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3 maggio 2018 - 18 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Subito dopo aver detto che Israel deve proclamare la santità di HaQadòsh Barùkh Hu perché da Lui consacrato, la Torah affida al popolo ebraico il compito di santificare le ricorrenze. Quindi la santità d’Israele gli dà la possibilità di santificare il tempo: il calendario delle ricorrenze è stabilito dall’uomo e confermato nel Beth Din celeste.
 
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Giorgio Berruto, Hatikwà
A proposito di come non pochi quotidiani rendono conto delle manifestazioni violente sobillate e gestite da Hamas al confine della Striscia di Gaza da alcune settimane, con regolari picchi di tensione tutti i venerdì, vengono in mente le parole di Stefan Zweig quando nel 1915, in una lettera a Claire Studer-Goll, si augurava che “i giornali ritornassero a essere foreste”.
 
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Israele, tributo a Bartali
I quotidiani italiani raccontano dell’onore tributato a Gino Bartali, a cui è stata conferita ieri – come raccontato sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24 – la cittadinanza onoraria d’Israele. “Il tributo a Bartali, eroe di pace”, titola la Gazzetta dello Sport, riportando le parole della nipote del campione, Gioia Bartali. “Nonno Gino era di una dolcezza infinita: gentile e di buonumore. Non avrei mai immaginato che avesse contribuito a salvare tanta gente. Per anni neppure mio padre sapeva”. La Gazzetta annuncia inoltre il nuovo numero di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione: il “giornale dell’ebraismo italiano che per primo rivelò l’opera eroica di Gino Bartali, – sottolinea il quotidiano rosa – ha dedicato alla corsa rosa un dossier intitolato ‘Ruote e pedali’ curato da Adam Smulevich”. Alla citata riservatezza di Bartali, invece, dedica il titolo il Corriere della Sera, “Israele onora Bartali che ha tenuto nascosto tutto il suo coraggio”.

Giro d’Italia, la sfida dei ciclisti israeliani. Sarà Guy Sagiv, il corridore della Israel Cycling Academy, ad aprire domani la cronometro di Gerusalemme. Essendo campione nazionale della crono, vestirà la maglia con la stella di David e a Repubblica spiega: “È qualcosa che mi inorgoglisce e mi responsabilizza notevolmente, perché ho un simbolo addosso che per il nostro popolo significa casa, famiglia, nazione”. La Stampa ricorda poi come sia la prima volta in rosa per la squadra israeliana. “Un sogno che si realizza pochi anni dopo la nostra nascita”, racconta Ran Margaliot, manager dell’Israel Cycling Academy. Mentre l’Idea del Giro in Israele è nato ad Assisi, due anni fa. “Ero in Umbria per seguire una tappa del Giro – racconta a Repubblica il magnate Sylvan Adams, fondatore della Israel Cycling Academy e presidente onorario della Grande Partenza, – e lì andai a cena con Mauro Vegni. La nostra proposta nacque in quel momento, gliela sottoposi, tre tappe per celebrare Bartali e i 70 anni dello Stato di Israele. Ci abbiamo lavorato un anno intero, duramente. L’accordo a Milano, alla fine del Giro 2017, davanti a un panino e a un bicchiere di vino”.

L’antisemitismo di Abbas. Condanna unanime per le parole pronunciate dal leader palestinese Mahmoud Abbas, arrivato a sostenere che la colpa della Shoah fosse degli ebrei stessi. “L’ostilità contro di loro non nasceva dall’appartenenza religiosa ma dai mestieri che esercitavano: l’usura e maneggiare il denaro attraverso le banche”, ha affermato Abbas, trovando una risposta univoca al suo veleno.” “Il razzismo non minaccia solo gli ebrei ma è un attacco fondamentale alle nostre società aperte e liberali. L’Olocausto e la Seconda guerra mondiale hanno definito la Storia europea come nessun altro evento. Questa retorica offre solo munizioni a chi osteggia la soluzione dei due Stati, un accordo che Abu Mazen dichiara di sostenere ancora”, le parole dell’Ue (Corriere). “I palestinesi e gli arabi – scrive Wlodek Goldkorn su Repubblica – non hanno capito cosa sia stata la Shoah, e finché non l’avranno compreso mancheranno loro gli strumenti culturali per confrontarsi con Israele, ma anche con l’Europa e la sua memoria e identità”. Per Fabio Nicolucci (Mattino) il discorso di Mahmoud Abbas è “allarmante, perché tale richiamo ad un universo di significati antisemita non è in controtendenza con ciò che si muove nella pancia dell’Europa e dell’occidente, ed anche al di fuori di esso”.

