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7 Settembre 2018 - 27 Elul 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Napoli è un paradigma, quindi se ci domandiamo quale sarà il destino degli ebrei napoletani dobbiamo chiederci anche quale sarà quello degli ebrei italiani, che si muovono tra più mondi. Il nostro valore sono i confini con i quali ci incontriamo.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Vale la pena di risentirli i testimoni, molti dei quali ormai scomparsi. I bambini ebrei espulsi dalla scuola pubblica nel settembre 1938, quelli che riuscirono a sopravvivere agli anni della persecuzione hanno fatto nella vita tante cose diverse: chi insegnante, chi medico, chi casalinga, chi manager, chi commerciante e artigiano. Nel sentire i loro ricordi e vederli raccontare e discutere fra loro in questo bel video del 2011 conservato all’IVESER di Venezia, li possiamo re-immaginare bambini. Colpiti nel diritto a un’infanzia spensierata, eppure capaci di trasformare un’esperienza di persecuzione in un momento di costruzione e resilienza. Si sa che i bambini hanno infinite risorse interiori e capacità di adattarsi a situazioni anche molto difficili. Quando si ha poi la fortuna di risentire i loro racconti, come in questo caso, si riesce a cogliere la grande capacità che è propria di noi umani di riproporre i bambini che eravamo, e di riderne. Si chiamano Robi, Lia, Leo, Franca, Marco, Vittorio e Stella, parlano e raccontano del loro essere bambini perseguitati, e chiedono con le loro parole agli adulti di oggi (magari loro nipoti) di rispettare i bambini di oggi nel loro diritto all’istruzione e a un’infanzia serena.
 
Siria, vertice a tre
È il giorno del vertice tra il presidente russo Vladimir Putin, il turco Recep Tayyp Erdogan e l’iraniano Hassan Rohani. Al centro del colloquio la situazione siriana, il futuro di Idlib, il complesso incastro geopolitico del Medio Oriente. Scrive al riguardo il Sole 24 Ore: “Se l’intera Idlib dovesse capitolare senza contropartite, per Erdogan sarebbe difficile mascherare la sconfitta. Putin, alleato del regime siriano, in sintonia con Teheran ma al contempo in buoni rapporti anche con Israele, vorrebbe spazzare via i terroristi e restituire la Siria al presidente Assad. Le mire dell’Iran sono note: trasformare la Siria in un protettorato in un momento in cui Teheran si sente assediata”.

Un portavoce economico per la Lega. Il Corriere, in un breve ritratto, racconta “il mondo dell’hooligan Bagnai”, fiero difensore del populismo e fortemente ostile alla UE. Osserva il Corriere: “Classe ’62, nato a Firenze, docente di Politica economica, Alberto Bagnai vuole ‘salvare i cittadini dalla moneta unica’. E, in un’intervista pubblicata su Scenari economici, la spiegò così: ‘L’euro è insostenibile, chi parla di salvarlo con più Europa vaneggia’”.

Sul Venerdì di Repubblica, attraverso un’intervista con l’autore, si presenta M. Il figlio del secolo, documentato romanzo di Antonio Scurati che racconta tra realtà e immaginazione letteraria la figura di Mussolini. Dice Scurati: “È la prima volta che scrivo un romanzo avendo in mente le generazioni successive. I ragazzi non solo non sanno più niente, ma sono anche sprovvisti di quella coscienza storica che li possa vaccinare dai pericoli del fascismo eterno”.
 
