Giuseppe Momigliano,
rabbino
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“Non
seguire la maggioranza per fare il male, né fare testimonianza in una
causa appoggiandoti alla maggioranza che secondo te pronuncia un
giudizio ingiusto, così da torcere il diritto” (Esodo23,2)
La complessità di questo versetto ha dato luogo ad un insieme di interpretazioni che affermano principi anche opposti fra loro.
Il Talmud, riferendosi in modo specifico alle ultime parole di questo
versetto, che possono essere lette in questo modo: “Volgere secondo la
maggioranza” – così sentenzia: “Di qui si impara che vige il criterio
della maggioranza” (Talmud B. Chullin 11a).
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Davide
Assael,
ricercatore
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Il
governo israeliano non è dunque riuscito a fermare la discussa legge
sulla definizione dei campi di sterminio nazisti sul territorio
polacco. Fra le altre cose, è anche questo un segnale di come la
Memoria della Shoah non sia più un valore condiviso fra i vari Paesi
dell’Unione europea. Ormai dominano i distinguo e lo scaricare le
responsabilità su altri. C’è, comunque, da riflettere perché, al
contempo, il governo polacco si è dimostrato fra i più vicini ad
Israele, scegliendo ad esempio la via dell’astensione sulla questione
di Gerusalemme capitale.
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“Polonia, un grave errore”
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Ignorando
le richieste in senso contrario di molti governi, il presidente Andrzej
Duda ha firmato la legge (con rinvio alla Corte costituzionale) che
prevede fino a tre anni di carcere per chiunque, anche cittadino
straniero, accusi la Polonia di complicità con il nazismo. Per il
Corriere si tratta di una vecchia battaglia dei governi di Varsavia,
ora inserita a pieno titolo nella strategia politica dei
nazional-conservatori di Jaroslaw Kaczynski “che hanno sempre fatto del
passato un terreno di autoaffermazione e resa dei conti, scontrandosi
prima con i rivali interni, la Ue e la Germania, adesso con Israele,
Usa, Ucraina”.
Commenta Efraim Zuroff, presidente del Centro Simon Wiesenthal, in una
intervista con Repubblica: “La legge è un tentativo del governo di
imbiancare la coscienza da ogni ricordo di responsabilità
nell’Olocausto. È concepita molto male. Contiene un elemento di verità
ma cerca di lavare la coscienza di tutti sulla complessa realtà
passata”. Una domanda è sulle dure reazioni di Stati Uniti e Israele,
che a più riprese hanno protesto con Varsavia. “Hanno fatto bene a dire
sia che non si può parlare di campi della morte polacchi, sia che il
resto della legge cancella realtà storiche. Però per anni hanno taciuto
sull’antisemitismo all’Est. E adesso – afferma Zuroff – ne raccolgono i
frutti”.
“Non più attentati a caso, ma mirati, per indebolire le comunità
ebraiche negli insediamenti nei Territori”. Questa la strategia, scrive
La Stampa, che sarebbe stata decisa da Hamas in Cisgiordania. A
confermarlo l’accoltellamento a morte del 29enne Itamar Bel-Gal, di cui
ieri sono stati celebrati i funerali.
Migliaia le persone che hanno partecipato, e a loro idealmente si è
unito l’ambasciatore americano in Israele, David Friedman, con questo
messaggio pubblicato su Twitter: “Vent’anni fa ho donato una ambulanza
ad Har Bracha, nella speranza che potesse aiutare a far nascere bambini
in sicurezza, ora però un uomo è stato assassinato ad Har Bracha da un
terrorista e i leader palestinesi plaudono al killer”.
Al Louvre, due sale esporranno in modo permanente 31 tele depredate dai
nazisti a famiglie ebraiche francesi. L’esposizione, riporta il
Corriere, dovrebbe consentire ai legittimi proprietari, o ai loro
eredi, di riconoscere i dipinti esposti al pubblico e avviare le
pratiche per la restituzione.
Suscitano orrore i numerosi messaggi di sostegno che il legale di Luca
Traini starebbe ricevendo per il suo assistito. Per Libero, la colpa è
bel buonismo. “Succede – si legge – quando la convivenza diventa lotta
per sopravvivere”.
