Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

11 Maggio 2018 - 26 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Un rabbino americano contemporaneo, rav Kushner, insegnava che noi cerchiamo a seconda di chi siamo e troviamo quello che veramente cerchiamo. Nei miei personali giri di ricerca ho scritto nove racconti. Se siano belli, brutti, interessanti o stupidi, non è questo il punto. Sono stati e sono ancora, per alcuni partenopei fonte di dissenso, indignazione, commozione, gioia, nervosismo ed orgoglio. E tutto questo, giustamente, arriva a me che resto inquieto, irrequieto e che sono l’autore dei racconti di una Napoli ebraica specifica nei suoi anni e che è stata sede della mia primissima formazione, e che, per motivi anagrafici, in alcuni casi, oggi, è già realtà di ieri. O realtà di altrove se Shabbat scorso ho avuto l’onore di accompagnare al bar mitzva, nella sinagoga di Rechov Hillel a Gerusalemme, un ragazzo con nonna napoletana, mentre un uomo con madre napoletana era al tempio e recitava il kaddish per lei, nell’anniversario della sua scomparsa.
 
Leggi
Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
L’idea che chi possiede le chiavi della Storia sia il vero detentore del potere politico è sostanzialmente veritiera (in linea generale e con le dovute eccezioni) e anche un po’ minacciosa. La Storia la scrivono i vincitori, si dice. Oppure la riscrivono i detentori del potere. In ogni caso si tratta di un’azione politica delicata che carica di responsabilità il ricercatore e il divulgatore che nella sua funzione di “intellettuale” dovrebbe di principio possedere due caratteri essenziali: essere rigoroso nel suo lavoro, dimostrando rispetto nell’uso delle fonti e un approccio laico alla narrazione; e non essere succube del potere, ma indipendente (nel senso letterale di “non dipendere”). Ci sono state nel recente passato alcune figure – minoritarie – di intellettuali liberi che hanno riconosciuto nella Storia un valore assoluto di dirompente forza politica. Penso ad esempio a Marc Bloch, che da partigiano ha scritto alcune pagine decisive sul metodo dello storico prima di morire fucilato. Penso a Emanuel Ringelblum e al suo circolo “Oneg Shabbat”, che nel ghetto di Varsavia scrissero la storia della loro quotidianità e la nascosero nel sottosuolo, fiduciosi che sarebbe stata ritrovata trasformandoli da sconfitti in vittoriosi. Alla fine, da uomini schiavi, gli storici di Ringelblum scrissero la versione vittoriosa della storia.
 
Leggi

Hamas minaccia
Yahya Sinwar, capo del gruppo terroristico Hamas nella Striscia di Gaza, in un colloquio con un gruppo ristretto di giornalisti stranieri (per l’Italia c’era il Corriere), dice a proposito dell’imminente protesta palestinese in occasione della Nakba – letteralmente “la catastrofe”, il giorno che ricorda la nascita dello Stato di Israele: “Non possiamo prevedere quello che succederà, il popolo di Gaza è ormai una tigre affamata uscita dalla gabbia: a migliaia potrebbero travolgere la barriera”.
Sinwar si dice inoltre certo di non voler aprire con le sue truppe un nuovo fronte a sud solo per sostenere gli iraniani negli scontri attorno alla Siria. “Sanno di non potercelo chiedere in questo momento” dice il terrorista, condannato in Israele a vari ergastoli. E respinge l’accusa che i milioni di dollari affluiti nelle casse di Hamas siano stati usati per riempire depositi di armamenti. Sostiene il leader di Hamas: “Abbiamo irrobustito la forza militare senza toccare un centesimo destinato agli interventi umanitari”.
Resta comunque caldissimo il fronte Israele-Iran. Sottolinea al riguardo La Stampa: “In Israele il segnale che la costante tensione regionale è andata oltre il livello di guardia è l’ordine dell’esercito ai sindaci di aprire i rifugi antimissile”. La vita prosegue comunque dentro binari di apparente normalità. “Benché i raid israeliani sulla Siria, in risposta al lancio di razzi iraniani, siano stati i più aggressivi in decenni – si legge ancora – la leadership politica d’Israele punta a mantenere in casa il business as usual. Il Paese d’altronde è abituato a passare nel giro di poche ore dalla quotidianità all’emergenza bellica”. Ad essere seguita è anche l’evoluzione dei rapporti diplomatici tra i paesi coinvolti. Repubblica definisce Netanyahu e Putin, incontratisi ieri a Mosca, “la strana coppia anti Iran”.
 
