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7 Ottobre 2018 - 28 Tishri 5779
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
La libertà è la trasformazione politica cui si arriva solo attraverso una trasformazione personale.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Non so chi abbia proposto storytelling come tema della XX edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica prossima 14 ottobre.
Penso che quel tema non sia solo un modo per ripetere in pubblico le storie del proprio privato, ma sia anche l’occasione per leggere il testo letterario ed entrare nelle viscere della storia. Solo restituendo alle vicende del passato il loro respiro intimo, fatto anche di incertezze e piccolezze che segnano ogni evento significativo della storia, dove spesso pubblico e privato si sovrappongono, si contribuire a trasformare il ricordo in consapevolezza. Perché il passato non è solo passato, ma vive anche del fiato (corto e talora ansioso) del presente.
 
La Giornata del racconto
“Ebraismo, voce del verbo narrare”. È il titolo che il Corriere ha scelto per presentare ieri l’edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraiche che in Italia si celebrerà domenica prossima con “Storytelling. Le storie siamo noi” come filo conduttore tematico e con Genova città capofila. “II narrare è un atto molto presente e rilevante nella tradizione ebraica. A cominciare dal Pentateuco, l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio” si legge. “Un passo del Talmud dice che a volte le storie sono più importanti delle leggi” spiega al Corriere il rabbino capo della Comunità ebraica di Milano e presidente dell’Ari rav Alfonso Arbib.
“La scelta del capoluogo ligure – si legge ancora – è stata fatta prima dell’estate e della tragedia del crollo del Ponte Morandi ed è stata poi confermata nell’intenzione di lanciare un messaggio positivo, di fiducia, e per dare il segnale tangibile della vicinanza dell’ebraismo italiano e della Comunità ebraica di Genova alla popolazione colpita”.

Diventerà un museo la Siva, la fabbrica dove dal 1947 al 1975 lavorò come chimico e direttore di stabilimento Primo Levi. Alla memoria, spiega La Stampa, “saranno dedicate le due stanze al primo piano dove c’erano l’ufficio del direttore (appunto Primo Levi) e del proprietario”. Con tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale sarà inoltre possibile visitare diversi musei in Italia e nel mondo.

“Ho speso trent’anni della mia vita ad andare nelle scuole, e pur avendo parlato a decine di migliaia di studenti, aver ricevuto lettere, stretto amicizie che attraversano generazioni intere, sono estremamente pessimista. Penso che nel giro di dieci anni, al massimo, la Shoah sarà una riga in un libro di storia”. È quanto afferma la senatrice a vita Liliana Segre in una intervista con il Secolo XIX.
 
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  davar
L'ATTENTATO PALESTINESE IN CISGIORDANIA
Due morti e un ferito a Barkan,

il terrorismo torna a colpire
È di due morti (un uomo e una donna) e un ferito il bilancio di un attentato terroristico palestinese contro civili israeliani a Barkan, in Cisgiordania, in un impianto industriale nei pressi dell’insediamento di Ariel. L’attentato, condotto con arma da fuoco, è stato compiuto da un 23enne. I video di sorveglianza dello stabilimento, diffuse dai media, mostrano il giovane mentre scende di fretta le scale, armato di mitraglietta.
“L’esercito e le forze di sicurezza stanno conducendo una caccia senza tregua al terrorista responsabile dell’attentato a Barkan. Il suo arresto è solo una questione di tempo” ha scritto sul proprio profilo Twitter il ministro della Difesa israeliana Avigdor Lieberman. Ad intervenire anche il Premier Benjamin Netanyahu, che si è detto certo dell’imminente arresto del terrorista. E il Presidente Reuven Rivlin, che si è detto “sconvolto” e ha sottolineato che attacchi come questo “sono un attacco alla possibilità stessa della convivenza tra israeliani e palestinesi”. L’invito che ha rivolto alla leadership palestinese è a “una condanna ferma di quanto accaduto” e a “un utilizzo della forza di cui dispone per catturare il terrorista e chi lo sostiene”.
Hamas intanto esulta, definendo l’attentato “un nuovo capitolo della nostra resistenza”.
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pagine ebraiche ottobre 2018
Diplomazia, la sfida complessa

