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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Napoli
è un paradigma, quindi se ci domandiamo quale sarà il destino degli
ebrei napoletani dobbiamo chiederci anche quale sarà quello degli ebrei
italiani, che si muovono tra più mondi. Il nostro valore sono i confini
con i quali ci incontriamo.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Vale la pena di risentirli i testimoni, molti dei quali ormai
scomparsi. I bambini ebrei espulsi dalla scuola pubblica nel settembre
1938, quelli che riuscirono a sopravvivere agli anni della persecuzione
hanno fatto nella vita tante cose diverse: chi insegnante, chi medico,
chi casalinga, chi manager, chi commerciante e artigiano. Nel sentire i
loro ricordi e vederli raccontare e discutere fra loro in questo bel video
del 2011 conservato all’IVESER di Venezia, li possiamo re-immaginare
bambini. Colpiti nel diritto a un’infanzia spensierata, eppure capaci
di trasformare un’esperienza di persecuzione in un momento di
costruzione e resilienza. Si sa che i bambini hanno infinite risorse
interiori e capacità di adattarsi a situazioni anche molto difficili.
Quando si ha poi la fortuna di risentire i loro racconti, come in
questo caso, si riesce a cogliere la grande capacità che è propria di
noi umani di riproporre i bambini che eravamo, e di riderne. Si
chiamano Robi, Lia, Leo, Franca, Marco, Vittorio e Stella, parlano e
raccontano del loro essere bambini perseguitati, e chiedono con le loro
parole agli adulti di oggi (magari loro nipoti) di rispettare i bambini
di oggi nel loro diritto all’istruzione e a un’infanzia serena.
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Siria, vertice a tre
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È
il giorno del vertice tra il presidente russo Vladimir Putin, il turco
Recep Tayyp Erdogan e l’iraniano Hassan Rohani. Al centro del colloquio
la situazione siriana, il futuro di Idlib, il complesso incastro
geopolitico del Medio Oriente. Scrive al riguardo il Sole 24 Ore: “Se
l’intera Idlib dovesse capitolare senza contropartite, per Erdogan
sarebbe difficile mascherare la sconfitta. Putin, alleato del regime
siriano, in sintonia con Teheran ma al contempo in buoni rapporti anche
con Israele, vorrebbe spazzare via i terroristi e restituire la Siria
al presidente Assad. Le mire dell’Iran sono note: trasformare la Siria
in un protettorato in un momento in cui Teheran si sente assediata”.
Un portavoce economico per la Lega. Il Corriere, in un breve ritratto,
racconta “il mondo dell’hooligan Bagnai”, fiero difensore del populismo
e fortemente ostile alla UE. Osserva il Corriere: “Classe ’62, nato a
Firenze, docente di Politica economica, Alberto Bagnai vuole ‘salvare i
cittadini dalla moneta unica’. E, in un’intervista pubblicata su
Scenari economici, la spiegò così: ‘L’euro è insostenibile, chi parla
di salvarlo con più Europa vaneggia’”.
Sul Venerdì di Repubblica, attraverso un’intervista con l’autore, si
presenta M. Il figlio del secolo, documentato romanzo di Antonio
Scurati che racconta tra realtà e immaginazione letteraria la figura di
Mussolini. Dice Scurati: “È la prima volta che scrivo un romanzo avendo
in mente le generazioni successive. I ragazzi non solo non sanno più
niente, ma sono anche sprovvisti di quella coscienza storica che li
possa vaccinare dai pericoli del fascismo eterno”.
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pagine ebraiche settembre 2018 'Mantova, sfida entusiasmante' Entra
nel vivo in queste ore la ventiduesima edizione del Festivaletteratura,
il capostipite dei tanti festival culturali italiani che ogni anno in
questa stagione riempiono le piazze di tante città. Già da qualche
giorno sono tanti coloro che affollano le strade e le piazze di
Mantova, palazzi storici ospitano artisti provenienti da mondi diversi,
scrittori, nuovi attori della scena culturale e centinaia di
adolescenti. Un’occasione per incontrarsi, continuare discorsi magari
già avviati, approfondire gli scambi, dare corso alle idee, vecchie e
più spesso nuove e discutere del presente del passato e soprattutto del
futuro. È questa la sfida più grande cui risponde il programma
accuratamente messo insieme dal Comitato organizzatore del
Festivaletteratura di Mantova, dove come ogni anno la cultura ebraica e
gli autori israeliani hanno spazio e visibilità.
