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28 Ottobre 2018 - 19 Cheshvan 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Il fatto che l’attentato di ieri a Pittsburgh sia avvenuto all’interno di una sinagoga, il cui nome è ‘L’albero della vita’, rende tutto più orribile. La sinagoga è un luogo in cui le persone si uniscono, in pace, per festeggiare e dire grazie per tutto quello che abbiamo, soprattutto per il più grande dono di Dio: la vita.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Sarebbe troppo facile dire che ieri mattina a Pittsburgh l’odio è tornato protagonista. Quello che è andato in scena ieri mattina è un copione consolidato che in Europa abbiamo visto con il nome di Anders Breivik. Uno che non “si sacrifica”, fa l’angelo sterminatore in nome della “difesa della tradizione”.
 
Orrore in sinagoga
È di 11 vittime il bilancio dell’attentato alla sinagoga di Pittsburgh compiuto ieri mattina dall’estremista di destra Robert Bowers. Da Israele e da tutto il mondo numerosi i messaggi di cordoglio e vicinanza che stanno giungendo agli ebrei americani. “Siamo solidali con la comunità ebraica di Pittsburgh e con il popolo americano di fronte a questa violenza antisemita orribile” ha detto il Premier israeliano Benjamin Netanyahu. “L’odio negli Stati Uniti è terribile, qualcosa deve essere fatto” il primo commento del Presidente Donald Trump. Diverse voci, sui principali quotidiani, gli attribuiscono pesanti responsabilità per il clima di ostilità crescente (anche se per Bowers, l’inquilino della Casa Bianca sarebbe “controllato dagli ebrei”).
In una intervista con il Corriere, lo scrittore André Aciman sostiene: “L’antisemitismo è una realtà che in America esisteva anche prima, tuttavia restava nascosta. Ma Trump ha propagato e sfruttato l’odio. In questo è stato un genio, certo un genio malefico”. Afferma ancora Aciman: “Credo che il clima sia cambiato, la gente pensa di poter prendere ogni questione nelle proprie mani. La gente emarginata, senza lavoro, senza avvenire se la prende con i democratici, con gli ebrei, col primo che capita e si sente in diritto di esprimere un odio che nasce dalla profonda frustrazione”.
“Ora anche Trump finisce all’angolo” titola Repubblica. “Una spirale di violenza – scrive Federico Rampini in una sua analisi – trasforma gli ultimi giorni della campagna elettorale americana in un incubo. L’apprendista stregone Donald Trump aveva seminato vento per anni, improvvisamente raccoglie tempesta. L’ex candidato che incitava i suoi fan a picchiare i contestatori dei suoi comizi, il presidente che ebbe parole d’indulgenza verso i suprematisti bianchi, ora sembra più indispettito che turbato per quello che sta accadendo”.
 
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  davar
undici le vittime dell'attentato in sinagoga
Pittsburgh, l'orrore e la reazione
“Estremisti di destra e reazionari dichiarati stanno facendo sentire la loro presenza sulla scena con una visibilità superiore rispetto a ogni altro momento della storia recente”. Era il 14 settembre scorso e, attraverso un accurato dossier, l’Anti-Defamation League lanciava l’allarme. Il riferimento era alle elezioni di metà mandato, infarcite di candidati con approcci totalizzanti e discriminatori, ma più in generale ci si rivolgeva alla società americana nel suo insieme. A inquietare il rafforzamento della minaccia proveniente da destra, che quella che è tra le più antiche associazioni contro l’odio e a difesa dei diritti del paese ha sempre denunciato con forza.
È nel quadro di questo emergente odio, viene oggi segnalato, che è avvenuto l’attentato alla sinagoga riformata “Tree of life” di Pittsburgh in cui sono rimaste uccise 11 persone per mano del suprematista bianco e dichiarato antisemita Robert Bowers.
“Il nostro cuore è spezzato” ha fatto sapere la Jewish Federation of Greater Pittsburgh in una nota, invitando comunque per questo pomeriggio (le 17 locali) l’intera cittadinanza e i suoi leader religiosi a un momento di preghiera e riflessione comune. “Stando insieme, i nostri rapporti potranno stringersi” ha sottolineato il suo presidente Jeffrey Finkelstein. Già ieri in migliaia, coordinati da alcuni gruppi studenteschi, sono scesi in strada per dimostrare solidarietà.
“L’intero popolo di Israele esprime il proprio dolore alle famiglie dei morti. Siamo vicini agli ebrei di Pittsburgh” ha dichiarato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha inviato negli Usa il suo ministro alla Diaspora Naftali Bennett. “Sono sicuro che le forze dell’ordine indagheranno a fondo su questo evento orribile e che sarà fatta giustizia con questo spregevole assassino” il pensiero del Presidente Reuven Rivlin.
Numerose le voci a levarsi in solidarietà nel mondo ebraico.
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qui ferrara - il teologo mancuso al meis
"Vita, un dono da celebrare"
“Abbiamo bisogno di porre davanti alla nostra mente il grande mistero dell’origine della vita. C’è in gioco la comprensione di come, in un universo generato dal vuoto, abbia potuto scaturire una cosa così complessa”.
È partito da qui il teologo Vito Mancuso, impegnato venerdì mattina al Meis in un dialogo su “Le origini della vita. Incontro fra scienza e culture religiose”. E proprio “Origini” è stato il tema del festival di Coop Alleanza 3.0 “Ad Alta Voce”, che per la sua diciottesima edizione ha fatto tappa a Ferrara. Nell’appuntamento al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, a rispondere alle domande del direttore Simonetta Della Seta e a confrontarsi con Mancuso sono intervenuti anche la psicologa e studiosa di cabalà Daniela Abravanel e il fisico Alessandro Treves.