Leggi
  davar
il ministro israeliano della difesa
"Assad, caccia gli iraniani"
“Caccia gli iraniani dal tuo paese. Non stanno agendo nel tuo interesse, ma al contrario ti stanno danneggiando. La loro presenza porta soltanto problemi e distruzione”. È il messaggio che il ministro israeliano della Difesa Avigdor Lieberman, oggi in visita alle truppe israeliane nel Golan, ha voluto rivolgere al presidente siriano Bashar Assad.
L’arresta resta alta dopo le ultime tensioni, il lancio di razzi dalla Siria e la risposta israeliana. La più intensa, su questo fronte, dal 1973 a oggi.
“Questa è per noi una pratica inevitabile – ha aggiunto Liberman dalla città di Katzrin, posta a pochi chilometri dal confine – se qualcuno è in procinto di compiere un attacco contro lo Stato di Israele, se qualcuno ha intenzione di lanciarci contro dei missili, cercheremo sempre di colpirlo per primo”.
Tracciando un primo bilancio delle operazioni ieri Lieberman aveva commentato: “Abbiamo colpito quasi tutte le infrastrutture iraniane in Siria. Se l’Iran continuerà a colpirci con la pioggia noi lo faremo con un diluvio”. Il ministro aveva poi detto: “Non permetteremo all’Iran di trasformare la Siria in una base per attaccare Israele”.

Leggi

al salone con pagine ebraiche
Primo Levi, tra sacro e profano
File di scolaresche in attesa di entrare a Lingotto Fiere. Così si è aperta la seconda giornata del Salone del Libro, che, da dieci anni a questa parte, vede anche la partecipazione del giornale dell’ebraismo italiano: l’ultimo numero di Pagine Ebraiche (maggio) è infatti in distribuzione con un proprio stand alle migliaia di visitatori che affollano la rassegna torinese. Rassegna che oggi ha visto tra i suoi protagonisti Primo Levi: in mattinata infatti lo storico Alberto Cavaglion e la studiosa Paola Valabrega hanno presentato – in un incontro a cura del Centro Internazionale di studi Primo Levi e dell’editore Einaudi – la nona Lezione Primo Levi, dedicata quest’anno al tema del “sacro e profano” negli scritti del grande intellettuale torinese. Una voce simbolo della Memoria ma anche della letteratura italiana nel mondo, come ha spiegato in apertura Marco Belpoliti, che ha presentato il terzo e ultimo volume delle opere complete dedicato a Levi. Domenico Scarpa e Roberta Mori hanno poi illustrato il’Album Primo Levi: “Né biografia né saggio monografico, si configura piuttosto come un film documentario su carta, data la rilevanza che vi assume il materiale iconografico, rappresentato da oltre 400 immagini in gran parte inedite, e da un graphic novel dell’artista Yosuke Taki, ispirato al racconto ‘Carbonio’”.
Domenica invece (13 maggio, ore 16.00 – Sala Professionali) il direttore della redazione UCEI Guido Vitale modererà l’incontro dedicato al Trattato di Berakhot, e cioè il secondo capitolo dell’imponente Progetto di traduzione del Talmud in italiano: a discutere del Trattato – pubblicato da Giuntina e curato da rav Gianfranco Di Segni – saranno il rabbino capo di Torino rav Ariel Di Porto, rav Gadi Piperno e Mario Patrono, giurista e membro del Consiglio di Amministrazione del Progetto Talmud. Sempre domenica, ma alle 11, sarà presentato il libro “La Brigata ebraica 1944-1946” (Bacchilega editore), scritto dal rabbino di Ferrara Luciano Meir Caro e da Romano Rossi, presidente dell’associazione nazionale reduci della Friuli.
Leggi

