che ha
portato migliaia di cittadini a declinare il rapporto con la propria
città e con la propria storia in modo diverso. Un’iniziativa di
assoluto successo, che sarà re- plicata il prossimo 28 gennaio a
Bologna. Una città che ha proprio nell’intreccio tra Sport e Memoria un
asso portante del ricordo. Impossibile dimenticare infatti la figura di
Arpad Weisz, il leggendario allenatore ungherese che regalò due
scudetti alla tifoseria felsinea prima di essere cancellato dal regime
per via delle sue origini ebraiche e quindi, dopo la cattura, essere
deportato ad Auschwitz (da cui non farà ritorno). Un 2017 di
solidarietà e impegno verso il prossimo. Come testimoniato in luglio
con l’inaugurazione di un campo di calcetto a Scai, la frazione più
popolosa del Comune di Amatrice. Nel volto dei ragazzini sopravvissuti
al terremoto, accompagnati all’evento dai loro genitori, la gioia e
l’emozione di un nuovo inizio. Solidarietà che ha segnato anche la
partecipazione della delegazione italiana alle Maccabiadi israeliane:
oltre alle gare, iniziative nelle corsie degli ospedali per portare
assistenza a chi soffre. Solidarietà che è anche parola chiave delle
imprese del Giusto tra le Nazioni Gino Bartali sotto il nazifascismo.
Per il secondo anno consecutivo, la Israel Cycling Academy ha voluto
ricordarne l’eroismo affrontando a pedali (con il supporto di Pagine
Ebraiche) il tratto di strada da Firenze ad Assisi su cui più volte
transitò il ciclista toscano. E proprio la Academy, prima squadra
professionistica israeliana, sarà al via del prossimo Giro d’Italia con
partenza da Gerusalemme. Uno degli eventi più attesi in assoluto di
questo 2018.
Una corsa tra Storia e Memoria
Alcune
migliaia i partecipanti a Run for Mem, la grande iniziativa tra Sport,
Storia e Memoria organizzata nel gennaio scorso dall’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane sotto l’egida della Presidenza del Consiglio
dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la
Maratona di Roma. Attraverso due percorsi, da 10 e da 3,5 chilometri, i
podisti hanno corso tra i luoghi più significativi della storia della
Capitale negli anni bui del nazifascismo. Da Largo 16 Ottobre a Via
Tasso, da Via Urbana ai Giardini Di Consiglio. Testimonial d’eccezione
Shaul Ladany, atleta israeliano sopravvissuto alla Shoah e
all’attentato palestinese alle Olimpiadi di Monaco ’72. “Oggi siamo qua
per una causa importante. Difendere la Memoria, renderlo sempre di più
un valore vivo” dichiara Ladany alle molte decine di giornalisti che lo
hanno seguito in questa giornata speciale insieme alla presidente UCEI
Noemi Di Segni, al presidente della Maratona di Roma Enrico Castrucci e
al presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello.
Weisz, emozioni al Dall’Ara
Da
fine primavera la Curva Sud dello stadio Dall’Ara di Bologna ha assunto
una nuova denominazione. Dopo essere stato per molti anni
(ufficiosamente) “Curva San Luca”, il settore è stato infatti
rinominato “Curva San Luca – Arpad Weisz”. Un duplice omaggio,
fortemente voluto dal Comune (che ha annunciato l’iniziativa nel corso
del Giorno della Memoria). Ad essere ricordati insieme una istituzione
religiosa che è nel cuore di migliaia di bolognesi, ma anche
l’allenatore ungherese, Arpad Weisz (1896-1944), che regalò alla
squadra felsinea due scudetti e che fu ucciso ad Auschwitz in quanto
ebreo. Vicenda a lungo finita nell’oblio e riscoperta soltanto da pochi
anni grazie al documentato libro Dallo scudetto ad Auschwitz del
giornalista Matteo Marani.
“Non si tratta di sottrarre niente alla città, ma di aggiungere un
tassello in più” sottolinea il presidente della Comunità ebraica
bolognese Daniele De Paz in risposta ad alcune resistenze
precedentemente espresse da ambienti ecclesiastici.
