Jonathan Sacks, rabbino | La libertà è un muscolo che ha bisogno di esercizio costante. O lo si esercita, o lo si perde.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Viviamo
in un tempo in cui “la strategia dei Lumi deve essere seriamente
ripensata cercando di preservare il lume della ragione in tempi bui”.
Sono le parole con cui Wlodek Goldkorn chiude l’introduzione a L’Ultima
lezione di Zygmunt Bauman (Laterza) indicando quale sia il lascito
dell’intellettuale che ha costruito tanta parte del lessico culturale
degli ultimi 25 anni, sospesi come siamo tra un mondo finito e uno di
cui ancora non vediamo esattamente la fisionomia, e in cui molte cose
sembrano far le rime con un tempo che pensavamo finito.
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Pirozzi loda Mussolini
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“Per
quello che riguarda infrastrutture, politiche sociali, visione del
paese, il Duce ha fatto grandi cose”. È quanto dichiarato ieri dal
sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi in un evidente tentativo di
posizionamento in vista della prossima campagna elettorale. Scrive tra
gli altri Repubblica: “II sostegno di Francesco Storace, Gianni
Alemanno e Matteo Salvini, gli elogi a CasaPound, il ‘me ne frego’
ostentato di fronte ai detrattori: non serviva l’elogio di Benito
Mussolini per definire il campo di gioco di Sergio Pirozzi, sindaco di
Amatrice, volto simbolo dei Comuni squassati dal terremoto del 2015.
Eppure, intervistato da Klaus Davi, il primo cittadino in corsa (per
ora solitaria) alla Regione Lazio, non si è sottratto”.
La Leading European Newspaper Alliance, rete di cui fa parte il
quotidiano La Repubblica, intervista il premier ungherese Viktor Orban.
Tra gli argomenti al centro del confronto la campagna del governo
contro Soros, che sembra solleticare i peggiori istinti dell’elettorato
di estrema destra. Orban respinge le accuse: “Fa ormai parte della
tattica politica delle forze di sinistra in Europa diffamare come
antisemita qualche politico di destra. In Ungheria – afferma –
pratichiamo la tolleranza zero nei confronti dell’antisemitismo”.
L’editore francese Gallimard ha rinunciato a pubblicare gli Ecrits
polémiques di Louis Ferdinand Céline, testo noto per il suo
antisemitismo. Critico al riguardo Paolo Di Stefano sul Corriere: “È
incredibile che lo scrittore Céline possa fare più paura del Führer, il
cui Mein Kampf è stato riproposto l’anno scorso in Germania con tutte
le cautele critiche del caso. Perché in democrazia pubblicare non
significa assolvere”.
Sempre sul Corriere, Angelo Panebianco attacca la linea tenuta dai
principali paesi europei relativamente alle dichiarazioni e alle
intenzioni manifestate da Trump su Gerusalemme. “L’Europa – scrive – si
è disinteressata del quadro strategico in cui è maturata la scelta
americana. Un quadro strategico in cui, tra Libano, Siria, Striscia di
Gaza, preme ormai sui confini di Israele una potenza in fortissima
ascesa: quell’Iran il cui regime ha fatto dell’aspirazione alla
distruzione dello Stato di Israele una componente della propria
‘ragione sociale’, della propria ideologia, nonché la principale carta
che esso gioca per accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica
araba”.
