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 8 Maggio 2018 - 23 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
L'antisemitismo non è una questione che riguarda solo gli ebrei. Riguarda tutti.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Non bastavano, al rabbinato israeliano, i carciofi alla giudia. I tribunali rabbinici di Israele potrebbero presto allargare altro loro potere giurisdizionale e procedere direttamente contro gli ebrei della Diaspora. Tutta la Diaspora. Il governo israeliano, infatti, sta cercando di approvare una legge che consentirebbe ai tribunali rabbinici di perseguire il marito che si rifiuti di concedere il divorzio alla moglie.
 
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Iran, la giornata decisiva
Nelle prossime ore il presidente Usa Donald Trump svelerà quale è la sua decisione sull’accordo nucleare iraniano. Attraverso i social network Trump ha infatti anticipato che alle 14.00 (18.00 ore italiane) annuncerà se Washington si ritirerà o meno da un’intesa definita dallo stesso presidente “terribile”. “La tragedia è che quell’accordo sta funzionando, ha reso il mondo più sicuro e uscirne non ridurrà le divergenze”, la tesi dell’ex Segretario Usa John Kerry, tra i protagonisti del patto a sei (Russia, Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, oltre agli Stati Uniti) con l’Iran, intervistato dal Corriere della Sera (Kerry sarà oggi a Seeds and Chips, l’evento internazionale sull’innovazione alimentare in corso a Milano). L’eventuale rottura del patto con Teheran, la tesi di Kerry, “rischia di portarci al punto in cui eravamo con l’Iraq di Saddam” e “non sapremo cosa stanno facendo” (ne scrive anche Fabio Nicolucci sul Mattino). “John Kerry è stato uno di quelli che ha creato questo caos”, aveva scritto Trump su Twitter, ribadendo la sua contrarietà all’accordo. Ma, scrive il Corriere, “Perfino gli israeliani – che premono su Trump per l’annullamento – ammettono di non sapere quale sarà la scelta finale. Per loro altre questioni iraniane sono più pressanti: l’intelligence militare è sicura che i Pasdaran stiano organizzando la rappresaglia in risposta ai bombardamenti di Tsahal contro le basi in Siria. L’attacco potrebbe già avvenire nei prossimi giorni: missili sparati contro il Nord del Paese da una delle milizie sciite addestrate da Teheran”. Una minaccia di cui scrive anche il Giornale.
 
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  davar
pagine ebraiche maggio 2018
Indagine sull'antisemitismo,

