Paolo Sciunnach, insegnante | Tutto
è previsto e la libertà è data, nel bene il mondo è giudicato, tutto
secondo la grandezza dell’opera (Avoth 3, 16). Tutto è previsto, ma la
libertà è lasciata all’uomo. Con bontà il mondo è giudicato, e tutto
avviene secondo la grandezza dell’Opera Divina che noi non
comprendiamo: il Creato segue l’ordine naturale delle cose.
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Anna
Foa,
storica |
Insomma,
ci siamo arrivati, alla fine, all’esaltazione pura e semplice dei
nazisti. La giunta leghista di Cologno Monzese ha stabilito per il
21-22 aprile, cioè tre giorni prima dell’anniversario della
Liberazione, una pubblica rievocazione in costume della vita in un
campo militare della Wehrmacht prima della Liberazione. La
realizzeranno attori mascherati da soldati e ufficiali tedeschi, di
un’organizzazione specializzata in rievocazioni storiche militari che
porta il nome della Waffen Fusiliren Kompanie 36, una compagnia che
faceva parte della Waffen Grenadier Division 36, una divisione di SS
che operò con particolare efferatezza in Polonia contro i partigiani e
nel 1945 in Germania contro l’Armata Rossa.
Nulla di neutrale, dunque, ma una pura e semplice esaltazione delle SS
mascherata da rievocazione storica. E questo in un paese, Cologno, in
cui nove abitanti furono nel 1944 deportati dai tedeschi occupanti nei
campi e là assassinati. Non ho altro da aggiungere.
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l'iniziativa di un istituto pugliese
"Vittorio Emanuele III, togliamo il suo nome dalla nostra scuola" “La
nostra scuola è intitolata al re che promulgò le leggi antisemite che
produssero conseguenze terribili per gli italiani di religione ebraica,
fino alla deportazione nei campi di sterminio per contribuire al
progetto hitleriano della soluzione finale. Tutto questo ci spinge a
ritenere che non sia opportuno, lodevole, né tantomeno educativo che il
nostro istituto continui ad essere identificato col nome di quel re che
non fu capace di fermare tali provvedimenti”.
Una mobilitazione di dirigenti, docenti e studenti dell’Itet di Lucera,
in provincia di Foggia, avrà come effetto la rimozione del nome di
Vittorio Emanuele III dalla scuola. Un’iniziativa che nasce in risposta
alla lettera aperta inviata in gennaio dalla Presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi DI Segni al ministro dei Beni e
delle Attività Culturali Dario Franceschini. Lettera in cui si chiedeva
un intervento delle istituzioni, e personale del ministro, per far sì
che ci si adoperasse a togliere il nome del sovrano, firmatario nel
1938 delle Leggi razziste, dalle molte biblioteche e scuole pubbliche
che ancora gli sono intitolate in tutta Italia. “Uno scempio della
Memoria” scriveva la Presidente UCEI nel suo messaggio, sottolineando
l’esigenza che tali luoghi, deputati al sapere e alla formazione, siano
riportati “alla loro giusta vocazione”.
Appello immediatamente raccolto dall’istituto di Nocera, con il
collegio dei docenti che ha approvato all’unanimità la proposta
immediatamente formulata dal dirigente scolastico Pasquale Trivisonne e
accolta dal corpo degli studenti (circa 600, tra i vari indirizzi) nel
corso di un’assemblea d’istituto svoltasi a fine mese.
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qui roma
Moadon, un nuovo incontro
Un
nuovo appuntamento con Moadon, ciclo di incontri curato dalla
professoressa Luisa Basevi e promosso dalla sezione romana dell’Adei
Wizo con il supporto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
L’appuntamento è per domani alle 20.30.
Per maggiori informazioni e prenotazioni è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica adeiwizor@gmail.com.