Sono tanti gli appuntamenti dal sapore ebraico, a partire dall’evento
“Piccola guida alla Praga dei libri” che ha segnato la serata
inaugurale. Ogni giornata di festival offre comunque diversi incontri a
tema. Nel pomeriggio odierno “Città-Mondo: Gerusalemme”, appuntamento
al Teatro Bibiena che vede l’architetto David Palterer dialogare con
Donatella Di Cesare e Luca Molinari sull’idea di “città-mondo”, quei
luoghi in cui convivono universale e particolare generando identità,
comunità e spazi in grado di testimoniare la ricchezza del mondo:
Gerusalemme come spazio in cui Oriente e Occidente
si incontrano, ma che è anche motivo di scontro tra le comunità che
l’abitano. Poco più tardi inizia “Mistici domestici”, l’appuntamento
con Sigal Samuel, intervistata da Wlodek Goldkorn, a partire da I
mistici di Mile End. Nel romanzo, pubblicato in Italia da Keller, la
giovane autrice canadese racconta di due fratelli che a Montreal si
immedesimano nell’ossessiva e surreale ricerca dell’illuminazione da
parte del proprio padre, in un viaggio familiare nel cuore della
mistica ebraica.
Rapporto con la religione e senso senso del sacro sono del resto
caratteristica dell’opera sia giornalistica che ora letteraria
dell’autrice, che è anche drammaturga ed editorialista di The Atlantic.
Proponiamo di seguito dall’ultimo numero di Pagine Ebraiche,
attualmente in distribuzione, l’intervista a David Palterer che, nato a
Haifa nel 1949, nel giorno del primo anniversario dalla fondazione
dello Stato ebraico, vive a Firenze dal 1972 e insegna ora alla facoltà
di architettura del Politecnico di Milano, presso il Polo di Mantova.
La sfida cui sta lavorando attualmente è il recupero e la
valorizzazione dell’antico cimitero ebraico di Mantova all’interno di
un vasto progetto di rigenerazione urbana.
“L’architettura
è legata all’anima delle cose, non solo alle cose in quanto oggetti o
strutture tangibili, e senza timor di smentita sostengo che nasce
dall’edificio per eccellenza: il Tempio di Gerusalemme. Tutta la
cultura occidentale è basata sull’immaginario di un edificio che non
sappiamo esattamente come fosse e che è stato immaginato per millenni.
Il punto è che non c’è cosa più viva del Tempio”.
Nato in Israele da una famiglia di origine polacca esattamente un anno
dopo la fondazione dello Stato, fiorentino d’adozione ma in realtà
cittadino del mondo, David Palterer è l’artefice di numerosi progetti
che hanno lasciato il segno. La sfida più affascinante cui sta
lavorando è il recupero e la valorizzazione dell’antico cimitero
ebraico di Mantova all’interno del progetto di rigenerazione urbana
Mantova Hub di cui sarà presto aperto il cantiere.
Intervenendo in occasione della recente presentazione delle linee guida
del progetto, Palterer ha sottolineato: “L’idea che ci guida in questo
impegno, che vede allo stesso tavolo Comune di Mantova, Politecnico –
Cattedra Unesco e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è che la
cultura ebraica sia parte di tutta la città. Come ci ricordano le
figure che in questo cimitero furono seppellite, le cui vicende parlano
di continui rapporti, tra gli alti e bassi della Storia, tra mondo
ebraico e mondo non ebraico. E tra ebrei mantovani ed ebrei di tutto il
mondo. Un rapporto intenso e proficuo. Non dimentichiamo che a Mantova
fu data alle stampe la prima edizione dello Zohar”.
Mantova Hub, una grande
possibilità di rilancio per tutta la città con la firma prestigiosa di
Stefano Boeri. Passato, presente e futuro in una prospettiva unica,
anche nel segno delle antiche radici ebraiche della città.