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  davar
pagine ebraiche settembre 2018
'Mantova, sfida entusiasmante'
Entra nel vivo in queste ore la ventiduesima edizione del Festivaletteratura, il capostipite dei tanti festival culturali italiani che ogni anno in questa stagione riempiono le piazze di tante città. Già da qualche giorno sono tanti coloro che affollano le strade e le piazze di Mantova, palazzi storici ospitano artisti provenienti da mondi diversi, scrittori, nuovi attori della scena culturale e centinaia di adolescenti. Un’occasione per incontrarsi, continuare discorsi magari già avviati, approfondire gli scambi, dare corso alle idee, vecchie e più spesso nuove e discutere del presente del passato e soprattutto del futuro. È questa la sfida più grande cui risponde il programma accuratamente messo insieme dal Comitato organizzatore del Festivaletteratura di Mantova, dove come ogni anno la cultura ebraica e gli autori israeliani hanno spazio e visibilità.
Sono tanti gli appuntamenti dal sapore ebraico, a partire dall’evento “Piccola guida alla Praga dei libri” che ha segnato la serata inaugurale. Ogni giornata di festival offre comunque diversi incontri a tema. Nel pomeriggio odierno “Città-Mondo: Gerusalemme”, appuntamento al Teatro Bibiena che vede l’architetto David Palterer dialogare con Donatella Di Cesare e Luca Molinari sull’idea di “città-mondo”, quei luoghi in cui convivono universale e particolare generando identità, comunità e spazi in grado di testimoniare la ricchezza del mondo: Gerusalemme come spazio in cui Oriente e
Occidente si incontrano, ma che è anche motivo di scontro tra le comunità che l’abitano. Poco più tardi inizia “Mistici domestici”, l’appuntamento con Sigal Samuel, intervistata da Wlodek Goldkorn, a partire da I mistici di Mile End. Nel romanzo, pubblicato in Italia da Keller, la giovane autrice canadese racconta di due fratelli che a Montreal si immedesimano nell’ossessiva e surreale ricerca dell’illuminazione da parte del proprio padre, in un viaggio familiare nel cuore della mistica ebraica.
Rapporto con la religione e senso senso del sacro sono del resto caratteristica dell’opera sia giornalistica che ora letteraria dell’autrice, che è anche drammaturga ed editorialista di The Atlantic.
Proponiamo di seguito dall’ultimo numero di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, l’intervista a David Palterer che, nato a Haifa nel 1949, nel giorno del primo anniversario dalla fondazione dello Stato ebraico, vive a Firenze dal 1972 e insegna ora alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano, presso il Polo di Mantova. La sfida cui sta lavorando attualmente è il recupero e la valorizzazione dell’antico cimitero ebraico di Mantova all’interno di un vasto progetto di rigenerazione urbana.


“L’architettura è legata all’anima delle cose, non solo alle cose in quanto oggetti o strutture tangibili, e senza timor di smentita sostengo che nasce dall’edificio per eccellenza: il Tempio di Gerusalemme. Tutta la cultura occidentale è basata sull’immaginario di un edificio che non sappiamo esattamente come fosse e che è stato immaginato per millenni. Il punto è che non c’è cosa più viva del Tempio”.
Nato in Israele da una famiglia di origine polacca esattamente un anno dopo la fondazione dello Stato, fiorentino d’adozione ma in realtà cittadino del mondo, David Palterer è l’artefice di numerosi progetti che hanno lasciato il segno. La sfida più affascinante cui sta lavorando è il recupero e la valorizzazione dell’antico cimitero ebraico di Mantova all’interno del progetto di rigenerazione urbana Mantova Hub di cui sarà presto aperto il cantiere.
Intervenendo in occasione della recente presentazione delle linee guida del progetto, Palterer ha sottolineato: “L’idea che ci guida in questo impegno, che vede allo stesso tavolo Comune di Mantova, Politecnico – Cattedra Unesco e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è che la cultura ebraica sia parte di tutta la città. Come ci ricordano le figure che in questo cimitero furono seppellite, le cui vicende parlano di continui rapporti, tra gli alti e bassi della Storia, tra mondo ebraico e mondo non ebraico. E tra ebrei mantovani ed ebrei di tutto il mondo. Un rapporto intenso e proficuo. Non dimentichiamo che a Mantova fu data alle stampe la prima edizione dello Zohar”.

Mantova Hub, una grande possibilità di rilancio per tutta la città con la firma prestigiosa di Stefano Boeri. Passato, presente e futuro in una prospettiva unica, anche nel segno delle antiche radici ebraiche della città.

