Alberto Somekh,
rabbino
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Se
il matrimonio ebraico è finalizzato all’educazione dei figli, è anche
vero l’inverso. Non si perviene a nuovi matrimoni ebraici senza aver
educato ragazzi e ragazze nella giusta direzione. Una volta trascorsa
l’età del Bar/Bat Mitzwah molti giovani si perdono e non tornano più.
Occorre indagare sulle cause di questo fenomeno drammatico. Oggi
viviamo in un’epoca di alta specializzazione. L’ignoranza è
penalizzante e in definitiva colpevole. Come avviene in altre
discipline, solo chi avrà acquisito sufficienti conoscenze sarà
motivato un domani a vivere la Comunità ebraica con consapevolezza e
cognizione di causa.
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Giorgio Berruto
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Il
30 settembre 1938, a conclusione della conferenza di Monaco, Francia e
Regno Unito davano di fatto il via libera alla Germania per l’annessone
dei Sudeti, la regione della Cecoslovacchia settentrionale a
maggioranza etnica tedesca. Pochi mesi più tardi si compiva
l’annessione al Reich dell’intero Paese e della sua capitale Praga.
Che cosa era Praga? Non molti anni prima di Monaco, Max Brod sosteneva
che fosse il risultato di una “fusione”, perché “a Praga si può parlare
a stento di una nazione puramente tedesca e di una puramente ceca, ma
solo di praghesi”. Brod faceva parte di una generazione di ebrei
praghesi che negli anni della dissoluzione dell’impero degli Asburgo si
afferma sulla scena culturale e soprattutto letteraria.
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L'annuncio di Trump
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Il
presidente Usa Donald Trump per la prima volta ha aperto e diretto i
lavori del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nell’occasione,
ha attaccato la Cina e l’Iran e annunciato, dopo un vertice con il
Premier israeliano Benjamin Netanyahu (che interverrà oggi all’Onu), e
ha annunciato che a breve presenterà il piano di pace tra israeliani e
palestinesi a cui lavora il genero Jared Kushner. Trump ha detto di
essere “al 100% allineato con Israele sulle sue esigenze di difesa”, e
di essere favorevole a un accordo coi palestinesi basato su due Stati
(Repubblica). Rispetto alla Cina, il presidente Usa ha dichiarato di
avere prove che, dopo la guerra commerciale avviata da Washington,
Pechino sta mettendo dazi mirati in modo da condizionare le elezioni di
midterm: ovvero sta colpendo i prodotti – per esempio derrate
agroalimentari – legati all’elettorato repubblicano. “Non abbiamo mai
interferito e non interferiremo negli affari interni di altri Paesi. E
una lunga tradizione. Pertanto rifiutiamo queste sgradevoli
insinuazioni. Anzi siamo noi che chiediamo di non interferire negli
affari interni di altri Stati”, la risposta del ministro degli esteri
cinesi a Trump, che ha sostenuto di avere le prove rispetto alle accuse
ai cinesi.
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le parole di trump all'assemblea dell'onu "Il futuro sono due Stati"
Tra
due mesi, forse quattro, gli Stati Uniti presenteranno il piano di pace
per rilanciare i negoziati tra israeliani e palestinesi. Lo ha
annunciato da New York, dove è in corso l’Assemblea delle Nazioni
Unite, il Presidente Usa Donald Trump. “Penso che avremo i due Stati.
Penso che andremo lungo la strada dei due Stati” ha dichiarato Trump,
tracciando, almeno in apparenza, la direzione verso cui vuole si
dirigano le parti, ovvero quella sostenuta dalle precedenti
amministrazioni americane nel solco degli accordi di Oslo. Il
presidente Usa lo ha detto anche in presenza del Primo ministro
Benjamin Netanyahu, incontrato a margine dell’Assemblea Onu. “Mi piace
la soluzione dei due Stati. Questo è quello che penso funzioni meglio.
Non devo nemmeno parlare con nessuno, questa è la mia sensazione”, le
parole di Trump, che poi ha guardato Netanyahu affermando: “Può essere
che tu abbia una sensazione diversa. Io non credo, ma comunque questa è
la mia”. Leggi
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qui roma - la cerimonia "Giusti, luce per l'umanità" La
voce di Leone e Rosina si spezza spesso nel pianto. Loro c’erano.
Testimoni diretti dell’eroismo e della fermezza di un uomo che si
assunse il rischio di salvare un’intera famiglia di ebrei romani
braccata dal regime.
I Di Veroli erano scampati al rastrellamento del 16 ottobre e vivevano
in clandestinità da diverse settimane. Oberdan Bardoni li accolse in
casa propria, senza alcuna esitazione. Tutti e sette. Una prova di
coraggio che lo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme, ha
voluto riconoscere con l’onorificenza più alta: il titolo di “Giusto
tra le Nazioni”.
