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14 novembre 2018 - 6 Kislev 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL


alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
“Questa pietra che ho posto come stele sarà Casa di D.O” ( Genesi 28,22). Sono le parole che Giacobbe pronuncia al risveglio dal sogno in cui il Signore gli era apparso nella visione della “scala posata in terra, la cui cima giungeva in cielo e su di essa angeli del Signore salivano e scendevano”. Giacobbe sta per lasciare la terra di Canaan ma lo accompagnano la promessa di protezione e la benedizione dell’Eterno, per lui e per la sua discendenza, il dono rinnovato di quella terra – che prenderà il nome di Terra d’Israele – e l’annuncio che, come già era stato detto ad Abramo e ad Isacco, dalla sua stirpe si spargerà benedizione per tutti i popoli. 
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Seppur con una piccola rappresentanza, si aggiunge anche l’Italia alla lugubre lista di revisionisti della Shoah. No, non si tratta della solita combriccola di negazionisti che da sempre circolano in Europa, ma di rappresentanti istituzionali, di alto o basso (bassissimo) rango che siano. Dopo aver visto il governo polacco minacciare la galera per chi accosta i campi di sterminio nazisti a responsabilità polacche, aver assistito all’inaugurazione a Budapest di un Museo alla Shoah, che assomiglia di più ad un monumento di celebrazione nazionale, si è voluto aggiungere alla lista il Comune di Vicenza, dove la giunta ha cancellato la dicitura nazi-fascista dall’eccidio del 9 novembre 1944. Allarmante la giustificazione. Lo si è fatto «nell’ottica di una memoria condivisa […] ci sono state vittime da entrambe le parti.».
 
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Israele, regge la tregua
La vita nelle comunità e nelle città israeliane vicino a Gaza è tornata lentamente alla normalità in queste ore, dopo due giorni di intensi attacchi missilistici dalla Striscia da parte dei terroristi di Hamas. Le scuole sono state riaperte e sono ripresi i servizi ferroviari a sud di Ashkelon, una delle città più colpite dai razzi palestinesi (460, come riporta il Fatto Quotidiano). Il cessate il fuoco, scrivono i quotidiani israeliani, è arrivato tramite la mediazione egiziana. “Il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva già detto di voler evitare una ‘guerra non necessaria’, – riporta il Foglio – anche se su di lui aumenta la pressione degli alleati politici della destra più radicale per trovare una soluzione militare ai cicli di violenza a Gaza”. Tra i contrari a una tregua, il ministro della Difesa Avigdor Lieberman. E mentre i cittadini del Sud d’Israele provano a tornare alla normalità, da Gerusalemme arriva la notizia dell’elezione del nuovo sindaco: a guidare la capitale sarà Moshe Leon, vicino a Lieberman, che ha sconfitto al secondo turno il rivale Ofer Berkowitz, considerato il candidato laico.

Libia, vertice senza intesa. La stretta di mano tra i due rivali libici, il generale Khalifa Haftar e il leader Fayez al-Sarraj è stato un segnale positivo arrivato dal vertice di Palermo organizzato dal governo italiano ma non cambia molto la situazione sul terreno, scrivono i quotidiani oggi. “Nel corso degli incontri – scrive il Corriere – Haftar ha garantito una sorta di tregua a Sarraj almeno fino alle prossime elezioni” ma non si è arrivati a una vera intesa, scrive Repubblica. Positivo invece il quadro del Presidente del Consiglio Conte, che ai giornalisti ha sottolineato come “Stabilizzando la Libia ci aspettiamo effetti benefici non solo per l’Italia o non solo per la Libia, ma anche per l’Europa, stiamo fornendo un servizio a tutta l’Europa. E tutto questo senza rivendicare una leadership sul piano economico, politico o di altro tipo”.
 