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l'appello della presidente ucei
“Polonia, la Memoria a rischio
Difendiamola tutti insieme”
Un
appello a studiosi, ricercatori e società civile per salvaguardare il
diritto-dovere alla Memoria, all'istruzione e alla conoscenza della
Shoah: valori gravemente minacciati dalla legge firmata nelle scorse
ore dal presidente polacco Andrzej Duda. A rivolgerlo è la Presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
"Se dalla Corte
costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per
l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare
principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un
giorno triste e di spartiacque" sottolinea la Presidente dell'Unione
nel suo appello, cui è possibile aderire scrivendo all'indirizzo di
posta elettronica appellopolonia@ucei.it
"La Polonia è un grande
paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed
eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31
gennaio scorso dal Parlamento - così si era precedentemente rivolta Di
Segni al Presidente Duda, nel tentativo di impedire la firma - è un
tradimento di questi valori".
Messaggi di solidarietà e
impegno sono stati invece inviati al presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Polacche Leslaw Piszewski e ai rappresentanti
polacchi della International Holocaust Remembrance Alliance.
Studiosi, ricercatori, società civile,
quello che vi rivolgo è un appello a nome dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane e di tutti gli ebrei italiani a condividere una
comune preoccupazione: la limitazione alla libertà di ricerca.
È un appello che nasce in ragione della firma apposta dal presidente
polacco Andrzej Duda su una legge che sposta alle aule dei tribunali
l’indagine su responsabilità e vicende storiche che dovrebbero essere
studiate, conosciute ed approfondite nelle aule di scuole e università.
Una legge di poche righe che afferma e al contempo nega, con il voto
dei parlamentari polacchi, ciò che invece deve essere dedotto dalle
miriadi di coraggiose testimonianze, provenienti da tutti i Paesi e i
territori allora occupati, sul sofferto vissuto, di vite spezzate e
infanzie negate, di documenti archiviati e rintracciati, esplorato nei
centinaia di luoghi che compongono la geografia dell’odio, delle
persecuzioni e dello sterminio. Non solo i Campi, non solo il periodo
dal Primo settembre ’39 al 27 gennaio 1945.
La Polonia fu senz'altro vittima di una spietata occupazione della
Germania nazista che in quel territorio realizzò i crimini più efferati
nella storia dell'uomo. Ci furono senz’altro migliaia di cittadini
polacchi e di Giusti tra le nazioni riconosciuti dal Yad Vashem e
ancora da ricercare, che hanno rischiato la vita e ne hanno salvate
molte. Ma se ciò avvenne fu anche per la complicità, di civili e forze
di Polizia che hanno perpetuato l’odio tramandato in molti secoli, che
poco fecero per impedire quel massacro, che collaborarono ovunque e in
tutto il territorio polacco, cosi come vi furono altri e nuovi anche
dopo la liberazione.
Il vero tema oggetto di serie ricerche e indagini, anche giudiziarie,
non è il binomio “campi polacchi” o “campi nazisti” ma quello delle
responsabilità, dell’estensione dell’odio e dei crimini commessi, della
deumanizzazione prima e lo sterminio dopo, di ciò che la Polonia ha
perso definitivamente nel mondo svanito con i suoi oltre tre milioni di
ebrei dispersi nelle ceneri dei campi, della libertà di ricerca storica
e dell’arte oggi, del ricorso all’orgoglio nazionale quale scudo per
ogni confronto serio e autorevole.
Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al
provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno
voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità
scientifica tutta, un triste giorno e di spartiacque. Tra ragione e il
torto. Non per la pronuncia di semplici riferimenti geografici e di
fierezza polacca, ma tra la negazione e la salvaguardia della libertà
di ricerca e di studio.
Per questo l’invito è a sottoscrivere, ad impegnarvi e aderire con il
vostro nome e la vostra autorevolezza di esperti o di cittadini della
nostra Europa e con determinazione salvaguardare il diritto-dovere alla
Memoria, all'istruzione, all’arte, alla conoscenza, alla critica, alla
vita.
