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31 Ottobre 2018 - 22 Cheshvan 5779

alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Giuseppe Momigliano e Davide Assael. Nella sezione pilpul una riflessione di Alberto Cavaglion, Francesco Lucrezi e Francesco Lotoro.
 
 
Tel Aviv, Huldai ancora sindaco
A Gerusalemme sfida aperta

A Tel Aviv si conferma alla guida, con il 44% dei voti, il sindaco uscente Ron Huldai, sfidato dal suo ex vice Asaf Zamir. A Haifa vittoria secca per la laburista Einat Kalish-Rotem che sconfigge il sindaco uscente Jona Yahav, primo cittadino negli ultimi 15 anni, e diventa la prima donna a guidare una delle grandi città d'Israele. A Gerusalemme invece lo spoglio dei voti ha confermando la sconfitta del candidato del Likud Zeev Elkin. Al ballottaggio, il 13 novembre, andranno l'indipendente Ofer Berkovitch e Moshe Lion, sostenuto da due liste di destra. "Le elezioni - ha detto Avi Gabbay, segretario dei laburisti, riferendosi al fatto che il Likud non ha alcun candidato vincente nelle grandi città del paese - indicano che gli israeliani vogliono un cambiamento".

Il Meis e il Giardino che non c'è. Inaugurata ieri al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano di Ferrara la mostra dell'artista israeliano Dani Karavan, ispirata al giardino immaginario di Corso Ercole I d'Este raccontato da Giorgio Bassani nella sua più celebre opera. Karavan ha deciso di usare proprio quel muro in Corso Ercole I d'Este per costruire il suo Giardino che non c'è e, scrive Corriere Bologna raccontando l'esposizione del Meis, “creare l'entrata in uno spazio vuoto ma al tempo stesso popolato di oggetti. Come i binari di una ferrovia, per far accedere fisicamente il pubblico al luogo e ricordare il tragico destino delle tante famiglie ebraiche italiane che in treno andarono incontro alla morte, deportate dai nazisti neo campi di concentramento”.

Minacce fasciste, solidarietà a giornalista Paolo Berizzi. “Dux. Berizzi infame, la pagherai. Sieg heil” è il vergognoso e inquietante messaggio, che ignoti hanno lasciato nell'androne e sul portone dell'abitazione a Bergamo del giornalista Paolo Berizzi, autore di reportage sul neofascismo e neonazismo in Italia e del libro NazItalia. Minacce a sfondo politico e antisemita e per l'attività svolta a fianco di Roberto Saviano, Federica Angeli e Paolo Borrometi sono state rivolte ieri con una lettera anonima anche al giornalista di Radio Radicale Massimiliano Coccia (Repubblica). A loro la solidarietà dei colleghi della redazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

La storia valdese in un museo. Inaugura oggi a Torre Pellice (Torino), dopo essere stato ristrutturato, il nuovo Museo storico valdese. Un'istituzione che, racconta oggi La Stampa,” ha una lunga storia, perché creato, in altra sede ma a poca distanza da quella attuale (che è di fronte al Tempio), nel lontano 1889, e dopo successivi riordini arriva ora a un completo e modernissimo rinnovamento. Nacque per celebrare i duecento anni del Glorioso Rimpatrio, e cioè la spedizione militare che nel 1689 riportò i valdesi nelle loro terre, ma va molto oltre il ricordo dell'epopea, ricostruendo quasi nove secoli di storia religiosa e civile”.

Il Cern del Medio Oriente. Tra i protagonisti al Festival delle Scienze - dove il paese ospite quest'anno è Israele – Giorgio Paolucci alla guida di Sesame (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East) racconta a Repubblica e al Secolo XIX come questo progetto ha una funzione importante nel Medio Oriente: ne fanno infatti parte Israele, l'Autorità nazionale palestinese, Cipro, Egitto, Giordania, Iran, Pakistan e Turchia. “Abbiamo applicato il metodo Cern, quello che negli anni della guerra fredda è riuscito a far lavorare attorno allo stesso tavolo russi e americani”, sottolinea Paolucci.

Falsi e fascisti. La Disney tutelerà il suo marchio contro la “maglietta ripugnante” indossata da una neofascista a Predappio durante la manifestazione di nostalgici di domenica scorsa. Ad annunciarlo l'ufficio legale dell'azienda, rispondendo alla sollecitazione di un cittadino, riporta Corriere Bologna. Nella sua amaca invece Michele Serra (Repubblica) riflette su uno dei falsi messaggi dei neofascisti: che “dopo Mussolini non è stato fatto niente, in sessant'anni, per l'Italia e gli italiani”. “Dal 1945 al 2018: niente. Nulla di più falso, di più ingrato, di più meschino può uscire di bocca a un italiano dei nostri giorni. - scrive Serra- Metà lagnosa, metà insolente, c'è un'Italia convinta che settant'anni di democrazia, e la fatica di due generazioni, siano "niente". Se la meriterebbero, loro sì, un'altra bella ripassata di fascismo, di miseria e di guerra”.

Antisemitismo social. Non solo Twitter, Facebook, anche il social network delle immagini, Instagram, è terreno fertile per l retorica antisemita. “Da molti considerato un'oasi di leggerezza, - scrive Repubblica parlando della piattaforma acquistata da Facebook nel 2012 - si sta trasformando nell'ultimo rifugio di estremisti propagatori di odio: proprio perché gli altri due social hanno iniziato a eliminare dalle loro piattaforme gli account più radicali. Anche Instagram è ormai infestato - lo denunciano due studi appena pubblicati - quasi quanto quel Gab dalle regole elastiche che accoglie gli haters più pericolosi”. “All'interno della comunità ebraica – spiega Repubblica - c'è chi prova il contrattacco: sempre digital. Una app chiamata act.il finanziata dalla Jewish Community Foundation di Los Angeles identi fica i contenuti antisemiti in rete: e invita gli utenti a reagire. Ha già fatto cancellare decine di post su Facebook, YouTube e, ora, anche Instagram”.

Laszlo Brüll. La sua vita di scienziato, a Bari, durò solo quattro anni. Fu sbattuto fuori con una breve lettera del rettore dell'università, Michele Barillari: «ll dott. Brüll Ladislao, appartenente alla razza ebraica, è dispensato dal servizio di assistente presso listituto di Chimica Generale di questa università con decorrenza 14 dicembre 1938-XVIII». A Laszlo Brüll, esule ungherese e dal 1936 cittadino italiano con il nome di Ladislao, non resta che abbandonare anche il suo nuovo Paese e fuggire prima in Belgio poi in Olanda e di lì infine in Argentina. Morirà tre anni dopo, colpito da una grave malattia e in solitudine. A ricordarne oggi la storia, la Gazzetta del Mezzogiorno.

Daniel Reichel twitter
@dreichelmoked
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