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Oltremare - Compere
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Prima
di Pesach i supermercati israeliani sono luoghi in cui entrare solo
dopo una bella sessione nel giardino zen in miniatura, avendo annullato
ogni forma di stress ambientale e umano, per due motivi. Il primo è
strettamente antropologico: gli israeliani si preparano a Pesach molto
meglio che alla bomba atomica, e accumulano alimenti fino alla fine dei
tempi, riempiendo i supermercati in massa, svuotando scaffali e
inseguendo i dipendenti dei supermercati con liste della spesa lunghe
come il rotolo di Ester e con carrelli con le ruote che cigolano dal
dolore. Il secondo è più legato al lato religioso della festa, e
obbliga tutti quelli che “ci tengono” a leggere ogni etichetta di ogni
prodotto per cercare la magica scritta “kasher per Pesach”, che può
comparire in su un prodotto e su quello accanto identico nello stesso
scaffale mancare. Come in molte altre occasioni, avere un cellulare in
mano è utile per usarlo in modalità foto per ingrandire le scritte
lillipuziane.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Il vuoto pneumatico |
C’è
solo l’imbarazzo della scelta, per così dire, nel calderone delle
cattive notizie di quest’ultima settimana: le reazioni all’assassinio
di Mireille Knoll, che appaiono comunque molto timide e tiepide, quasi
a volere lasciare intendere che la questione dell’antisemitismo,
soprattutto se di matrice islamista, sia più un “problema degli ebrei”
che non della società nel suo insieme; gli arresti, o comunque le
indagini, sui jihadisti fai-da-te, quelli che si radicalizzano davanti
al computer o allo smartphone, raccogliendo l’eredità dell’Isis ma a
modo proprio, magari nel chiuso delle stanze delle case dei genitori,
prima di uscirne per dedicarsi ad un po’ di macelleria; le violenze,
ampiamente preannunciate e quindi preordinate, ai confini tra la
Striscia di Gaza e Israele, dove si ripete un copione demenziale (alla
crisi tra ossificate élite dirigenti palestinesi – avevano pure
attentato al premier Anp Rami Hamdallah, tre settimane fa – Hamas
risponde scatenando un nuovo ciclo di violenze, punto e a capo) che è
poi parte stessa del reiterarsi all’infinito di quella specie di
infinito “blob” mediorientale che è divenuto il “conflitto
israelo-palestinese”, nel quale entra di tutto, salvo la sostanza
concreta dei problemi; ma anche l’invasione di campo dei poliziotti
francesi nel centro migranti di Bardonecchia, a volere lasciare
intendere, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il coordinamento di
qualsivoglia politica europea sui processi migratori si arresta dinanzi
ai confini nazionali (quelli propri, non gli altrui), perché a parole
c’è comunque solidarietà e reciprocità ma nei fatti l’Unione è sempre
più una pallida manifestazione di un consorzio di nazioni diseguali e
politicamente affaticate, spesso in rapporto di reciproca diffidenza.
Cosa unisca queste vicende tra di loro, al di là dello stretto
intrecciarsi cronologicamente nell’arco, per l’appunto, di una
settimana, non è facile dirlo. Il semplice accostamento, evidentemente,
non basta. Ma al netto della loro diversità, a ben pensarci, c’è come
una sorta di binomio che si riconferma in ognuna di esse, ovvero quello
che intercorre tra crisi della vecchia politica, incapace di fare
fronte agli scenari del cambiamento, e sfrangiamento della coesione
sociale.
Claudio Vercelli
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Tra reale e virtuale
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Appartenere
alla generazione dei social network è una condanna e al contempo un
privilegio. Funziona pressappoco come una grande, affollata,
chiassosissima piazza. Una piazza molto simile al mercato del pesce, in
cui vince il venditore che grida più forte. Funziona come un palazzo
dalle pareti molto molto sottili, dove anche la più innocua delle
discussioni rimbomba nelle case di tutti i condomini. Un palazzo dove è
impossibile tenere nascosto un segreto, dove un tradimento viene
scoperto prima ancora di essere stato compiuto, dove impari a
riconoscere lo stato d’animo del vicino a seconda del ritmo dei suoi
passi.
Ecco, per un ficcanaso come me, passeggiare in una piazza tanto
chiassosa è uno straordinario privilegio, ma è anche la peggiore delle
condanne, come già detto. Immaginate di vivere in un mondo in cui il
confine tra reale e virtuale è tanto sottile da apparire inesistente.
Scoprireste che Facebook non è altro che la cartina di tornasole di una
società che muta alimentandosi di odio e di violenza, di bugie e di
indifferenza.
Quando lo scorso 19 Gennaio il Presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, conferì la carica di Senatrice a Vita a Liliana Segre, la
più importante voce narrante della deportazione ebraica Italiana nei
campi di sterminio, il web si divise in due schieramenti: gli
entusiasti e i contrariati.
David Zebuloni
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