Sì, è così. Si tratta di un progetto complesso e ambizioso, che mette al centro le enormi potenzialità della cultura intesa anche come erogazione di servizi al cittadino. In quest’Italia disfattista, arroccata in sé, travolta da paure, insicurezze, inquietanti chiusure c’è un bisogno urgente di invertire la rotta. Di fare e condividere iniziative che diano fiducia, si richiamino a valori alti e costruiscano benessere per tutti. Mantova Hub, anche per quanto concerne gli impegni legati al cimitero dell’area di San Nicolò, dove un tempo riposavano alcuni grandi Maestri – un patrimonio di storie e vicende umane in larga parte da riscoprire – è la prova che l’unione e la collaborazione tra diverse forze paga. È bello e gratificante veder lavorare insieme, in modo così proficuo, istituzioni e mondo ebraico.
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bilancio sociale 3 / cultura e formazione 
'Confronto aperto con la società'
L’Area cultura e formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane svolge una funzione di stimolo, promozione educativa e culturale a favore dell’intero ebraismo italiano, con particolare attenzione alle medie e piccole comunità sparse sul territorio, e al contempo si rivolge all’intera società, offrendo un ampio spettro di attività culturali, educative e sociali rivolte a molteplici tipologie di utenti. A sottolinearlo, rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area UCEI che ha come obiettivo la divulgazione del sapere ebraico e favorire un confronto sul suo apporto ai grandi temi del nostro tempo. Diverse le iniziative portate avanti nel corso del tempo: il progetto Fondamenti di ebraismo, dedicato allo studio degli elementi fondamentali appunto della tradizione ebraica con la collaborazione di diversi rabbini italiani e messo a punto da rav Della Rocca assieme a Dario Calimani e Ilana Bahbout; la proposta di corsi per approfondire la storia del sionismo, della letteratura ebraica, del problema del pregiudizio antisemita; l’insegnamento dell’ebraico, sono alcuni degli esempi di attività dell’Area cultura e formazione. Particolare rilievo ha poi l’attenzione dedicata ai giovani: è stato portato in Italia l’esame psicometrico per offrire l’opportunità agli studenti italiani di poter sostenere l’esame che permette di garantire l’accesso alle Università israeliane – considerate tra le migliori al mondo, in particolare l’Università Ebraica di Gerusalemme e il Technion di Haifa – nella propria lingua.
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qui roma - la mostra omaggio a rubinger
'David, fotografo di una nazione'
Settanta anni di vita, raccontati attraverso oltre 70 immagini che documentano momenti storici che hanno segnato un’epoca ma anche grandi personalità dello Stato ebraico ritratte in una sfera più intima cui solo lui, “fotografo di una nazione”, aveva accesso.
Non è una mostra ordinaria quella che il Museo di Roma in Trastevere, su iniziativa di Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Comunità ebraica e Ambasciata di Israele in Italia, dedica a David Rubinger. A un anno e mezzo dalla scomparsa, come spiega Gisela Kayser, direttore artistico della Willy Brandt House di Berlino, si realizza quello che era stato un suo sogno decennale: esporre a Roma. “Un sogno che oggi festeggiamo numerosi”.
Emozione condivisa dalla curatrice, Edvige Della Valle: “Ogni mattina, nel momento stesso in cui mi alzo, guardo la foto di Golda Meir in cucina scattata da David. Quando puoi godere di una simile opportunità, l’unica cosa che puoi fare è condividerla con il maggior numero di persone. Questa mostra – spiega – è nata così”.
Rubinger, ha sottolineato l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, è il volto stesso di Israele. “Un uomo profondamente connesso alla nostra storia, che ha saputo rappresentare i momenti di gioia, di speranza e di rimpianto che ci hanno accompagnato dal 1948, dalla nascita dello Stato. Rubinger sentiva la storia nel suo divenire prima ancora che si realizzasse”. A enfatizzare il profondo legame tra ebrei romani e Stato di Israele la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello. “Un paese – ha osservato – che è caratterizzato da una grande gioia di vivere. E i cui principali protagonisti ci vengono oggi proposti in questa emozionante prospettiva”.
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pilpul
Inizi e crash test
La coincidenza tra Rosh Hashanah e l’inizio dell’anno scolastico per i ragazzi ebrei che entrano in un nuovo ordine di scuola significa cominciare subito con un’assenza, dover dichiarare immediatamente la propria identità ebraica come biglietto da visita. È un po’ traumatico, soprattutto per chi esce per la prima volta dal guscio protettivo della scuola ebraica, ma almeno c’è il vantaggio di giocare a carte scoperte fin dal principio. Si può capire subito se gli insegnanti avranno un atteggiamento conciliante, ostile o indifferente. Le ricorrenze di Tishrì sono una sorta di crash test, una prova in condizioni estreme per essere più tranquilli in condizioni normali: si inizia subito con assenze a cadenza settimanale; se gli insegnanti le digeriscono senza troppi mugugni e si supera senza troppa fatica il mese di settembre si può stare relativamente tranquilli per il resto dell’anno scolastico (almeno, finché non si parla di Israele).
Quest’anno, però, c’è un’altra coincidenza di date (peraltro non casuale, dato che si trattava volutamente dell’inizio dell’anno scolastico): l’ottantesimo anniversario delle Leggi razziste. Prende l’avvio in questi giorni un periodo che si annuncia ricco di iniziative. Forse anche questo è un banco di prova, una sorta di test per capire come insegnanti e presidi intendono gestire questo anniversario, quanta importanza gli attribuiranno, quali iniziative metteranno in campo, come reagiranno alle attività proposte dall’esterno, ecc.
Ancora di più, l’anniversario delle Leggi razziste mi pare un banco di prova per il governo.