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l'iniziativa a firenze
"Uno Shabbat di condivisione"
Iniziativa internazionale che punta a favorire studio e coesione nella giornata più importante della settimana, lo Shabbat Project ha raccolto tra le altre l’adesione della Comunità ebraica fiorentina. Numerose le attività organizzate già a partire dal mercoledì, con la preparazione delle challot che ha coinvolto grandi e piccini. “Un giorno per prenderci cura di noi, della nostra spiritualità, un giorno da vivere con i nostri figli, per giocare, imparare, arricchirci e stare insieme” spiegava il rabbino capo Amedeo Spagnoletto nel messaggio di invito rivolto agli iscritti.


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sorgente di vita
L'archivio della Memoria
Si apre con un servizio sul docufilm ispirato alla storia di Emanuel Ringelblum, lo storico che nel ghetto di Varsavia creò un gruppo per combattere la propaganda nazista, la puntata di Sorgente di Vita in onda domenica 28 ottobre 2018.
“Who Will Write Our History” è il titolo dell’opera diretta da Roberta Grossman e prodotta da Nancy Spielberg, presentata alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
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pilpul

Ladri di tombe
Sulla morte, avvenuta nei giorni scorsi, di Robert Faurisson, il più noto negazionista, ci sarebbe poco o nulla da aggiungere al molto che è già stato detto, in queste e su altre pagine, se non fosse per il fatto che la sua dipartita costituisce un evento destinato a pesare nel microuniverso dei negatori e dei complottisti indefessi. Faurisson riusciva ad odiare di più i morti di quanto non gli riuscisse nei confronti dei vivi. Per questo era un “resuscitatore” di anime, alle quali negava il riscontro oggettivo di essere trapassate. La sua maggiore offesa morale stava esattamente in questo, ovvero nel non riconoscere non solo un dato di fatto (lo sterminio) ma anche nel non concedere a quanti ne erano state le vittime il diritto di riposare una volta per sempre. Un “raddrizzatore” di morti. La sconcezza di questo atteggiamento è alla base del rifiuto etico da opporre, adesso e per sempre, al negazionismo. Che non è una “corrente storiografica”, non costituisce una teoria, ancorché stravagante, non istituisce una qualche forma di pensiero, semmai essendo l’esatto opposto di tutto ciò, ovvero il loro capovolgimento deliberato. Ma anche per questo il negazionismo ha una sua pervicace resistenza, costituendo una sorta di contronarrazione della realtà, una specie di ricostruzione virtuale, prima ancora che una contraffazione deliberata, del passato.

Claudio Vercelli
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Immagini - Kertész
Il grande fotografo ungherese André Kertész è stato un pilastro della storia della fotografia. Kertész nasce in una famiglia ebraica di Budapest e già da ragazzo inizia a fotografare; una passione che lo accompagna anche durante il servizio militare nella prima guerra mondiale, dove si ferisce ad una mano. Nonostante l’infortunio, Kertèsz continua a ritrarre la realtà che lo circonda con le sue fotografie. A metà degli anni Venti si trasferisce a Parigi ed entra in contatto con i maggiori artisti che all’epoca fra le due guerre mettono le basi per l’arte moderna, stringe amicizia con Man Ray, e con i fotografi Eugine Adget e Cartier Bresson.

Ruggero Gabbai
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