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 20 novembre 2018 -  13 Kislev 5779
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biblioteche

Un catalogo per i libri ebraici in Italia   

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Era l’agosto del 2016, Noemi Di Segni era stata da pochi giorni nominata presidente dell’UCEI e abbiamo organizzato un incontro con Sally Berkovic, la responsabile dei progetti europei della Rothschild Foundation – Hanadiv Europe. Oggetto della riunione era l’interesse espresso dalla Rothschild per i beni culturali ebraici in Italia, considerati di grande rilievo e interesse per l’ebraismo mondiale, e della scarsa capacità delle Comunità di presentare dei progetti completi, di largo respiro tanto che da anni, lamentava la Berkovic, non si riusciva ad offrire alcun contributo economico ad iniziative nel territorio italiano. La Presidente Di Segni si fece allora garante insieme a chi scrive di mettersi a capo di una rete, rappresentata da tutte le Comunità ebraiche coinvolgendo anche la Fondazione dei Beni Culturali Ebraici in Italia – FBCEI – e il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – CDEC. Da allora il tempo è passato ma non siamo stati fermi. Si è deciso subito di occuparsi del patrimonio librario depositato presso enti e comunità ebraiche. Si è portato avanti un’indagine sullo stato delle biblioteche presso le Comunità attraverso questionari per capirne la dimensione, la presenza di volumi antichi, la presenza di materiale catalogato e la presenza di eventuali esperti bibliotecari. Mentre un gruppo di persone stilava il questionario, un altro gruppo partecipava ad un seminario di studi presso la National Library of Israel – NLI - a Gerusalemme. A questo workshop partecipava anche il direttore generale, Andrea De Pasquale, della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma – BNCR già direttamente coinvolto in progetti europei sul patrimonio ebraico.

Gloria Arbib, Segretario generale Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Pagine Ebraiche, novembre 2018 
 

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storia

Ebrei in Terre d’Islam: l’epoca d’oro che non fu

img headerGeorges Bensoussan / GLI EBREI NEL MONDO ARABO. L'ARGOMENTO PROIBITO / Giuntina

È veramente esistito, come raccontato da numerosi storici e testimoni, un momento di coesistenza armoniosa tra ebrei, musulmani e cristiani in terra araba? Rifiutando la leggenda di un’epoca d’oro, Georges Bensoussan mostra come il mondo arabo fu per le minoranze, in particolare per gli ebrei, una terra in cui erano sì protetti (dhimmi), ma anche umiliati, e a volte vittime di veri e propri pogrom.
In questo saggio Gli ebrei e il mondo arabo, edito da Giuntina e il cui eloquente sottotitolo è L’argomento proibito, Bensoussan dimostra la sua tesi basandosi su materiali di archivio tratti da fonti militari, diplomatiche e amministrative, e indaga anche i motivi storici e psicologici della riscrittura della storia ebraica nel mondo arabo dagli inizi del XX secolo fino a oggi, affrontando inoltre il tema del rapporto del mondo musulmano nei confronti della modernità occidentale.
Georges Bensoussan, classe 1952, ebreo francese nato in Marocco, è uno dei maggiori storici e studiosi europei dell’antisemitismo e della Shoah. , stemperando le serie criticità che la strutturarono e attraversarono.”

mdp 

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storia

Chi ha inventato Gerusalemme  

storiA

La nostra infanzia ungherese

Simon Sebag Montefiore / GERUSALEMME. BIOGRAFIA DI UNA CITTÀ / Mondadori

Prima di rispondere alle domande, Simon Sebag Montefiore mostra con orgoglio l'anello al dito con la scritta Yerushalaim, nome ebraico di Gerusalemme; poi lo stemma di famiglia, un Leone di Giudea, con la medesima scritta. Dice che le lettere che compongono la parola, che allude al Luogo dell'inizio e della fine dei tempi, sono incise pure sull'argenteria di casa. Nella modernità ebraica il cognome Montefiore fa rima con Gerusalemme. Fu sir Moses Montefiore (la regina Victoria lo chiamava "il nobile ebreo") a costruire il primo quartiere per correligionari fuori dalle mura, nel 1860. Significava indurre gli ebrei a venire a Gerusalemme non solo per pregare in attesa del Messia, ma per viverci e lavorare pensando a un futuro laico. Simon Sebag Montefiore è discendente di sir Moses e uno storico celebre. Ora Mondadori pubblica Gerusalemme. Biografia di una città, sguardo intimo e amorevole, «né sionista né antisionista» precisa l'autore, sul luogo considerato capitale sia dagli israeliani che dai palestinesi, e che lui definisce «città mondo e al contempo polverosa città di provincia».

Wlodek Goldkorn, Repubblica Robinson, 18 novembre 2018

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Margherita Loy /
UNA STORIA UNGHERESE / Atlantide


Dall'1 gennaio 1945 ad aprile inoltrato di quello stesso anno una ragazza racconta al suo diario l'assedio di Buda. Con la madre, il fratello e la fidanzata di lui si è rifugiata nella cantina, fredda, gremita, mentre il palazzo sovrastante viene via via sgretolato dall'onda d'urto delle bombe che cadono tutt'intorno. L'armata rossa è a pochi chilometri da Pest, l'esercito ungherese allo sbaraglio, ma i tedeschi non mollano. Kinga, ventunenne immaginaria, è l'artificio con cui Margherita Loy ha deciso di narrare Una storia ungherese, precipitato romanzesco degli indizi sbocconcellati che il suocero Manfredo fece trapelare in vita a proposito della sua infanzia e del suo paese, di cui non parlava volentieri. «Se fai troppe domande mi costringerai a dirti qualche bugia», le rispose, consegnandole nondimeno 28 pagine dattiloscritte dal titolo The siege of Budapest, redatte dalla madre Alinka in inglese, e alcune foto di resti bruciati. A partire da questi documenti, Loy trova una sua strada, luminosa anche se dolorosa, tra i tetri ricordi che ogni famiglia si trasmette a proposito dell'ultima guerra e delle persecuzioni razziali.

Lara Ricci,
Il Sole 24 Ore Domenica, 18 novembre 2018


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