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4 Febbraio 2018 - 19 Shevat 5778


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Il mondo che abbiamo ereditato è il frutto degli sforzi di chi ci ha preceduto. Quello che lasceremo ai nostri figli dipende da noi.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
13 dicembre 2011. Gianluca Casseri uccide per le strade di Firenze Diop Mor e Modou Samb e ferisce Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike. Non è vero che a Macerata si è superata una soglia. È solo che non abbiamo memoria.
 
Macerata, odio fascista
I fatti di Macerata sulle prime pagine di tutti i giornali. “Il raid razzista scuote l’Italia” titola il Corriere. “Macerata, il raid razzista che avvelena le elezioni” scrive Repubblica. “Xenofobia da fermare” lancia l’allarme Avvenire.
A suscitare particolare inquietudine la figura di Luca Traini, il 28enne arrestato dalle forze dell’ordine che la scorsa estate si era candidato con la Lega Nord in un piccolo comune marchigiano e che, al momento dell’arresto, non ha fatto nulla per nascondere le sue simpatie per l’estrema destra. Scrive Repubblica: “A forza di gridare agli invasori, alla razza bianca, alle ‘impronte dei piedi’, ai fucili con cui fare ‘pim pim pim’, accade che a qualcuno scappi la mano. Se in nome del sovranismo e del ‘prima gli italiani’ inneggi alle ruspe contro i campi nomadi, se proponi i vagoni ‘separati’ su treni e metropolitane, se dici che dai ‘mano libera alla polizia’, poi magari succede che uno impugna una pistola e, anziché spararle grosse, spara davvero”. Si difende così il leader leghista Matteo Salvini, intervistato da Repubblica e da altri quotidiani: “Io condanno. Punto. Poi però vado a capo e mi chiedo: e quindi? Se voglio risolvere un problema devo capire da dove arriva. Purtroppo ci sono delle ragioni”. Secondo Salvini, “l’odio e la violenza vengono istigati da chi ha riempito l’Italia di clandestini” e se non ci fosse “un’immigrazione fuori controllo e delinquenziale” certi episodi non accadrebbero. Per il direttore di Libero Vittorio Feltri o si chiudono le frontiere “o questo sarà solo l’inizio”.
Commenta Donatella Di Cesare sul Corriere: “L’Italia è squassata da un odio di bassa lega, abietto e maleodorante. Perché viene dalle viscere. Sembra caduto ogni ritegno. Come se fosse una conquista poter odiare liberamente, esternare ogni meschinità, vomitare ogni grettezza”.

“Lo status di Gerusalemme”. Questo, dice il premier turco Erdogan in una intervista al direttore de La Stampa Maurizio Molinari, sarà il tema al centro del suo incontro di domani con Bergoglio (cui seguiranno colloqui con Gentiloni e Mattarella). Afferma Erdogan: “Dopo la dichiarazione di Trump, contraria alla legge internazionale, ci siamo parlati. Voglio ringraziarlo per quella nostra telefonata su Gerusalemme, in seguito alla quale Papa Francesco non ha perso tempo e ha diffuso a tutto il mondo cristiano un giusto messaggio. Perché Gerusalemme non è una questione solo dei musulmani”. Aggiunge poi il leader turco: “Se si desidera davvero la pace fra israeliani e palestinesi l’unica via è la soluzione dei due Stati. Per questo deve aumentare il numero dei Paesi che riconosce la Palestina. Dunque chiedo all’Italia di riconoscerla al più presto”.

Ampiamente annunciati negli scorsi giorni, L’Espresso pubblica oggi alcuni stralci dei “diari segreti” dello storico leader palestinese Yasser Arafat. “Il diario – scrive il settimanale – rivela ad esempio che Arafat aiutò Berlusconi quando questi era sotto processo per aver finanziato illecitamente il Partito Socialista di Bettino Craxi. Arafat incontrò segretamente Berlusconi nel 1998, in una capitale europea, e dopo quell’incontro decise di confermare la falsa versione data da Berlusconi ai giudici, cioè che i dieci miliardi di lire al centro del processo erano destinati non al Partito Socialista Italiano bensì all’Olp, come sostegno della causa palestinese”. Non era vero, si aggiunge, “ma Arafat rivela nei diari di aver confermato pubblicamente questa versione ricevendo in cambio un bonifico”. I diari, scrive L’Espresso, rivelano inoltre la trattativa tra Arafat e l’Italia avvenuta nel 1985, “quando Craxi era primo ministro e Giulio Andreotti ministro degli Esteri, durante la vicenda dell’Achille Lauro, la nave da crociera dirottata da quattro terroristi palestinesi”.
 
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  davar
opinioni a confronto
"Odio neofascista a Macerata,

