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14 Febbraio 2018 - 29 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Tra i vari elementi prescritti dalla Torah per il Mishkan, il Tabernacolo, e che in seguito saranno nel Santuario di Gerusalemme, si trovava il Shulchan ossia il Tavolo sul quale erano disposti, divisi in due gruppi, dodici forme di pane che la Torah definisce con il termine di Lechem Ha-Panim, generalmente tradotto come “Pane della presentazione”.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Sono sempre di più i punti in comune fra Italia e Israele. Oltre al disordine imperante nelle strade, i modi una po’ sguaiati, una certa capacità di accoglienza ed una grande disponibilità nelle relazioni umane, si aggiunge l’avere un Premier indagato per corruzione. Come sempre la medaglia ha due facce: se non è una bella pubblicità per il proprio Paese, dall’altro dimostra l’esistenza di una magistratura indipendente che è uno dei tratti distintivi di una democrazia. Non mi risultano grandi indagini sui conti di Gheddafi, Mubarak, o Ben Alì, leader di cui io non sento la mancanza perché non possono che aprire la strada a dittature ancora peggiori. Insomma, per chi descrive Israele come una piccola Arabia Saudita questa notizia dovrebbe rappresentare un ulteriore colpo. Purtroppo, però, la lettura sarà esattamente quella opposta. Basta vedere Twitter in queste ore per rendersene conto. Ecco questa è invece una differenza con l’Italia: qualunque cosa succeda, Israele deve sempre scontare delle colpe.
 
Bibi sotto accusa
Dopo un anno di testimonianze, interrogatori e documenti raccolti, il capo della polizia israeliana Roni Alsheich ha presentato le conclusioni degli investigatori: ci sarebbero prove sufficienti per incriminare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con le accuse di corruzione, frode e abuso di fiducia. Da qui la richiesta della polizia al procuratore generale di imputare Netanyahu che, ieri sera in diretta tv, ha escluso le dimissioni e si è definito innocente (La Stampa). Tre i filoni di indagine a suo carico e per due – il “caso 1000” e il “caso 2000”- la polizia ha ritenuto di aver raccolto prove sufficienti per incriminarlo: nel Caso 1000 Netanyahu è sospettato di aver ricevuto per lui, la moglie Sarah e il figlio Yair regali da uomini di affari in cambio di favori; al centro del caso 2000 una presunta offerta di Netanyahu ad Arnon Mozes, proprietario del colosso editoriale che pubblica Yedioth Ahronoth, di ridimensionare il principale concorrente in cambio di articoli ed editoriali più favorevoli (Corriere). I commentatori israeliani fanno notare che potrebbero passare mesi prima che il procuratore Mandelblit si esprima sulle richieste della polizia.
 
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  davar
dopo la richiesta di incriminazione
Netanyahu e l'ombra giudiziaria

La politica israeliana si divide
La coalizione di governo in Israele fa quadrato attorno al Primo ministro Benjamin Netanyahu. E lui si dice tranquillo, definendo le accuse a suo carico “piene di buchi, come un formaggio svizzero”. Dopo quattordici mesi di indagine, la polizia ha infatti chiesto al procuratore generale Avichai Mandelblit di incriminare Netanyahu per corruzione, frode e abuso di fiducia. Due i filoni dell’indagine: nel primo, il Premier è sospettato di aver ricevuto favori e regali dal produttore di Hollywood Arnon Milchan (il caso è noto in Israele come tiq 1000 – secondo quanto riporta Haaretz, dopo avere ricevuto i regali Netanyahu avrebbe fatto pressioni per l’approvazione della cosiddetta “Legge Milchan”, che prevede agevolazioni fiscali per gli israeliani che vivono all’estero e decidono di rientrare); nel secondo, di aver promesso a Noni Mozes, proprietario di Yedioth Ahronoth – il più diffuso quotidiano israeliano – favori sul fronte editoriale in cambio di una linea più morbida del giornale nei suoi confronti (tiq 2000). Ora gli occhi sono tutti puntati sul procuratore Mandelblit, che esaminerà le prove e deciderà se procedere o meno all’incriminazione. Prima di avere una risposta, spiegano i quotidiani israeliani, serviranno diversi mesi.
 
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presentata la seconda edizione
"Milano, è ancora tempo di libri"
“Sarà un’edizione inclusiva, leggera allegra e varia”. Così Andrea Kerbaker, nuovo direttore di Tempo di Libri ha presentato questa mattina la seconda edizione della rassegna milanese promossa dall’Associazione italiana editori, e da Fiera Milano. Cinque giorni – dall’8 al 12 marzo – dedicati ai libri e alla lettura con 900 autori coinvolti e cinque “sentieri tematici” da sviluppare: Donne (giovedì 8 marzo), Ribellione (venerdì 9), Milano (sabato 10), Libri e immagine (domenica 11), Mondo digitale (lunedì 12). Gli incontri seguiranno il filo rosso tracciato dai percorsi, esplorando le tante diramazioni del mondo editoriale: da quello enogastronomico (Tempo di Libri A Tavola) alle narrazioni sportive (Bar Sport IBS.IT), dagli incanti del libro antico (C’era una volta il libro) ai prodigi del digitale (Da Gutenberg a Zuckerberg), senza tralasciare il MIRC Milan International Rights Center dedicato alla trattativa e vendita dei diritti, il programma per le scuole e il settore professionale.