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al via lo stanziamento per il binario 21 Il Memoriale prende corpo “Sei,
otto mesi e poi porteremo a termine i lavori del Memoriale. Il
finanziamento firmato dal ministro Dario Franceschini ci permette di
concludere finalmente il progetto”. Da tempo il vicepresidente della
Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach
(nell’immagine assieme al ministro della Giustizia Orlando e al sindaco
Sala in visita al Memoriale nel gennaio dello scorso anno) aveva
lanciato un appello affinché istituzioni pubbliche e private
investissero nella conclusione dei lavori di uno dei luoghi della
Memoria più importanti d’Italia. Il decreto approvato dal governo il 12
gennaio e firmato dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini è
stato il segno che le parole di Jarach non sono cadute nel vuoto: tre i
milioni di euro stanziati, che rappresentano “un impegno diretto dello
Stato italiano – ha dichiarato Franceschini in una nota – nel recupero
e nella valorizzazione di uno dei luoghi della memoria, dove iniziò
l’orrore della Shoah a Milano”. Il finanziamento permetterà di portare
a termine la biblioteca, che ospiterà gli oltre 45mila volumi del
Centro di Documentazione ebraica contemporanea di Milano. E proprio il
Cdec troverà posto nei prossimi mesi nelle strutture di Piazza Edmond
J. Safra 1 (via Ferrante Aporti): il centro si sposterà infatti
all’interno del Memoriale costituendo così, in un luogo strategico come
l’area della Stazione Centrale di Milano, un punto di riferimento a
livello internazionale nello studio della storia ebraica contemporanea
e della Shoah. Un impegno, rileva la Presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, oggi fondamentale alla luce
del riemerge delle minacce antisemite. “C’è grande apprezzamento per il
decreto firmato dal ministro Franceschini – sottolinea Di Segni – Il
Memoriale è il luogo simbolo di valori positivi e della lotta
all’indifferenza (parola che compare a caratteri cubitali sul muro
d’ingresso della struttura). Lo ha dimostrato ad esempio impegnandosi
ad ospitare i migranti in una situazione di emergenza per la città. E
il suo essere un monito contro l’indifferenza all’odio e
all’antisemitismo è ancora più significativo in questi giorni dopo il
silenzio che era caduto sui fatti di Milano”. Ovvero, alla
manifestazione pro-palestinese del 9 dicembre di piazza Cavour dove si
erano sentiti slogan antisemiti in arabo. Fatti su cui poi il sindaco
di Milano Giuseppe Sala è intervenuto, condannando l’accaduto. Leggi
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la cerimonia al tempio maggiore di roma Selma e Sami, 60 anni di amore Si
sposarono nel Congo belga, nel gennaio del 1958. E il loro sodalizio,
da allora, è stato incrollabile. Una grande storia di amore, coraggio,
solidarietà.
Sessanta anni di unione per Selma e Sami Modiano. Lui, uno degli ultimi
Testimoni italiani della Shoah ancora in vita. Lei, il suo costante
sostegno. Al suo fianco in ogni incontro, testimonianza, iniziativa.
Emozione palpabile oggi al Tempio maggiore di Roma, dove l’anniversario è stato celebrato davanti a tanti amici.
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run for mem - il 28 gennaio a bologna
Shaul, la marcia del coraggio
Ancora
una volta l’ospite d’onore sarà lui (assieme all’ex maratoneta Franca
Fiacconi, anche lei alla partenza della manifestazione). L’ex podista
israeliano Shaul Ladany torna alla Run for Mem, la corsa per una
Memoria consapevole organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane insieme a Uisp e Maccabi Italia. L’appuntamento è per domenica
28 mattina a Bologna, con il via previsto alle 11. Due percorsi, uno da
dodici e l’altro da cinque chilometri. Tante tappe, nel percorso, per
ricordare i luoghi che maggiormente hanno segnato la città sotto il
nazifascismo. Shaul, malgrado le 81 primavere, tra l’altro
splendidamente portate, c’è da scommettere che sarà alla partenza del
primo. Perché, come ha più volte raccontato anche a Pagine Ebraiche,
nella vita non ha mai smesso di camminare, marciare, correre. Un passo
dopo l’altro, con la prospettiva costantemente rivolta al futuro. Parla
per lui il drammatico passato di bambino sopravvissuto alla Shoah, ma
anche di atleta olimpionico che scampò per miracolo all’azione
terroristica palestinese ai Giochi di Monaco di Baviera del 1972. Una
doppia ferita che l’ha inevitabilmente segnato, ma che non gli ha mai
fatto alzare bandiera bianca.”Marciare forse è il mio modo ambizioso di
avere sempre successo. Gli sportivi seri non amano partecipare a una
competizione, amano soprattutto portarla a termine” ha raccontato lo
scorso anno in una intervista alla vigilia della prima Run for Mem,
svoltasi a Roma. Anche quest’anno il suo sorriso, la sua grinta e il
suo coraggio saranno motivo di ispirazione per tutti i partecipanti.
