![](http://www.moked.it/unione_informa/130730/richetti.jpg)
Elia Richetti,
rabbino
|
Al
versetto “Partirono da Refidìm e giunsero al deserto del Sinai”, Rashì
commenta: “Come il loro arrivo al deserto di Sinai era in stato di
Teshuvah, anche la loro partenza da Refidìm fu in stato di Teshuvah”.
Questa interpretazione è incomprensibile se non partiamo da un’altra
interpretazione, relativa al nome di Refidìm, che viene interpretato
come contrazione di “rifyon yadàyim”, mollezza di mani, ossia
rinunciatarismo..
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
|
Ho
firmato anch'io una delle numerose petizioni che circolano in Israele
contro l'espulsione dei rifugiati dall'Africa. Sono oggi circa 40.000
persone giunte negli scorsi anni soprattutto dall'Eritrea e dal Sudan.
In passato, ogni notte, intere carovane di profughi valicavano il
confine di Israele nel deserto del Negev dopo avere attraversato
l'Egitto. In Egitto, i profughi venivano inseguiti dalle forze di
sicurezza, in parte feriti e uccisi, finché, chi riusciva, arrivava al
confine israeliano. Sul comportamento degli egiziani non mi pare di
aver mai letto una riga di biasimo.
|
|
Leggi
|
![](http://moked.it/unione_informa/strutturanl/stampa_header.jpg) |
“Colpita tutta la Francia” |
“Un
attacco all’intera Repubblica”. Così, sul proprio profilo Twitter, il
presidente francese Emmanuel Macron ha definito l’attacco antisemita
subita da un bambino ebreo parigino nelle scorse ore. Secondo la
testimonianza della vittima, riporta tra gli altri Repubblica, “due
ragazzi nascosti dietro a una pattumiera hanno sbarrato la strada,
fatto lo sgambetto e poi lo hanno riempito di calci mentre era a
terra”. I giovani non avrebbero proferito nessun insulto antisemita nei
confronti della vittima, che indossava una kippah, “ma le autorità
giudiziarie non hanno dubbi sulla matrice del gesto”.
Nel frattempo il governo francese ha annunciato il rafforzamento
dell’operazione Sentinelle che prevede l’invio di militari per
pattugliare le strade.
Repubblica traduce e pubblica una lettera-appello firmata da centinaia
di ebrei polacchi, tra cui alcuni Testimoni della Shoah, a proposito
del testo approvato dalla Camera in cui si vieta di associare il paese
ai crimini perpetrati dai nazisti.”Senza dubbio – si legge –
l’espressione ‘campi polacchi di sterminio’ è un vistoso errore. I
campi di sterminio furono predisposti dai nazisti sul territorio
dell’allora Polonia occupata al solo scopo di sterminarvi il popolo
ebraico nel contesto della ‘soluzione finale'” si legge nel messaggio.
L’adozione degli emendamenti alla legge nella loro forma attuale, si
dice poi, potrebbe però condurre a penalizzare “chi racconta la verità
al riguardo dei ricattatori polacchi e di quei cittadini polacchi che
assassinarono i loro vicini di casa ebrei”.
Rimossa a Venezia una pietra d’inciampo recentemente dedicata a Gustavo
Corinaldi, 63 anni, che dalla Laguna iniziò il suo viaggio senza
ritorno verso Auschwitz. Un’operazione premeditata secondo Marco
Borghi, direttore dell’Istituto veneziano per la storia della
Resistenza, che al Corriere del Veneto dice: “Attenzione a minimizzare,
banalizzare, relativizzare perché si diventa complici due volte”.
Insulti antisemiti nei confronti della giornalista Fiamma Nirenstein
sul profilo Facebook di Stefano Apuzzo, candidato alle regionali in
Lombardia nella lista civica di Giorgio Gori. “Apuzzo non ne è l’autore
– scrive il Giornale – ma il post compare fra le sue foto perché un
amico lo ha taggato, cioè ha inteso condividerlo con altri, fra cui
lui, che non ha ritenuto di prenderne le distanze o cancellarlo in
tanti mesi”.
