4 Gennaio 2018 - 17 Tevet 5778
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Elia Richetti e di
Sergio Della Pergola. Nella sezione pilpul una riflessione di Stefano
Jesurum, Maria Teresa Milano, Giorgio Berruto e Sara Valentina Di Palma.
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Alain Elkann
@AlainElkann
In great sadness we commemorate the inestimable Aharon Appelfeld, who
has so sadly died aged 85. He was a personal lifetime friend, a
great writer & a poet who devoted his life through his many
books to remember the horror of the holocaust that he lived
through as a child.
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Aharon Appelfeld (1932 - 2018)
È
morto a 85 anni lo scrittore israeliano Aharon Appelfeld,
importante voce della Memoria della Shoah. Nato nel 1932 a Czernowitz,
Bucovina, Appelfeld fu deportato insieme al padre in un campo di
concentramento in Transnistria, dal quale fuggì, nascondendosi per i
successivi tre anni nelle foreste. Alla fine della guerra raggiunse
l’Italia e da qui fece l'Aliyah, imbarcandosi nel 1946 per la Palestina
mandataria. Autore di 45 libri – molti dei quali dedicati alla Memoria
della Shoah -, Appelfeld vinse nel 1983 il prestigioso Premio Israele
per la letteratura. “Il suo lavoro e la sua memoria saranno sempre di
benedizione”, le parole del Presidente d'Israele Reuven Rivlin in
merito alla scomparsa di Appelfeld.
Milano, il corteo antisemita e la condanna del sindaco.
“Lascia sgomenti sentire pronunciare slogan antisemiti, violenti e
intollerabili nella nostra città. La nostra città condanna gli
estremismi di ogni forma e colore: quelli di ieri come quelli di oggi,
con la stessa forza e determinazione. Non permettiamo che la voce di
pochi faccia più clamore dei comportamenti corretti di molti. Ma
collaboriamo, nel rispetto reciproco, per fare in modo che ciò che è
accaduto in piazza Cavour non succeda mai più, a Milano e in tutto il
mondo”, così il sindaco di Milano Giuseppe Sala in merito alla
manifestazione pro Palestina, organizzata lo scorso 9 dicembre in
piazza Cavour in cui erano riecheggiati slogan antisemiti in arabo. Un
caso, di cui aveva parlato il Foglio, è su cui l'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane così come la Comunità ebraica di Milano avevano
chiesto un immediato intervento contro i responsabili delle minacce,
ricorda il Corriere Milano. “Ringraziamo il sindaco – afferma invece
Milo Hasbani, copresidente della Comunità ebraica di Milano a
Repubblica - Sappiamo che c'è un'indagine in corso. Siamo in stretto
contatto con il questore e confidiamo nel lavoro delle autorità e delle
forze dell'ordine”. Inoltre ieri mattina, ,come racconta il Foglio,
l'onorevole Emanuele Fiano, insieme al segretario del Pd di Milano
Pietro Bussolati, ha depositato alla questura di Milano una denuncia
contro gli autori degli slogan antisemiti. Sul tema il Giornale, nella
sua sezione milanese, interpella invece Walker Meghnagi, critico
rispetto all'amministrazione Sala.
Usa, fondi tagliati ai palestinesi.
Il presidente americano Donald Trump ha minacciato di ritirare i fondi
che gli Stati Uniti donano all'Unrwa, l'Agenzia dell'Onu per i
rifugiati palestinesi. “Paghiamo ai palestinesi centinaia di milioni di
dollari all'anno e non otteniamo alcuna riconoscenza o rispetto. Noi
abbiamo tolto Gerusalemme, la parte più complicata del negoziato, dal
tavolo e se i palestinesi non vogliono più parlare di pace perché
dovremmo continuare a dare loro queste enormi quantità di denaro?”. Il
riferimento su Gerusalemme è legato al riconoscimento di Trump della
città come Capitale d'Israele: “un fatto che non è in discussione”,
sottolinea l'ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs in
un'intervista a Formiche.net ripresa da Italia Oggi. Nell'intervista,
Sachs ribadisce come sia stato un “peccato” che l'Italia non abbia
seguito l'esempio americano. Stati Uniti che ora quindi potrebbero
muovere contro l'Unrwa, di cui sono tra i principali donatori, con
quasi 370 milioni di dollari l'anno (seguiti dalla Ue: 143 milioni),
spiega Avvenire. “I palestinesi - scrive il Giornale- hanno ruggito una
risposta filosofica: ricattatore, se non arrivano più i finanziamenti,
i giovani soffriranno, i servizi di sicurezza in comune collasseranno e
molti resteranno in preda alla confusione e alla violenza”. Intanto in
Israele la Knesset ha dato un primo via libera a una legge che apre
alla pena di morte per i terroristi ma “Nadav Amargan, capo del
servizio di sicurezza interno Shin Bet, ha avvertito che l'arrivo di
una norma del genere potrebbe causare un'ondata di sequestri di ebrei
in tutto il mondo” (Repubblica).
Il re e i nomi da cambiare.
Spazio sui quotidiani italiani all'appello dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane al ministro della Cultura Dario Franceschini perché
venga modificata l'intitolazione delle biblioteche italiane dedicate a
Vittorio Emanuele III, firmatario delle leggi razziste del 1938. Come
riporta Avvenire, uno degli esempi citati dal messaggio della
Presidente UCEI Noemi Di Segni è la Biblioteca nazionale di Napoli. La
Biblioteca partenopea in passato aveva sondato il terreno per cambiare
nome su iniziativa di alcuni storici di grande rilievo come Luciano
Canfora ma poi non se ne era fatto nulla (era stato interpellato
l'allora ministro alla Cultura Francesco Rutelli). Mauro Giancaspro,
direttore della Biblioteca dal 1995 al 2014 spiega che “Fu anche
sentita la città su questa ipotesi, ma la risposta fu abbastanza
fredda. Certo, ora si potrebbe ritentare”. Il Fatto Quotidiano riporta
anche la prevedibile reazione di Emanuele Filiberto. “La presidente
dell'Ucei piuttosto che pensare al passato farebbe bene a guardare al
futuro e a quanto sta accadendo nel mondo, anche nei confronti degli
ebrei”.
Anniversari. Su La
Stampa lo storico Giovanni Sabbatucci ricorda l'80esimo dalle leggi
razziste e richiama le responsabilità dei cittadini italiani che non
intervennero di fronte alla vergogna: “Proprio perché difficilmente
comprensibile ed estranea alla cultura politica e giuridica italiana
(il razzismo coloniale era cosa recente e non certo una peculiarità
nazionale), la legislazione razziale avrebbe dovuto suscitare un
rifiuto più netto e, nei limiti del possibile, più esplicito” da parte
degli italiani. Delle leggi del 1938 parla anche il nuovo libro di Lia
Levi Questa sera è già domani (edizioni ego), ispirato, alla storia del
marito Luciano Tas, nato a Genova nel 1927. “I personaggi, tranne
alcuni minori, non sono frutto di invenzione, ma rispecchiano i tratti
caratteriali di individui da me conosciuti. - spiega l'autrice al
Secolo XIX - La vita reale è stata lo spunto di partenza per la trama e
i dialoghi”. Su Repubblica Wlodek Goldkorn – protagonista anche di
un'intervista su diversi temi d'attualità pubblicata da Italia Oggi -
ricorda un altro anniversario: l'elezione il 5 gennaio di cinquant'anni
fa di Alexander Dubcek a capo del Partito comunista cecoslovacco.
Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked
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