Sì, è così. Si tratta di un progetto complesso e ambizioso, che mette
al centro le enormi potenzialità della cultura intesa anche come
erogazione di servizi al cittadino. In quest’Italia disfattista,
arroccata in sé, travolta da paure, insicurezze, inquietanti chiusure
c’è un bisogno urgente di invertire la rotta. Di fare e condividere
iniziative che diano fiducia, si richiamino a valori alti e
costruiscano benessere per tutti. Mantova Hub, anche per quanto
concerne gli impegni legati al cimitero dell’area di San Nicolò, dove
un tempo riposavano alcuni grandi Maestri – un patrimonio di storie e
vicende umane in larga parte da riscoprire – è la prova che l’unione e
la collaborazione tra diverse forze paga. È bello e gratificante veder
lavorare insieme, in modo così proficuo, istituzioni e mondo ebraico. Leggi
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bilancio sociale 3 / cultura e formazione
'Confronto aperto con la società'
L’Area
cultura e formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
svolge una funzione di stimolo, promozione educativa e culturale a
favore dell’intero ebraismo italiano, con particolare attenzione alle
medie e piccole comunità sparse sul territorio, e al contempo si
rivolge all’intera società, offrendo un ampio spettro di attività
culturali, educative e sociali rivolte a molteplici tipologie di
utenti. A sottolinearlo, rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area
UCEI che ha come obiettivo la divulgazione del sapere ebraico e
favorire un confronto sul suo apporto ai grandi temi del nostro tempo.
Diverse le iniziative portate avanti nel corso del tempo: il progetto
Fondamenti di ebraismo, dedicato allo studio degli elementi
fondamentali appunto della tradizione ebraica con la collaborazione di
diversi rabbini italiani e messo a punto da rav Della Rocca assieme a
Dario Calimani e Ilana Bahbout; la proposta di corsi per approfondire
la storia del sionismo, della letteratura ebraica, del problema del
pregiudizio antisemita; l’insegnamento dell’ebraico, sono alcuni degli
esempi di attività dell’Area cultura e formazione. Particolare rilievo
ha poi l’attenzione dedicata ai giovani: è stato portato in Italia
l’esame psicometrico per offrire l’opportunità agli studenti italiani
di poter sostenere l’esame che permette di garantire l’accesso alle
Università israeliane – considerate tra le migliori al mondo, in
particolare l’Università Ebraica di Gerusalemme e il Technion di Haifa
– nella propria lingua. Leggi
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qui roma - la mostra omaggio a rubinger 'David, fotografo di una nazione'
Settanta
anni di vita, raccontati attraverso oltre 70 immagini che documentano
momenti storici che hanno segnato un’epoca ma anche grandi personalità
dello Stato ebraico ritratte in una sfera più intima cui solo lui,
“fotografo di una nazione”, aveva accesso.
Non è una mostra ordinaria quella che il Museo di Roma in Trastevere,
su iniziativa di Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali, Comunità ebraica e Ambasciata di Israele in Italia, dedica a
David Rubinger. A un anno e mezzo dalla scomparsa, come spiega Gisela
Kayser, direttore artistico della Willy Brandt House di Berlino, si
realizza quello che era stato un suo sogno decennale: esporre a Roma.
“Un sogno che oggi festeggiamo numerosi”.
Emozione condivisa dalla curatrice, Edvige Della Valle: “Ogni mattina,
nel momento stesso in cui mi alzo, guardo la foto di Golda Meir in
cucina scattata da David. Quando puoi godere di una simile opportunità,
l’unica cosa che puoi fare è condividerla con il maggior numero di
persone. Questa mostra – spiega – è nata così”.
