Giuseppe Momigliano,
rabbino
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"Zakhor
et asher asa lekhà Amalek – Ricorda quello che ti ha fatto Amalek";
"Timkhè et zekher Amalek – Cancella il ricordo di Amalek" (DEut. 25,
17-19) Nello Shabbat che precede Purim leggiamo il brano della Torah
che prescrive di mantenere saldo il ricordo di quanto compiuto contro
Israele da Amalek e al tempo stesso di eliminare totalmente la
potenzialità del male che proviene da questo popolo.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Le
notizie della settimana riguardano ancora lo scenario mediorientale,
con venti di guerra che si alzano fra Siria e Turchia e Iran-Israele.
Scenari apocalittici che Vladimir Putin, non si sa in che modo, pare
l'unico a poter gestire. E non so quanto questa sia una buona notizia
per l'Occidente.
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Saluto romano, sentenza
che fa (e farà) discutere
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Fa
discutere l’assoluzione definitiva di due esponenti di Casapound, che
durante una commemorazione organizzata a Milano nel 2014 da esponenti
di Fratelli d’Italia, rispondendo alla “chiamata del presente”, avevano
alzato il braccio destro facendo il saluto romano. La decisione della
Cassazione è così spiegata dal Corriere: “Non tutti i saluti romani
sono uguali. È reato quello che sottintende violenza, perché
costituisce un attentato concreto all’ordine democratico. È consentito
quello che ha intenti commemorativi dell’epoca fascista”. Distinguerli
sarà difficile e la decisione della Corte, si legge, è destinata ad
aprire “altri possibili fronti di polemica politica in una campagna
elettorale dove il ventennio mussoliniano è già un catalizzatore di
scontri e tensioni”.
La notizia sembra rallegrare il Tempo, che titola: “Dite a Fiano che la Cassazione ha ‘assolto’ il saluto romano”.
Aggredito in strada, legato e bastonato il segretario provinciale di
Forza Nuova a Palermo Massimo Ursino. L’esponente di estrema destra,
spiega tra gli altri Repubblica, è stato legato con del nastro adesivo
mani e piedi e a terra ha iniziato a urlare per i colpi. Nella squadra
dei picchiatori ci sarebbe anche una ragazza, che ha ripreso con un
telefonino il pestaggio e lo ha pubblicato su YouTube. “Tutti sanno chi
è stato. E lo sa anche il sindaco Leoluca Orlando. Noi risponderemo
politicamente a questa aggressione. Ci prenderemo la piazza con
l’arrivo del nostro leader Roberto Fiore anche se qualcuno cerca di
vietarcelo” dichiara il vice segretario nazionale del movimento,
Giuseppe Provenzale.
“Un ex ministro fascista in Argentina” in lista con Civica Popolare
della Lorenzin. Si tratta – scrive La Notizia – del candidato nella
circoscrizione estera dell’America Meridionale Rodolfo Barra. Nel 1996,
viene spiegato, fu costretto a dimettersi per la sua militanza
giovanile in un’organizzazione di estrema destra e antisemita.
Tensione alle stelle al confine Siria-Turchia, con gli ultimi fatti di
sangue cui sono dedicate diverse pagine sui giornali. Ma l’attenzione
resta alta anche per le vicende israeliane, sia sul fronte interno che
esterno. E in particolare sullo scontro sempre più aperto con l’Iran.
Scrive Repubblica: “Dopo l’abbattimento del drone iraniano entrato in
Israele, e dopo la perdita dell’F-16 al confine con la Siria, dopo
quello che sta succedendo ad Afrin fra turchi, curdi, siriani e russi,
tutte le rotelline del sistema di sicurezza e di intelligence
israeliano si sono rimesse in moto, silenziose ma impazzite. Nella
piccola palazzina dell’istituto di studi per la sicurezza alla
periferia di Tel Aviv, le riunioni si inseguono a catena, in vari
formati: militari, esperti di Iran, di Russia, di Turchia”. Ma anche
esperti di politica interna, perché – si legge – “ancora una volta il
fronte interno, con il premier Netanyahu impegnato a difendersi da ben
quattro inchieste giudiziarie, potrebbe essere fonte di mille problemi”.
