Elia Richetti,
rabbino
|
Subito
dopo aver detto che Israel deve proclamare la santità di HaQadòsh
Barùkh Hu perché da Lui consacrato, la Torah affida al popolo ebraico
il compito di santificare le ricorrenze. Quindi la santità d’Israele
gli dà la possibilità di santificare il tempo: il calendario delle
ricorrenze è stabilito dall’uomo e confermato nel Beth Din celeste.
|
|
Leggi
|
Giorgio Berruto, Hatikwà
|
A
proposito di come non pochi quotidiani rendono conto delle
manifestazioni violente sobillate e gestite da Hamas al confine della
Striscia di Gaza da alcune settimane, con regolari picchi di tensione
tutti i venerdì, vengono in mente le parole di Stefan Zweig quando nel
1915, in una lettera a Claire Studer-Goll, si augurava che “i giornali
ritornassero a essere foreste”.
|
|
Leggi
|
|
Israele, tributo a Bartali
|
I
quotidiani italiani raccontano dell’onore tributato a Gino Bartali, a
cui è stata conferita ieri – come raccontato sul notiziario quotidiano
Pagine Ebraiche 24 – la cittadinanza onoraria d’Israele. “Il tributo a
Bartali, eroe di pace”, titola la Gazzetta dello Sport, riportando le
parole della nipote del campione, Gioia Bartali. “Nonno Gino era di una
dolcezza infinita: gentile e di buonumore. Non avrei mai immaginato che
avesse contribuito a salvare tanta gente. Per anni neppure mio padre
sapeva”. La Gazzetta annuncia inoltre il nuovo numero di Pagine
Ebraiche, attualmente in distribuzione: il “giornale dell’ebraismo
italiano che per primo rivelò l’opera eroica di Gino Bartali, –
sottolinea il quotidiano rosa – ha dedicato alla corsa rosa un dossier
intitolato ‘Ruote e pedali’ curato da Adam Smulevich”. Alla citata
riservatezza di Bartali, invece, dedica il titolo il Corriere della
Sera, “Israele onora Bartali che ha tenuto nascosto tutto il suo
coraggio”.
Giro d’Italia, la sfida dei ciclisti israeliani. Sarà Guy Sagiv, il
corridore della Israel Cycling Academy, ad aprire domani la cronometro
di Gerusalemme. Essendo campione nazionale della crono, vestirà la
maglia con la stella di David e a Repubblica spiega: “È qualcosa che mi
inorgoglisce e mi responsabilizza notevolmente, perché ho un simbolo
addosso che per il nostro popolo significa casa, famiglia, nazione”. La
Stampa ricorda poi come sia la prima volta in rosa per la squadra
israeliana. “Un sogno che si realizza pochi anni dopo la nostra
nascita”, racconta Ran Margaliot, manager dell’Israel Cycling Academy.
Mentre l’Idea del Giro in Israele è nato ad Assisi, due anni fa. “Ero
in Umbria per seguire una tappa del Giro – racconta a Repubblica il
magnate Sylvan Adams, fondatore della Israel Cycling Academy e
presidente onorario della Grande Partenza, – e lì andai a cena con
Mauro Vegni. La nostra proposta nacque in quel momento, gliela
sottoposi, tre tappe per celebrare Bartali e i 70 anni dello Stato di
Israele. Ci abbiamo lavorato un anno intero, duramente. L’accordo a
Milano, alla fine del Giro 2017, davanti a un panino e a un bicchiere
di vino”.