che costruisce un futuro comune
Mentre la politica sembra essere sempre più polarizzante e divisiva, c’è una professione che potrà essere decisiva nel ricucire i rapporti internazionali e costruire un futuro comune.
Il dossier del mese di Pagine Ebraiche di ottobre in distribuzione, curato da Daniel Reichel, è dedicato alla diplomazia. Otto pagine, a pochi giorni dalla nona edizione del festival che a Roma richiama addetti ai lavori da tutto il mondo, per riflettere sull’importanza e sul futuro di questo mestiere. Una doppia intervista, con l’ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs e con quello italiano in Israele Gianluigi Benedetti, mette al centro lo speciale legame tra i due paesi. “I rapporti tra Italia e Israele sono ad un livello altissimo di confidenza: stiamo portando avanti un dialogo aperto su ogni livello possibile, da quello politico a quello economico, culturale, scientifico. Per me, come ambasciatore – afferma Sachs – lavorare qui è una benedizione”. Nel dossier si presenta inoltre il successore designato di Sachs, il giornalista Dror Eydar, si illustrano i passaggi da percorrere per entrare a far parte del corpo diplomatico, le possibilità offerte in sede Unesco nonostante le sue molte criticità, l’importanza di una “diplomazia del bene”.
Ad aprire il giornale è un resoconto sulle molte iniziative svoltesi in Italia per gli 80 anni delle Leggi antiebraiche, con una particolare attenzione ai messaggi di provenienza istituzionale. Mentre nell’immediato futuro si dà appuntamento alla Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica 14 ottobre con Genova città capofila. Per il capoluogo ligure “la Giornata del rilancio”.
“Razzismo, segnali preoccupanti”. È l’allarme di Giovanni Legnini, protagonista dell’intervista del mese, che ha da poco concluso il suo impegno come vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.”Non so se i fenomeni che si registrano possano o meno essere considerati un’emergenza. Ciò che è certo – afferma – è che sono molto preoccupanti e vanno contrastati sul piano culturale e su quelli della prevenzione e repressione”.
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oggi la lezione inaugurale
Collegio Rabbinico, corsi al via
Classe gremita e grande interesse per l’inaugurazione del nuovo accademico del Collegio Rabbinico Italiano.
A dare l’avvio ai corsi una lezione del direttore, il rav Riccardo Di Segni, che con la sua classe ha iniziato la lettura e lo studio del trattato talmudico Ta’anit di cui a fine mese sarà disponibile la traduzione in italiano (il volume è stato consegnato negli scorsi giorni al Presidente Mattarella).
Riscontri e sensazioni positive per il rav, che nel nuovo anno accademico vede l’opportunità di potenziare l’offerta con programmi ad hoc che saranno rivolti ad iscritti di tutte le Comunità ebraiche italiane. “O direttamente in aula – afferma – oppure attraverso la rete, sfruttando le nuove potenzialità tecnologiche”.
Un anno, prosegue, che vedrà importanti novità sul fronte organizzativo.
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la denominazione cancellata nel 1938
Monteriggioni, ingiustizia sanata Torna largo Giuseppe Uzielli
Non ci sono precedenti nella toponomastica nazionale. Per la prima volta in Italia l’originale denominazione di una piazza o via modificata in seguito all’entrata in vigore delle Leggi razziste è stata ripristinata.
È accaduto a Strove, frazione del Comune senese di Monteriggioni, dove tutta una comunità si è ritrovata a festeggiare la reintitolazione dello spazio pubblico a un suo benefattore ebreo sradicato (anche se mai dimenticato) dalla storia locale.
Da venerdì scorso piazza Giuseppe Uzielli è tornato ad essere al centro di Strove, per l’iniziativa del pronipote Jacopo Viterbo e dell’amministrazione comunale che ha entusiasticamente accolto la sua proposta.
In tanti ieri si sono stretti alla famiglia Viterbo – a Jacopo, naturalmente; ma anche ad Emanuele, il padre, segretario della Comunità ebraica fiorentina; e a Lionella, la nonna, memoria storica delle vicende dell’ebraismo toscano.
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diresse per i 500 anni del ghetto di venezia
Orchestra filarmonica della BBC,

alla guida l'israeliano Wellber
Da Venezia al Regno Unito, dalla Fenice alla BBC. È di queste ore la notizia che a partire dall’autunno 2019 Omer Meir Wellber, il giovane, entusiasta e apprezzato direttore d’orchestra israeliano che nel marzo del 2016 aveva diretto il concerto che apriva le celebrazioni per il cinquecentenario dell’istituzione del Ghetto di Venezia, dirigerà la prestigiosa Orchestra filarmonica della British Broadcasting Corporation. Dal 2009 direttore musicale della Raanana Symphoniette Orchestra, fondata nel 1991 per aiutare l’integrazione degli ebrei immigrati in Israele, Wellber è da sempre molto impegnato nell’attività educativa con giovani e giovanissimi musicisti: ambasciatore dell’organizzazione non-profit Save a Child’s Heart, che ha sede in Israele ma si occupa della chirurgia cardiaca praticata ai bambini dei paesi in via di sviluppo, è anche il fiero iniziatore e cofondatore di Sarab – Strings of Change, progetto che offre una formazione musicale ai giovani delle comunità beduine del deserto del Negev, a Rahat.
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il film di treves in anteprima a torino
1938, il racconto al cinema
“Non credo che sia solo un bisogno morale che mi spinga a voler raccontare il periodo delle leggi antiebraiche, né la necessità ‘privata’ di sapere come abbiano vissuto e cosa abbiano sofferto i miei parenti e correligionari, né una generica urgenza che se ne sappia di più, ma soprattutto la convinzione che con un linguaggio diretto si debba risvegliare l’interesse e la curiosità dei giovani e dei ragazzi. Mai come ora la frase di Santayana, ‘Chi non conosce il passato sarà destinato a riviverlo’, ci deve essere di ammonimento”.
Il regista Giorgio Treves spiega con queste parole i motivi che l’hanno spinto a realizzare il documentario “1938. Diversi”, protagonista all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e dall’11 ottobre prossimo nelle sale. Un documentario a più voci, per riflettere sulla legislazione antiebraica del fascismo, che sarà presentato in anteprima a Torino il 9 sera al Cinema Massimo. Il regista sarà presente.
 