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  davar
lieberman lascia dopo la tregua con hamas 
Il ministro della Difesa si dimette
Israele verso elezioni anticipate

Il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha annunciato nelle scorse ore le sue dimissioni, chiedendo che si torni subito alle urne e che venga fissata il prima possibile la data delle elezioni anticipate. Lieberman ha annunciato che tutti i membri del suo partito, Yisrael Beiteinu, lasceranno la coalizione guidata dal Primo ministro Benjamin Netanyahu e aprendo una complicata crisi nella maggioranza di governo. Il motivo principale delle sue dimissioni, la decisione del gabinetto di sicurezza israeliano di arrivare a un cessate il fuoco con la Striscia di Gaza, dopo lo scontro degli scorsi giorni innescato dalle centinaia di missili lanciati da Hamas sul Sud d’Israele. “Quello che è accaduto ieri, il cessate il fuoco, insieme all’accordo con Hamas, è una capitolazione al terrore. Non c’è altro modo di definirlo”, le parole di Lieberman, contrario alla tregua così come all’accordo, mediato dall’Egitto, che ha portato nella Striscia di Gaza un ingente finanziamento proveniente dal Qatar. “Quello che stiamo facendo in questo momento è comprare la calma a caro prezzo, senza un piano a lungo termine per ridurre la violenza contro di noi”, l’accusa dell’oramai ex capo della Difesa, che ha puntato il dito anche contro l’esercito: “Per non calcare la mano, dico che la nostra risposta è stata drasticamente carente ai 500 razzi che ci hanno sparato contro”.
Lieberman era uno dei quattro ministri del gabinetto di sicurezza che nel corso di una riunione durata sei ore, si era opposto al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Oltre a lui, il leader del partito HaBayt HaYehudi e ministro dell’Educazione Naftali Bennett, che ora, per rimanere nella coalizione, chiede che gli sia affidato il ministero della Difesa.
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qui torino - l'inaugurazione della mostra 
Levi e il libro “primogenito”
Alle origini di un successo

Si inaugura oggi pomeriggio a Torino, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria “Se questo è un uomo, il libro primogenito”, mostra dedicata al libro che Levi definiva, appunto, “primogenito”. Uscito nella sua prima edizione nel 1947 per la casa editrice torinese De Silva, diretta da Franco Antonicelli, vendette solo mille e cinquecento copie, delle duemila cinquecento stampate. Nonostante le recensioni notevoli, fra tutte quella di Italo Calvino, si dovette attendere il 1958 per l’edizione Einaudi, e ancora alcuni decenni prima che Levi venisse considerato uno scrittore dalla statura pari a quella del testimone.
Se questo è un uomo, ora pubblicato in decine di lingue e ormai considerata opera imprescindibile, torna ora nella sua prima edizione e accanto ad alcune delle copie originali, mostrate attraverso la prospettiva del restauratore, sono esposte anticipazioni su periodici, l’accoglienza della critica e i primi tentativi di traduzione.
La mostra presenta poi anche i primi risultati di una ricerca, ancora in corso, che vuole ricostruire la diffusione delle copie vendute e la storia di alcuni singoli volumi passati di mano in mano nel corso degli anni, per individuare gli itinerari che ne hanno fatto un veicolo di consapevolezza.
Pubblichiamo qui un testo dello storico Fabio Levi, direttore del Centro internazionale di studi Primo Levi e relatore della decima Lezione, tenutasi da poco e intitolata “Dialoghi”.
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Qui Roma – La mostra 
“Minsk, Memoria da riscoprire”
Ventisette fotografie provenienti dagli archivi bielorussi, relative alla storia e alle vicende del ghetto di Minsk che fu liquidato tra il 21 e il 23 ottobre 1943 con il trasporto della maggior parte dei prigionieri verso il campo di sterminio di Trostenets. Uno dei più grandi massacri nell’Europa sotto il giogo nazifascista, raramente considerato o studiato quando si tratta il tema della persecuzione antiebraica.
Nuovi spunti di riflessione al riguardo li offre da ieri la mostra “Il ghetto di Minsk, la morte della speranza” inaugurata alla Casina dei Vallati e realizzata dall’ambasciata bielorussa in Italia in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Museo della Shoah.
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qui milano - il ciclo di conferenze al parenti
La prospettiva ebraica a Teatro,
dieci incontri per capire

