Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
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L'antisemitismo non è una questione che riguarda solo gli ebrei. Riguarda tutti.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Non
bastavano, al rabbinato israeliano, i carciofi alla giudia. I tribunali
rabbinici di Israele potrebbero presto allargare altro loro potere
giurisdizionale e procedere direttamente contro gli ebrei della
Diaspora. Tutta la Diaspora. Il governo israeliano, infatti, sta
cercando di approvare una legge che consentirebbe ai tribunali
rabbinici di perseguire il marito che si rifiuti di concedere il
divorzio alla moglie.
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Iran, la giornata decisiva
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Nelle
prossime ore il presidente Usa Donald Trump svelerà quale è la sua
decisione sull’accordo nucleare iraniano. Attraverso i social network
Trump ha infatti anticipato che alle 14.00 (18.00 ore italiane)
annuncerà se Washington si ritirerà o meno da un’intesa definita dallo
stesso presidente “terribile”. “La tragedia è che quell’accordo sta
funzionando, ha reso il mondo più sicuro e uscirne non ridurrà le
divergenze”, la tesi dell’ex Segretario Usa John Kerry, tra i
protagonisti del patto a sei (Russia, Cina, Francia, Germania, Gran
Bretagna, oltre agli Stati Uniti) con l’Iran, intervistato dal Corriere
della Sera (Kerry sarà oggi a Seeds and Chips, l’evento internazionale
sull’innovazione alimentare in corso a Milano). L’eventuale rottura del
patto con Teheran, la tesi di Kerry, “rischia di portarci al punto in
cui eravamo con l’Iraq di Saddam” e “non sapremo cosa stanno facendo”
(ne scrive anche Fabio Nicolucci sul Mattino). “John Kerry è stato uno
di quelli che ha creato questo caos”, aveva scritto Trump su Twitter,
ribadendo la sua contrarietà all’accordo. Ma, scrive il Corriere,
“Perfino gli israeliani – che premono su Trump per l’annullamento –
ammettono di non sapere quale sarà la scelta finale. Per loro altre
questioni iraniane sono più pressanti: l’intelligence militare è sicura
che i Pasdaran stiano organizzando la rappresaglia in risposta ai
bombardamenti di Tsahal contro le basi in Siria. L’attacco potrebbe già
avvenire nei prossimi giorni: missili sparati contro il Nord del Paese
da una delle milizie sciite addestrate da Teheran”. Una minaccia di cui
scrive anche il Giornale.
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pagine ebraiche maggio 2018 Indagine sull'antisemitismo,
gli esperti tornano al lavoro
Sei
anni fa l’Europa era diversa: non era ancora stata scossa dal
terrorismo dell’Isis, nato ufficialmente nel 2014, e non aveva ancora
visto riemergere così chiaramente i movimenti di estrema destra. Ma già
allora nubi inquietanti cominciavano ad addensarsi sul Vecchio
Continente, almeno questa era la sensazione degli ebrei dei principali
paesi europei: secondo un’indagine voluta dall’Agenzia per i Diritti
Fondamentali (Fra) dell’Unione europea in Italia, Francia, Belgio,
Germania, Regno Unito, Svezia, Ungheria, Romania e Lettonia nelle
rispettive comunità ebraiche vi era una chiara percezione che le
manifestazioni di antisemitismo e di razzismo fossero in forte aumento.
“I paesi più gravemente esposti – spiegava nel maggio 2013 su queste
pagine il demografo Sergio Della Pergola, uno degli esperti a cui era
stata affidata l’indagine –
sono l’Ungheria, la Francia e il Belgio. L’Italia segue al centro del
gruppo, ma specialmente a Milano l’indice di aumento del razzismo è
alto. Fra le preoccupazioni degli ebrei italiani, tuttavia,
antisemitismo e razzismo sono preceduti in primo luogo dalla
disoccupazione, poi dallo stato dell’economia e dalla corruzione
pubblica”.
A sei anni di distanza da quella fotografia sociale, l’Agenzia
dell’Unione europea ha deciso di tornare sull’argomento, lanciando, a
partire dal 9 maggio 2018, una nuova indagine sull’antisemitismo.