l'estrema destra responsabile"
“Forza Nuova che dice che pagherà le spese legali per Traini equivale a un’assunzione di responsabilità. Ma anche il leader leghista Salvini ha le sue colpe, perché sono giorni che soffia sul fuoco. I suoi post su quella povera ragazza fatta a pezzi sono stati un vero e proprio incitamento".
Anna Foa non ha dubbi: quello di Macerata è un episodio “che supera ogni limite” e con delle precise responsabilità nel mondo dell’estrema destra. “Assistiamo a cose indecenti e gravissime. Come il fatto che ci sia chi, sui social network e non solo, plauda all’azione di Traini. Oggi più che mai – afferma la studiosa – è necessario che un gruppo come Forza Nuova venga sciolto”.
Un evento drammatico di per sé non significa una catastrofe, ma è segno del tempo che stiamo vivendo. È quanto sostiene un altro storico, Claudio Vercelli, secondo cui una responsabilità rimane individuale ma, anche in questo specifico caso, non si può non evidenziare come sia maturata “all’interno di una campagna elettorale caratterizzata dalla radicalizzazione del linguaggio”. Una radicalizzazione che, riflette, “finisce per legittimare comportamenti aggressivi, dalle parole ai fatti”. La lacuna della politica sta proprio qua. “Il fatto che le diverse forze non si assumano una vera responsabilità di comunicazione finisce per essere un problema non solo nel presente, ma anche nel futuro. Soprattutto in quella parte di centrodestra che non è propenso a fare a meno di un certo tipo di linguaggio. Un linguaggio – dice Vercelli – che pettina il razzismo”.
Concorda Marcello Pezzetti, per cui l’allarme dove suonare anche in relazione a quelle forze politiche che trattano fenomeni come questo in modo “errato, superficiale e strumentale”. Fatti gravissimi come quelli di Macerata finiscono così non solo “per essere sottovalutati, ma anche sfruttati”. Come nel caso, sottolinea Pezzetti, della Lega Nord e dell’estrema destra. “Il radicalismo, temo, porterà a danni inimmaginabili. Se si lascia uno spiraglio, quello spiraglio tenderà ad allargarsi sempre di più”.
Lo ricorda anche David Bidussa, storico sociale delle idee, nel suo aleftav odierno. “13 dicembre 2011. Gianluca Casseri uccide per le strade di Firenze Diop Mor e Modou Samb e ferisce Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike. Non è vero che a Macerata si è superata una soglia. È solo – la sua amara constatazione – che non abbiamo memoria”.
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sorgente di vita
Liliana, una Testimone al Senato
“A distanza di ottanta anni da quella porta chiusa della scuola di via Ruffini a Milano mi si è aperta la porta del Senato. Io sono italiana, ci tengo ad esserlo, ma quello stesso Stato che mi ha espulso solo per la colpa di esser nata, ora, a distanza di ottanta anni, mi apre le porte del Senato”.
Le parole di Liliana Segre, recentemente nominata Senatrice a vita dal Presidente Mattarella, aprono la puntata di Sorgente di vita in onda questa sera.
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pilpul

Il saccheggio del linguaggio 
Nel quadro di merito ricostruito negli articoli precedenti si inseriscono ulteriori elementi sui quali riflettere. Alle spalle si hanno almeno tre decenni di spostamento continuo dell’asse della discussione politica verso pensieri, temi e linguaggi che presentano affinità con il sentire espresso dall’area della destra radicale. La quale, a sua volta, è cambiata. È mutata la comunicazione pubblica: cose che trent’anni fa sarebbero state censurate o comunque sottoposte ad un vaglio critico, oggi fanno invece parte di un certo dire comune. Non è una questione di galateo linguistico, semmai è un aspetto della crescente reattività e dell’aggressività nelle relazioni sociali. L’impegno per il controllo dei significati da attribuire alla lingua di senso comune è peraltro una vecchia battaglia fascista. Intervenire sul modo in cui si raccontano le cose induce a controllare i pensieri altrui. Non è un caso, infatti, se alla genesi del movimento fascista, nel 1919, ci sia anche un’azione sistematica di saccheggiamento del lessico socialista, capovolgendone il senso a proprio favore e quindi svuotandone la natura programmatica. Il programma di Sansepolcro dei Fasci italiani di combattimento, licenziato nel marzo del 1919, ne è una evidente riscontro. Il conflitto semantico è quindi uno scontro di merito: non un’esclusiva battaglia di forme bensì una guerra di contenuti, perché l’impossessarsene implica dettarne l’uso abituale, spesso ribaltandoli nel loro opposto o neutralizzandone la carica altrimenti innovativa.

Claudio Vercelli
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C'è un ebreo nel convento!
Per un problema tecnico una riflessione del rav Gianfranco Di Segni, pubblicata sul notiziario di venerdì, non conteneva le necessarie indicazioni sull'autore. Ce ne scusiamo con i lettori e riportiamo qui di seguito il testo nella versione corretta.

In prossimità del Giorno della Memoria, capita spesso di vedere su RaiStoria, uno dei migliori canali televisivi, il film Paisà, capolavoro di Roberto Rossellini. Alla sceneggiatura contribuirono Sergio Amidei e Federico Fellini, che del film era anche aiuto regista, mentre assistente alla regia e autrice dei dialoghi in inglese fu Annalena Limentani.
Paisà, una delle vette del neorealismo e considerato fra i 100 film italiani da salvare, fu girato nel 1946 ma concepito già nel 1945, poco dopo la liberazione dell’Italia dalle truppe tedesche e dal nazifascismo. Del 1995 è la versione restaurata. Il film si compone di sei episodi, ambientati in diverse località d’Italia durante l’avanzata delle truppe alleate lungo l’asse sud-nord della penisola, dalla Sicilia alle foci del Po, fra il 10 luglio del 1943 e i primi mesi del ’45. Come scrive Mario Verdone nella Storia del cinema italiano (Newton Compton, 1995), Paisà include “le pagine più toccanti che ci abbia dato il cinema italiano del dopoguerra. Ne nasce un senso di disperazione profonda, un canto funebre acuto e commovente nel quadro tragico della guerra vissuta, da una città all’altra, tra gli stenti, i pericoli, le miserie, le angosce, gli eroismi, le morti più assurde” (p. 41).

Rav Gianfranco Di Segni
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