Bartali, l’omaggio è a pedali
In
maggio la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, la
Israel Cycling Academy, rende omaggio alla memoria di Gino Bartali
ripercorrendo la tratta affrontata dal corridore sotto il nazifascismo
per aiutare gli ebrei perseguitati: da Firenze ad Assisi, 195
chilometri in tutto.
A guidare gli atleti israeliani il team manager Ran Margaliot, che ha
fortemente ha voluto questa iniziativa (realizzata con la
collaborazione di Pagine Ebraiche). Racconta Margaliot: “Mio nonno è
stato uno dei primissimi ricercatori dello Yad Vashem, il Memoriale
della Shoah di Gerusalemme. Da lui ho appreso che non bisogna
dimenticare i torti subiti, ma al tempo stesso che bisogna dare
evidenza alle azioni meritorie”. L’omaggio avviene alla vigilia della
tappa del Giro d’Italia con partenza da Ponte a Ema, il paesino alle
porte di Firenze dove nel 1914 nacque Bartali. Coinvolti
nell’iniziativa anche alcuni discendenti di Gino, radunati in Palazzo
Vecchio prima del via.
Un pallone per la speranza
Sulle
magliette i ragazzini che corrono sorridenti ed entusiasti dietro al
pallone hanno stampato “Scai vive” e l’immagine dell’orologio della
Torre Civica di Amatrice: l’ora segna le 3.36 del mattino, il momento
della prima scossa del terremoto che il 24 agosto 2016 ha sconvolto il
Centro Italia, demolendo case e distruggendo vite. Quell’orario gli
abitanti delle zone colpite lo hanno stampato nella memoria, non solo
sulle magliette, a ricordo del giorno in cui le loro vite si sono
interrotte. Ma non fermate. Con determinazione e coraggio, hanno
infatti ricominciato a vivere, si sono strette in un forte senso di
comunità e lo hanno dimostrato partecipando numerose all’inaugurazione
del campo di calcio a cinque di Scai (frazione di Amatrice), donato in
luglio dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Si tratta di un
piccolo gesto, di una goccia nell’oceano dell’emergenza, ma spero che
possa rinnovare la speranza e la fiducia nel futuro” afferma la
presidente UCEI Noemi Di Segni.
Maccabiadi per la solidarietà
Quarantasette
discipline in tutto, tremila incontri ad eliminazione, 2100 medaglie da
assegnare. Ottanta i paesi che hanno inviato una propria delegazione,
per un totale di diecimila atleti. “80 countries, one heart” recita non
a caso lo slogan dell’iniziativa. Sono i numeri della Maccabiade 2017,
evento sportivo ebraico più importante al mondo, in cui l’Italia è
stata ancora una volta protagonista. Baricentro di questa edizione la
città di Gerusalemme, che ha da poco festeggiato il 50esimo
anniversario della sua riunificazione. Ospite d’onore il cestista
israeliano Omri Casspi, da molti anni ormai stella della Nba. A metà
luglio la squadra azzurra è tornata a casa con alcune medaglie al
collo, ma soprattutto con la consapevolezza di essersi distinta anche
fuori dai campi di gioco. Atleti italiani infatti sono stati in prima
linea per la solidarietà, per portare un sorriso e una speranza a chi
soffre nelle corsie degli ospedali senza distinzione di identità e
nazionalità.
Gerusalemme si tinge di rosa
La
cronometro d’esordio a Gerusalemme. Quindi due tappe in linea: la prima
da Haifa a Tel Aviv, la seconda da Beersheva ad Eilat. Strade e
suggestioni mai provate per il Giro d’Italia, la sempre più globale
corsa in rosa che nel 2018 riparte da Israele e nel segno di un
sentiero chiaramente tracciato: quello di Gino Bartali. È la figura di
Ginettaccio il collegamento ideale tra i due paesi, almeno attraverso i
sentieri che parlano di Sport e di Memoria, di grandi imprese in corsa
e di formidabili atti di eroismo extra-agonistici.