In una lettera inviata a La Stampa Angelo Pezzana, nel centenario dalla
nascita di Bruno Zevi, ricorda il suo ruolo nel Partito Radicale e il
suo legame con Marco Pannella: “Fu sotto la presidenza di Bruno che
Pannella scelse Gerusalemme quale luogo per il Congresso del Pr, ci sia
concesso di sottolineare – perché c’eravamo – ‘il partito radicale di
Pannella’. Sotto la sua guida fu il partito più vicino a Israele, una
storia che ha avuto termine con le morte del leader radicale”.
|
|
Leggi
|
|
|
varsavia contestata a livello internazionale
Shoah, la Polonia falsa la Storia
e calpesta la Memoria
Nella
notte il Parlamento polacco ha approvato la controversa legge, voluta
dal partito ultraconservatore Diritto e Giustizia, che vieta di
accusare la Polonia di complicità con i crimini nazisti. La norma
proibisce anche di definire i campi di concentramento costruiti in
Polonia dai nazisti come lager “polacchi”. “Chiunque asserisce,
pubblicamente e in contrasto con i fatti, che la nazione polacca o la
Repubblica di Polonia è responsabile o corresponsabile dei crimini
nazisti commessi dal Terzo Reich, o di altri reati che costituiscono
crimini contro la pace, crimini contro l' umanità o crimini di guerra,
o chiunque altrimenti riduca gravemente la responsabilità dei veri
autori di tali crimini, è punito con una multa o con la reclusione fino
a tre anni”, recita uno degli articoli della nuova legge polacca,
approvata in Senato con 57 voti favorevoli e 23 contrari. Ora toccherà
al presidente Andrzej Duda firmarla e, nonostante le pressioni
internazionali, questa sembra la sua intenzione. Il governo di Varsavia
sostiene che la norma tuteli la reputazione della Polonia da
distorsioni in merito alla Seconda guerra mondiale ma la legge è stata
criticata da più parti perché di fatto attribuisce allo Stato polacco
il potere di decidere quali siano i fatti. “Nessuna tolleranza per la
distorsione della verità, l’alterazione della storia o la negazione
dell’Olocausto”, la dura reazione del Primo ministro d'Israele Benjamin
Netanyahu quando ancora la norma non era passata al Senato.
Leggi
|
le analisi sull'obiettivo della legge polacca
'I polacchi, ma anche gli italiani
in Europa c'è chi riscrive la storia'
I
polacchi “non facevano parte dei meccanismi nazisti” ma “hanno
assolutamente aiutato, hanno ucciso autonomamente e nei modi più
crudeli. Sono stati pubblicati libri che i polacchi stessi hanno
scritto e ora è proibito dirlo o scriverne”. A parlare Halina
Birenbaum, nata in Polonia, sopravvissuta alla Shoah e diventata
celebre in Israele come scrittrice. La Birenbaum, intervistata da
Yedioth Ahronoth, accusa il governo polacco di voler falsificare la
storia con la nuova legge che vieta di associare la Polonia alla Shoah
(la norma prevede fino a tre anni di reclusione). “È una bugia”, il
commento della sopravvissuta in merito alla legge. Per lo Yad Vashem se
nessuno può mettere in dubbio che i campi di sterminio in Polonia non
possono essere definiti polacchi – ma costruiti e gestiti dai nazisti
nella Polonia occupata – il provvedimento votato da Varsavia “mette in
pericolo il libero e aperto confronto sul ruolo del popolo polacco
nella persecuzione ebraica”. Per Vittorio Ravà, esperto di
comunicazione, il piano del governo polacco è un tentativo pianificato
di modificare la storia del Paese. “La legge non è un'invenzione che
nasce per caso a tre quarti di secolo dalla fine della guerra, ma fa
parte di un piano preciso di rivalutazione del popolo polacco. Il primo
segnale che avevo notato è stato il film La signora dello zoo di
Varsavia, uscito nell'autunno 2017 – afferma a Pagine Ebraiche Ravà -
nel quale i polacchi vengono presentati come grandi salvatori degli
ebrei e la cosa mi aveva insospettito ma le nuove disposizioni del
governo di Varsavia indicano che c'è un piano integrato di
controinformazione”. Un problema di riscrittura del passato che Ravà
sottolinea non è solo polacco ma succede in diverse parti d'Europa. E
coinvolgeanche l'Italia.