gli esperti tornano al lavoro 
Sei anni fa l’Europa era diversa: non era ancora stata scossa dal terrorismo dell’Isis, nato ufficialmente nel 2014, e non aveva ancora visto riemergere così chiaramente i movimenti di estrema destra. Ma già allora nubi inquietanti cominciavano ad addensarsi sul Vecchio Continente, almeno questa era la sensazione degli ebrei dei principali paesi europei: secondo un’indagine voluta dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali (Fra) dell’Unione europea in Italia, Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Svezia, Ungheria, Romania e Lettonia nelle rispettive comunità ebraiche vi era una chiara percezione che le manifestazioni di antisemitismo e di razzismo fossero in forte aumento. “I paesi più gravemente esposti – spiegava nel maggio 2013 su queste pagine il demografo Sergio Della Pergola, uno degli esperti a cui era stata affidata l’indagine
sono l’Ungheria, la Francia e il Belgio. L’Italia segue al centro del gruppo, ma specialmente a Milano l’indice di aumento del razzismo è alto. Fra le preoccupazioni degli ebrei italiani, tuttavia, antisemitismo e razzismo sono preceduti in primo luogo dalla disoccupazione, poi dallo stato dell’economia e dalla corruzione pubblica”.
A sei anni di distanza da quella fotografia sociale, l’Agenzia dell’Unione europea ha deciso di tornare sull’argomento, lanciando, a partire dal 9 maggio 2018, una nuova indagine sull’antisemitismo. Questa volta i paesi coinvolti sono 14: ad aggiungersi, l’Austria, la Danimarca, l’Olanda, la Polonia e la Spagna. L’indagine è condotta dall’Institute for Jewish Policy Research (JPR). un istituto di ricerca indipendente con sede nel Regno Unito specializzato sulle vicende contemporanee del mondo ebraico, in collaborazione con IPSOS. “È positivo e incoraggiante che ai vertici dell’Unione europea, o per lo meno nella sua agenzia specializzata nella tutela dei diritti civili
spiega a Pagine Ebraiche Della Pergola, a cui è nuovamente affidato il progetto assieme a un pool di esperti ci si renda conto che è importante monitorare e combattere le forme di odio, discriminazione e molestia che indubbiamente esistono nei confronti non solo degli ebrei ma anche di tante altre minoranze etniche e religiose. Sono e continuo ad essere molto critico nei confronti dell’Ue per molti suoi comportamenti ma è da elogiare questa decisione di investire per avere un quadro sulla percezione ebraica dell’antisemitismo”.
Per questo, spiega il demografo, è “estremamente importante” che anche in Italia il mondo ebraico dia una risposta ai questionari – in forma anonima che da metà maggio sono a disposizione degli utenti sul sito www.eurojews.eu (tre i criteri di selezione: considerarsi ebreo/a, per motivi religiosi, culturali, di educazione, di origini, di parentela o per qualsiasi altra ragione. In secondo luogo, avere 16 anni o più alla data in cui si completa l’indagine. Terzo, risiedere in uno dei quattordici Stati Membri dell’Unione Europea che partecipano all’indagine). “La sensazione, guardando in particolare all’Italia ma non solo – sottolinea Della Pergola – è che siano caduti molti tabù che sono a lungo rimasti intatti nell’Europa del dopoguerra: si dicono e si leggono cose fino a pochi anni fa impensabili”. Lo sdoganamento della retorica populista più violenta ne è un esempio. Le autorità centrali italiane ne sono state a lungo distanti ma la situazione politica è cambiata, riflette il demografo israeliano, docente all’Università Ebraica di Gerusalemme.
“Le massime cariche dello Stato nel recente passato hanno avuto un comportamento encomiabile nel condannare l’antisemitismo nelle sue diverse forme e sono rimaste salde nelle loro posizioni. Ad eccezione della Presidenza della Repubblica, non si può dire lo stesso delle nuove dirigenze politiche, che appaiono molto più traballanti”. E questo potrebbe riflettersi nella percezione degli ebrei italiani rispetto alla situazione dell’antisemitismo nel Bel Paese. In generale, spiegano gli esperti dell’indagine “l’’antisemitismo rimane a tutt’oggi una questione problematica, non solo per gli ebrei, ma per tutti coloro che lottano contro i crimini d’odio e contro la discriminazione. Il modo in cui esso si manifesta varia a seconda del luogo e del momento storico e colpisce persone di origine ebraica in modi diversi e in misure diverse. Al fine di comprenderne l’attuale natura, questa indagine cerca di raccogliere la testimonianza diretta delle persone di origine ebraica che vivono in Europa, indipendentemente dal fatto che essi percepiscano l’antisemitismo come un problema rilevante, abbiano assistito direttamente o abbiano avuto esperienza di episodi antisemiti. In questo modo, il gruppo di ricercatori punta ad ottenere un quadro dettagliato e complesso dell’antisemitismo contemporaneo in Europa, così come lo percepiscono e lo vivono gli ebrei europei”. Non solo, per i paesi in cui la ricerca è già stata fatta si potranno analizzare eventuali cambiamenti rispetto al 2012 e si potrà avere una mappa più chiara del fenomeno antisemitismo. “Attraverso studi più integrati ed efficaci – spiegava su queste pagine proprio il professor Della Pergola annunciando l’indagine dobbiamo creare una tipologia inclusiva e coerente del totale dei contenuti possibili dell’antisemitismo e della loro prossimità ad altre variabili demografiche, sociali, economiche e politiche. Tutto ciò è essenziale se si vuole tradurre la conoscenza dei fenomeni in azioni e politiche preventive e difensive. Dobbiamo delineare meglio gli attori attivi e passivi, i principali canali di diffusione, le reazioni di contrasto dopo l’iniziale evento antisemita, le sanzioni applicate, se esistono, e la loro efficacia”.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche Maggio 2018

le parole di netanyahu
"Le armi iraniane in Siria

una minaccia per il mondo"
Da Nicosia – dove si sta tenendo il summit trilaterale Cipro-Grecia-Israele sul gasdotto East Med – il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a parlare della minaccia iraniana. “L’Iran invoca apertamente ogni giorno la nostra distruzione, l’eliminazione di Israele dalla faccia della terra, e pratica un’aggressione senza attenuanti contro di noi e contro chiunque altro nella regione. Ha una rete del terrore che è diffusa in tutto il mondo. Ora sta cercando di posizionare armi molto pericolose in Siria con lo scopo specifico di distruggerci. È nell’interesse di tutti - ha affermato - prevenire questa aggressione iraniana”.
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l'iniziativa di liliana segre
'Commissione contro il razzismo, l'Italia segua l'esempio europeo'
Come primo atto parlamentare, Liliana Segre, senatrice a vita e Testimone della Shoah, depositerà presto un disegno di legge per istituire una Commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui fenomeni dell’intolleranza, razzismo e istigazione all’odio sociale. “Si tratta di raccogliere un invito del Consiglio d’Europa a tutti i paesi membri, – spiega Segre in un testo legato al Ventotene Europa Festival – ed il nostro Paese sarebbe il primo a produrre soluzioni e azioni efficaci per contrastare il cosiddetto hate speech. Questo primo passo affianca la mozione che delibera, anche in questa legislatura (la mia firma segue quella della collega Emma Bonino) la costituzione di una Commissione per la tutela e l’affermazione dei diritti umani”. Lo stallo politico attuale, ha spiegato Segre a Pagine Ebraiche, “sta inevitabilmente ritardando l’iter per la presentazione della legge ma il nostro progetto è in fieri”. Un’iniziativa che si collega alle parole della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che su questo portale – commentando la nomina in Germania dell’inviato speciale contro l’antisemitismo Felix Klein – aveva invitato “il Parlamento italiano e tutti i paesi Osce a voler condividere e recepire l’intera definizione dell’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance) di antisemitismo e le autorità preposte a nominare un inviato speciale che si occupi del contrasto all’odio antisemita”.
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LA CERIMONIA
Israele-Calabria, il gemellaggio