L’antisemitismo di Abbas. Condanna unanime per le parole pronunciate
dal leader palestinese Mahmoud Abbas, arrivato a sostenere che la colpa
della Shoah fosse degli ebrei stessi. “L’ostilità contro di loro non
nasceva dall’appartenenza religiosa ma dai mestieri che esercitavano:
l’usura e maneggiare il denaro attraverso le banche”, ha affermato
Abbas, trovando una risposta univoca al suo veleno.” “Il razzismo non
minaccia solo gli ebrei ma è un attacco fondamentale alle nostre
società aperte e liberali. L’Olocausto e la Seconda guerra mondiale
hanno definito la Storia europea come nessun altro evento. Questa
retorica offre solo munizioni a chi osteggia la soluzione dei due
Stati, un accordo che Abu Mazen dichiara di sostenere ancora”, le
parole dell’Ue (Corriere). “I palestinesi e gli arabi – scrive Wlodek
Goldkorn su Repubblica – non hanno capito cosa sia stata la Shoah, e
finché non l’avranno compreso mancheranno loro gli strumenti culturali
per confrontarsi con Israele, ma anche con l’Europa e la sua memoria e
identità”. Per Fabio Nicolucci (Mattino) il discorso di Mahmoud Abbas è
“allarmante, perché tale richiamo ad un universo di significati
antisemita non è in controtendenza con ciò che si muove nella pancia
dell’Europa e dell’occidente, ed anche al di fuori di esso”.
Israele e Iran, maggio inquieto. Paolo Mieli sul Corriere parla delle
tensioni che coinvolgono Israele e che avranno diversi momenti apicali
in questo maggio: da una parte le manifestazioni palestinesi nella
Striscia di Gaza che vanno avanti da alcune settimane e culmineranno
con il “giorno della Nakba”, tra il 14 e il 15 maggio, ovvero con la
data civile della nascita dello Stato d’Israele. Dall’altra le tensioni
con l’Iran, che dopo il 12 maggio, quando il presidente Usa Donald
Trump dirà cosa vuole fare dell’accordo sul nucleare, potrebbero
crescere in modo verticale. A proposito di Iran, la Stampa racconta
l’incredibile operazione del Mossad che ha portato al recupero di
migliaia di documenti sul programma nucleare iraniano, rubati da un
magazzino sorvegliato a Teheran. Questa missione è stata annunciata al
mondo dal Premier Benjamin Netanyahu e, riporta il Giornale,
l’opposizione al Primo ministro ha criticato questa gestione: “Lo show
del premier non dimostra alcuna violazione nell’accordo tra l’Iran e le
potenze mondiali – afferma Danny Yatom, ex capo del Mossad e in passato
deputato laburista -. L’operazione con cui il Mossad ha recuperato il
materiale a Teheran è stata fantastica e ci inorgoglisce, ma si tratta
di materiale antecedente al 2015, non c’è niente di nuovo. E anche se
questo aiuterà il mondo a capire che gli iraniani mentono e ingannano
in continuazione, penso che gli Stati Uniti non dovrebbero uscire
dall’intesa bensì cercare di migliorarla dall’interno, aggiungendovi
l’intera questione dei missili”.
|
|
Leggi
|
|
|
pagine ebraiche - dossier ruote e pedali
Israele, un Giro molto speciale
Tre tappe e un sogno rosa
La
maratona che si corre ogni mese di marzo, ormai con una partecipazione
vastissima, anche dall'Italia, l'ha ormai consacrata come meta sportiva
di un certo richiamo.
Ma un evento come il Giro d'Italia, a Gerusalemme, ancora non lo si era visto.
"Il nostro messaggio è chiaro: questa città è aperta a tutti, senza
distinzione di nazionalità, religione e cultura" dice Nir Barkat, il
sindaco runner della capitale di Israele. Porte aperte al grande
ciclismo, porte aperte al Dialogo. Tre giornate storiche. E tanti
segnali importanti da raccogliere.
“Affrontare e gestire i conflitti è la nostra sfida di ogni giorno. Una
sfida le cui ricadute sono evidentemente globali” racconta ancora il
primo cittadino.
Gerusalemme si è preparata con scrupolo all'appuntamento, con
un'attenzione e una partecipazione che sono gradualmente cresciute fino
a raggiungere picchi sorprendenti per gli stessi israeliani. E non sono
soltanto gli Italkim, gli italiani di Israele, ad aspettare trepidanti
la partenza del primo corridore dai paraggi della Porta di Giaffa. È
una intera città, una intera comunità di appassionati e neofiti, a
sognare. E in ondo a sognare è tutto un paese, alla prova con la più
rilevante manifestazione mai ospitata sul suo territorio. Un’occasione
unica, e ormai se ne rendono conto un po’ di tutti. Pedalando per i
primi metri del percorso in compagnia di Alberto Contador e Ivan Basso
- l’occasione era la presentazione della partenza della corsa, lo
scorso settembre - Barkat mostrava orgoglio e consapevolezza. “È una
grande responsabilità, che accogliamo con gioia e con l’intenzione dare
il meglio di noi stessi. Saremo all’altezza” spiegava poi alla stampa.
