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 24 luglio 2018 -  12 av 5778
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viaggi

Trani, una storia e un’eredità riconquistate   

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img headerScaltrito / IN VIAGGIO PER SINAGOGHE / Adda

L'ebraismo italiano ed europeo, al di fuori di Roma, nasce sulle coste della Puglia. Una regione in cui sono vissuti grandi poeti, medici e filosofi. Antichi itinerari, per lungo tempo cancellati e oggi nuovamente di interesse di istituzioni e collettività. Li riscopre “Puglia. In viaggio per Sinagoghe e giudecche”, l'importante lavoro della studiosa Maria Pia Scaltrito recentemente presentato ad Andria di cui pubblichiamo uno stralcio dedicato alla Trani ebraica.

Entriamo nella cinta muraria dalla Porta Antica, lasciandoci alle spalle il porticciolo e il violetto che rasenta la chiesa dei Templari. Da qui si andava all'imbarco per le crociate. Saliamo e svoltiamo a destra lungo i vicoli strettissimi. Al viaggiatore che sa sembra di camminare tra le viuzze di Gerusalemme vecchia. Pochi passi ed eccoci davanti una piazzetta e un edificio medievale con un piccolo campanile a vela, una campana e una Stella di Davide: è Scola Nova, la sinagoga di Trani, la più antica d'Europa ancora vitale. Siamo nel centro della giudecca. Tra queste viuzze ha vissuto rabbi Isaia ben Melle da Trani, o ben Mali come traducono erroneamente gli ashkenaziti, afferma David Cassuto. Rabbi Isaia il Vecchio è considerato il più grande talmudista del suo secolo. In questi anni anche Trani, che aveva ereditato il primato di Bari, può dispiegare la sua influenza verso Francia, Germania, Bisanzio e Palestina. Egli nasce intorno al 1180 e viene istruito e avviato allo studio già a Trani, poi in Germania. Divenuto rinomato, si trasferisce a Venezia dove guida per anni quella comunità. Un'antica abitazione a pochi metri da Scola Nova invece oggi non c'è più: della casa palaziata chiamata "casale rabbino" e della sua elegante bifora, ora incastonata nell'atrio interno di Palazzo Vischi, ci restano solo le foto conservate nella Biblioteca Comunale di Trani.

Maria Pia Scaltrito
 

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storia

Lasciarsi l’Urss alle spalle

img headerMaxim Shrayer / ASPETTANDO AMERICA / Pisa University Press

Aspettando America è uno scritto memorialistico dell’autore russo-americano Maxim D. Shrayer, ambientato al tempo della perestrojka, nel 1987, quando l’Unione Sovietica era ormai vicina al crollo. Shrayer all’epoca era poco meno che ventenne e in queste pagine, edite da Pisa University Press, ripercorre le fasi legate all’abbandono della terra natia, del proprio mondo e del proprio passato, in attesa di emigrare negli Stati Uniti.
Una migrazione piena di vicissitudini e di attese: giunta a Vienna, la famiglia di Shrayer sarà trasferita a Ladispoli, vicino Roma, e qui Maxim trascorrerà due mesi in attesa del visto statunitense. Due mesi densi di passione, vitalità e letture, vissuti in un complesso coacervo di riferimenti culturali: da quello russo, esemplificato nella lettura di Nabokov, a quello ebraico, che è vissuto nella quotidianità dei rapporti tra esuli, tra personaggi e situazioni che ricordano la migliore tradizione umoristica ebraica. E poi ovviamente quello italiano, con la scoperta di un mondo diversissimo dalla propria terra d’origine.
La narrazione fluttua nell'attesa e nella progressiva scelta delle prospettive di vita e di studio, tra i tanti riferimenti alla letteratura russa, che costituiscono l'esigenza di vegliare sul proprio passato e di mantenerlo vivo e pulsante, e le esperienze, i desideri, le scoperte di un presente comunque contingente e destinato a svanirei.

mdp 

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storia

La «neshamah» 

storiA

Una grande giornalista dimenticata     

Adin Steinsaltz / L'ANIMA / Giuntina



Gli hanno chiesto di diventare rabbino. È un traguardo importante per un giovanotto come lui, che deve farsi mantenere dal suocero per poter studiare. Com'è d'uso, prima di un passo così importante, il chasid chiede un colloquio al proprio maestro, il grande rabbi Yehudah Arye Leyb Alter. È lui la guida della comunità, e la sua benedizione è fondamentale. Il Rav lo guarda, lo ascolta, lo scruta. Le parole tagliano l'aria come un coltello. «Se vedo bene la radice della tua anima - gli dice - dovresti fare il calzolaio, non il rabbino». E continua: «Per esser bravo, lo sei di sicuro. Ma hai bisogno di usare le mani, e non d'insegnare agli altri». Il chasid obbedisce. Rifiuta l'incarico, impara a risuolare le scarpe e resta calzolaio tutta la vita. Ogni anno, porta al maestro un paio di calzature nuove di zecca. Che cos'ha visto Rav Alter, e perché Adin Steinsaltz racconta l'aneddoto nel suo libro sull'Anima nella tradizione giudaica?

Giulio Busi,
Il Sole 24 Ore Domenica, 22 luglio 2018


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Milena Jesenská / QUI NON PUÒ TROVARMI NESSUNO / Giometti e Antonello

Milena Jesenská è conosciuta soprattutto per la sua relazione epistolare con Franz Kafka, e per essere stata la sua prima traduttrice nel 1920 pubblicò ll fochista in ceco presso il settimanale «Kmen». Ma questa veste ancillare le sta stretta: anche prima di conoscere Kafka era una figura nota del panorama culturale praghese di inizio Novecento; poco più tardi sarebbe diventata una brava scrittrice di feuilleton e una reporter di grande spessore. A colmare il vuoto pensa Qui non può trovarmi nessuno, edito da Giometti e Antonello nella traduzione di Donetalla Frediani — dal tedesco e non dal ceco: scelta curiosa, ma giustificata dall'eleganza della resa. Nel volume, curato da Dorothea Rein, compare una selezione degli scritti di Jesenská, ordinati cronologicamente e con otto lettere a Max Brod su Kafka in appendice.







Giorgio Fontana,
Il Sole 24 Ore Domenica, 22 luglio 2018


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