Jonathan Sacks, rabbino | Il
mondo che abbiamo ereditato è il frutto degli sforzi di chi ci ha
preceduto. Quello che lasceremo ai nostri figli dipende da noi.
| |
David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | 13
dicembre 2011. Gianluca Casseri uccide per le strade di Firenze Diop
Mor e Modou Samb e ferisce Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe
Cheike. Non è vero che a Macerata si è superata una soglia. È solo che
non abbiamo memoria.
| |
 |
Macerata, odio fascista
|
I
fatti di Macerata sulle prime pagine di tutti i giornali. “Il raid
razzista scuote l’Italia” titola il Corriere. “Macerata, il raid
razzista che avvelena le elezioni” scrive Repubblica. “Xenofobia da
fermare” lancia l’allarme Avvenire.
A suscitare particolare inquietudine la figura di Luca Traini, il
28enne arrestato dalle forze dell’ordine che la scorsa estate si era
candidato con la Lega Nord in un piccolo comune marchigiano e che, al
momento dell’arresto, non ha fatto nulla per nascondere le sue simpatie
per l’estrema destra. Scrive Repubblica: “A forza di gridare agli
invasori, alla razza bianca, alle ‘impronte dei piedi’, ai fucili con
cui fare ‘pim pim pim’, accade che a qualcuno scappi la mano. Se in
nome del sovranismo e del ‘prima gli italiani’ inneggi alle ruspe
contro i campi nomadi, se proponi i vagoni ‘separati’ su treni e
metropolitane, se dici che dai ‘mano libera alla polizia’, poi magari
succede che uno impugna una pistola e, anziché spararle grosse, spara
davvero”. Si difende così il leader leghista Matteo Salvini,
intervistato da Repubblica e da altri quotidiani: “Io condanno. Punto.
Poi però vado a capo e mi chiedo: e quindi? Se voglio risolvere un
problema devo capire da dove arriva. Purtroppo ci sono delle ragioni”.
Secondo Salvini, “l’odio e la violenza vengono istigati da chi ha
riempito l’Italia di clandestini” e se non ci fosse “un’immigrazione
fuori controllo e delinquenziale” certi episodi non accadrebbero. Per
il direttore di Libero Vittorio Feltri o si chiudono le frontiere “o
questo sarà solo l’inizio”.
Commenta Donatella Di Cesare sul Corriere: “L’Italia è squassata da un
odio di bassa lega, abietto e maleodorante. Perché viene dalle viscere.
Sembra caduto ogni ritegno. Come se fosse una conquista poter odiare
liberamente, esternare ogni meschinità, vomitare ogni grettezza”.
“Lo status di Gerusalemme”. Questo, dice il premier turco Erdogan in
una intervista al direttore de La Stampa Maurizio Molinari, sarà il
tema al centro del suo incontro di domani con Bergoglio (cui seguiranno
colloqui con Gentiloni e Mattarella). Afferma Erdogan: “Dopo la
dichiarazione di Trump, contraria alla legge internazionale, ci siamo
parlati. Voglio ringraziarlo per quella nostra telefonata su
Gerusalemme, in seguito alla quale Papa Francesco non ha perso tempo e
ha diffuso a tutto il mondo cristiano un giusto messaggio. Perché
Gerusalemme non è una questione solo dei musulmani”. Aggiunge poi il
leader turco: “Se si desidera davvero la pace fra israeliani e
palestinesi l’unica via è la soluzione dei due Stati. Per questo deve
aumentare il numero dei Paesi che riconosce la Palestina. Dunque chiedo
all’Italia di riconoscerla al più presto”.
Ampiamente annunciati negli scorsi giorni, L’Espresso pubblica oggi
alcuni stralci dei “diari segreti” dello storico leader palestinese
Yasser Arafat. “Il diario – scrive il settimanale – rivela ad esempio
che Arafat aiutò Berlusconi quando questi era sotto processo per aver
finanziato illecitamente il Partito Socialista di Bettino Craxi. Arafat
incontrò segretamente Berlusconi nel 1998, in una capitale europea, e
dopo quell’incontro decise di confermare la falsa versione data da
Berlusconi ai giudici, cioè che i dieci miliardi di lire al centro del
processo erano destinati non al Partito Socialista Italiano bensì
all’Olp, come sostegno della causa palestinese”. Non era vero, si
aggiunge, “ma Arafat rivela nei diari di aver confermato pubblicamente
questa versione ricevendo in cambio un bonifico”. I diari, scrive
L’Espresso, rivelano inoltre la trattativa tra Arafat e l’Italia
avvenuta nel 1985, “quando Craxi era primo ministro e Giulio Andreotti
ministro degli Esteri, durante la vicenda dell’Achille Lauro, la nave
da crociera dirottata da quattro terroristi palestinesi”.
|
|
Leggi
|
|
|
opinioni a confronto "Odio neofascista a Macerata,
l'estrema destra responsabile"
“Forza
Nuova che dice che pagherà le spese legali per Traini equivale a
un’assunzione di responsabilità. Ma anche il leader leghista Salvini ha
le sue colpe, perché sono giorni che soffia sul fuoco. I suoi post su
quella povera ragazza fatta a pezzi sono stati un vero e proprio
incitamento".
Anna Foa non ha dubbi: quello di Macerata è un episodio “che supera
ogni limite” e con delle precise responsabilità nel mondo dell’estrema
destra. “Assistiamo a cose indecenti e gravissime. Come il fatto che ci
sia chi, sui social network e non solo, plauda all’azione di Traini.