Per iscriversi alla corsa: http://ucei.it/runformem/
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fu presidente degli ebrei livornesi
Massimo Bedarida (1922-2018)
Con
Shabbat all'uscio, come si usa dire a Livorno, si sono svolti venerdi
scorso i funerali di Massimo Bedarida, mancato nella notte.
Nato nel 1922, negli Anni '80 rivesti il ruolo di Presidente della
Comunità ebraica labronica, della quale è stato anche Consigliere.
Grande la stima che ha sempre circondato la sua figura, professionale e
privata: imprenditore e professionista, affermato e autorevole, era
attivo anche nella vita culturale cittadina, quale socio del Lions Club
Livorno Host.
Alla riservatezza che era tratto evidente del suo modo di fare, sempre
improntato a grande signorilità, corrispondeva grande disponibilità e
generosità nei confronti del prossimo, il tutto esercitato, in coerenza
con lo spirito ebraico, senza clamore e protagonismo.
Nell'esprimere le condoglianze alla famiglia, sia il Suo ricordo per benedizione.
Gadi Polacco
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La società dell'interdizione
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Da
un lato c’è il profondo differenziale di potere, anzi, di poteri, che
in questi ultimi anni si è fatto ancora più forte, esacerbato dalle
trasformazioni introdotte dalla globalizzazione. Per coloro, siano
donne o uomini, che si trovano posti ai margini non solo dei luoghi di
comando ma anche di contrattazione, la posizione si può fare molto
scomoda, avendo ben pochi strumenti per tutelare i propri diritti. Non
è vero che «uno vale uno»: ognuno di noi è diverso dai suoi simili non
solo per la sua personale storia ma anche per le differenti quantità di
risorse con le quali può affrontare il mondo e le incombenze della vita
quotidiana. Gli strumenti istituzionali offerti a chi si trova in
posizione di oggettivo svantaggio per cercare di compensare, almeno in
parte, la sua condizione, sono quindi indispensabili per garantire alla
società una sua interna coesione. Troppe diseguaglianze, in altre
parole, rischiano di smagliare e poi rompere il tessuto sociale.
Dall’altro lato, tuttavia, c’è un rischio incombente: è quello per cui
il vincolo sociale alla solidarietà e alla reciprocità (che dovrebbe
essere sanzionato anche dalla fiscalità pubblica, redistribuendo la
ricchezza prodotta collettivamente) si trasformi, da risorsa per
garantire concreti diritti al maggiore numero possibile di persone, in
qualcosa d’altro. Ciò avviene quando si passa da una logica
universalista ad una particolarista. Ossia, quando dai diritti sociali
si transita ad una visuale che enfatizza esclusivamente i diritti
civili alla differenza, senza contemperare adeguatamente i secondi con
i primi. Facciamo un po’ di chiarezza, per evitare letture equivoche di
una questione delicatissima. Le differenze di identità, in tutte le
loro varianti, sono il sale del pluralismo democratico. La sintesi di
esse (e del loro riconoscimento nell’agone pubblico) concorre a
comporre una società dove l’uguaglianza non implica in alcun modo
l’uniformità, semmai coltivando invece la diversità.
Claudio Vercelli
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Ahavat Israel
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Si
è svolto negli scorsi giorni un viaggio delle scuole ebraiche di Roma e
Milano in Israele. Per la terza volta ho avuto l’occasione di
accompagnare come madrich i ragazzi della scuola di Roma. I ragazzi
hanno visitato il deserto del Negev, il nord, Gerusalemme e Tel Aviv.
Inoltre, hanno avuto occasione di incotrare la comunità italiana di
Gerusalemme e di riflettere sul futuro delle comunità ebraiche
italiane.
Michael Sierra
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