L’appuntamento con la partenza del Giro 2018, presentato a Gerusalemme
in settembre, è per il 4 maggio. Si parte con una cronometro
individuale con percorso articolato all’interno dell’abitato a ridosso
delle mura della Città Vecchia. Ad essere affrontate in sequenza
numerose svolte tra vie cittadine in un susseguirsi di saliscendi.
Secondo gli organizzatori, “la velocità necessiterà di rilanci
continui”. Ultima parte in leggera salita, con arrivo in prossimità
della Porta di Giaffa.
Il Diario finisce in campo
In
risposta all’orrenda provocazione di un gruppo di tifosi della Lazio,
che poche ore prima avevano virtualmente vestito Anna Frank con la
maglia giallorossa, la Federcalcio, d’intesa con il Ministro per lo
Sport e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha disposto in
ottobre un minuto di riflessione su tutti i campi di calcio per
condannare quanto avvenuto e per far sì che ogni contesto sportivo “sia
luogo che trasmetta valori e formi le coscienze”.
Nel corso del turno infrasettimanale di campionato le squadre e gli
ufficiali di gara si sono disposti al centro del campo prima del calcio
d’inizio, mentre è stato letto il seguente brano tratto dal celeberrimo
Diario: “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più
forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al
dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che
tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza
cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”.
Abu Dhabi, l’inno oscurato
Fanno
il giro del mondo le immagini del judoka israeliano Tal Flicker che,
dopo essersi imposto al Grande Slam di Abu Dhabi nella sua categoria, è
costretto a cantarsi l’inno da solo nel corso della cerimonia di
premiazione.
E questo perché gli Emirati Arabi non riconoscono Israele, con la
penosa conseguenza che bandiera e inno, sul palco, sono quelli
dell’International Judo Federation. Nonostante la musica fosse
un’altra, Flicker si è però esibito in una sentitissima Hatikva (“La
speranza”, inno dello Stato ebraico).
A caldo l’allenatore, Oren Smadja, ha commentato: “Sono molto contento
di essere qui, con o senza la bandiera. Per noi è importante arrivare a
questi livelli e dimostrare a tutti che è impossibile fermare lo Stato
di Israele”.
Nato a Herzliya, 25 anni, Flicker ha vinto in estate la medaglia di bronzo ai mondiali di Budapest.
Adam Smulevich
|
il matrimonio ieri a gerusalemme
Rossella e Isaac, Mazal Tov!
Un
31 dicembre del tutto straordinario a Gerusalemme per la nostra collega
giornalista Rossella Tercatin e Isaac Landes, che si sono uniti in
matrimonio. Le nozze sono state celebrate dal rav Daniel Landes, padre
dello sposo. Un affettuoso Mazal Tov da tutti i colleghi della
redazione del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del
portale www.moked.it
|
|
Oltremare - Dieci anni
|
Cose
che ho imparato in questi miei primi dieci anni in Israele. L’ebraico
(beh, non proprio tutto: l’essenziale che serve per parlare con
chiunque io debba parlare, dal postino al medico, dai colleghi alle
amiche, spaziando dai massimi sistemi alla più pratica quotidianità).
Ho imparato che la pioggia qui arriva improvvisa e violenta come se
avesse fretta di cadere, e la pioggia tranquilla e lenta che noi
conoscevamo in Europa qui la si chiama inglese. Che la politica e la
vita reale qui sono legate strette come i polli di Renzo, e si beccano
con altrettanta stupidità (e che nessuno qui ha la più lontana idea di
che cosa siano i polli di Renzo, e alle volte me lo devo ripetere ad
alta voce per non dimenticarlo). Ho imparato che in un paese grande
come una regione d’Italia (e nemmeno la più grande) il campanilismo fra
le città rasenta l’assurdo, e chi vive a Tel Aviv scherza sul fatto che
per salire a Gerusalemme serve il passaporto e viceversa, e che il pur
minuscolo territorio che esula dalle due capitali di cui sopra si
chiama “periferia”: periferia di che cosa non mi è ancora del tutto
chiaro.
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
|
|
|