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 11 dicembre 2018 - 3 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24


Molti interventi degli abituali commentatori sono dedicati in questi giorni alla valutazione della missione del ministro degli Interni Matteo Salvini in Israele. I loro testi saranno pubblicati nelle prossime ore in un contesto che favorisca il libero confronto fra le idee. I lettori che lo desiderano potranno proporre un proprio scritto sul tema dopo aver preso visione delle indicazioni generali che appaiono come ogni giorno in fondo a questo notiziario nell’area della gerenza.
 
La ferita e la reazione
Memoria ferita a Roma, dove la rimozione di 20 pietre d’inciampo in ricordo dei membri delle famiglie Di Consiglio e Di Castro trucidati dalla Shoah ha suscitato l’indignazione di istituzioni, mondo ebraico, tanti comuni cittadini. In centinaia ieri sera hanno partecipato a un presidio convocato dall’associazione Arte in Memoria con il sostegno di UCEI e Comunità ebraica romana.
“È un gesto di matrice fascista, figlio di un antisemitismo ormai tollerato, fomentato e legittimato dal clima di intolleranza diffuso nel Paese verso deboli e stranieri” afferma Adachiara Zevi, presidente di Arte in Memoria, in una intervista con Repubblica. “La più grande delle preoccupazioni per quanto mi riguarda è che, per quanto possa essere grave aver divelto una pietra d’inciampo e aver offeso nuovamente la memoria dei martiri delle Fosse Ardeatine, domani si possa passare a gesti più eclatanti, e offendere le persone” dichiara la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello in una intervista al Messaggero.
Dalla presidente del Senato Casellati a quello della Camera Fico, dal presidente della Regione Lazio Zingaretti alla sindaca Raggi: molte le voci di condanna che si sono levate. Mentre il ministro Salvini, incontrando la stampa estera alla vigilia del suo viaggio in Israele, a proposito di una lettera aperta di alcuni ebrei italiani in dissenso con le sue politiche ha detto: “Non è che ogni volta che vado in Israele devo dire che gli antisemiti sono delinquenti. Piuttosto, il nascente antisemitismo fa rima con l’estremismo islamico a cui qualcuno non presta la necessaria attenzione. Farò di tutto per stroncare l’antisemitismo in Italia”.
L’episodio, oltre che nelle cronache, è affrontato in alcuni commenti. “Chiunque sia il responsabile di questo sfregio, il significato di un gesto così feroce nel suo aspetto simbolico è che l’odio per gli ebrei non può che passare per la negazione della Shoah, attività molto frequentata dagli antisemiti di matrice neo-nazista e di matrice islamista radicale” scrive sul Corriere Pierluigi Battista.
“Confesso – scrive Corrado Augias su Repubblica – che mi piacerebbe parlare con uno degli autori di questo scempio, uno di questi figli della miseria culturale e dell’abbandono, ascoltare le sue motivazioni, guardarlo negli occhi mentre le espone, condividere il suo smarrimento”.
Così invece Anna Foa su Avvenire: “Le associazioni che propagandano l’antisemitismo e il razzismo non sono clandestine, fanno pubbliche manifestazioni autorizzate dalle autorità in nome della libertà di stampa e di espressione, affiggono manifesti, non sono aliene da atti di squadrismo”.
 
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  davar
la missione del ministro degli interni 
Salvini in Israele, la visita
inizia dai tunnel del terrore 

“Un saluto da Tel Aviv, amici. In elicottero, pronto a sorvolare Israele e a visitare i tunnel costruiti dagli estremisti islamici nella zona Nord del Paese”.
Inizia con questo tweet la visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini in Israele. Due giorni di incontri che porteranno il vicepremier a confronto con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e con i due ministri Gilad Erdan (Pubblica Sicurezza) e Ayelet Shaked (Giustizia), oltre che a visitare il Memoriale della Shoah di Yad Vashem dove ad attenderlo troverà alcuni rappresentanti della comunità di “Italkim”, gli italiani residenti nello Stato ebraico.
Accolto all’aeroporto Ben Gurion dall’ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs e dall’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti, Salvini è subito volato alla volta del Nord, su un mezzo fornito dall’aviazione, nei luoghi oggetto dell’operazione di smantellamento in corso della minaccia terroristica di Hezbollah.
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i tunnel sul confine scoperti da israele
Nord d'Israele, l'operazione
per fermare Hezbollah