Israele e Iran, maggio inquieto. Paolo Mieli sul Corriere parla delle tensioni che coinvolgono Israele e che avranno diversi momenti apicali in questo maggio: da una parte le manifestazioni palestinesi nella Striscia di Gaza che vanno avanti da alcune settimane e culmineranno con il “giorno della Nakba”, tra il 14 e il 15 maggio, ovvero con la data civile della nascita dello Stato d’Israele. Dall’altra le tensioni con l’Iran, che dopo il 12 maggio, quando il presidente Usa Donald Trump dirà cosa vuole fare dell’accordo sul nucleare, potrebbero crescere in modo verticale. A proposito di Iran, la Stampa racconta l’incredibile operazione del Mossad che ha portato al recupero di migliaia di documenti sul programma nucleare iraniano, rubati da un magazzino sorvegliato a Teheran. Questa missione è stata annunciata al mondo dal Premier Benjamin Netanyahu e, riporta il Giornale, l’opposizione al Primo ministro ha criticato questa gestione: “Lo show del premier non dimostra alcuna violazione nell’accordo tra l’Iran e le potenze mondiali – afferma Danny Yatom, ex capo del Mossad e in passato deputato laburista -. L’operazione con cui il Mossad ha recuperato il materiale a Teheran è stata fantastica e ci inorgoglisce, ma si tratta di materiale antecedente al 2015, non c’è niente di nuovo. E anche se questo aiuterà il mondo a capire che gli iraniani mentono e ingannano in continuazione, penso che gli Stati Uniti non dovrebbero uscire dall’intesa bensì cercare di migliorarla dall’interno, aggiungendovi l’intera questione dei missili”.
 
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  davar
L'attesa di Gerusalemme per la corsa
"Giro, pronti al grande evento"
Il valore di questa Grande Partenza prescinde da ogni aspetto economico. Siamo oltre. Il via, da questa città, darà lustro al Giro e a tutto il mondo del ciclismo".
Ultima conferenza stampa prima della partenza del Giro d'Italia da Gerusalemme. "Siamo pronti, sarà un qualcosa di indimenticabile" conferma rivolgendosi a numerosi giornalisti italiani e stranieri il direttore Mauro Vegni.
"Non abbiamo la voglia né la forza di entrare in problematiche che hanno una storia datata. Siamo qui - ha poi aggiunto - soltanto per fare un grande evento".
Attesa febbrile in tutta la città, gremita di manifesti che richiamano la corsa. Il più importante evento sportivo mai ospitato dal paese nei suoi 70 anni di vita.
"Siamo pronti" confermava ieri Sylvan Adams, presidente onorario del comitato della Grande Partenza e co-proprietario della Israel Cycling Academy.
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pagine ebraiche - dossier ruote e pedali
Israele, un Giro molto speciale
Tre tappe e un sogno rosa

La maratona che si corre ogni mese di marzo, ormai con una partecipazione vastissima, anche dall'Italia, l'ha ormai consacrata come meta sportiva di un certo richiamo.
Ma un evento come il Giro d'Italia, a Gerusalemme, ancora non lo si era visto.
"Il nostro messaggio è chiaro: questa città è aperta a tutti, senza distinzione di nazionalità, religione e cultura" dice Nir Barkat, il sindaco runner della capitale di Israele. Porte aperte al grande ciclismo, porte aperte al Dialogo. Tre giornate storiche. E tanti segnali importanti da raccogliere.
“Affrontare e gestire i conflitti è la nostra sfida di ogni giorno. Una sfida le cui ricadute sono evidentemente globali” racconta ancora il primo cittadino.
Gerusalemme si è preparata con scrupolo all'appuntamento, con un'attenzione e una partecipazione che sono gradualmente cresciute fino a raggiungere picchi sorprendenti per gli stessi israeliani. E non sono soltanto gli Italkim, gli italiani di Israele, ad aspettare trepidanti la partenza del primo corridore dai paraggi della Porta di Giaffa. È una intera città, una intera comunità di appassionati e neofiti, a sognare. E in ondo a sognare è tutto un paese, alla prova con la più rilevante manifestazione mai ospitata sul suo territorio. Un’occasione unica, e ormai se ne rendono conto un po’ di tutti. Pedalando per i primi metri del percorso in compagnia di Alberto Contador e Ivan Basso - l’occasione era la presentazione della partenza della corsa, lo scorso settembre - Barkat mostrava orgoglio e consapevolezza. “È una grande responsabilità, che accogliamo con gioia e con l’intenzione dare il meglio di noi stessi. Saremo all’altezza” spiegava poi alla stampa. Annuiva Sylvan Adams, il presidente onorario della Grande Partenza.

