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20 marzo 2018 - 4 Nisan 5778
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Haggadot da collezione

Pesach siamo noi

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In preparazione alla festa di Pesach, il direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale ha scritto un testo speciale per DafDaf, il giornale ebraico dei bambini. Il direttore racconta come suo nipote David ogni anno arrivi al Seder, la speciale serata di Pesach in cui si ricorda l’Uscita dall’Egitto, con un’Haggadah (il testo di riferimento) nuova di zecca, costruita proprio da lui nella sua scuola ebraica di Londra. Una scuola che piace molto anche al direttore. “La Scuola primaria Beit Shvidler è una scuola ebraica ortodossa che promuove un forte attaccamento alla pratica ebraica ortodossa, ai valori della Torah, all’amore per Israele e all’eccellenza educativa. Si insegna inoltre ai bambini a essere orgogliosi e grati di poter contare sui valori britannici di democrazia, legalità, rispetto della libertà individuale e per le persone di diversa fede e credo” si legge nella presentazione dei suoi valori fondamentali.

Presto sarà Pesach e attendo visite. Mio nipote David è in arrivo per il Seder. Lui abita a Londra, con la sorella, la mamma e il papà. Ma per Pesach abbiamo un accordo di stare tutti assieme. O siamo ospiti noi a casa loro a Londra, o si va dagli altri nonni in Andalusia, a Granada, o andiamo dalle zie a Francoforte o a Berlino, o tutti insieme in Italia, a Roma, a Milano. O a Trieste, perché verso Pesach hanno tutti molta voglia di sentire il mare. Quest’anno abbiamo deciso per Trieste, e non vedo l’ora di andarlo a prendere all’aeroporto. Non è solo che gli voglio bene, che sono felice di vederlo. Questo è ovvio, visto che sono suo nonno. È anche perché ogni volta che viene Pesach lui si porta nella valigia una nuova Haggadah. Di Haggadot sono un appassionato. Ne ho tante, ma non mi accontento mai e ne cerco sempre di nuove. Ce ne sono di tanti tipi diversi, di tante edizioni diverse e trovo affascinante quando una storia, che è sempre la stessa storia, prende mille forme diverse. Così è per i libri che sono sempre lo stesso libro, ma a seconda delle edizioni diventano piccoli o enormi, colorati o in bianco e nero, illustrati, e con disegni tanto diversi fra loro. Insomma quando lui mi porta a vedere la sua nuova Haggadah sono sempre molto contento. E voglio proprio vedere cosa riuscirà a portarmi quest’anno. Di solito, durante il Seder, sto attento e cerco di sedermi vicino a lui, così quando tutti hanno altro da pensare, allungo gli occhi e posso guardarmi in pace la sua Haggadah. Non è tanto il fatto che viene da Londra che mi piace e ne fa ai miei occhi un libro speciale. Quella particolare sua Haggadah in effetti mi sembra speciale perché è unica. Unica perché se l’è costruita da solo con l’aiuto della sua maestra. Così di anno in anno, crescendo, c’è sempre un’Haggadah nuova da costruire..

Guido Vitale, Dafdaf, marzo 2018

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memoriA

Zdenka, che non smise di sperare

img headerZdenka Fantlová / 6 CAMPI / tre60

Quando i tedeschi occupano la Boemia e la Moravia, nel marzo 1939, Zdenka Fantlová ha 17 anni. Ebrea, tre anni dopo viene deportata insieme a sua madre e a sua sorella Lydia a Terezin, il campo di concentramento a nord–ovest di Praga, “anticamera” dei campi di sterminio, tristemente noto per l’altissimo numero di bambini che vi furono imprigionati, insieme ai migliori intellettuali e artisti ebrei d’Europa. Suo padre sarà invece internato a Buchenwald, da dove non farà ritorno.
Nel 1944 le tre donne vengono trasferite ad Auschwitz, dove la madre non sopravvivrà. Zdenka e Lydia sono costrette a spostarsi di campo in campo, a Kurzbach, a Gross–Rosen, e poi ancora a Mauthausen e a Bergen–Belsen, tra violenze di ogni tipo. Solo Zdenka sopravvivrà.
L’intero viaggio negli inferi è ricostruito con esattezza dall’autrice che, oggi ultranovantenne, ha raccolto le sue dolorose memorie, dalla deportazione alle “marce della morte” alla liberazione e al successivo ritorno alla vita, nel libro-testimonianza “Sei campi - L’incredibile storia di una delle ultime testimoni viventi della Shoah”, pubblicato nella traduzione di Ilaria Katerinov per Tre60 editore. Con un linguaggio giornalistico, immediato e senza fronzoli, Zdenka Fantlová descrive quanto visto e vissuto, riuscendo a lasciare al lettore un incredibile messaggio positivo, di speranza e di fiducia nella vita, nonostante le sofferenze patite.

mdp

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orizzonti

Destinazione Gerusalemme  

storia

Tre uomini e un 25 aprile

Gershom Scholem /
DA BERLINO A GERUSALEMME / Einaudi

Da Berlino a Gerusalemme racconta la doppia «scelta di vita» di Gershom Scholem: una contro e una per. La scelta contro ha al centro la Berlino della sua infanzia e adolescenza (all'inizio del Novecento), la sua famiglia, l'ambiente umano e sociale. Una città e un tempo che Giulio Busi ricostruisce con attenzione nel suo saggio introduttivo. Berlino inizio '900, vista dal mondo ebraico di lingua tedesca. Un mondo sordo e cieco di fronte ai segnali pur chiari che arrivano dalla società intorno. Un mondo voglioso d'inclusione nella società guglielmina e che risponde con una dichiarazione di lealtà all'ostilità e al processo di crescente nazionalismo e antisemitismo.


David Bidussa,
Il Sole 24 Ore Domenica, 18 marzo 2018


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Carlo Greppi / 25 APRILE 1945 / Laterza


Colpi di scena, di mano e d'arma da fuoco: la Storia non è un romanzo ma come un romanzo la si può raccontare, soprattutto se l'intreccio tra i protagonisti avvince come avvince la libertà quando è sul punto di essere riconquistata. Se poi quei protagonisti si chiamano Valente, Maurizio e Italo, alias partigiani di Raffaele Cadorna, Ferruccio Parri e Luigi Longo, allora il cerchio si apre e chiude attorno a quel giorno di tensione (e mistero) che ci ha consegnato la fine del fascismo e dell'occupazione nazista. Si intitola 25 aprile 1945 il primo saggio di una serie di dieci che Laterza dedica ad altrettanti giorni decisivi per il nostro Paese, a partire da quello della Liberazione appunto.

Marco Bracconi, Repubblica Robinson, 18 marzo 2018

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