Nelle scorse ore è stato individuato un terzo tunnel costruito dal movimento terroristico Hezbollah per infiltrarsi dal Libano in Israele. Ad annunciarlo, l'esercito israeliano, da giorni impegnato nell'operazione Scudo del Nord, diretta proprio a distruggere i tunnel sotterranei realizzati da Hezbollah. Quest'ultimo è stato riempito di esplosivo, raccontano i media locali, così che il gruppo terroristico libanese non potrà usarlo. L'esercito ha inoltre fatto sapere che attribuisce la responsabilità dello scavo dei tunnel al governo libanese e che considera la loro esistenza una grave violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu per preservare la sicurezza e la stabilità nel sud del Libano.
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lo scempio contro le pietre d'inciampo
Roma, la ferita e la reazione
Memoria ferita a Roma, dove la rimozione di 20 pietre d’inciampo in ricordo dei membri delle famiglie Di Consiglio e Di Castro trucidati dalla Shoah ha suscitato l’indignazione di istituzioni, mondo ebraico, tanti comuni cittadini. In centinaia ieri sera hanno partecipato a un presidio convocato dall’associazione Arte in Memoria con il sostegno di UCEI e Comunità ebraica romana. In via Madonna de’ Monti, al civico 82, una folla silenziosa si è ritrovata per dire no allo sfregio di ricordo e consapevolezza. Venti buchi neri dove prima c’erano venti pietre, poste nel 2012 dall’artista tedesco Gunter Demnig e rimosse da ignoti su cui gli inquirenti stanno indagando. Un vuoto, ha sottolineato la presidente di Arte in Memoria Adachiara Zevi, che sarà presto colmato. Insieme alle nuove “stolpersteine” che saranno poste nella Capitale tra il 15 e il 16 gennaio e il ritorno della Biennale di arte contemporanea sulla Memoria alla sinagoga di Ostia Antica, prevista per il giorno 20.
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pagine ebraiche - dicembre 2018
Sinagoghe che non lo sono più
Tutto ha inizio nel 2012, quando Bernadett Alpern, fotografa di Budapest allora venticinquenne, in seguito alla scomparsa del nonno, decide d’intraprendere una ricerca genealogica della propria famiglia e le sue radici ebraiche. Così, una volta arrivata a Sárbogárd, città natale di suo nonno a metà strada tra Budapest ed il celebre lago Balaton, decide di visitare i luoghi principali legati alla giovinezza del parente appena scomparso, tra cui la sinagoga che frequentava insieme alla sua famiglia prima della Shoah. Tuttavia, una volta giunta difronte all’edificio che una volta ospitava la piccola comunità ebraica cittadina, che fino al 1944 contava circa 500 persone, scoprì che questo ospitava un negozio di mobili usati. Infatti, in seguito allo sterminio dell’ebraismo ungherese per mano dei nazisti e dei suoi alleati magiari, solo 34 ebrei tornarono nella loro città natale, dove tentarono, invano, di ricostruire la propria vita. Così, nel 1960 la sinagoga venne venduta, e da allora adoperata per altri scopi. Nel 2012, quando Bernadett visitò gli interni dell’edificio, vi si potevano ancora trovare, nascosti in soffitta, degli antichi libri di preghiera, mentre nel negozio poco o nulla richiamava il suo antico uso religioso.

Michele Migliori, Pagine Ebraiche Dicembre 2018
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pilpul

Partiti rosa
Ho letto che gruppi di donne penserebbero a un “partito rosa”. L’ebraismo italiano ci ha già provato in anni recenti: la lista “Binah” (Saggezza), che oggi esprime la presidentessa UCEI Noemi Di Segni, nacque proprio come esperimento di genere nel 2012, salvo poi aprirsi a candidati maschietti nelle elezioni comunitarie successive. In linea teorica, simili iniziative non mi trovano d’accordo. Le obiezioni sono più che bolse: le donne non dovrebbero competere in un campionato separato, così come i giovani e chiunque possa essere ascritto a un gruppo specifico…
Tutto giusto, ma. Dalla teoria alla pratica può cambiare molto: fino a ieri, per il noto principio “a mali estremi estremi rimedi”.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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La recita fuori dal teatro
Amleto ed Arlecchino iniziano tutti e due con la ‘a’ e finiscono con la ‘o’, e forse per quello molti li ritengono uguali. Invece, non lo sono. Per esempio, nel discorso inaugurale dell’anno accademico 1938/1939, tenuto il 10 novembre 1938, il Rettore dell’Università di Roma, Pietro de Francisci aveva fornito un’icastica spiegazione della via nazionale all’antisemitismo, pretendendo che i professori espulsi lo ringraziassero, inserendosi sulla scia di quel 18 settembre 1938 in cui, nel suo discorso a Trieste col quale annunciava l’emanazione delle leggi razziali, Benito Mussolini spiegava che “alla fine, il mondo dovrà forse stupirsi, più della nostra generosità che del nostro rigore, a meno che, i nemici di altre frontiere e quelli dell’interno e soprattutto i loro improvvisati e inattesi amici, che da troppe cattedre li difendono, non ci costringano a mutare radicalmente cammino.

Emanuele Calò
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