Leggi
|
Setirot
- Un po’ di silenzio |
Preoccupato
e confuso. Di più: angosciato. Domenica scorsa sono tornato per
l’ennesima volta al Memoriale della Shoah. E – se mai ce ne fosse stato
bisogno – non mi capacito di quanto accade nel nostro paese e nel
mondo. Quando ero piccolo e poi ragazzo – non soltanto nelle nostre
famiglie – le parole fascismo antisemitismo razza nazismo ku klux klan
erano letteralmente impronunciabili, inimmaginabili da ascoltare
ancora. Ora tutto pare non soltanto sdoganato, ma pure all’ordine del
giorno, perfino, talvolta, al nostro interno. Non mi ritrovo più. Per
questo chiedo perdono alla redazione, al direttore, ai lettori, ma
questa settimana non riesco a scrivere. Scusatemi. Un po’ di silenzio
per rimettere insieme le idee e ritrovare la forza di combattere ciò
che non smetteremo mai di combattere.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
In ascolto - Maria Sanders |
Oggi,
a differenza del solito, non mi dilungherò in commenti o in
approfondimenti, perché ritengo che la canzone che ho scelto si
commenti da sola. La musica è uno strumento straordinario per
raccontare storie e Storia e sa essere diretta, incisiva; agisce sulle
emozioni ma al tempo stesso trasmette contenuti.
La ballata di Maria Sanders è cruda, proprio come lo furono le Leggi
razziali. Il testo è di Bertolt Brecht, la musica di Hanns Eisler (1898
– 1962), compositore prolifico, allievo di Schoenberg che a metà degli
anni ‘20 si allontana dal maestro per motivi ideologici e politici e
decide di mettere la sua arte a servizio del popolo. Compone inni,
canzoni in stile marcia e accessibili al proletariato. Qualche anno più
tardi tornerà al serialismo, con un suo stile personale, che qualcuno
definirà “serialismo dal volto umano”. La Ballata di Maria Sanders ha
la grande capacità comunicativa di Eisler e ha chiari legami con il
kabarett.
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
La grave omissione |
Leggo la lettera di Stella Pende, nipote di Nicola, pubblicata dal ieri dal Corriere della sera.
Purtroppo per lei ha commesso vari errori, i primi due veniali: un
refuso all’inizio sull’ottavo anniversario delle Leggi antiebraiche;
dice inoltre che il Manifesto della Razza è uscito a inizio luglio del
’38, quando è stato pubblicato sul Giornale d’Italia il 15 luglio.
Dario Coen
Leggi
|
|
Tra etica e halakhà
|
Se
è vero che la dimensione etica pervade, pur senza esaurirla, tutta
l’halakhà, il volume La giustizia seguirai. Etica e halakhà nel
pensiero rabbinico (Giuntina) è una introduzione organica e limpida
alle domande che la tradizione ebraica ha affrontato, elaborando
costantemente una pluralità di risposte che, a propria volta, vengono a
dare forma a nuove domande. L’autore Massimo Giuliani non rinuncia ad
approfondire questioni come l’etica del lavoro, il primato della
giustizia, il ruolo dei principi etici, delle mitzwot, di doveri e
diritti, ma anche ecologia e vegetarianesimo, la sovranità nazionale
ottenuta con la fondazione del moderno stato di Israele, la possibilità
di un tiqqun ‘olam (aggiustamento del mondo) dopo Auschwitz.
Giorgio Berruto
Leggi
|
|
Lasciapassare
|
Il
Muzej ratnog djetinjstva, museo dell’infanzia in guerra aperto a
Sarajevo nel gennaio del 2017 dopo una prima esposizione temporanea del
marzo precedente, ha tra le sue peculiarità di particolare efficacia
una sezione dedicata agli oggetti dei bambini che hanno vissuto la
guerra e l’assedio di Sarajevo, raccontati dagli ex bambini stessi che
spiegano il significato particolare di quegli oggetti per loro.
Tra essi, un disegno di un documento di identità di una bambina che
pensava, grazie ad esso, di poter avere un lasciapassare per lasciare
la città assediata. Di per sé è un manufatto infantile, una
testimonianza di un’esperienza di guerra.
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
|
|