Anna Segre, insegnante
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L'esempio di Riace
La Calabria per secoli è stata terra di arrivo per molti popoli dai greci sino agli albanesi, agli ebrei, e agli occitani, e terra di partenza per molti calabresi che sono migrati al nord, nelle americhe o in Australia. Secondo numerose teorie linguistiche la Calabria ha dato origine al nome Italia, i greci difatti indicavano con questo nome soltanto l’area meridionale calabrese – gli stessi itali o vituli erano una popolazione calabra. La Calabria rimane oggi una delle regioni più remote e desolate della penisola: i collegamenti sono scarsi, il paesaggio ricorda anche nella contemporaneità l’altra costa al di là delle ionio, i borghi sparsi tra mare e montagna sono vittime dello spopolamento, della speculazione edilizia e della criminalità organizzata. Per arginare questi fenomeni, alcuni comuni ionici come Riace, Camini o Stignano – dove mi trovo attualmente – hanno sperimentato negli ultimi decenni nuovi modelli di rinascita e sviluppo che hanno inevitabilmente coinvolto le politiche dell’accoglienza dei migranti. Sono state rimesse a nuovo strade e case in rovina, salvate scuole che stavano per chiudere, aperte biblioteche e luoghi di incontro, realizzate attività e laboratori artigianali che offrono lavoro sia a locali che a nuovi arrivati.

Francesco Moises Bassano
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Livorno, un anno dopo
Tra il 9 e il 10 settembre 2017 si riversò su Livorno la pioggia che mediamente cade in un anno, troncando nove vite e facendo ingenti danni: l’Ambasciatore d’Israele Ofer Sachs giunse comunque in città il giorno dopo, atteso per degli incontri, potendo diventare testimone della situazione e portando la solidarietà d’Israele e, naturalmente, il programma della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma per quella domenica venne annullato per lutto.
In contemporanea con Rosh haShanah, il capodanno ebraico, la città ricorderà quindi la tragedia a un anno di distanza, ancora presenti segni del disastro per quanto immediata e condivisa, con l’opera mirabile anche di tanti volontari accanto alle istituzioni, sia stata la reazione livornese.
La memoria storica dell’ebraismo labronico, anche con momenti liturgici, ricorda ancora il maremoto e i terremoti che colpirono nel passato la città e analogamente per gli ebrei livornesi questo Rosh haShanah non potrà non avere un senso particolare, specialmente nel ricordo delle vittime, supplementare a quello introspettivo che le imminenti festività richiedono.
Shanà tovà quindi da Livorno, nel ricordo anche di questi dolorosi fatti, ma sempre guardando al futuro.

Gadi Polacco




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