Dossier Ruote e pedali, Pagine Ebraiche Maggio 2018
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pagine ebraiche - dossier ruote e pedali
Giro 101, una sfida unica
Per tutto il gruppo RCS e per il Giro d’Italia in particolare è un’opportunità unica portare un evento come il nostro in Israele, la prima volta per un grande Giro fuori dall’Europa. L’internazionalizzazione mediatica e la ricerca di nuove frontiere per le nostre manifestazioni, e in particolare per la corsa rosa, sono obiettivi che ci stimolano e che ci devono far guardare anche oltre i confini italiani senza mai dimenticare la nostra storia e la nostra nazione. Il Giro deve diventare ogni giorno di più una vetrina che racconta e promuove il Paese Italia nel mondo. Anche per questo abbiamo scelto Israele – come Grande Partenza per il 2018 – tra le tante richieste che ci sono arrivate dall’Italia e dall’estero. Quelli che andremo a toccare durante la manifestazione sono luoghi unici che sono certo verranno molto apprezzati dagli spettatori dei 194 Paesi che trasmetteranno il Giro in diretta nei cinque continenti.

Paolo Bellino, direttore generale di RCS Sport
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pagine ebraiche - dossier ruote e pedali
Tra grande sport e cultura
Ogni anno il Giro vuole narrare luoghi e storie di grande interesse. Senza dubbio città come Gerusalemme con la cronometro, Tel Aviv con l’arrivo sul suo lungomare, le partenze di Haifa e Be’er Sheva fino a toccare, l’ultimo giorno, le rive del Mar Rosso ad Eilat rientrano a pieno titolo in questa filosofia. I territori attraverso i quali passeranno le tappe in Israele mostreranno al mondo tradizione, cultura e scenari meravigliosi. Il Giro è soprattutto un grande veicolo di promozione turistica per i paesi e le città attraversate. Vedremo tre frazioni spettacolari che sorprenderanno sia dal punto di vista sportivo che da quello paesaggistico. Sono convinto che l’accoglienza per tutta la carovana rosa sarà davvero speciale.

Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia
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l'inviato speciale scelto da berlino
"Lotta all'antisemitismo, l'Italia
segua l'esempio tedesco"