Rubinger, ha sottolineato l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, è il
volto stesso di Israele. “Un uomo profondamente connesso alla nostra
storia, che ha saputo rappresentare i momenti di gioia, di speranza e
di rimpianto che ci hanno accompagnato dal 1948, dalla nascita dello
Stato. Rubinger sentiva la storia nel suo divenire prima ancora che si
realizzasse”. A enfatizzare il profondo legame tra ebrei romani e Stato
di Israele la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello. “Un
paese – ha osservato – che è caratterizzato da una grande gioia di
vivere. E i cui principali protagonisti ci vengono oggi proposti in
questa emozionante prospettiva”. Leggi
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Inizi e crash test
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La
coincidenza tra Rosh Hashanah e l’inizio dell’anno scolastico per i
ragazzi ebrei che entrano in un nuovo ordine di scuola significa
cominciare subito con un’assenza, dover dichiarare immediatamente la
propria identità ebraica come biglietto da visita. È un po’ traumatico,
soprattutto per chi esce per la prima volta dal guscio protettivo della
scuola ebraica, ma almeno c’è il vantaggio di giocare a carte scoperte
fin dal principio. Si può capire subito se gli insegnanti avranno un
atteggiamento conciliante, ostile o indifferente. Le ricorrenze di
Tishrì sono una sorta di crash test, una prova in condizioni estreme
per essere più tranquilli in condizioni normali: si inizia subito con
assenze a cadenza settimanale; se gli insegnanti le digeriscono senza
troppi mugugni e si supera senza troppa fatica il mese di settembre si
può stare relativamente tranquilli per il resto dell’anno scolastico
(almeno, finché non si parla di Israele).
Quest’anno, però, c’è un’altra coincidenza di date (peraltro non
casuale, dato che si trattava volutamente dell’inizio dell’anno
scolastico): l’ottantesimo anniversario delle Leggi razziste. Prende
l’avvio in questi giorni un periodo che si annuncia ricco di
iniziative. Forse anche questo è un banco di prova, una sorta di test
per capire come insegnanti e presidi intendono gestire questo
anniversario, quanta importanza gli attribuiranno, quali iniziative
metteranno in campo, come reagiranno alle attività proposte
dall’esterno, ecc.
Ancora di più, l’anniversario delle Leggi razziste mi pare un banco di prova per il governo.
Anna Segre, insegnante
Leggi
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L'esempio di Riace
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La
Calabria per secoli è stata terra di arrivo per molti popoli dai greci
sino agli albanesi, agli ebrei, e agli occitani, e terra di partenza
per molti calabresi che sono migrati al nord, nelle americhe o in
Australia. Secondo numerose teorie linguistiche la Calabria ha dato
origine al nome Italia, i greci difatti indicavano con questo nome
soltanto l’area meridionale calabrese – gli stessi itali o vituli erano
una popolazione calabra. La Calabria rimane oggi una delle regioni più
remote e desolate della penisola: i collegamenti sono scarsi, il
paesaggio ricorda anche nella contemporaneità l’altra costa al di là
delle ionio, i borghi sparsi tra mare e montagna sono vittime dello
spopolamento, della speculazione edilizia e della criminalità
organizzata. Per arginare questi fenomeni, alcuni comuni ionici come
Riace, Camini o Stignano – dove mi trovo attualmente – hanno
sperimentato negli ultimi decenni nuovi modelli di rinascita e sviluppo
che hanno inevitabilmente coinvolto le politiche dell’accoglienza dei
migranti. Sono state rimesse a nuovo strade e case in rovina, salvate
scuole che stavano per chiudere, aperte biblioteche e luoghi di
incontro, realizzate attività e laboratori artigianali che offrono
lavoro sia a locali che a nuovi arrivati.
Francesco Moises Bassano
Leggi
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Livorno, un anno dopo
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Tra
il 9 e il 10 settembre 2017 si riversò su Livorno la pioggia che
mediamente cade in un anno, troncando nove vite e facendo ingenti
danni: l’Ambasciatore d’Israele Ofer Sachs giunse comunque in città il
giorno dopo, atteso per degli incontri, potendo diventare testimone
della situazione e portando la solidarietà d’Israele e, naturalmente,
il programma della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma
per quella domenica venne annullato per lutto.
In contemporanea con Rosh haShanah, il capodanno ebraico, la città
ricorderà quindi la tragedia a un anno di distanza, ancora presenti
segni del disastro per quanto immediata e condivisa, con l’opera
mirabile anche di tanti volontari accanto alle istituzioni, sia stata
la reazione livornese.
La memoria storica dell’ebraismo labronico, anche con momenti
liturgici, ricorda ancora il maremoto e i terremoti che colpirono nel
passato la città e analogamente per gli ebrei livornesi questo Rosh
haShanah non potrà non avere un senso particolare, specialmente nel
ricordo delle vittime, supplementare a quello introspettivo che le
imminenti festività richiedono.
Shanà tovà quindi da Livorno, nel ricordo anche di questi dolorosi fatti, ma sempre guardando al futuro.
Gadi Polacco
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