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7 febbraio 2018 - 22 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
“Non seguire la maggioranza per fare il male, né fare testimonianza in una causa appoggiandoti alla maggioranza che secondo te pronuncia un giudizio ingiusto, così da torcere il diritto” (Esodo23,2)
La complessità di questo versetto ha dato luogo ad un insieme di interpretazioni che affermano principi anche opposti fra loro.
Il Talmud, riferendosi in modo specifico alle ultime parole di questo versetto, che possono essere lette in questo modo: “Volgere secondo la maggioranza” – così sentenzia: “Di qui si impara che vige il criterio della maggioranza” (Talmud B. Chullin 11a). 
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Il governo israeliano non è dunque riuscito a fermare la discussa legge sulla definizione dei campi di sterminio nazisti sul territorio polacco. Fra le altre cose, è anche questo un segnale di come la Memoria della Shoah non sia più un valore condiviso fra i vari Paesi dell’Unione europea. Ormai dominano i distinguo e lo scaricare le responsabilità su altri. C’è, comunque, da riflettere perché, al contempo, il governo polacco si è dimostrato fra i più vicini ad Israele, scegliendo ad esempio la via dell’astensione sulla questione di Gerusalemme capitale.
 
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“Polonia, un grave errore”
Ignorando le richieste in senso contrario di molti governi, il presidente Andrzej Duda ha firmato la legge (con rinvio alla Corte costituzionale) che prevede fino a tre anni di carcere per chiunque, anche cittadino straniero, accusi la Polonia di complicità con il nazismo. Per il Corriere si tratta di una vecchia battaglia dei governi di Varsavia, ora inserita a pieno titolo nella strategia politica dei nazional-conservatori di Jaroslaw Kaczynski “che hanno sempre fatto del passato un terreno di autoaffermazione e resa dei conti, scontrandosi prima con i rivali interni, la Ue e la Germania, adesso con Israele, Usa, Ucraina”.
Commenta Efraim Zuroff, presidente del Centro Simon Wiesenthal, in una intervista con Repubblica: “La legge è un tentativo del governo di imbiancare la coscienza da ogni ricordo di responsabilità nell’Olocausto. È concepita molto male. Contiene un elemento di verità ma cerca di lavare la coscienza di tutti sulla complessa realtà passata”. Una domanda è sulle dure reazioni di Stati Uniti e Israele, che a più riprese hanno protesto con Varsavia. “Hanno fatto bene a dire sia che non si può parlare di campi della morte polacchi, sia che il resto della legge cancella realtà storiche. Però per anni hanno taciuto sull’antisemitismo all’Est. E adesso – afferma Zuroff – ne raccolgono i frutti”.

“Non più attentati a caso, ma mirati, per indebolire le comunità ebraiche negli insediamenti nei Territori”. Questa la strategia, scrive La Stampa, che sarebbe stata decisa da Hamas in Cisgiordania. A confermarlo l’accoltellamento a morte del 29enne Itamar Bel-Gal, di cui ieri sono stati celebrati i funerali.
Migliaia le persone che hanno partecipato, e a loro idealmente si è unito l’ambasciatore americano in Israele, David Friedman, con questo messaggio pubblicato su Twitter: “Vent’anni fa ho donato una ambulanza ad Har Bracha, nella speranza che potesse aiutare a far nascere bambini in sicurezza, ora però un uomo è stato assassinato ad Har Bracha da un terrorista e i leader palestinesi plaudono al killer”.

Al Louvre, due sale esporranno in modo permanente 31 tele depredate dai nazisti a famiglie ebraiche francesi. L’esposizione, riporta il Corriere, dovrebbe consentire ai legittimi proprietari, o ai loro eredi, di riconoscere i dipinti esposti al pubblico e avviare le pratiche per la restituzione.

Suscitano orrore i numerosi messaggi di sostegno che il legale di Luca Traini starebbe ricevendo per il suo assistito. Per Libero, la colpa è bel buonismo. “Succede – si legge – quando la convivenza diventa lotta per sopravvivere”.
 
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  davar
l'appello della presidente ucei 
“Polonia, la Memoria a rischio
Difendiamola tutti insieme”

Un appello a studiosi, ricercatori e società civile per salvaguardare il diritto-dovere alla Memoria, all'istruzione e alla conoscenza della Shoah: valori gravemente minacciati dalla legge firmata nelle scorse ore dal presidente polacco Andrzej Duda. A rivolgerlo è la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
"Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un giorno triste e di spartiacque" sottolinea la Presidente dell'Unione nel suo appello, cui è possibile aderire scrivendo all'indirizzo di posta elettronica appellopolonia@ucei.it
"La Polonia è un grande paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31 gennaio scorso dal Parlamento - così si era precedentemente rivolta Di Segni al Presidente Duda, nel tentativo di impedire la firma - è un tradimento di questi valori".
Messaggi di solidarietà e impegno sono stati invece inviati al presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Polacche Leslaw Piszewski e ai rappresentanti polacchi della International Holocaust Remembrance Alliance.