La polizia israeliana ha intanto rivelato i nomi di sette persone
arrestate domenica in un nuovo caso di corruzione. Tra i fermati,
riporta il Corriere, anche due collaboratori del Primo ministro, Shlomo
Filber, direttore generale del ministero delle Comunicazioni e l’ex
portavoce della famiglia Netanyahu Nir Hefetz.
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qui roma - il progetto per gli studenti
"1938-1945, anni della vergogna
da raccontare ai nostri giovani"
“Proporre
una ricostruzione il più possibile completa e di agevole lettura, e
soprattutto offrire un racconto problematico, che tiene conto degli
studi più aggiornati e del dibattito scientifico che, in quanto tale,
non è mai a senso unico”.
Nelle parole del presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma
Mario Venezia è racchiusa la sfida de ‘Gli anni della vergogna
1938-1945’, volume e progetto di ampio respiro per le nuove generazioni
con cui la Fondazione si rivolge agli studenti delle scuole superiori
italiane per stimolare l’approfondimento sulla persecuzione antiebraica
operata dal regime a partire dalla promulgazione delle Leggi del ’38.
Un’opportunità stimolante ed efficace, nell’ottantesimo anniversario
dell’infamia.
Un folto pubblico ha accolto ieri la presentazione dell’opera, curata
da Amedeo Osti Guerrazzi, Marco Caviglia e David Di Consiglio, che
oltre a raccontare le vicende storiche vere e proprie ha il merito di
offrire alcuni preziosi strumenti di ricerca per le classi tra cui una
bibliografia essenziale, i siti internet di riferimento, i film, gli
archivi e una mappatura dei luoghi della Memoria nel nostro paese. Leggi
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Ticketless - Magro Guadagnino |
Il
personaggio dell’ebreo in Italia davvero fatica ad uscire dagli
stereotipi. Lo ha scritto su questo portale Asher Salah a margine di
“Romanzo famigliare”. Peggio che nella fiction televisiva vanno le cose
in un film che ho visto questa settimana. Luca Guadagnino, con
“Chiamami con il tuo nome”, candidato all’Oscar, descrive una
improbabile famiglia ebraica e un improbabile giovane studente ebreo
americano, tali solo per la stella di David che portano al collo. Non è
in questione nemmeno il feuilleton: l’ebraismo è poco più di
un’etichetta simile ad altre: il tema della vita agreste, il tema
dell’omosessualità. Si è fatto il nome di Bertolucci, ma qui c’è ben
poco di “Novecento”.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La giustizia d'Israele
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"Ho
sempre pensato - scrivevo nella mia nota settimanale dello scorso
mercoledì 10 gennaio, ove esponevo la mia contrarietà alla pena di
morte - che il dramma del Medio Oriente affondi le sue radici non in
problemi di confini, capitali o cose del genere, ma, più semplicemente,
nell'enorme distanza che separa, in termini di umanesimo, cultura e
civiltà, Israele da molti dei suoi vicini. Tel Aviv da Gaza,
Gerusalemme da Teheran, Beer Sheva da Beirut, Haifa da Damasco. Penso
che la pace verrà da sola, cadendo come un frutto maturo, allorché
questa distanza si sarà per lo meno sensibilmente ridotta. Ma la
domanda principale è questa: vogliamo che siano gli altri ad
avvicinarsi a Israele, oppure che sia il nostro piccolo, grande, amato
Paese a fare un passettino... verso di loro?".
Chiedo scusa per l'autocitazione, ma devo riproporre questa mia
considerazione, parola per parola, perché esprime esattamente quello
che penso riguardo alle reazioni, che giudico decisamente fuori luogo e
fuori tono, di alcuni israeliani e amici di Israele, di fronte alle
indagini in corso a carico del premier Netanyahu.
Francesco Lucrezi, storico
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