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la scomparsa del prete antifascista
Giovanni Barbareschi

(1922-2018)
È scomparso all’età di 96 anni a Milano don Giovanni Barbareschi, prete antifascista che aiutò gli ebrei perseguitati dal nazifascismo e che per questo suo impegno, svolto a rischio della vita, ha ricevuto diversi riconoscimenti. Un attestato di benemerenza dall’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane nel 1955, ma anche (più recentemente) l’Ambrogino d’Oro della città di Milano e un albero piantato in suo onore nel Giardino dei Giusti di tutto il Mondo nel capoluogo lombardo. Don Barbareschi, che dallo Stato ha ricevuto anche la Medaglia d’Argento al valor militare, era personaggio molto noto e amato.
A ricordarlo con commozione anche la Fondazione Cdec di Milano.

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le chiavi di firenze al presidente ejc
'Kantor, uomo di pace e dialogo'
Per festeggiare i suoi 65 anni Moshe Kantor, presidente dell’European Jewish Congress e noto filantropo e collezionista d’arte, ha scelto Firenze. E l’amministrazione comunale del capoluogo toscano, dove nel 2021 sarà organizzata una grande mostra con le sue opere, in particolare quelle di Chagall, ha voluto fargli gli auguri con un riconoscimento speciale conferito a pochi: le Chiavi della città.
Ha sottolineato il sindaco Dario Nardella, tributandogli il riconoscimento a Palazzo Vecchio: “La nostra città ha lottato duramente contro ogni fascismo e nazismo. Queste Chiavi sono un’occasione per ringraziare chi, come Moshe Kantor, uomo di pace e dialogo, ancora oggi tiene nel mondo viva la memoria dell’Olocausto e della persecuzione degli ebrei e lotta perché simili crimini non si ripetano”.
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il bilancio dell'organizzazione
'Limmud a Gerusalemme,

esperienza molto positiva'
Quasi novanta presenze, 35 presentazioni, uno spettacolo serale, tre pasti nella Sukkà e un programma Young Limmud per i più giovani al sesto evento Limmud Italia Days che si è svolto negli scorsi giorni a Gerusalemme. Tra gli aspetti più riusciti dell’evento, riferisce il comitato organizzativo, “i tre pasti nella sukkà sono stati momenti di convivialità e di aggregazione, allietati dal cibo buono e abbondante, arricchito da vassoi di specialità italiane”.
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pilpul

L'abito nero
La storia della destra radicale ed estrema si accompagna a quella della Repubblica italiana, «nata della Resistenza». Per più aspetti ne è una sorta di reciproco inverso, cercando di negare violentemente la legittimità politica delle istituzioni democratiche. Spesso, tuttavia, si intreccia ad esse, soprattutto quando si manifesta come fenomeno legalitario, sia di natura parlamentare che popolare, con le manifestazioni di piazza e la partecipazione al dibattito politico. È allora corretto parlare del radicalismo di destra come di una vera e propria area, composta da idee e ideologie, ma anche da gruppi e militanti, le une e gli altri tra di loro differenti. Un’area che ha cambiato in parte la sua fisionomia e la sua proposta nel corso del tempo. Non esiste un’unica modalità di interpretazione, anche perché i soggetti che la compongono sono così diversi da risultare spesso in competizione tra di loro. Tuttavia, una radice comune è la posizione antisistemica, ossia l’intenzione di mutare, per l’appunto in maniera radicale, il «sistema» istituzionale, politico e finanche culturale della democrazia contemporanea. Negandone la radice egualitaria, che il neofascismo denuncia invece come una perversione dell’ordine naturale delle cose. La discriminante si gioca spesso sul piano dei metodi, poiché c’è un’enorme differenza tra chi ha perseguito un tale obiettivo per vie legalitarie e chi, invece, lo ha praticato ricorrendo all’eversione, alla clandestinità, al terrorismo.

Claudio Vercelli
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Immagini - Karsh
Quando studiavo fotografia all’università, ho avuto la grande fortuna di assistere a una lezione del grande fotografo armeno Yousuf Karsh, il più grande ritrattista di tutti i tempi, famose le sue foto di Einstein, Hemingway, Audrey Hepburn. La fotografia che lo rese famoso e per cui ancora oggi è considerato uno dei più grandi ritrattisti della fotografia contemporanea è quello di Winston Churchill, ritratto durante un viaggio in Canada nel 1941.
Yousuf Karsh fu un sopravvissuto del genocidio armeno da parte dei turchi e per tutta la vita mantenne questa sua forte identità legata alla minoranza armena fuggita tra l’Europa e l’America. Quando lo incontrai mi disse che aveva imparato a non riservare nessun sentimento di odio verso i persecutori e che nella sua fotografia l’unica cosa che ricercava era l’essenza del sentimento umano e della sua ineluttabile solitudine.


Ruggero Gabbai
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