Questa volta i paesi coinvolti sono 14: ad aggiungersi, l’Austria, la
Danimarca, l’Olanda, la Polonia e la Spagna. L’indagine è condotta
dall’Institute for Jewish Policy Research (JPR). un istituto di ricerca
indipendente con sede nel Regno Unito specializzato sulle vicende
contemporanee del mondo ebraico, in collaborazione con IPSOS. “È
positivo e incoraggiante che ai vertici dell’Unione europea, o per lo
meno nella sua agenzia specializzata nella tutela dei diritti civili – spiega a Pagine Ebraiche Della Pergola, a cui è nuovamente affidato il progetto –
assieme a un pool di esperti ci si renda conto che è importante
monitorare e combattere le forme di odio, discriminazione e molestia
che indubbiamente esistono nei confronti non solo degli ebrei ma anche
di tante altre minoranze etniche e religiose. Sono e continuo ad essere
molto critico nei confronti dell’Ue per molti suoi comportamenti ma è
da elogiare questa decisione di investire per avere un quadro sulla
percezione ebraica dell’antisemitismo”.
Per
questo, spiega il demografo, è “estremamente importante” che anche in
Italia il mondo ebraico dia una risposta ai questionari – in forma
anonima che da metà maggio sono a disposizione degli utenti sul sito
www.eurojews.eu (tre i criteri di selezione: considerarsi ebreo/a, per
motivi religiosi, culturali, di educazione, di origini, di parentela o
per qualsiasi altra ragione. In secondo luogo, avere 16 anni o più alla
data in cui si completa l’indagine. Terzo, risiedere in uno dei
quattordici Stati Membri dell’Unione Europea che partecipano
all’indagine). “La sensazione, guardando in particolare all’Italia ma
non solo – sottolinea Della Pergola – è che siano caduti molti tabù che
sono a lungo rimasti intatti nell’Europa del dopoguerra: si dicono e si
leggono cose fino a pochi anni fa impensabili”. Lo sdoganamento della
retorica populista più violenta ne è un esempio. Le autorità centrali
italiane ne sono state a lungo distanti ma la situazione politica è
cambiata, riflette il demografo israeliano, docente all’Università
Ebraica di Gerusalemme.
“Le
massime cariche dello Stato nel recente passato hanno avuto un
comportamento encomiabile nel condannare l’antisemitismo nelle sue
diverse forme e sono rimaste salde nelle loro posizioni. Ad eccezione
della Presidenza della Repubblica, non si può dire lo stesso delle
nuove dirigenze politiche, che appaiono molto più traballanti”. E
questo potrebbe riflettersi nella percezione degli ebrei italiani
rispetto alla situazione dell’antisemitismo nel Bel Paese. In generale,
spiegano gli esperti dell’indagine “l’’antisemitismo rimane a tutt’oggi
una questione problematica, non solo per gli ebrei, ma per tutti coloro
che lottano contro i crimini d’odio e contro la discriminazione. Il
modo in cui esso si manifesta varia a seconda del luogo e del momento
storico e colpisce persone di origine ebraica in modi diversi e in
misure diverse. Al fine di comprenderne l’attuale natura, questa
indagine cerca di raccogliere la testimonianza diretta delle persone di
origine ebraica che vivono in Europa, indipendentemente dal fatto che
essi percepiscano l’antisemitismo come un problema rilevante, abbiano
assistito direttamente o abbiano avuto esperienza di episodi
antisemiti. In questo modo, il gruppo di ricercatori punta ad ottenere
un quadro dettagliato e complesso dell’antisemitismo contemporaneo in
Europa, così come lo percepiscono e lo vivono gli ebrei europei”. Non
solo, per i paesi in cui la ricerca è già stata fatta si potranno
analizzare eventuali cambiamenti rispetto al 2012 e si potrà avere una
mappa più chiara del fenomeno antisemitismo. “Attraverso studi più
integrati ed efficaci – spiegava su queste pagine proprio il professor
Della Pergola annunciando l’indagine – dobbiamo
creare una tipologia inclusiva e coerente del totale dei contenuti
possibili dell’antisemitismo e della loro prossimità ad altre variabili
demografiche, sociali, economiche e politiche. Tutto ciò è essenziale
se si vuole tradurre la conoscenza dei fenomeni in azioni e politiche
preventive e difensive. Dobbiamo delineare meglio gli attori attivi e
passivi, i principali canali di diffusione, le reazioni di contrasto
dopo l’iniziale evento antisemita, le sanzioni applicate, se esistono,
e la loro efficacia”.
