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2 Aprile 2018 - 17 Nissan 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Tutto è previsto e la libertà è data, nel bene il mondo è giudicato, tutto secondo la grandezza dell’opera (Avoth 3, 16). Tutto è previsto, ma la libertà è lasciata all’uomo. Con bontà il mondo è giudicato, e tutto avviene secondo la grandezza dell’Opera Divina che noi non comprendiamo: il Creato segue l’ordine naturale delle cose.
 
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Anna
Foa,
storica
Insomma, ci siamo arrivati, alla fine, all’esaltazione pura e semplice dei nazisti. La giunta leghista di Cologno Monzese ha stabilito per il 21-22 aprile, cioè tre giorni prima dell’anniversario della Liberazione, una pubblica rievocazione in costume della vita in un campo militare della Wehrmacht prima della Liberazione. La realizzeranno attori mascherati da soldati e ufficiali tedeschi, di un’organizzazione specializzata in rievocazioni storiche militari che porta il nome della Waffen Fusiliren Kompanie 36, una compagnia che faceva parte della Waffen Grenadier Division 36, una divisione di SS che operò con particolare efferatezza in Polonia contro i partigiani e nel 1945 in Germania contro l’Armata Rossa.
Nulla di neutrale, dunque, ma una pura e semplice esaltazione delle SS mascherata da rievocazione storica. E questo in un paese, Cologno, in cui nove abitanti furono nel 1944 deportati dai tedeschi occupanti nei campi e là assassinati. Non ho altro da aggiungere.
 
  davar
l'iniziativa di un istituto pugliese 
"Vittorio Emanuele III, togliamo il suo nome dalla nostra scuola"

“La nostra scuola è intitolata al re che promulgò le leggi antisemite che produssero conseguenze terribili per gli italiani di religione ebraica, fino alla deportazione nei campi di sterminio per contribuire al progetto hitleriano della soluzione finale. Tutto questo ci spinge a ritenere che non sia opportuno, lodevole, né tantomeno educativo che il nostro istituto continui ad essere identificato col nome di quel re che non fu capace di fermare tali provvedimenti”.
Una mobilitazione di dirigenti, docenti e studenti dell’Itet di Lucera, in provincia di Foggia, avrà come effetto la rimozione del nome di Vittorio Emanuele III dalla scuola. Un’iniziativa che nasce in risposta alla lettera aperta inviata in gennaio dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi DI Segni al ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini. Lettera in cui si chiedeva un intervento delle istituzioni, e personale del ministro, per far sì che ci si adoperasse a togliere il nome del sovrano, firmatario nel 1938 delle Leggi razziste, dalle molte biblioteche e scuole pubbliche che ancora gli sono intitolate in tutta Italia. “Uno scempio della Memoria” scriveva la Presidente UCEI nel suo messaggio, sottolineando l’esigenza che tali luoghi, deputati al sapere e alla formazione, siano riportati “alla loro giusta vocazione”.
Appello immediatamente raccolto dall’istituto di Nocera, con il collegio dei docenti che ha approvato all’unanimità la proposta immediatamente formulata dal dirigente scolastico Pasquale Trivisonne e accolta dal corpo degli studenti (circa 600, tra i vari indirizzi) nel corso di un’assemblea d’istituto svoltasi a fine mese.


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qui bologna - la puntata del sabbatico
"Libri per bambini, ecco cosa va"
Realizzata il primo giorno della Bologna Children’s Book Fair, la fiera internazionale del libro di Bologna che ha chiuso lo scorso giovedì la sua cinquantacinquesima edizione, l’ultima puntata de Il Sabbatico ha avuto un’ospite d’eccezione. La trasmissione di Rainews, coordinata da Alberto Melloni, ha infatti intervistato – grazie alla collaborazione di Ada Treves – la direttrice editoriale della sezione del New York Times dedicata ai libri per bambini, Maria Russo. 
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sorgente di vita
Parigi e l'odio antisemita
Un servizio sull’assassinio di Mireille Knoll, l’anziana scampata alla Shoah uccisa nella sua casa di Parigi, apre la puntata di Sorgente di Vita in replica questa sera lunedì 2 aprile alle 00.40 su Rai Due. Sul tragico evento, una riflessione di Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Gli assassini, un ragazzo musulmano vicino di casa della signora Knoll, e un complice, sono stati arrestati e dovranno rispondere di omicidio “aggravato dall’appartenenza della vittima a una confessione religiosa”.
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qui roma
Moadon, un nuovo incontro
Un nuovo appuntamento con Moadon, ciclo di incontri curato dalla professoressa Luisa Basevi e promosso dalla sezione romana dell’Adei Wizo con il supporto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’appuntamento è per domani alle 20.30.
Per maggiori informazioni e prenotazioni è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica adeiwizor@gmail.com.


