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29 marzo 2018 - 13 nissan 5778
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Verso Pesach

Le regole per vivere insieme

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Non sempre la Scuola di Hillel assume una posizione più facilitante rispetto alla Scuola di Shammai nella Halakhah. La Mishnah (Yevamot 1,4; ‘Eduyyot 4,8) cita una particolare controversia matrimoniale fra le due scuole dalla quale risulta che i figli di un certo tipo di unione del tutto permessa secondo Beth Shammai erano addirittura considerati mamzerim (lett. “meticci”: sono i figli di unioni per le quali la Torah commina la pena divina del karèt, come l’incesto e l’adulterio; essi potranno sposarsi soltanto fra loro per tutte le generazioni successive) da Beth Hillel: si tratta di una situazione che avrebbe potuto dividere in due la discendenza d’Israel... La Mishnah in questione peraltro aggiunge che “sebbene (in quel dato caso) gli uni considerassero le donne permesse e gli altri le vietassero, cionondimeno non si astennero mai quelli della Scuola di Shammai dallo sposare donne che provenivano dalla Scuola di Hillel, e non si astennero mai quelli della Scuola di Hillel dallo sposare donne che provenivano dalla Scuola di Shammai”. La Ghemarah spiega che gli uni solevano sempre indicare agli altri quali donne potevano sposare in base ai rispettivi rigori, affinché non ci fossero problemi. In questo modo si arginava una situazione potenzialmente assai pericolosa per l’unità del nostro popolo. Conclude la stessa Mishnah: “E con tutti i casi di purità e impurità che gli uni dichiaravano puri e gli altri dichiaravano impuri, non si astennero mai (quelli di una Scuola) dal compiere cose pure con gli utensili degli altri”, senza timore di contravvenire ai propri principi.

Rav Alberto Moshe Somekh


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MACHSHEVET ISRAEL

Il Tanakh è un libro religioso? Sì. No. Anche.  

img headerUn audace libro del filosofo israeliano Micah Goodman su Devarim/Deuteronomio è appena stato tradotto in italiano da Giuntina (“L’ultimo discorso di Mosè”) e stimolanti domande sorgono alla sua lettura. Ne scelgo una che mi sembra illuminare una questione data spesso per scontata: se il Tanakh (la Bibbia) sia un libro religioso. La riflessione nasce da questo passo del libro: “In una recente intervista alla radio israeliana, a un giovane scrittore è stato chiesto perché lui e la sua generazione non fossero interessati alla Bibbia. Ha risposto che ‘la Bibbia è un libro dei religiosi’. Anche se oggi – commenta Goodman – la sua risposta può suonare ragionevole, essa avrebbe esterrefatto i padri fondatori d’Israele, come Ben Gurion, Berl Katzenelson e Yitzchak Tabenkin. Per loro la Bibbia non era un libro religioso, ma proprio il contrario: era il testo che invocavano quando si ribellavano contro il mondo religioso del cheder e della yeshivà dell’Europa orientale, dove i grandi temi e le storie della Bibbia erano subordinate allo studio del Talmud...”. Il pensiero qui sviluppato non tende alla vetusta e logora (nonché falsa) contrapposizione tra Tanakh e Talmud, ma alla tesi che, a un certo punto, il sionismo avrebbe abbandonato la Bibbia, la quale è poi finita in mano ai “sionisti religiosi” che, a partire dalla guerra del ’67, ne hanno fatto un manifesto politico. Dunque, tra i fondatori di Israele e il sionismo religioso c’è, proprio a partire dalla Bibbia, continuità politica; ma mi chiedo se non ci sia anche una profonda discontinuità religiosa. Ecco il senso della domanda iniziale: il Tanakh è un libro religioso?

Massimo Giuliani, docente al Diploma Studi Ebraici, UCEI

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società    

Antisemitismo, lo spettro della Francia     

Come un mostro informe che appare d'improvviso e poi s'inabissa, l'antisemitismo continua ad attraversare i nostri tempi nelle forme antiche della discriminazione o nelle nuove possibilità offerte dal web. Una lunga storia che non finisce e si nutre delle paure diffuse, del bisogno di cercare un nemico, un obiettivo per scaricare frustrazioni, violenza e intolleranza. Possibile? Dopo le tragedie del secolo scorso, quando la distruzione degli ebrei d'Europa è diventato un proposito, un progetto concreto, una politica di annientamento e distruzione? Troppo semplice rispondere che la memoria non si trasmette, che i canali di comunicazione tra le generazioni si sono interrotti o peggio pensare che in nome delle incertezze sul futuro, delle condizioni di vita nelle periferie delle grandi città possano ripresentarsi fantasmi che pensavamo scomparsi e sconfitti dalla storia. Quel mostro non è morto, si rianima facilmente trovando argomenti e terreni per rimettersi in moto. Ogni qualvolta si abbassa la guardia, ci si gira dall'altra parte, si fa finta che non sia necessario difendere e valorizzare differenze, culture, identità.

Umberto Gentiloni, Repubblica,
27 marzo 2018


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orizzonti 

La farsa egiziana
e il silenzio europeo

È inutile lamentare la crisi delle nostre democrazie quando consideriamo benedetta, per evitare guai, turbolenze e soluzioni ancora più apocalittiche, ogni dittatura, ogni violazione dei diritti umani, ogni forma di oppressione, persino lo sterminio dei popoli assoggettati, o che devono scomparire, come i curdi. Facciamo finta di considerare democratico il verdetto delle elezioni che in Russia hanno consacrato l'autocrazia di Putin: ma sopprimere o imbavagliare tutti i rivali non è esattamente un modello di libera campagna elettorale. Contiamo le vittime dei civili massacrati da Assad perché presto si raggiungerà il ragguardevole record dei 400 mila assassinati da un regime orrendo, che però è meglio preservare perché gli altri, come è noto, sono ancora peggiori. Ci affrettiamo a mandare l'assegno concordato a Erdogan, quel simpatico democratico che ammassava nudi in palestra i dissidenti, che commina ergastoli ai giornalisti invisi alla sua tirannia e che nel silenzio internazionale fa strage di civili curdi, perché così tiene a bada i profughi che l'Europa, la grande assente, la silenziosa e pavida Europa per cui noi dovremmo gioire e in cui dovremmo identificarci, vuole tenere oltre confine.

Pierluigi Battista, Corriere della Sera,
26 marzo 2018 


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Shir shishi - una poesia per erev shabbat

Bellezza per Pesach

img headerPoche parole di bellezza per Pesach scritte da Na'ama Yung, nata a Haifa, traduttrice e poetessa.

COMPLETO
 
Tre gocce sul vetro
risplendono per me
come le stelle dell'Orsa Maggiore.
Si organizzano, scintillano
sul cristallo
in un Attimo
Unico
Completo.
 
(Kivsat Hadvash, Pardes, Haifa, 2017)

Sarah Kaminski, Università di Torino

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