Alberto Sermoneta, rabbino
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"Elle
toledot Noach Noach ish tzaddik - Queste sono le generazioni di Noè,
Noè era un uomo giusto...". Moltissime sono le interpretazione, da
parte dei nostri Maestri, riguardo questo versetto e quelli successivi,
che ci narrano della vita di Noach.
Il Ben Ish Chai, famoso esegeta e rabbino di Bagdad, riportando
un'interpretazione dello Zohar, dice: "il nome Noach è doppio (nel
testo della Torah)" Noach Noach "poiché egli trovò una doppia
tranquillità (il termine noach da origine alla parola menuchà - riposo,
soprattutto quello sabatico) in Alto e in Basso".
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Uno
dei frutti più evidenti e belli del Giorno della Memoria come data e
impegno istituzionale è quello di aver spinto molti insegnanti a
studiare e maturare competenze sul tema delle persecuzioni, allargando
spesso lo sguardo alle dinamiche storiche e culturali della presenza
ebraica sul territorio. Il senso di ideare una Giornata europea della
Cultura ebraica (la prossima, dedicata allo storytelling, si svolgerà
la prossima domenica) è stato probabilmente questo: evitare che ci si
limitasse a pensare agli ebrei legandoli solo e indissolubilmente al
tema della Shoah e radicare una coscienza culturale e storica di
condivisione di esperienze. È stato questo il senso che ha ispirato a
inizio settembre il seminario organizzato ad Asti e Torino dalla
Fondazione CDEC in collaborazione con il TOLI Institute di New York per
trentacinque insegnanti di scuole superiori.
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Tifosi ad Auschwitz
il progetto del Chelsea
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“Se
vieti lo stadio e basta il comportamento non cambierà, invece
mandandoli ad Auschwitz avranno la possibilità di capire meglio ciò che
hanno fatto e di comportarsi in maniera più civile”. Così Bruce Buck,
presidente del Chelsea – squadra della Premier League di proprietà del
magnate Roman Abramovic -, spiegando alla stampa il programma ideato
per contrastare il comportamento razzista e antisemita di alcuni suoi
tifosi (Corriere dello Sport). “Non più una squalifica stile “daspo”
fino a tre anni, ma, se lo vorranno, un viaggio all’ex campo di
concentramento nazista di Auschwitz, – spiega Repubblica – dove
potranno respirare la vergogna dei loro canti contro gli ebrei. La
prima spedizione educativa di una manciata di tifosi dei blues ha avuto
luogo lo scorso aprile”. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi
ricorda come l’antisemitismo negli stadi inglesi sia un problema di
lunga data e in un editoriale a firma di Maurizio Crosetti si evidenzia
la diversa politica applicata dal Chelsea rispetto alla Juventus: “la
Juventus, sotto ricatto ultrà da anni, fa ricorso contro la chiusura
della curva per razzismo e invece di una giornata ne prende due. Il
Chelsea di Roman Abramovich, russo di origini ebraiche, ha in mente di
portare i tifosi razzisti ad Auschwitz per rieducarli”, scrive
Crosetti, che dipinge un quadro inquietante della situazione degli
stadi italiani.
Bologna, i conti con la Storia in università. Dopo la discussione
legata alla presenza all’Università di Bologna del busto del rettore
Alessandro Ghigi, il Resto del Carlino chiede al presidente della
Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz la sua opinione: “Nel
dibattito in corso si accomuna la figura di Ghigi a quella di un altro
rettore, che a differenza sua fu davvero un fanatico ammiratore del
fascismo e dei suoi effetti a quel tempo. – afferma De Paz – Sto
parlando di Goffredo Coppola, che anzi ritengo fosse più nazista che
fascista. Invece bisogna distinguere tra Alessandro Ghigi, che nel 1938
contestò gli articoli violentemente antisemiti di `Camicia nera’
pubblicati dai giornali, e che si tolse dall’elenco dei dieci firmatari
del Manifesto della razza, e Goffredo Coppola, che al contrario scrisse
feroci lettere in cui domanda quando gli ebrei, studenti e professori
compresi, potranno finalmente essere cacciati dalla città e
sterminati”. “Penso – aggiunge – che l’università debba riflettere
sull’opportunità di onorare una figura come la sua con un ritratto.
