Jonathan Sacks, rabbino
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La
libertà significa molto più dell’atto di liberarsi delle catene che ci
opprimono. Significa sviluppare la capacità di pensare e agire per il
benessere degli altri.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee |
Promemoria. «Sia maledetto colui che lede il diritto dello straniero» [Dt., 27,19].
I diritti umani fondamentali comandano il soccorso e l’accoglienza, non
comandano l’inclusione. Disumanizzare per legittimare il non soccorso è
il primo atto del percorso al termine del quale sta lo sterminio.
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Il Bds esulta
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“Verrò
quando potrò cantare anche in Palestina”. Le parole con cui la cantante
Lana Del Rey ha motivato la sua decisione di non cantare più in
Galilea, ospite di un festival musicale in programma nei prossimi
giorni, riaccendono l’attenzione dei media sull’incisività del
Movimento Bds nel boicottaggio di Israele in campo artistico.
Scrive il Corriere: “Roger Waters da ex bassista dei Pink Floyd è tra i
volti più celebri della campagna internazionale contro lo Stato ebraico
e ha lanciato un appello a Lana Del Rey attraverso Facebook. Le sue
pressioni e quelle dei gruppi pro-palestinesi in passato hanno convinto
a cassare gli show anche Lorde, Elvis Costello, Natalie Imbruglia, Gil
ScottHeron”. Spesso, si legge ancora, la giustificazione fornita è
tecnica, a volte le date annunciate e sparite sono il risultato di
incomprensioni, pochi sfruttano l’incidente per dichiarazioni
politiche. “In ogni caso il movimento Bds dichiara vittoria”.
In Germania ultradestra nuovamente in piazza contro profughi e governo,
ufficialmente nel nome di un falegname tedesco ucciso domenica scorsa
da un cittadino iracheno. Sottolinea però Repubblica: “A una parte del
corteo, palesemente, non importa nulla della ‘marcia silenziosa’ che
dovrebbe ricordare il falegname accoltellato. Sono aggressivi,
insultano la polizia, cercano di staccarsi dalla manifestazione urlando
frasi rabbiose contro gli agenti: a fine giornata si conteranno più di
dieci feriti. Non potendo raggiungere i contro-manifestanti,
aggrediscono troupe di giornalisti al grido di ‘stampa bugiarda’,
slogan copiato dai nazisti”.
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qui firenze - giornata della cultura ebraica "Pluralismo, valore da difendere" C’è
il racconto, ci sono le parole, al centro dell’identità ebraica. Oggi
come nei secoli e nei millenni passati. “Basti pensare alla Parashah
che abbiamo letto ieri, in cui si parla del popolo ebraico che presenta
le proprie primizie al Tempio di Gerusalemme. Il racconto che segue è
un po’ il sunto in pillole della nostra identità e della nostra storia”
dice il rav Amedeo Spagnoletto, rabbino capo di Firenze, al pubblico
raccolto nel giardino della sinagoga di via Farini per una nuova
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. “Storytelling”,
il tema di quest’anno. Firenze tra le Comunità che hanno scelto di
festeggiarla oggi, invece di domenica 14 ottobre (data nazionale, con
Genova città capofila). “Quelli su cui ci confronteremo nelle prossime
ore sono temi di interesse generale. Che ci interessano in quanto
ebrei, ma anche in quanto cittadini italiani” sottolinea la presidente
della Comunità ebraica Daniela Misul.
Denso il programma della Giornata fiorentina, che si apre con un
incontro su narrazioni “tra Memoria e contemporaneità”, moderato da
Wlodek Goldkorn, che vede sul palco la direttrice del bimestrale Ha
Keillah Anna Segre, il giornalista Gad Lerner, la filosofa Donatella Di
Cesare e la scrittrice Lia Levi. Leggi
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bruno segre, l'anniversario
Un secolo di vita e coraggio L’opposizione
al nazifascismo, l’impegno culturale, la lotta per l’affermazione dei
diritti fondamentali. Martedì prossimo l’avvocato Bruno Segre compirà
cento anni. Un secolo di vita che, nella sua Torino, sarà celebrato da
una intera settimane di iniziative in suo onore organizzate dal Centro
studi Piero Gobetti .