Grande attenzione anche ai temi della Memoria e al mondo ebraico in generale.
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qui torino - rimossa la pietra d'inciampo
"Collegno, offesa alla Memoria"
“Nell’anno in cui si ricorda quella vergognosa pagina della storia d’Italia che fu l’emanazione delle Leggi Razziali, il furto di una Pietra d’Inciampo costruisce un’ulteriore offesa alla memoria. Un’offesa che non può passare sotto silenzio”.
Lo afferma in una nota il vicepresidente della Regione Piemonte Nino Boeti, commentando il furto a Collegno di una “stolpersteine” dedicata a Massimo De Benedetti, un ebreo torinese che fu deportato e ucciso ad Auschwitz nel 1944.
A Boeti è andato l'apprezzamento del presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni e della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
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qui torino - l'iniziativa
"Dialogo, un percorso comune"
Ventinovesima Giornata della riflessione e del dialogo ebraico-cristiano. Un’occasione d’incontro ma soprattutto di studio che si ripete ogni anno, su tematiche diverse. Con il 2017 ha preso il via lo studio dei testi delle meghillot, così sulla scia del testo di Ruth si è passati quest’anno alla meghillat Ekhah, conosciuta anche come il Libro delle lamentazioni.

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addio al celebre collezionista
Gianfranco Moscati (1924-2018)
Da oltre cinquant’anni raccoglieva ogni sorta di documentazione relativa alla storia dell’ebraismo italiano, ma anche alla persecuzione nazifascista e alla Shoah cui sfuggì in Svizzera. Un lavoro di ricerca assiduo, che l’ha reso uno dei più celebri collezionisti nel suo campo.
Nato nel 1924 a Milano, ultimo di cinque figli, Gianfranco Moscati ha dedicato la sua vita a questo compito. E ha avuto l’onore di veder esposti i frutti del suo lavoro nelle più alte sedi, dal Quirinale all’Imperial War Museum di Londra. Numerosi anche gli oggetti donati al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, che nel 2013 gli dedicò la mostra “Testa e cuore”.
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pilpul
Ticketless - Modugno e Chagall
Nella settimana di Sanremo i giornali hanno giustamente lamentato l’assenza di Domenico Modugno, che sessant’anni fa lanciava la sua canzone più famosa: “Volare”. Ci sarebbe piaciuto che qualcuno lo ricordasse, ancora di più saremmo stati felici se qualcuno avesse riportato l’attendibile testimonianza di chi creò quei versi meravigliosi: “Nel blu dipinto di blu”. In vari suoi interventi il paroliere Franco Migliacci ha scritto di essersi ispirato al famoso quadro “Le coq rouge” di Marc Chagall. Il violino, gli sposi innamorati, il gallo rosso volano, appunto, nel blu, dipinto di blu dal grande artista russo. Il tema della fecondazione a distanza di temi ebraici nella cultura alta europea, ma, come si vede, anche nella cultura di massa, è un tema affascinante, forse uno dei più affascinanti campi di ricerca della cultura umanistica che si possa immaginare. Era accaduto con il melodramma nell’Ottocento. Pochi sanno che la più bella canzone italiana deve molto allo stesso quadro che ispirerà “Fiddler on the Roof”, il famoso musical di Joseph Stein, “Il violinista sul tetto”. Gli interessi della cultura sono sempre solidali fra loro.

Alberto Cavaglion

Periscopio - La ferocia di Assad
Nel sostanziale silenzio della comunità internazionale (e soprattutto dei mezzi di informazione e dei politici nostrani) avanza, a ritmo accelerato, il processo di penetrazione del regime iraniano in Siria, favorito dai noti, complessi e inquietanti fattori che caratterizzano gli instabili equilibri di quella regione martoriata (la ferocia e la debolezza della dittatura di Assad, il cinico e ambiguo appoggio a essa prestato dalla Russia di Putin, la violenta campagna militare turca contro i curdi, la mancanza di un’alternativa politica seria e credibile). I recenti eventi bellici (l’intercettamento del drone iraniano penetrato nel cielo di Israele, l’abbattimento del caccia israeliano, le seguenti distruzioni delle postazioni siriane e iraniane in Siria da parte di Tsahal, le solite, lugubri minacce da parte di Damasco e Teheran ecc.) non fanno altro che palesare una realtà che già da tempo era evidente, di grande chiarezza, e di cui il mondo fa finta di non rendersi conto.

Francesco Lucrezi
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Manifesto di una nuova civiltà
Il 21 dicembre 1945 la Radio cecoslovacca trasmise un’esecuzione dal vivo del Nonet op. 43 del compositore ceco Rudolf Karel, steso tra gennaio e febbraio 1945 in partitura pianistica presso il penitenziario Vazební věznice di Praha–Pankrác; la ricostruzione e strumentazione del Nonet fu realizzata da František Hertl, tuttavia tale operazione filologica risultò insoddisfacente.
Nel 1984 Václav Snítil, primo violino del České Noneto, realizzò una nuova ricostruzione del Nonet che fu eseguita il 5 maggio 1985 a Beroun in occasione del 40esimo anniversario della liberazione della Cecoslovacchia dall’occupazione tedesca; tale ricostruzione fu decisamente riuscita e più aderente all’autografo (fu pubblicata nel 1995 dalla Carus Verlag di Stoccarda).

Francesco Lotoro
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Le finestre rotte
Due soldati israeliani entrano per sbaglio nella città palestinese di Jenin e ne escono per miracolo sopravvivendo a un linciaggio. I nostri vicini a est, invece di occuparsi di tutte le tragedie che si perpetrano nelle loro case, mandano droni sui nostri cieli. I giornali non parlano che di corruzione di politici, di razzismo, negazionismo della Shoah. Le reazioni su Facebook sono devastanti.

Angelica Edna Calo Livne
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