“Il ciclo di conferenze dedicate all’ebraismo è un momento molto importante per la programmazione del Teatro Franco Parenti e penso per la città. In un momento in cui si cercano sempre più delle risposte ai grandi problemi e dei riferimenti etici, l’ebraismo può fare da guida”. Così la direttrice del Teatro Franco Parenti Andrée Ruth Shammah racconta la scelta di ospitare sotto la direzione di rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – il programma di conferenze racchiuso nel titolo “L’ebraismo, una chiave di lettura del mondo”: dieci incontri domenicali che dal 18 novembre al 28 aprile accompagneranno il pubblico all’interno della tradizione ebraica.
“Credo che gli ebrei abbiano sempre coltivato uno spirito utopico: hanno sempre avuto una prospettiva rivolta al futuro con l’obiettivo di migliorare questo futuro - sottolinea la direttrice del Parenti, riflettendo sul significato di ospitare un programma di conferenze a tema ebraico – E credo che questo sia un punto di vista che regala risposte in un momento difficile come quello attuale, segnato da rabbia e pessimismo”.
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qui roma 
Ben Gurion racconta Israele
Dalle iniziative dei giovani pionieri nella Palestina mandataria di inizio Novecento alla fondazione dello Stato nel 1948, dai primi anni di vita della nuova entità nazionale al bilancio di una esistenza spesa interamente per la causa sionista.
Pubblicato nel 1963 e tradotto in italiano da Castelvecchi, La sfida di Israele di David Ben Gurion è un documento essenziale per comprendere le vicende dello Stato ebraico nel suo dipanarsi. Attraverso le memorie di quello che è riconosciuto come “il padre della patria”, un viaggio negli ideali e negli impegni di generazioni indimenticabili. Il volume sarà presentato domani, alle 17.30, al Museo ebraico di Roma. Dopo i saluti della presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, interverranno David Meghnagi, Giuseppe Sacco e Claudio Vercelli, moderati da Stefano Polli. Valentina Capone proporrà alcune letture dal testo.
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pilpul
Ticketless - La Parigi occupata
Anne Seghers non è conosciuta come era un tempo (anche dentro il mondo ebraico: il suo vero nome era Netty Reiling, era nata a Magonza da una famiglia ebraica e si era laureata in storia dell’arte sulla figura dell’ebreo nell’opera di Rembrandt). Si ricordava, di solito, il suo impegno per la libertà nella cultura, la partecipazione al convegno del 1935 a Parigi, alla guerra di Spagna, la controversa fase politica nella DDR: tutti argomenti che oggi interessano a pochi, se non a nessuno; ma pochi sono sempre stati in Italia i lettori dei suoi tanti romanzi, fra cui Transit, dedicato ai disperati tentativi di fuga dall’Europa sotto il nazismo.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Legge Stato-nazione
Nella mia nota pubblicata lo scorso mercoledì 17 ottobre, dedicata alla controversa Legge fondamentale israeliana sul cd. “Stato nazione”, avevo preannunciato che avrei espresso, in una successiva occasione, alcune riserve sul testo della norma. Prima di farlo, ritengo però opportuno richiamare, in sintesi, i tre punti essenziali affermati la volta scorsa.
a) La legge non ha il potere di creare la natura delle cose, e degli stati. Israele è uno Stato ebraico perché tale è e tale resterà, per sempre, non perché lo stabilisce una legge. E nessuna legge, nessun Parlamento avrebbe mai il potere di modificare tale realtà.


Francesco Lucrezi, storico
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