Credo che il rettore Francesco Ubertini sia d’accordo”.
16 ottobre 1943. Rispondendo a una lettrice che ricorda la tragedia
della razzia nazifascista del 16 ottobre 1943, Corrado Augias su
Repubblica riflette sulla conservazione della Memoria: “Il tempo non
cancella certo i fatti, cancella però le vibrazioni che li hanno
accompagnati, la forza delle emozioni che hanno suscitato; i fatti,
rimasti nudi, dicono poco a chi ne legge solo su un libro. – afferma
Augias – È una delle ragioni per cui, nonostante l’orrore suscitato al
loro primo apparire, tornano a ripetersi gli stessi fatti, gli stessi
crimini”.
Ospiti sgraditi in Parlamento. L’ambasciatore d’Israele Ofer Sachs ha
presentato una dura nota per protestare contro l’audizione alla
Commissione Esteri della Camera, di membri di un Istituto di studi
iraniano accusato di ispirarsi alle tesi che negano la Shoah. “ll
Parlamento italiano simbolo della democrazia del Paese non può ospitare
chi promuove idee negazioniste, antisemite e antisioniste”, le parole
di Sachs. Un “fatto di una gravità inaudita”, aggiunge la Comunità
ebraica romana. “Penso che la commissione Esteri non avrebbe dovuto
dare spazio alcuno agli esponenti di una organizzazione iraniana che in
passato ha già avuto accenti negazionisti e antisemiti”, ha dichiarato
la vicepresidente della Camera Mara Carfagna (Corriere della
Sera).
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Leggi
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il film presentato al centro bibliografico ucei
Leggi del '38, sul grande schermo
i conti con la Storia italiana
Quattro
anni di lavoro, oltre cento persone tra Testimoni ed esperti
intervistati, una lunga e attenta selezione del materiale con
l'obiettivo di raccontare una pagina troppo spesso dimenticata o
distorta della storia d'Italia: quella delle Leggi razziste del 1938.
Il documentario di Pietro Suber “1938. Quando scoprimmo di non essere
più italiani” apre uno squarcio sulle conseguenze dell'infame
provvedimento voluto dal fascismo, sui segni indelebili lasciati nella
comunità ebraica e su cosa l'Italia ricordi di quell'evento. “Abbiamo
cercato di toccare vari aspetti legati alle Leggi del 1938 - ha
spiegato Suber, intervenendo assieme alla presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e al produttore del
documentario Dario Coen in un incontro organizzato con la stampa al
Centro Bibliografico – ma soprattutto dobbiamo interrogarci su cosa
resta di questa Memoria nelle nuove generazioni”. “Perché è importante
parlare del '38? Perché la Shoah non è solo la parte finale dello
sterminio ma inizia con queste leggi che poggiano su un substrato su
cui già il regime ha lavorato”, sottolinea la presidente Di Segni,
ricordando che i provvedimenti antiebraici non nacquero dal nulla e
anzi furono il terreno preparatorio per il compimento dello sterminio
degli ebrei italiani. Ebrei che dopo il '38, come dice il titolo del
documentario, “scoprirono di non essere più italiani”, traditi da
quelle che consideravano la loro patria. “Questo documentario serve a
ricordare le responsabilità dell'Italia: emerge chiaramente come sia
falso il mito degli italiani brava gente”, afferma Coen, sottolineando
l'importanza di portare la pellicola – che sarà presentata in anteprima
al Cinema Barberini con un evento speciale di preapertura alla festa
del Cinema di Roma 2018.