Noemi Di Segni,
Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
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qui roma
Memoria, i ragazzi protagonisti
Memoria
diffusa, con i ragazzi veri protagonisti, nei municipi II e IV della
Capitale. Sette gli istituti scolastici romani coinvolti, con il liceo
Giulio Cesare capofila, in una iniziativa dedicata al ricordo
consapevole che ha portato duecento studenti della Capitale a confronto
con la Shoah, l’elaborazione del dramma, la costruzione di percorsi
condivisi di impegno civile e cittadinanza attiva. Numerosi gli
interventi e le testimonianze.
“Per quale motivo siamo qui stamattina? Per fare memoria di fatti
precisi accaduti più di settant’anni fa nella città di Roma, nei nostri
Municipi II e IV. Fatti consegnati ormai alla storia, ma che non
possono essere archiviati in un cassetto polveroso. Sono infatti parte
integrante dell’identità di questo territorio, il nostro territorio,
perché in esso siamo inseriti e con esso ci rapportiamo quotidianamente
e dinamicamente” ha sottolineato nel proprio intervento di saluto Paola
Senesi, dirigente scolastico del Giulio Cesare.. Leggi
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l'iniziativa nella cittadina di pomponesco
Sinagoghe da recuparare,
il progetto nel mantovano
Una
tesi di laurea sul rilievo e sul progetto di recupero della sinagoga
ottocentesca di Pomponesco (Mantova) che l’attuale proprietario intende
alienare è stata oggetto di una presentazione pubblica nel teatro
cittadino.
Curatrice del progetto la studentessa Yulie Hisi Panhoca, che appena
poche settimane ha discusso una tesi di laurea sul tema presso il Polo
mantovano del Politecnico di Milano, cattedra Unesco,
Come è stato ricordato nel corso della serata, che molti spunti ha
offerto agli addetti ai lavori, la piccola comunità ebraica di
Pomponesco si è estinta all’inizio del secolo scorso e oggi restano
soltanto il cimitero, ben custodito, e la sinagoga che merita di essere
riportata a nuova vita. L’iniziativa è avvenuta con la partecipazione
del sindaco Giuseppe Baruffaldi, l’architetto Maria Grazia Basso Bert
della Soprintendenza, dei docenti David Palterer e Andrea Adami,
relatori della tesi, e del presidente della Comunità ebraica mantovana
Emanuele Colorni, che ha fortemente sostenuto questa iniziativa. Leggi
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Ticketless - Moli audaci |
Ritorno
sul tema della scorsa settimana: dalle risposte che ho ricevuto temo di
non essere stato chiaro e per questo mi scuso. Cercavo di mettere a
fuoco un problema che sarà centrale nel 2018. Che cosa si leggerà in
occasione del compleanno, 70 anni, dello Stato d’Israele? Confesso che
la ricorrenza mi appassiona più dell’altra, gli 80 anni del 1938. Per
questa seconda scadenza vedo in giro soltanto il ritorno del già noto,
del già detto, del già ripetuto: il pericolo è, se mai, l’effetto
saturazione. Per Israele la partita è nuova. Commentando la quarta di
copertina di un libro appena uscito, paventavo il rischio di un
insidioso anacronismo: la retrodatazione al 1948 della natura “brutale”
di Israele. Dopo il 1967 la questione è aperta, ci mancherebbe altro.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Santi per legge
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L'argomento
di questo articoletto, in cui commento la recente legge approvata dal
Parlamento polacco, in merito alla sanzione penale di chi osi parlare
di qualche responsabilità polacca nella Shoah, mi imporrebbe qualche
prudenza, dato che, a quanto pare, rischierei fino a tre anni di
galera, e il rischio non sarebbe meramente teorico, perché a settembre
avrò la grande gioia di recarmi, per il convegno annuale della Società
Internazionale degli Storici dei Diritti dell'Antichità (S.I.H.D.A.),
nella stupenda Cracovia, presso la cui prestigiosa Università avrà
luogo il Congresso, organizzato da Colleghi di grande bravura e
simpatia, a cui mi lega un antico rapporto di stima e consuetudine.
Potrei quindi essere arrestato in loco, un'esperienza di vita che
ancora mi mancava. Rischiamo? Ma sì.
Francesco Lucrezi, storico
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