Ultimo allievo di Luigi Einaudi, Segre si laurea nel 1940 con una tesi
dedicata a Benjamin Costant. In regime di Leggi razziste gli è però
preclusa la carriera di avvocato cui ambisce. Arrestato per disfattismo
politico nel 1942, trascorre oltre due mesi in carcere, mentre suo
padre viene internato in Abruzzo. Dal 1943 comincia un’esistenza
clandestina con la propria famiglia nel cuneese tra Busca, Caraglio e
Dronero.
Nel settembre 1944, a Torino, tenta di sfuggire all’arresto da parte
della Guardia Nazionale Repubblicana. Ne nasce una sparatoria dalla
quale si salva grazie al portasigarette di metallo che portava nella
giacca, che ferma la corsa il proiettile. Viene tuttavia catturato e
rinchiuso nella caserma di via Asti e poi trasferito nelle carceri
giudiziarie Le Nuove, da dove riesce a uscire qualche tempo dopo
corrompendo un funzionario. Nell’estate del 1946 scriverà un memoriale
dedicato a questa drammatica esperienza, Quelli di via Asti, che
pubblicherà però solo nel 2013. Leggi
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L'incontinente nero
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Un
partito, un tempo espressione dei «lavoratori», dinanzi alle sue
ripetute difficoltà elettorali si pone il problema di cambiare nome per
preservare almeno una parte del suo insediamento elettorale, senza
interrogarsi sulla sostanza della sua proposta politica (ovvero, la sua
assenza). Un politico, assurto al ruolo di sottosegretario, presenta un
dato macroeconomico chiaramente negativo, indicatore di una tendenza di
fondo che va purtroppo consolidandosi, come il suo esatto opposto,
ribaltando completamente il senso dell’informazione. Dopo un atto di
violenza privata, a Chemnitz (già «Karl-Marx-Stadt», niente di meno!),
in Germania, prima si susseguono scontri tra hooligans e “stranieri”,
poi l’estrema destra (capitanata da un signore, Björn Höcke, leader
dell’ala radicale del partito Alternative für Deutschland, che ha
definito il memoriale berlinese della Shoah «una vergogna») scende in
piazza con un corteo unitario delle componenti più xenofobe e radicali.
E così via, con la prospettiva che l’Europa di qui a non molti anni si
trasformi in un Continente scuro, ma non per via dell’immigrazione di
persone dalla pelle di colore.
Claudio Vercelli
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Immagini - Picasso e il revolver
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Questa è la famosa immagine del fotografo francese André Villers scattata nel 1958.
Di questa foto mi ha sempre attratto la commistione tra fotografia,
pittura e cinema, tre arti visive che nella storia dell’arte moderna
spesso si intrecciano, si influenzano e collaborano.
Fu proprio Picasso nel 1953 a regalare al giovane fotografo francese
una Rollei con cui scattò una serie di foto di Picasso a Vallauris, in
Provenza dove il grande maestro spagnolo viveva e aveva il suo atelier.
Il perfetto bianco e nero di questa foto è dovuto anche al medio
formato della rollei, un negativo superiore di grandezza ai 35mm delle
Leica usate da fotografi come Cartier-Bresson o Robert Capa.
Questa foto ritrae Pablo Picasso mentre guarda il revolver che tiene
nella mano destra, ha la sigaretta in bocca e il cappello da cowboy.
Gary Cooper e Pablo Picasso erano amici da tempo e il grande attore di
Hollywood gli regalò la pistola e il cappello che erano stati usati in
uno dei tanti film che Gary Cooper interpretò nelle vesti di un cowboy.
Ruggero Gabbai
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