Studiosi, ricercatori, società civile,

quello che vi rivolgo è un appello a nome dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di tutti gli ebrei italiani a condividere una comune preoccupazione: la limitazione alla libertà di ricerca.
È un appello che nasce in ragione della firma apposta dal presidente polacco Andrzej Duda su una legge che sposta alle aule dei tribunali l’indagine su responsabilità e vicende storiche che dovrebbero essere studiate, conosciute ed approfondite nelle aule di scuole e università. Una legge di poche righe che afferma e al contempo nega, con il voto dei parlamentari polacchi, ciò che invece deve essere dedotto dalle miriadi di coraggiose testimonianze, provenienti da tutti i Paesi e i territori allora occupati, sul sofferto vissuto, di vite spezzate e infanzie negate, di documenti archiviati e rintracciati, esplorato nei centinaia di luoghi che compongono la geografia dell’odio, delle persecuzioni e dello sterminio. Non solo i Campi, non solo il periodo dal Primo settembre ’39 al 27 gennaio 1945.
La Polonia fu senz'altro vittima di una spietata occupazione della Germania nazista che in quel territorio realizzò i crimini più efferati nella storia dell'uomo. Ci furono senz’altro migliaia di cittadini polacchi e di Giusti tra le nazioni riconosciuti dal Yad Vashem e ancora da ricercare, che hanno rischiato la vita e ne hanno salvate molte. Ma se ciò avvenne fu anche per la complicità, di civili e forze di Polizia che hanno perpetuato l’odio tramandato in molti secoli, che poco fecero per impedire quel massacro, che collaborarono ovunque e in tutto il territorio polacco, cosi come vi furono altri e nuovi anche dopo la liberazione.
Il vero tema oggetto di serie ricerche e indagini, anche giudiziarie, non è il binomio “campi polacchi” o “campi nazisti” ma quello delle responsabilità, dell’estensione dell’odio e dei crimini commessi, della deumanizzazione prima e lo sterminio dopo, di ciò che la Polonia ha perso definitivamente nel mondo svanito con i suoi oltre tre milioni di ebrei dispersi nelle ceneri dei campi, della libertà di ricerca storica e dell’arte oggi, del ricorso all’orgoglio nazionale quale scudo per ogni confronto serio e autorevole.
Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un triste giorno e di spartiacque. Tra ragione e il torto. Non per la pronuncia di semplici riferimenti geografici e di fierezza polacca, ma tra la negazione e la salvaguardia della libertà di ricerca e di studio.
Per questo l’invito è a sottoscrivere, ad impegnarvi e aderire con il vostro nome e la vostra autorevolezza di esperti o di cittadini della nostra Europa e con determinazione salvaguardare il diritto-dovere alla Memoria, all'istruzione, all’arte, alla conoscenza, alla critica, alla vita. 