Annuiva Sylvan Adams, il presidente onorario della Grande Partenza.
Dossier Ruote e pedali, Pagine Ebraiche Maggio 2018
Leggi
|
jciak
1945, gli spettri del passato
In
un torrido agosto, il paese si prepara al matrimonio del figlio del
vicario. La giornata scivola pigra finché il treno lascia alla stazione
due ebrei ortodossi, uno più giovane, uno più vecchio. I due si avviano
in silenzio verso il villaggio, accompagnati da casse misteriose che
contengono profumi.
La voce del loro arrivo si sparge in un istante sollevando una tempesta
di sospetti, paure e ricordi intollerabili. Siamo in Ungheria,
all’indomani della guerra, e in paese tutti hanno qualcosa da farsi
perdonare e ancor di più da dimenticare.
Inizia così il nuovo lavoro del regista ungherese Ferenc Torok, da oggi
nelle sale. Intitolato semplicemente 1945, il film ribalta gli
stereotipi delle consuete narrazioni sulla Shoah e senza facili
retoriche racconta l’altra faccia della storia in un bianco e nero che
affonda nello spettatore come un pugno allo stomaco.
1945 ci conduce nella zona grigia del dopo, nel calderone di un odio
così radicato da sopravvivere alla guerra e all’occupazione nazista. In
paese nessuno sa cosa vogliono i due ebrei, che presto si scopre sono
padre (Ivan Angelus) e figlio (Marcell Nagy), ma basta la loro presenza
a mandare in pezzi la comunità.
Daniela Gross
Leggi
|
Setirot
- Le domande |
Avevo
già scritto qualcosa di simile oltre un anno fa. Da allora molte cose
sono peggiorate nell’immensa arena di ciò che, mentendo anche a noi
stessi, chiamiamo dialogo. Vale per la nostra comunità, vale per la
società in cui viviamo. E così le parole di Rainer Maria Rilke, poi
citato dallo psicoanalista David Irvin Yalom nel volume Il dono della
terapia, rimangono una lezione, un monito sempre più urgente contro
l’illusione – o, peggio, la presunzione – di stare perennemente e
comunque dalla parte del giusto: “Abbi pazienza con tutto ciò che è
irrisolto e cerca di amare le domande in sé”.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
In ascolto - Ruote e pedali |
Ruote
e pedali, il dossier di maggio di Pagine Ebraiche, presenta la partenza
da Gerusalemme del Giro d’Italia e racconta la straordinaria e
commovente storia di Gino Bartali, insignito del titolo di Giusto fra
le Nazioni e ora anche della cittadinanza onoraria di Israele, quello
stato che veniva costituito proprio l’anno in cui il grande ciclista
vinceva il Tour de France.
Oggi lo ricordiamo con una canzone, forse un po’ scanzonata, forse poco
rispondente all’intensità della sua biografia e del suo operato, ma pur
sempre una bella dedica che Paolo Conte scelse di fare al campione nel
1979.
La canzone Bartali è inclusa nel terzo album di Paolo Conte, inciso per
la RCA, con gli arrangiamenti di Claudio Fabi; nella band compaiono
tanti nomi dei cosiddetti “turnisti” della musica italiana di quegli
anni, tra cui Walter Calloni (batteria) e anche quelli di due grandi
musicisti, noti a tutti in quanto anime della PFM: Franco Mussida
(chitarra) e Patrick Djivas (basso).
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
A Livorno
|
Avrei
scritto volentieri dell'inaugurazione del Museo della città a Livorno,
evento cui ho partecipato (trovandovi con grande sorpresa almeno mezza
Toscana) lunedì scorso dalle 17.30 presso gli ex bottini dell'olio nel
quartiere della Venezia - una Venezia che, devo ammettere, mi ha
piacevolmente colpito, per vivacità e veracità, molto più della sua
celeberrima omonima che negli ultimi tempi ho trovato più decaduta che
decadente.
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
|
|