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1 marzo 2018 - 15 Adar 5778
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Speciale Purim

Quei sapori nascosti che spiegano la festa    

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Il vero significato di un triangolo. Le identità nascoste di qualcosa che appare fuori in un modo, ma dentro cela altro. L’abbondanza, la condivisione. I sapori che caratterizzano la festa di Purim rappresentano molto più che una semplice idea di mangiar bene per onorare la ricorrenza. Nelle tantissime ricette della tradizione, dell’Italia ebraica da nord a sud, del mondo ashkenazita e sefardita, affonda la spiritualità più profonda del 14 di Adar. Uno degli elementi più forti che unisce le ricette di Purim attraverso i secoli e i continenti, è quello del ripieno, come sottolinea Alessandra Rovati, food writer esperta di cucina ebraica e non, che tra l’altro gestisce il blog in lingua inglese Dinnerinvenice.com. “Purim è la festa delle identità nascoste, di ebrei che fingono di non esserlo, di persone che si propongono in modo diverso da quello che sono in realtà. Anche se la realtà poi finisce per essere rivelata”. E così il ripieno che offre un gusto diverso rispetto a quello del cibo in superficie diviene una costante. Non ci sono solo le tipiche Hamantaschen ashkenazite, triangoli di pastafrolla con un cuore di marmellata o semi di papavero. Ripieni sono i travadicos, antichi biscotti al miele e noci di origine greca, i panini riempiti con uova sode in Marocco, le burik dolci tripoline, che il blog Labna.it propone con un cuore di mandorle tritate, zucchero e arancia. Una spiegazione, quella delle identità nascoste, che non può prescindere da Colui che nella Meghillah di Ester (il rotolo che si legge in occasione di Purim) rappresenta chi non si svela per eccellenza: Do stesso, che non viene mai nominato, in un caso unico tra tutti i libri biblici. E alla faccenda del ripieno si può guardare anche da una ulteriore prospettiva: la parola yiddish “tasch” da cui Hamantaschen deriva, non significa “orecchie” come nella traduzione in italiano (o in ebraico, oznei haman), ma “tasca”. E cosa si mette mai in tasca? “Il ripieno ricorda il denaro, il denaro che Haman era disponibile a spendere pur di avere il diritto di uccidere Mordechai” sottolinea il rabbino Elia Richetti. “E infatti non bisognerebbe confondere le Hamantaschen ashkenazite con le orecchie di Haman italiane, che sono fatte con lo stesso impasto dei dolci tipici stagionali che hanno nomi diversi nelle varie città, frappe, chiacchiere, crostoli, galani, ma vengono invece piegate a forma di orecchie, a punta o tondeggianti e pure con il buco in mezzo”.

Rossella Tercatin

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