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23 gennaio 2018 -  7 shevat 5778
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PROTAGONISTI

Rav Toaff, l’eredità di un grande Maestro

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img headerElio Toaff / PERFIDI GIUDEI FRATELLI MAGGIORI / Il Mulino

Un personaggio straordinario e globale nelle sue diverse manifestazioni. Un leader e formatore, un Maestro di maestri. Ma anche un formidabile divulgatore, dal vivo e in trasmissioni radiofoniche che hanno fatto la storia. Con l'innata capacità di comunicare efficacemente sia con le grandi figure del suo tempo, e ne incontrò molte, che con le persone più umili. Per Sergio Della Pergola queste le principali qualità che si possono attribuire al rav Elio Toaff, insieme alla capacità di conciliare i dettami antichi della Tradizione con un evidente pragmatismo. È questo lo sguardo di un attento osservatore delle vicende ebraiche italiane, ma anche quello di una persona che del rav ha conosciuto molto da vicino la dimensione più intima e familiare. Non è un caso che sia proprio un'introduzione dell'illustre demografo e accademico ad aprire la riedizione del saggio Perfidi giudei, fratelli maggiori, pubblicato nel 1987 da Mondadori e oggi nuovamente in libreria grazie al Mulino. Diversi gli elementi nuovi che integrano lo scritto, presentato questo autunno nella sede del Tirreno a Livorno e quindi, alcune settimane dopo, al museo ebraico di Roma. Tra cui una lettera inedita del rav Toaff, scritta nel 1945 al fratello Renzo (che si trovava nell’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele); il discorso di commiato nel Tempio Maggiore di Roma del 2001; un ricordo dell’allievo rav Gianfranco Di Segni, oggi coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano e una testimonianza dei figli Daniel, Miriam e Ariel che ricostruisce gli anni dal 1987 al 2001. In entrambe le circostanze, a Roma e Livorno, sala piena e grande interesse per questa iniziativa editoriale che riporta al centro non solo la vocazione dialogica del rav, immortalata in particolare dalla visita di papa Wojtyla al Tempio Maggiore, ma anche la profondità del suo impegno in ogni campo e le esperienze di vita che portarono a determinate scelte.

Il disegno è di Giorgio Albertini.

Pagine Ebraiche, gennaio 2018

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letteraturA

Appelfeld, i giorni in cui tornò la luce

img headerAharon Appelfeld / GIORNI LUMINOSI / Guanda

Si intitola “Giorni luminosi” l’ultimo romanzo dello scrittore israeliano Aharon Appelfeld, scomparso di recente, autore di numerose opere tradotte in tutto il mondo. In molte di esse ha narrato la sua esperienza di scampato alla Shoah e questo suo ultimo libro, pubblicato poche settimane fa in ebraico e in uscita in Italia per Guanda nella traduzione di Elena Loewenthal, racconta ancora una volta una storia legata alla seconda guerra mondiale.
Questa volta Appelfeld si concentra sul periodo successivo alla liberazione: è finita la guerra e Theo, giovane ebreo sopravvissuto a un campo di concentramento tedesco, vuole rientrare nel suo paese, in Austria. La strada è lunga e lui è solo e senza mezzi, ma non si lascia vincere dallo sconforto.
Lungo il cammino ogni passo, ogni sensazione gli riportano alla mente i giorni felici dell’infanzia, trascorsi per la maggior parte in compagnia della madre, una donna sensibile e delicata, che amava visitare con il figlio cappelle e monasteri cristiani. Il padre di Theo era invece un uomo concreto con cui il bambino non aveva confidenza, dedito al lavoro e sempre impegnato nella libreria di famiglia. L’incontro fortuito con Madeleine, una cara amica di gioventù del padre, di cui Theo si prende cura per un po’, fa però vacillare alcune delle sue certezze.

Marco Di Porto

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storia

Germania, fare i conti
con lo sterminio 

musica

In fuga dalla Shoah
verso Hollywood

Siegfried Lenz /
IL DISERTORE /
Neri Pozza

Germania, 1951. Siegfried Lenz (1926-2014) pubblica C'erano sparvieri nell'aria, un racconto sull'apparato repressivo del potere. Due anni dopo pubblica Duello con l'ombra, un testo dove il tema è il senso di colpa dei tedeschi. Tra i due si colloca II disertore (ma originariamente il titolo sarebbe dovuto essere Là ci rivedremo) respinto da Hoffmann und Campe Verlag di Amburgo, l'editore di tutti suoi libri. Perché era meglio soprassedere e non pubblicare quel libro nel 1952? Perché la diserzione era un tema tabù, mentre non lo era il senso di colpa? Il disertore - pubblicato postumo nel 2016 è un romanzo in cui gli ultimi mesi di guerra dell'esercito tedesco sul fronte dell'Est Europa sono solo un pretesto.

David Bidussa,
Il Sole 24 Ore Domenica, 21 gennaio 2018


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Angelo Gilardino / MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO / Edizioni Curci

Questa volta sì, forse avrebbe accettato di tornare in Italia. Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore fiorentino di origine ebraica, colpito dalle leggi razziali, emigrò negli Stati Uniti nel 1939; e, anche a guerra conclusa, ricusò tutti gli inviti a stabilirsi di nuovo in patria. Ma ora, a cinquant'anni dalla sua scomparsa, a Montecitorio, mercoledì 24 gennaio, si tiene un concerto «ufficiale» per la presentazione della sua nuova biografia edita da Curvi e firmata da Angelo Gilardino, Mario Castelnuovo-Tedesco. Un fiorentino a Beverly Hills, in uscita ai primi di febbraio. Un riconoscimento che l'Italia gli doveva. Dimenticate per decenni, la musica e la figura di Castelnuovo-Tedesco conoscono oggi una renaissance. Merito anche della nipote Diana, che da New York si prodiga per la diffusione dell'opera del nonno. «Presto — confida a "la Lettura" — avremo anche un sito Internet, mariocastelnuovotedesco.com, per aiutare studiosi e musicisti a trovare informazioni, spartiti, manoscritti»: l'archivio del maestro, 7 mila documenti, si trova ora, infatti, alla Library of Congress di Washington.

Gian Mario Benzing,
Corriere La Lettura,
21 gennaio 2018


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