Noemi Di Segni,
Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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la richiesta d'israele a varsavia
Polonia, legge che falsa la Storia "È ancora possibile correggerla"
Israele “ha preso nota che il presidente polacco ha sottoposto la legge alla Corte costituzionale per chiarimenti e emendamenti”. È quanto dichiarato dal ministero degli Affari esteri israeliano dopo la decisione del presidente della Polonia Andrzej Duda (nell'immagine) di firmare la controversa legge sulle responsabilità dei polacchi nella Shoah. “Speriamo che in un tempo determinato fino a che la Corte concluda le sue deliberazioni, riusciremo a trovare un'intesa sui cambi e sulle correzioni”, prosegue il messaggio della diplomazia israeliana, che sottolinea come i due paesi “hanno una comune responsabilità di indagare e preservare la Storia della Shoah”. Prima di firmarla, il presidente Duda ha affermato – nel corso di un incontro con cittadini polacchi che hanno salvato gli ebrei durante la Shoah  - che la legge è “un segnale dello Stato Polacco” per un problema che ferisce i suoi cittadini e che il punto in realtà non è punire. Il provvedimento vieta di accusare la Polonia di complicità con i crimini nazisti e proibisce anche di definire i campi di concentramento costruiti in Polonia dai nazisti come lager “polacchi”. Per chi viola la disposizione, sono previste pene pecuniarie o detentive.
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qui milano
Israele, un quadro dell'attualità
Un quadro sulla situazione politica e sociale di Israele oggi, dal problema dei migranti alla corruzione, fino al tema demografico. È quello ritratto in modo molto lucido e chiaro dal demografo Sergio Della Pergola, ospite della Biblioteca Ambrosiana di Milano. A organizzare l'incontro, aperto dai saluti di Pierfrancesco Fumagalli, vice prefetto dell'Accademia Ambrosiana, l'Associazione Italia-Israele del capoluogo lombardo. Della Pergola ha iniziato il suo intervento ricordando la complessità della situazione israeliana a cui spesso, sul piano dell'opinione pubblica internazionale, ci appresta con troppi pregiudizi e con scarso approfondimento.
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qui roma
Memoria, i ragazzi protagonisti
Memoria diffusa, con i ragazzi veri protagonisti, nei municipi II e IV della Capitale. Sette gli istituti scolastici romani coinvolti, con il liceo Giulio Cesare capofila, in una iniziativa dedicata al ricordo consapevole che ha portato duecento studenti della Capitale a confronto con la Shoah, l’elaborazione del dramma, la costruzione di percorsi condivisi di impegno civile e cittadinanza attiva. Numerosi gli interventi e le testimonianze.
“Per quale motivo siamo qui stamattina? Per fare memoria di fatti precisi accaduti più di settant’anni fa nella città di Roma, nei nostri Municipi II e IV. Fatti consegnati ormai alla storia, ma che non possono essere archiviati in un cassetto polveroso. Sono infatti parte integrante dell’identità di questo territorio, il nostro territorio, perché in esso siamo inseriti e con esso ci rapportiamo quotidianamente e dinamicamente” ha sottolineato nel proprio intervento di saluto Paola Senesi, dirigente scolastico del Giulio Cesare..
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l'iniziativa nella cittadina di pomponesco
Sinagoghe da recuparare,
il progetto nel mantovano

Una tesi di laurea sul rilievo e sul progetto di recupero della sinagoga ottocentesca di Pomponesco (Mantova) che l’attuale proprietario intende alienare è stata oggetto di una presentazione pubblica nel teatro cittadino.
Curatrice del progetto la studentessa Yulie Hisi Panhoca, che appena poche settimane ha discusso una tesi di laurea sul tema presso il Polo mantovano del Politecnico di Milano, cattedra Unesco,
Come è stato ricordato nel corso della serata, che molti spunti ha offerto agli addetti ai lavori, la piccola comunità ebraica di Pomponesco si è estinta all’inizio del secolo scorso e oggi restano soltanto il cimitero, ben custodito, e la sinagoga che merita di essere riportata a nuova vita. L’iniziativa è avvenuta con la partecipazione del sindaco Giuseppe Baruffaldi, l’architetto Maria Grazia Basso Bert della Soprintendenza, dei docenti David Palterer e Andrea Adami, relatori della tesi, e del presidente della Comunità ebraica mantovana Emanuele Colorni, che ha fortemente sostenuto questa iniziativa.
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pilpul
Ticketless - Moli audaci
Ritorno sul tema della scorsa settimana: dalle risposte che ho ricevuto temo di non essere stato chiaro e per questo mi scuso. Cercavo di mettere a fuoco un problema che sarà centrale nel 2018. Che cosa si leggerà in occasione del compleanno, 70 anni, dello Stato d’Israele? Confesso che la ricorrenza mi appassiona più dell’altra, gli 80 anni del 1938. Per questa seconda scadenza vedo in giro soltanto il ritorno del già noto, del già detto, del già ripetuto: il pericolo è, se mai, l’effetto saturazione. Per Israele la partita è nuova. Commentando la quarta di copertina di un libro appena uscito, paventavo il rischio di un insidioso anacronismo: la retrodatazione al 1948 della natura “brutale” di Israele. Dopo il 1967 la questione è aperta, ci mancherebbe altro.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Santi per legge
L'argomento di questo articoletto, in cui commento la recente legge approvata dal Parlamento polacco, in merito alla sanzione penale di chi osi parlare di qualche responsabilità polacca nella Shoah, mi imporrebbe qualche prudenza, dato che, a quanto pare, rischierei fino a tre anni di galera, e il rischio non sarebbe meramente teorico, perché a settembre avrò la grande gioia di recarmi, per il convegno annuale della Società Internazionale degli Storici dei Diritti dell'Antichità (S.I.H.D.A.), nella stupenda Cracovia, presso la cui prestigiosa Università avrà luogo il Congresso, organizzato da Colleghi di grande bravura e simpatia, a cui mi lega un antico rapporto di stima e consuetudine. Potrei quindi essere arrestato in loco, un'esperienza di vita che ancora mi mancava. Rischiamo? Ma sì.

Francesco Lucrezi, storico
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