"Legame che guarda al futuro"
Diversi rappresentanti delle istituzioni e tanti comuni cittadini al Consiglio comunale nel corso del quale, nel Comune calabrese di Belvedere Marittimo, è stato siglato un gemellaggio con il Comune israeliano di Mitzpe Ramon, situato nel Negev. “Il gemellaggio tra i due Comuni, anche se di Stati geograficamente distanti, è un legame simbolico, stabilito per sviluppare strette relazioni politiche, economiche e culturali, ma soprattutto ispirato da medesime radici, uguali intenti ed ideali di pace e spiritualità” ha affermato l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune calabrese Francesca Impieri.
Al suo fianco tra gli altri i sindaci dei due Comuni, Roni Maron ed Enrico Granata, Vito Anav in rappresentanza del Keren Haiesod e Roque Pugliese, Consigliere e della Comunità ebraica di Napoli che è stato tra i primi a impegnarsi per questa firma.
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qui firenze - il convegno 
"Israele, 70 anni da raccontare"
Il convegno “A 70 anni dalla nascita dello Stato d’Israele”, che si è svolto domenica a Firenze, in Palazzo Medci Riccardi, per iniziativa dell’Associazione Italia-Israele di Firenze, ha avuto pieno successo. Non solo la Sala Luca Giordano era gremita di pubblico ma tutti i presenti hanno seguito i lavori con grande partecipazione fino alla fine. Merito dei relatori, che hanno svolto interventi che sono stati, a giudizio di tutti i presenti, di alto livello, facendo sì che il convegno fosse un vero momento di riflessione e di approfondimento.


Valentino Baldacci
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pilpul


Il successo del Giro 
Si è conclusa la parentesi israeliana del Giro d’Italia. Obiettivamente: un enorme successo di organizzazione e marketing. Circa un miliardo di telespettatori nel mondo ha ammirato la pietra bianca gerosolimitana, i viali alberati di Tel Aviv, il colpo d’occhio del deserto del Negev. I promotori di questa partenza insolita della corsa ciclistica puntano a trasformare Israele in una patria della mobilità sostenibile, sfruttando il terreno pianeggiante e le distanze brevi, ideali per pedalare. Per il governo, l’occasione era ghiotta per veicolare e un’immagine positiva del paese, che aiuti a superare il record sperato di cinque milioni di turisti nel 2018 e che allontani i ricordi del conflitto e degli attentati. E naturalmente è proprio contro questo aspetto pubblicitario che si sono scagliati critici e attivisti: il Giro sarebbe servito a ripulire la reputazione di un paese occupante, militarizzato, ingiusto. Si tratta di una posizione poco sostenibile: in primo luogo perché lo sport può essere uno strumento di dialogo e incontro tra popoli diversi; poi perché i paesi che vogliono favorire il processo di pace hanno tutto l’interesse a puntare su iniziative culturali e sociali, altro che boicottaggi; infine perché solo chi ha a cuore il proprio futuro può sopportare lo sforzo di costruire la pace, e non c’è dubbio che il futuro di Israele debba fare perno, tra le altre cose, sulle potenzialità turistiche del suo territorio, delle sue culture e delle sue bellezze.

Tobia Zevi
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Trump e il Nobel
Non avendo più tanti capelli (eufemismo) il mio barbiere non ha il tempo necessario per aggiornarmi sul mondo, costringendomi a fare in proprio le ricerche di cui godevo in modo felicemente parassitario da giovane.
Così facendo, ho appreso che Boris Johnson, Ministro degli Esteri britannico, adombra la possibilità di un Premio Nobel per la Pace per il Presidente USA Donald Trump, nel caso che addivenisse alla pace con la Corea del Nord e riuscisse a modificare l’accordo con l’Iran senza abrogarlo.
Se così fosse, avremmo il caso, inedito, di due Presidenti Usa premiati uno dopo l’altro.


Emanuele Calò
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