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25 Dicembre 2018 - 17 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Haim Korsia, Gran rabbino di Francia
L'unità, la giustizia sociale e la fraternità devono essere al centro delle nostre azioni e guidare i nostri passi per fare di noi persone migliori, sempre attente al prossimo.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Quando, preso nel turbine vorticoso della casualità, ti ritrovi a fare l'opinionista settimanale e a contribuire da tre a quattrocento 'opinioni' in una decina d'anni, capita che ti possa cogliere dubbio che ciò che esprimi oggi abbia davvero senso sulla base dell'ieri e, soprattutto, in una prospettiva futura, che quel senso duri almeno più di una fulminea settimana. L'ansia ti fa, cioè, sperare che il tempo non smentisca a breve ciò per cui hai impegnato, almeno con te stesso, la tua credibilità. Fortunatamente, nel gioco delle opinioni, c'è sempre spazio un po' per tutti, e la realtà è così mobile e varia – spesso dolorosamente varia – che tutti hanno sempre ragione e nessuno ha mai torto. O almeno così piace a ciascuno di noi pensare.
 
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  davar
israele
La campagna elettorale al via,
Netanyahu l'uomo da battere

A ventiquattro ore dall'annuncio delle elezioni anticipate, i quotidiani israeliani si sono ovviamente lanciati nel cercare di capire quali saranno le figure a dominare la campagna elettorale da qui ad aprile, quando ci sarà il voto. Con buona pace dei suoi avversari politici, le inchieste a carico del Premier Benjamin Netanyahu su presunti casi di corruzione non sembrano averne intaccato l'immagine e resta lui il leader più popolare. Un sondaggio lanciato dal quotidiano Maariv ha infatti confermato che il Likud a trazione Netanyahu guadagnerebbe nuovamente 30 seggi alla Knesset, ovvero quelli attuali, distaccando di molto gli altri partiti. Nel sondaggio viene prevista anche la candidatura dell'ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, considerato una figura popolare tra gli elettori israeliani: un suo eventuale partito otterrebbe 13 seggi. Un buon risultato ma lontano dalla solidità del Likud.
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pagine ebraiche - dossier kabbalah
L'origine, gli enigmi, il malinteso
Quando Umberto Eco pubblicò nel 1988 il suo travolgente Pendolo di Foucault, il suo denso romanzo storico che fu certo uno dei maggiori fenomeni editoriali di quegli anni, pochissimi critici letterari avevano anche solo una minima idea di quello che potesse essere il misticismo ebraico. Eppure il libro, che intanto si imponeva all’attenzione di milioni di lettori in tutto il mondo, era pieno di riferimenti ai principi cabalistici.
Sarebbe bastato attendere pochi anni per vedere periodici popolari e quotidiani blasonati come il New York Times straboccare di reportage sulla Kabbalah come nuova religione delle star. Titoli come “Cinque celebrities coinvolte nel culto della Kabbalah” o “Kabbalah per tutti e non solo per Madonna” erano divenuti talmente popolari da portare la rivisitazione di concetti un tempo esclusivamente ebraici alla portata di una platea vastissima. Il braccialetto rosso che diventò il segno di riconoscimento di una nuova classe di vip alla ricerca di forme di saggezza molto spesso malintese e comunque a buon mercato, si moltiplicava al polso delle vedette. E l’immancabile ondata di scandali e di scandaletti cominciò a venire a galla ponendo fortunatamente un termine alla parte più superficiale e deteriore del fenomeno.
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unione giovani ebrei d'italia 
Ugei, Keren Perugia presidente
Nata a Roma da padre romano e madre fiorentina, si considera per questo appartenente ad ambedue le comunità ed ha scelto di essere iscritta ad entrambe. Attualmente frequenta il secondo anno della facoltà di Storia e conservazione del patrimonio artistico e culturale, Keren Perugia (terza a sinistra nella foto) è la nuova presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. È quanto ha disposto il Consiglio UGEI riunitosi nelle scorse ore per decidere la divisione delle cariche tra i suoi consiglieri e programmare le iniziative per il 2019. Il Consiglio ha inoltre preso atto del passo indietro di Joel Terracina – per motivi personali – inizialmente nominato come presidente.
Tra i progetti per il nuovo anno l’organizzazione di eventi di tipo sia aggregativo che culturale e formativo con particolare attenzione rivolta al coinvolgimento delle piccole e medie comunità.
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Informazione - International edition
La cultura del servizio 
"Dopo essere tornata dagli Stati Uniti, cioè il luogo con la cultura del servizio più profonda al mondo, una volta mi sono ritrovata al ristorante con mio papà e una cameriera che faceva un pessimo lavoro. Non era educata né gentile, ha compiuto diversi errori ed era in generale ben poco professionale. Mi sono davvero arrabbiata e volevo chiamare il direttore, quando mio padre mi ha fermata, chiedendomi come facessi a essere sicura che le mie lamentele non fossero l’ultima goccia a far traboccare il vaso, e causandone il licenziamento”. Così Daniela Fubini racconta nel suo appuntamento con Double Life sull’ultima uscita di Pagine Ebraiche International Edition. La storia prosegue poi con il trasferimento in Israele, paese che in questo senso presenta tutta l’affinità mediterranea con l’Italia. “Quando ho fatto l’aliyah e ho dovuto imparare quanto differente – per usare un eufemismo – sia il concetto stesso di servizio in Israele, il mio sistema immunitario era pronto per la sfida. Quando vedo i miei colleghi nuovi immigrati che fanno fatica ad adattarsi perché abituati a standard più elevati però capisco quello che provano”.
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pilpul


Neobundismo
La testata “Toscana Ebraica” (anno 31, n° 6, Novembre – Dicembre 2018) riporta, a p. 29, uno stimolante articolo del bravo Wlodek Goldkorn, intitolato “Il Bund”. Ora, la storia di questo Partito Comunista ebraico, sorto nel 1897 e finito con la Shoah (“estinto, sconfitto, si direbbe condannato dalla Storia”, scrive il citato autore) si riaffaccia, non a caso, nei giorni nostri. Non a caso, perché il riaccendersi dell’interesse per il Bund corrisponde, puntualmente, alla spaccatura esistente fra Israele e Diaspora.

Emanuele Calò
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Identità complessa
Come ogni anno, eccoci alle prese – a fine dicembre – col conformismo prenatalizio che nella diaspora ci circonda e ci avvolge, sin quasi a coinvolgerci. Come puoi non scambiare auguri col tuo collega collaboratore amico non ebreo che festeggia in questo periodo, e deve farlo perché uno stereotipo consolidato e immutabile lo richiede anche al di là delle sincere convinzioni religiose? Ma come ricevere davvero auguri di “buon Natale” e come farli? Ti senti fortemente estraneo a tutto il trambusto elettrizzato di questo periodo e all’evento che ne è all’origine, eppure come fai a starne fuori? 

David Sorani
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