qui roma - la cerimonia
Maggio 1945, fine dell'incubo

'Ricordiamo l'impegno ebraico'
L’8 e il 9 maggio sono le date in cui le vincitrici del secondo conflitto mondiale festeggiano la fine delle ostilità. Un appuntamento che, nel mondo ebraico, è celebrato con una serie di iniziative che si tengono in Israele e in molte realtà della Diaspora.
A Roma, nella data ebraica dell’anniversario, l’appuntamento è stato dato nel Tempio di via Balbo per un momento di raccoglimento e preghiera che si è svolto alla presenza della ministra della Difesa Roberta Pinotti e di diversi rappresentanti delle forze dell’ordine e autorità militari.
Un luogo che non è casuale, ha spiegato la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello nel suo intervento di apertura. La sinagoga, in quei mesi, fu infatti il punto di riferimento della Brigata Ebraica e ancora oggi ne mantiene viva la Memoria. Un tema che è stato al centro di alcune testimonianze e di un contributo video.
“Il senso di questa cerimonia – ha spiegato il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, che ha officiato la preghiera – sta in almeno tre buoni motivi. Il primo è che non possiamo dimenticare l’enorme contributo delle nazioni in guerra contro il nazifascismo. Il secondo è che in questi eserciti ci sono stati almeno un milione di ebrei che hanno combattuto. Il terzo è nel ruolo che ci è stato sottratto in questi ultimi anni in occasione del 25 aprile”.
Leggi

la tavola rotonda
Bologna ebraica, nuovi impegni
Una mappa dedicata ai luoghi ebraici della città e una pubblicazione scientifica relativa al cimitero medievale di via Orfeo venuto alla luce in novembre, a oltre quattro secoli dalla sua distruzione.
C’è un grande fermento attorno alla storia, alla vita e ai progetti della Bologna ebraica. Un fermento ben rappresentato ieri, nel corso della tavola rotonda “Bologna Ebraica. Storia e Patrimonio della Città”. Intervistati dal direttore del dorso locale del Corriere, Enrico Franco, alcuni protagonisti di questo articolato impegno hanno portato un contributo e uno spunto di riflessione.

Leggi

pilpul
Insultati e vaccinati
Rispondere al questionario dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea è interessante e fa riflettere, anche nella parte che non riguarda strettamente l’antisemitismo: è divertente, per esempio, dover assegnare un voto al proprio livello di osservanza (per la cronaca, mi sono data un 5, insufficienza non grave, voto temo fin troppo generoso); ed è curioso trovarsi, nonostante il 5, a rispondere quasi sempre “sì” alle domande sulle singole mitzvot osservate: dato che sarebbe troppo presuntuoso supporre che il questionario sia stato pensato apposta per me devo dedurne che il mio modo di vivere l’ebraismo è tra quelli più diffusi in giro per l’Europa; buono a sapersi: è piacevole una volta tanto non sentirsi in minoranza.
Pur non volendo cadere nel vittimismo e nell’allarmismo ingiustificato ho ritenuto opportuno rispondere che nella mia percezione l’antisemitismo in questi ultimi anni è aumentato, eppure, a parte affermazioni sgradevoli lette o ascoltate, non posso dire di aver subito nulla di che mi abbia toccato o danneggiato personalmente. In questa parte del questionario ho dovuto dire una parziale bugia, o, per lo meno, una verità nella sostanza ma una bugia nella forma. Alla domanda se in questi ultimi anni ho subito attacchi o ricevuto insulti via mail e sui social network, purtroppo ho dovuto rispondere che sì, ne ho ricevuti. Alla domanda se li ho ricevuti in quanto ebrea in teoria avrei dovuto rispondere sì, perché li ho ricevuti per lo più in quanto direttrice di un giornale ebraico (Ha Keillah), ma trattandosi di un sondaggio sull’antisemitismo ho ritenuto opportuno rispondere no, dal momento che attacchi e insulti mi erano venuti da altri ebrei.


Anna Segre, insegnante
Leggi

I temi che mancano
Le parole di Abu Mazen sulla Shoah causata dalla “funzione sociale” degli ebrei, ovvero per le “attività bancarie e di usura da loro praticate”, sono arrivate anche sulle pagine dei giornali italiani, suscitando qualche indignazione. Ma al di là di queste reazioni, non mi pare di aver letto articoli o commenti che provassero a confutare questi pregiudizi. Ciò è forse tautologico, perché confutare qualcosa che è storicamente e stupidamente falso? Sovente viene affermato che più un’opinione, seppur errata, viene discussa e più questa acquisterà importanza. Eppure ripensandoci, Abu Mazen a parte (cosa aspettarsi poi?), quest’idea è in realtà condivisa da molti, e radicata anche nella società europea, tanto che molti commenti letti sotto gli articoli che trattavano la questione, affermavano “perché non è dunque proprio così?”.
Il problema, potrebbe risiedere anche in come a livello scolastico e mediatico viene affrontata la Shoah e la storia ebraica.


Francesco Moises Bassano
Leggi






moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.