Questa mattina, al Centro Pitigliani di Roma, la commovente cerimonia
di consegna dell’attestato alla presenza delle figlie del Giusto,
Rossana e Marisa, e con gli interventi inoltre del Consigliere per gli
affari pubblici dell’ambasciata israeliana Ariel Bercovich, del
presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, del
presidente dell’istituto Bruno Sed e del presidente della Fondazione
Museo della Shoah Mario Venezia. Leggi
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BILANCIO SOCIALE 11 - RUN FOR MEM Lo sport per la consapevolezza Ancora
migliaia di italiani sulle strade in occasione della Run for Mem, la
corsa non agonistica per un ricordo consapevole organizzata dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane e che nel gennaio del 2018 ha fatto
tappa nei luoghi di Bologna segnati dalla ferocia nazifascista. Giovani
e meno giovani. Runner esperti, ragazzi alla prima corsa, persino
qualche mamma col passeggino. Lo sport come veicolo per la trasmissione
di valori forti: una prospettiva che l’UCEI, negli scorsi mesi, ha
abbracciato anche con la realizzazione di un campo di calcetto per le
popolazioni terremotate di Amatrice.
Al loro fianco rappresentanti di istituzioni, associazionismo, società
civile. In prima fila spiccava il sorriso contagioso di Gianni Morandi,
di cui è nota la passione podistica, accanto ai due testimonial della
corsa: l’ex atleta e Testimone della Shoah Shaul Ladany, sopravvissuto
al lager ma anche all’attentato palestinese ai Giochi di Monaco ’72 e
che qualche giorno dopo terrà un commovente intervento alla Farnesina,
e l’ex maratoneta Franca Fiacconi, che vanta in carriera una storica
vittoria a New York. Per il secondo anno consecutivo sono loro i volti
di questa giornata di Memoria, impegno e consapevolezza pensata
dall’Unione insieme a Comunità ebraica di Bologna e Uisp sotto l’egida
del Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della
Shoah di Palazzo Chigi. Leggi
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Setirot
- Cittadini del mondo
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Viviamo
un periodo storico in cui è davvero difficile – e tuttavia
fondamentale, vitale – tenere quel che si dice la barra diritta.
Perché, come scrive Claudio Magris sul Corriere della Sera, i valori
sono utili in un oggi confuso tra individualismi sfrenati e rozze idee
di democrazia. Magris ci mette in guardia anche dalle chiusure: in
primis quella identitaria, però pure l’acritico e a volte semplicistico
“diverso è bello”. Che fare quindi, al di là dell’impegno politico in
senso stretto e culturale? Una interessante indicazione viene
dall’ultimo editoriale di Gabriele Nissim sulla pagina di Gariwo (di
cui è presidente). Parole di profondo buon senso, che non piaceranno
agli anti-buonisti in servizio permanente effettivo. Li vedo già
sorridere e dire, o più facilmente sbraitare, che si tratta di
sentimentalismi da povere anime belle, di vuoti propositi slegati dalla
realtà, di atteggiamenti che danno man forte al nemico.
Stefano Jesurum, giornalista
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In
ascolto - Cioccolato
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Domenica
16 settembre: al termine di un incontro a Lugano mi viene fatto dono di
una bella scorta di ottimo cioccolato. Mercoledì 19: ricevo il
messaggio di un conoscente: “Buona notizia, siamo riusciti a rimettere
in piedi l’azienda di famiglia; se ti serve del cioccolato passa!”.
Venerdì 21: sono tranquillamente seduta nella magnifica sala del
Circolo dei Lettori di Torino e sto ascoltando la relazione di Dario
Zigiotto sui patrimoni musicali italiani, quando si apre il tendone
alle mie spalle ed entrano quattro maestri cioccolatieri, venuti
apposta da Terra Madre per farci assaggiare dei gianduiotti squisiti.
Comincio a chiedermi cosa voglia da me il cioccolato… Forse mi sta
suggerendo di presentarvi una canzone che mi piace molto ma che, chissà
perché, non ho mai citato in tre anni: Adon Shoko, ovvero Signor
Cioccolato, brano firmato da Arik Einstein.
Maria Teresa Milano
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Il nostro Sukkot
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Finalmente
quest’anno siamo riusciti a costruire la sukkà. Tecnicamente ce l’hanno
costruita, a dire il vero, altrimenti sarebbe già volata via con noi
dentro proiettati verso il mondo di Oz insieme a Dorothy. Ci si mangia
con la giacca, per il freddo e il vento del quinto piano, e questo
aiuta ad immedesimarsi un po’ nelle notti del deserto. Quarant’anni
così poi e anche a dormirci, dice un bambino, non solo sette giorni a
pranzo e a cena, se non è troppo freddo…ci va abbastanza bene, commenta.
Sì, aggiunge un’ospite, qui stiamo sicuramente meglio di quelli che stanno festeggiando Sukkot in Alaska.
Sara Valentina Di Palma
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