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Leo Diena, la Resistenza e la ricostruzione
Anna Grasselli Diena, Clemente Diena / UNA RICERCA / SEB 27
Un libro ripercorre finalmente la figura e l’opera di Leo Diena, nato
nel 1916 da antica famiglia ebraica piemontese, antifascista,
resistente, uomo di elevato impegno civile realizzato in tutto il corso
della sua vita professionale a Milano. Al Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea CDEC si sta progettando una grande ricerca
nazionale sugli ebrei che parteciparono all’antifascismo e alla
resistenza. Si andrà a scavare nell’educazione dei giovani di allora
per cercare di ricostruire il movente primo della massiccia adesione di
essi alla lotta contro il fascismo e l’oppressore tedesco, se ne
seguiranno le scelte politiche, le vicende resistenziali, i legami
amicali e parentali. Si è solo agli inizi, in mezzo a mille difficoltà.
La principale è che non si hanno più a disposizione testimoni diretti
da interrogare. Ne sopravvive un pugno in Piemonte; per il resto, ci si
dovrà accontentare della letteratura e di un fondo archivistico molto
importante che si trova presso il CDEC. È questo il frutto di una
felice intuizione di un gruppo di giovani ebrei riunito nella
Federazione Giovanile Ebrei d’Italia FGEI. Nella seconda metà degli
Anni Cinquanta e negli Anni Sessanta del ‘900 si diedero come compito
di ritrovare le tracce dell’impegno resistenziale dei padri o degli
amici dei genitori, distribuendo decine di questionari e riunendoli in
un fondo archivistico ad hoc creato, da consegnare alla storia. Il CDEC
ha ereditato questo materiale, che costituisce anche uno dei primi
nuclei fondanti del suo archivio come preziosa pietra miliare su
qualsiasi ricerca si voglia condurre sugli ebrei partigiani.
Liliana Picciotto, Pagine Ebraiche, settembre 2018
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biografie
Le vite intrecciate di due grandi autori
Anna Folli / MORANTEMORAVIA / Neri Pozza
Erano una coppia leggendaria. Li chiamavano MoranteMoravia, tutto
attaccato, come fossero un’unica persona, ed è questo il titolo della
doppia biografia (sottotitolo: “Una storia d’amore”) pubblicata da Anna
Folli con Neri Pozza.
Eppure Alberto Moravia ed Elsa Morante, la coppia più famosa del ‘900 letterario italiano, non potevano essere più diversi.
Ironico, entusiasta, con una grande passione per la discussione e il
dialogo, Moravia era un uomo lontano dal monumento letterario che i
suoi contemporanei gli eressero sin dai primi esordi. Giovane, timida e
poverissima, Elsa Morante cercava di costruire l’immagine di una donna
sicura, ma nascondeva una grande vulnerabilità affettiva, un bisogno
estremo di conferme.
Entrambi provenivano da famiglie con radici ebraiche. Alberto Moravia,
al secolo Alberto Pincherle, le aveva per parte di padre, Carlo
Pincherle, di famiglia veneziana, architetto e pittore, imparentato
anche con i fratelli Rosselli; la Morante per parte di madre: era
figlia di Irma Poggibonsi, ebrea originaria di Modena. Ambedue, con
l’ebraismo, avevano un rapporto complesso, caratterizzato da una
sostanziale lontananza (più che dall'appartenenza identitaria,
percepita e in qualche modo vissuta da ambedue, dagli aspetti
religiosi: Moravia descriveva se stesso, senza mezzi termini, come un
ateo).
mdp
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narrativa
A Bruxelles una burocrazia da romanzo
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storiA
Che fatica disfarsi
del fascismo
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Robert Menasse / LA CAPITALE / Sellerio
«Se vogliamo colpire a morte un'idea, la prima cosa da fare è
approvarla e promettere tutto l'appoggio necessario»: regola non
scritta della Disunione Europea, e del suo cuore chiamato Bruxelles. Là
dove, una sera come tante, il cielo «stava facendo il suo dovere:
pioveva. Adesso sembrava piovessero gocce di luce blu». O dove un'altra
sera incontri «la scultura Il sogno Europa in Rue de la Loi. La figura
in bronzo di un uomo cieco (o sonnambulo?) che dal basamento fa un
passo nel vuoto». E quella statua parla già da sola. Non era mai stato
scritto un romanzo sull'Unione Europea, la sua burocrazia, gli uomini
che vi lavorano, la città che li ospita. Era (è) molto difficile farlo:
troppo complesso l'enigma nascosto fra vertici, carte e timbri. Ma ora
Robert Menasse, scrittore austriaco che a lungo ha studiato la
Commissione Europea dal suo interno, lo ha fatto: e il risultato è La
capitale (Sellerio), 300 mila copie già vendute in Germania, traduzioni
avviate in 24 Paesi, vincitore del Deutscher Buchpreis 2017, il premio
letterario più autorevole per gli scrittori di lingua tedesca.
Luigi Offeddu,
Corriere La Lettura
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Mario Mirri /LA GUERRA DI MARIO / Laterza
Il veneto Luigi Meneghello, prima di diventare un autorevole
ambasciatore della letteratura italiana in Gran Bretagna, era stato
partigiano: a lui, nato nel 1922 e scomparso nel 2007, si deve uno dei
più importanti romanzi autobiografici sulla Resistenza, I piccoli
maestri (Feltrinelli,1964; Bur, 2o13). Tuttavia non aveva mai nascosto
la sua partecipazione alle attività culturali del regime, tra cui la
vittoria ottenuta da ragazzo diciottenne, nel 1940, alle gare
studentesche denominate Littoriali. Un alloro conseguito proprio nel
campo della dottrina fascista. Colpisce però, pur conoscendo questo
retroterra, il racconto contenuto nel libro La guerra di Mario
(Laterza). L'autore, che si è spento nello scorso maggio all'età di 93
anni, è lo storico Mario Mirri, che fu compagno di Meneghello nella
guerra di Liberazione e compare tra I piccoli maestri del romanzo. Nel
narrare la sua vita rispondendo alle domande di un giovane, Mirri
rievoca l'orientamento antifascista del padre e quello assunto da lui
stesso sin dagli anni della media superiore.
Antonio Carioti
Il Corriere della Sera
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