Cinque
le vicende famigliari al centro del racconto: da quella di Franco
Schoenheit e dei suoi genitori, deportati nei campi nazisti ma riusciti
a sopravvivere, a quella di Pacifico Di Consiglio, detto Moretto,
che passò gli anni della guerra a lottare nelle vie dell'antico ghetto
contro i persecutori fascisti, fino alla storia degli Ovazza, con
Ettore fedele al fascismo fino quasi all'ultimo, incredulo dopo le
Leggi del '38 ma poi massacrato sul Lago Maggiore nell’autunno del
1943. C'è anche il racconto di chi fu allora apertamente fascista e che
ancora oggi preferisce non fare i conti con la storia. Leggi
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il convegno a pisa sulle leggi razziste
Le vite sospese dall'Università
Dopo
l'emanazione delle Leggi razziste le Università e le scuole italiano
cacciarono i loro docenti, non consentirono agli studenti e alle
studentesse l’iscrizione, li allontanarono quando stranieri. A Pisa
l’Università allontanava venti tra i suoi docenti e oltre duecento
studenti ebrei stranieri. Nell’ambito del lavoro di Memoria portato
avanti dall’Università di Pisa, dalla Scuola Normale Superiore, dalla
Scuola Superiore Sant’Anna e dall’IMT e intitolate a “San Rossore 1938”
gli allievi delle Scuole ricorderanno quelle “vite sospese”, con i loro
docenti, con studiosi dell’Università di Pisa e Pavia, e altre
personalità che hanno contribuito con la loro opera alla testimonianza
di quegli anni, tra le quali il presidente del Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah Dario Disegni, alla presenza di
alcuni familiari, nel corso di una Giornata di confronto e di
testimonianza - dal titolo “Vite sospese, Storie di docenti e studenti
ebrei espulsi dall’Università” - , presso l’Aula Magna della Scuola
Sant’Anna il prossimo 15 ottobre. Leggi
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qui ferrara
Al Meis racconti di identità
Domenica
14 ottobre, in occasione della XIX Giornata Europea della Cultura
Ebraica, la Comunità ebraica di Ferrara, in collaborazione con il Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS, propone un ricco
programma di iniziative ispirate allo Storytelling. Le storie siamo
noi, tema conduttore dell’edizione 2018. Un richiamo alle radici stesse
dell’ebraismo, che affondano nelle ‘storie’ narrate nella Torah, la
Bibbia ebraica, patrimonio di tutta l’umanità.
A Ferrara, teatro della manifestazione è il Meishop di Via Piangipane
81, dove il pubblico può seguire gratuitamente un incalzante intreccio
di brevi narrazioni su alcune figure centrali dell’ebraismo ferrarese,
un concerto e una conferenza. Gratuite anche le visite guidate al
Ghetto e al Cimitero ebraico, previste per il pomeriggio. Leggi
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Cambio di maturità |
Un’intera
ora passata a spiegare agli allievi tutte le tipologie della prima
prova, con tutti i consigli e i trucchi che la mia esperienza da
commissaria interna ed esterna mi permettevano di suggerire, per
scoprire il giorno dopo (tra l’altro, dagli allievi stessi perché
l’accumulo della posta dopo le feste ebraiche mi aveva impedito leggere
la notizia in tempo) che tutto sarebbe stato diverso. Un po’ come
salire su un treno per andare al mare e scoprire dopo un po’ che invece
stiamo andando in montagna. Bellissima anche lei, per carità, ma
sarebbe utile sapere in tempo se bisogna prendere il costume da bagno e
la maschera oppure gli scarponi e un maglione pesante.
Addio dunque, dopo vent’anni, al saggio breve.
Anna Segre, insegnante
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I Morin e i Miller |
"A
scuola mi accorsi che la mia identità francese aveva fondamenta
incerte. [...] Quando dovevo spiegare da dove veniva mio padre, e
parlavo di Salonicco, mi chiedevano: "ma allora è greco?" - "No, perché
quando è nato, Salonicco era turca" - "Allora è turco..." - "No, era di
origine spagnola" - "Allora è spagnolo!" - "No...". Non ero in grado di
indicare né di capire quale fosse la sua nazionalità d'origine: era,
infatti semplicemente di Salonicco, figlio di una città imperiale non
ancora parte di uno stato nazionale, e popolata per più del sessanta
per cento da una comunità culturale di sefarditi".
Questo passo estratto dal saggio autobiografico "I miei demoni" (1994)
di Edgar Morin rievoca un "mondo di ieri" che chi parla di sovranismi
avrebbe probabilmente difficoltà a comprendere. Il sociologo parigino -
con origini che passano anche da Livorno - descrive la propria identità
come duplice, ibrida, confusa, sofferta, mai del tutto accettata,
quella di un ebreo non-ebreo o un non-ebreo ebreo.
Francesco Moises Bassano
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