Daniel Reichel, Pagine Ebraiche Maggio 2018
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l'iniziativa di liliana segre 'Commissione contro il razzismo, l'Italia segua l'esempio europeo' Come
primo atto parlamentare, Liliana Segre, senatrice a vita e Testimone
della Shoah, depositerà presto un disegno di legge per istituire una
Commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui fenomeni
dell’intolleranza, razzismo e istigazione all’odio sociale. “Si tratta
di raccogliere un invito del Consiglio d’Europa a tutti i paesi membri,
– spiega Segre in un testo legato al Ventotene Europa Festival – ed il
nostro Paese sarebbe il primo a produrre soluzioni e azioni efficaci
per contrastare il cosiddetto hate speech. Questo primo passo affianca
la mozione che delibera, anche in questa legislatura (la mia firma
segue quella della collega Emma Bonino) la costituzione di una
Commissione per la tutela e l’affermazione dei diritti umani”. Lo
stallo politico attuale, ha spiegato Segre a Pagine Ebraiche, “sta
inevitabilmente ritardando l’iter per la presentazione della legge ma
il nostro progetto è in fieri”. Un’iniziativa che si collega alle
parole della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Noemi Di Segni, che su questo portale – commentando la nomina in
Germania dell’inviato speciale contro l’antisemitismo Felix Klein –
aveva invitato “il Parlamento italiano e tutti i paesi Osce a voler
condividere e recepire l’intera definizione dell’Ihra (International
Holocaust Remembrance Alliance) di antisemitismo e le autorità preposte
a nominare un inviato speciale che si occupi del contrasto all’odio
antisemita”. Leggi
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LA CERIMONIA Israele-Calabria, il gemellaggio
"Legame che guarda al futuro" Diversi
rappresentanti delle istituzioni e tanti comuni cittadini al Consiglio
comunale nel corso del quale, nel Comune calabrese di Belvedere
Marittimo, è stato siglato un gemellaggio con il Comune israeliano di
Mitzpe Ramon, situato nel Negev. “Il gemellaggio tra i due Comuni,
anche se di Stati geograficamente distanti, è un legame simbolico,
stabilito per sviluppare strette relazioni politiche, economiche e
culturali, ma soprattutto ispirato da medesime radici, uguali intenti
ed ideali di pace e spiritualità” ha affermato l’assessore alla Cultura
e al Turismo del Comune calabrese Francesca Impieri.
Al suo fianco tra gli altri i sindaci dei due Comuni, Roni Maron ed
Enrico Granata, Vito Anav in rappresentanza del Keren Haiesod e Roque
Pugliese, Consigliere e della Comunità ebraica di Napoli che è stato
tra i primi a impegnarsi per questa firma. Leggi
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Il successo del Giro |
Si
è conclusa la parentesi israeliana del Giro d’Italia. Obiettivamente:
un enorme successo di organizzazione e marketing. Circa un miliardo di
telespettatori nel mondo ha ammirato la pietra bianca gerosolimitana, i
viali alberati di Tel Aviv, il colpo d’occhio del deserto del Negev. I
promotori di questa partenza insolita della corsa ciclistica puntano a
trasformare Israele in una patria della mobilità sostenibile,
sfruttando il terreno pianeggiante e le distanze brevi, ideali per
pedalare. Per il governo, l’occasione era ghiotta per veicolare e
un’immagine positiva del paese, che aiuti a superare il record sperato
di cinque milioni di turisti nel 2018 e che allontani i ricordi del
conflitto e degli attentati. E naturalmente è proprio contro questo
aspetto pubblicitario che si sono scagliati critici e attivisti: il
Giro sarebbe servito a ripulire la reputazione di un paese occupante,
militarizzato, ingiusto. Si tratta di una posizione poco sostenibile:
in primo luogo perché lo sport può essere uno strumento di dialogo e
incontro tra popoli diversi; poi perché i paesi che vogliono favorire
il processo di pace hanno tutto l’interesse a puntare su iniziative
culturali e sociali, altro che boicottaggi; infine perché solo chi ha a
cuore il proprio futuro può sopportare lo sforzo di costruire la pace,
e non c’è dubbio che il futuro di Israele debba fare perno, tra le
altre cose, sulle potenzialità turistiche del suo territorio, delle sue
culture e delle sue bellezze.
Tobia Zevi
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Trump e il Nobel
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Non
avendo più tanti capelli (eufemismo) il mio barbiere non ha il tempo
necessario per aggiornarmi sul mondo, costringendomi a fare in proprio
le ricerche di cui godevo in modo felicemente parassitario da giovane.
Così facendo, ho appreso che Boris Johnson, Ministro degli Esteri
britannico, adombra la possibilità di un Premio Nobel per la Pace per
il Presidente USA Donald Trump, nel caso che addivenisse alla pace con
la Corea del Nord e riuscisse a modificare l’accordo con l’Iran senza
abrogarlo.
Se così fosse, avremmo il caso, inedito, di due Presidenti Usa premiati uno dopo l’altro.
Emanuele Calò
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