Oggi più che mai – afferma la studiosa – è necessario che un gruppo
come Forza Nuova venga sciolto”.
Un evento drammatico di per sé non significa una catastrofe, ma è segno
del tempo che stiamo vivendo. È quanto sostiene un altro storico,
Claudio Vercelli, secondo cui una responsabilità rimane individuale ma,
anche in questo specifico caso, non si può non evidenziare come sia
maturata “all’interno di una campagna elettorale caratterizzata dalla
radicalizzazione del linguaggio”. Una radicalizzazione che, riflette,
“finisce per legittimare comportamenti aggressivi, dalle parole ai
fatti”. La lacuna della politica sta proprio qua. “Il fatto che le
diverse forze non si assumano una vera responsabilità di comunicazione
finisce per essere un problema non solo nel presente, ma anche nel
futuro. Soprattutto in quella parte di centrodestra che non è propenso
a fare a meno di un certo tipo di linguaggio. Un linguaggio – dice
Vercelli – che pettina il razzismo”.
Concorda Marcello Pezzetti, per cui l’allarme dove suonare anche in
relazione a quelle forze politiche che trattano fenomeni come questo in
modo “errato, superficiale e strumentale”. Fatti gravissimi come quelli
di Macerata finiscono così non solo “per essere sottovalutati, ma anche
sfruttati”. Come nel caso, sottolinea Pezzetti, della Lega Nord e
dell’estrema destra. “Il radicalismo, temo, porterà a danni
inimmaginabili. Se si lascia uno spiraglio, quello spiraglio tenderà ad
allargarsi sempre di più”.
Lo ricorda anche David Bidussa, storico sociale delle idee, nel suo
aleftav odierno. “13 dicembre 2011. Gianluca Casseri uccide per le
strade di Firenze Diop Mor e Modou Samb e ferisce Moustapha Dieng,
Sougou Mor e Mbenghe Cheike. Non è vero che a Macerata si è superata
una soglia. È solo – la sua amara constatazione – che non abbiamo
memoria”. Leggi
|
Il saccheggio del linguaggio |
Nel
quadro di merito ricostruito negli articoli precedenti si inseriscono
ulteriori elementi sui quali riflettere. Alle spalle si hanno almeno
tre decenni di spostamento continuo dell’asse della discussione
politica verso pensieri, temi e linguaggi che presentano affinità con
il sentire espresso dall’area della destra radicale. La quale, a sua
volta, è cambiata. È mutata la comunicazione pubblica: cose che
trent’anni fa sarebbero state censurate o comunque sottoposte ad un
vaglio critico, oggi fanno invece parte di un certo dire comune. Non è
una questione di galateo linguistico, semmai è un aspetto della
crescente reattività e dell’aggressività nelle relazioni sociali.
L’impegno per il controllo dei significati da attribuire alla lingua di
senso comune è peraltro una vecchia battaglia fascista. Intervenire sul
modo in cui si raccontano le cose induce a controllare i pensieri
altrui. Non è un caso, infatti, se alla genesi del movimento fascista,
nel 1919, ci sia anche un’azione sistematica di saccheggiamento del
lessico socialista, capovolgendone il senso a proprio favore e quindi
svuotandone la natura programmatica. Il programma di Sansepolcro dei
Fasci italiani di combattimento, licenziato nel marzo del 1919, ne è
una evidente riscontro. Il conflitto semantico è quindi uno scontro di
merito: non un’esclusiva battaglia di forme bensì una guerra di
contenuti, perché l’impossessarsene implica dettarne l’uso abituale,
spesso ribaltandoli nel loro opposto o neutralizzandone la carica
altrimenti innovativa.
Claudio Vercelli
Leggi
|
|
C'è un ebreo nel convento!
|
Per
un problema tecnico una riflessione del rav Gianfranco Di Segni,
pubblicata sul notiziario di venerdì, non conteneva le necessarie
indicazioni sull'autore. Ce ne scusiamo con i lettori e riportiamo qui
di seguito il testo nella versione corretta.
In
prossimità del Giorno della Memoria, capita spesso di vedere su
RaiStoria, uno dei migliori canali televisivi, il film Paisà,
capolavoro di Roberto Rossellini. Alla sceneggiatura contribuirono
Sergio Amidei e Federico Fellini, che del film era anche aiuto regista,
mentre assistente alla regia e autrice dei dialoghi in inglese fu
Annalena Limentani.
Paisà, una delle vette del neorealismo e considerato fra i 100 film
italiani da salvare, fu girato nel 1946 ma concepito già nel 1945, poco
dopo la liberazione dell’Italia dalle truppe tedesche e dal
nazifascismo. Del 1995 è la versione restaurata. Il film si compone di
sei episodi, ambientati in diverse località d’Italia durante l’avanzata
delle truppe alleate lungo l’asse sud-nord della penisola, dalla
Sicilia alle foci del Po, fra il 10 luglio del 1943 e i primi mesi del
’45. Come scrive Mario Verdone nella Storia del cinema italiano (Newton
Compton, 1995), Paisà include “le pagine più toccanti che ci abbia dato
il cinema italiano del dopoguerra. Ne nasce un senso di disperazione
profonda, un canto funebre acuto e commovente nel quadro tragico della
guerra vissuta, da una città all’altra, tra gli stenti, i pericoli, le
miserie, le angosce, gli eroismi, le morti più assurde” (p. 41).
Rav Gianfranco Di Segni
Leggi
|
|
|
|
|