pilpul
Oltremare - Compere
Prima di Pesach i supermercati israeliani sono luoghi in cui entrare solo dopo una bella sessione nel giardino zen in miniatura, avendo annullato ogni forma di stress ambientale e umano, per due motivi. Il primo è strettamente antropologico: gli israeliani si preparano a Pesach molto meglio che alla bomba atomica, e accumulano alimenti fino alla fine dei tempi, riempiendo i supermercati in massa, svuotando scaffali e inseguendo i dipendenti dei supermercati con liste della spesa lunghe come il rotolo di Ester e con carrelli con le ruote che cigolano dal dolore. Il secondo è più legato al lato religioso della festa, e obbliga tutti quelli che “ci tengono” a leggere ogni etichetta di ogni prodotto per cercare la magica scritta “kasher per Pesach”, che può comparire in su un prodotto e su quello accanto identico nello stesso scaffale mancare. Come in molte altre occasioni, avere un cellulare in mano è utile per usarlo in modalità foto per ingrandire le scritte lillipuziane.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Il vuoto pneumatico 
C’è solo l’imbarazzo della scelta, per così dire, nel calderone delle cattive notizie di quest’ultima settimana: le reazioni all’assassinio di Mireille Knoll, che appaiono comunque molto timide e tiepide, quasi a volere lasciare intendere che la questione dell’antisemitismo, soprattutto se di matrice islamista, sia più un “problema degli ebrei” che non della società nel suo insieme; gli arresti, o comunque le indagini, sui jihadisti fai-da-te, quelli che si radicalizzano davanti al computer o allo smartphone, raccogliendo l’eredità dell’Isis ma a modo proprio, magari nel chiuso delle stanze delle case dei genitori, prima di uscirne per dedicarsi ad un po’ di macelleria; le violenze, ampiamente preannunciate e quindi preordinate, ai confini tra la Striscia di Gaza e Israele, dove si ripete un copione demenziale (alla crisi tra ossificate élite dirigenti palestinesi – avevano pure attentato al premier Anp Rami Hamdallah, tre settimane fa – Hamas risponde scatenando un nuovo ciclo di violenze, punto e a capo) che è poi parte stessa del reiterarsi all’infinito di quella specie di infinito “blob” mediorientale che è divenuto il “conflitto israelo-palestinese”, nel quale entra di tutto, salvo la sostanza concreta dei problemi; ma anche l’invasione di campo dei poliziotti francesi nel centro migranti di Bardonecchia, a volere lasciare intendere, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il coordinamento di qualsivoglia politica europea sui processi migratori si arresta dinanzi ai confini nazionali (quelli propri, non gli altrui), perché a parole c’è comunque solidarietà e reciprocità ma nei fatti l’Unione è sempre più una pallida manifestazione di un consorzio di nazioni diseguali e politicamente affaticate, spesso in rapporto di reciproca diffidenza. Cosa unisca queste vicende tra di loro, al di là dello stretto intrecciarsi cronologicamente nell’arco, per l’appunto, di una settimana, non è facile dirlo. Il semplice accostamento, evidentemente, non basta. Ma al netto della loro diversità, a ben pensarci, c’è come una sorta di binomio che si riconferma in ognuna di esse, ovvero quello che intercorre tra crisi della vecchia politica, incapace di fare fronte agli scenari del cambiamento, e sfrangiamento della coesione sociale.

Claudio Vercelli
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Tra reale e virtuale
Appartenere alla generazione dei social network è una condanna e al contempo un privilegio. Funziona pressappoco come una grande, affollata, chiassosissima piazza. Una piazza molto simile al mercato del pesce, in cui vince il venditore che grida più forte. Funziona come un palazzo dalle pareti molto molto sottili, dove anche la più innocua delle discussioni rimbomba nelle case di tutti i condomini. Un palazzo dove è impossibile tenere nascosto un segreto, dove un tradimento viene scoperto prima ancora di essere stato compiuto, dove impari a riconoscere lo stato d’animo del vicino a seconda del ritmo dei suoi passi.
Ecco, per un ficcanaso come me, passeggiare in una piazza tanto chiassosa è uno straordinario privilegio, ma è anche la peggiore delle condanne, come già detto. Immaginate di vivere in un mondo in cui il confine tra reale e virtuale è tanto sottile da apparire inesistente. Scoprireste che Facebook non è altro che la cartina di tornasole di una società che muta alimentandosi di odio e di violenza, di bugie e di indifferenza.
Quando lo scorso 19 Gennaio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, conferì la carica di Senatrice a Vita a Liliana Segre, la più importante voce narrante della deportazione ebraica Italiana nei campi di sterminio, il web si divise in due schieramenti: gli entusiasti e i contrariati.


David Zebuloni
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