Nelle scorse ore è entrato in carica ufficialmente in Germania l'inviato speciale contro l'antisemitismo Felix Klein. Una nomina decisa dal governo tedesco per dare una risposta al problema del riemergere dell'antisemitismo nel Paese. La volontà di Berlino è quella di intervenire in maniera centralizzata e coordinata al livello federale rispetto alla questione, da qui la nomina dell'ambasciatore Klein. Il nuovo inviato speciale ha già dato un primo quadro della situazione tedesca: il 90% degli attacchi antisemiti registrati dalla polizia nel 2017, ha spiegato Klein, sono stati compiuti da estremisti della destra neonazista. D'altro canto, ha proseguito, in molti casi le vittime preferiscono non denunciare per cui è necessario approfondire la situazione e fare in modo di tutelare tutti i cittadini.
A complimentarsi con la decisione di Berlino di dotarsi di una figura specifica per il contrasto all'antisemitismo, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che ha auspicato che l'Italia segua l'esempio tedesco.
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qui roma
L'Europa e i nuovi conflitti
È necessario “evitare che ideologie che nulla hanno a che fare con l’innalzamento dello spirito e il bene verso l’umanità si approprino della dignità della parola religione. Non bastano solo le preghiere e le condanne a voce. Non basta l’indignazione. Serve una mobilitazione che agisca anzitutto sull’infanzia per rendere la convivenza una condizione naturale. Non dialogo faticoso ma ovvietà della convivenza”. Così la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, in occasione del conferimento del Premio per la Pace 2018 da parte della Fondazione Ducci. L'iniziativa si è tenuta al Centro Islamico Culturale d’Italia di Roma e a conferire il premio a Di Segni, l'onorevole Giuseppe Pisanu, presidente del Comitato d’onore della Fondazione Ducci.
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jciak
1945, gli spettri del passato
In un torrido agosto, il paese si prepara al matrimonio del figlio del vicario. La giornata scivola pigra finché il treno lascia alla stazione due ebrei ortodossi, uno più giovane, uno più vecchio. I due si avviano in silenzio verso il villaggio, accompagnati da casse misteriose che contengono profumi.
La voce del loro arrivo si sparge in un istante sollevando una tempesta di sospetti, paure e ricordi intollerabili. Siamo in Ungheria, all’indomani della guerra, e in paese tutti hanno qualcosa da farsi perdonare e ancor di più da dimenticare.
Inizia così il nuovo lavoro del regista ungherese Ferenc Torok, da oggi nelle sale. Intitolato semplicemente 1945, il film ribalta gli stereotipi delle consuete narrazioni sulla Shoah e senza facili retoriche racconta l’altra faccia della storia in un bianco e nero che affonda nello spettatore come un pugno allo stomaco.
1945 ci conduce nella zona grigia del dopo, nel calderone di un odio così radicato da sopravvivere alla guerra e all’occupazione nazista. In paese nessuno sa cosa vogliono i due ebrei, che presto si scopre sono padre (Ivan Angelus) e figlio (Marcell Nagy), ma basta la loro presenza a mandare in pezzi la comunità.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Le domande
Avevo già scritto qualcosa di simile oltre un anno fa. Da allora molte cose sono peggiorate nell’immensa arena di ciò che, mentendo anche a noi stessi, chiamiamo dialogo. Vale per la nostra comunità, vale per la società in cui viviamo. E così le parole di Rainer Maria Rilke, poi citato dallo psicoanalista David Irvin Yalom nel volume Il dono della terapia, rimangono una lezione, un monito sempre più urgente contro l’illusione – o, peggio, la presunzione – di stare perennemente e comunque dalla parte del giusto: “Abbi pazienza con tutto ciò che è irrisolto e cerca di amare le domande in sé”.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Ruote e pedali
Ruote e pedali, il dossier di maggio di Pagine Ebraiche, presenta la partenza da Gerusalemme del Giro d’Italia e racconta la straordinaria e commovente storia di Gino Bartali, insignito del titolo di Giusto fra le Nazioni e ora anche della cittadinanza onoraria di Israele, quello stato che veniva costituito proprio l’anno in cui il grande ciclista vinceva il Tour de France.
Oggi lo ricordiamo con una canzone, forse un po’ scanzonata, forse poco rispondente all’intensità della sua biografia e del suo operato, ma pur sempre una bella dedica che Paolo Conte scelse di fare al campione nel 1979.
La canzone Bartali è inclusa nel terzo album di Paolo Conte, inciso per la RCA, con gli arrangiamenti di Claudio Fabi; nella band compaiono tanti nomi dei cosiddetti “turnisti” della musica italiana di quegli anni, tra cui Walter Calloni (batteria) e anche quelli di due grandi musicisti, noti a tutti in quanto anime della PFM: Franco Mussida (chitarra) e Patrick Djivas (basso).


Maria Teresa Milano
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A Livorno
Avrei scritto volentieri dell'inaugurazione del Museo della città a Livorno, evento cui ho partecipato (trovandovi con grande sorpresa almeno mezza Toscana) lunedì scorso dalle 17.30 presso gli ex bottini dell'olio nel quartiere della Venezia - una Venezia che, devo ammettere, mi ha piacevolmente colpito, per vivacità e veracità, molto più della sua celeberrima omonima che negli ultimi tempi ho trovato più decaduta che decadente.

Sara Valentina Di Palma
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