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25 dicembre 2018 -  17 Tevet 5779
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società

Neofascisti, le ragioni di un ritorno    

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img headerClaudio Vercelli / NEOFASCISMI / Ed. del Capricorno

Va riconosciuto che, oggi più che mai, si ha a che fare con una destra radicale che è passata da posizioni di mera restaurazione o conservazione a soggetto in costante movimento, che ambisce a mobilitare una parte delle collettività non solo sul piano politico, ma anche e soprattutto sociale. Quest’area registra, a modo suo, la crisi della «vecchia» politica e della rappresentanza democratica, ossia la loro subalternità rispetto a quei processi decisionali che oggi contano più che mai nel determinare prosperità o declino delle comunità umane. Se la democrazia si riduce a «governance» e se l’esercizio di questa, nei fatti, è delegato a organismi e soggetti che non sono il prodotto di un processo partecipativo, bensì di un’autoattribuzione di potere da parte di gruppi d’interesse corporati, il vuoto di rappresentanza reclama d’essere in qualche modo colmato. Così facendo, il radicalismo politico si rivolge a quelle ampie parti di società che si sentono abbandonate. Non è un caso se la polemica «antiborghese» abbia da tempo ripreso pieno vigore nel neofascismo. Il quale, da sostegno per «maggioranze silenziose» iperconservatrici ha ora invece di nuovo rivestito i panni del plebeismo.

Claudio Vercelli, storico
Pagine Ebraiche, dicembre 2018 

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storia

Ebrei nel mondo arabo, il conflitto irrisolto

img headerGeorges Bensoussan / GLI EBREI DEL MONDO ARABO. L’ARGOMENTO PROIBITO / Giuntina

Gli ebrei del mondo arabo. L’argomento proibito, il nuovo libro di Georges Bensoussan pubblicato in queste settimane da Giuntina aggiunge un importante tassello al processo di indagine che lo storico francese, ma nato in Marocco, ha sostanzialmente avviato nel 2012 con Juifs en pays arabes. Le grand déracinement. (1850-1975). Con quel testo Bensoussan compiva vari atti di rottura che ancora oggi non gli sono perdonati. Il primo atto è quello di indicare come il processo di espulsione o di fuga che in gran parte gli ebrei vivono e intraprendono soprattutto all’indomani della fine della seconda guerra mondiale è un luogo non frequentato dalla ricerca storica. Quel tema obbliga a ripensare come si sono formate le classi dirigenti politiche nelle ex colonie, che cosa abbia significato il processo di decolonizzazione, quali rotture abbia prodotto. Il secondo atto di rottura riguarda gli elementi di conflittualità che sottostanno a quella fuga in massa, tanto da configurare nel giro di una generazione, la sostanziale scomparsa della componente ebraica in quella porzione di mondo. In quel libro che per moti aspetti era una la rottura di un tabù la parola o il concetto più ricorrente era umiliazione.

David Bidussa, storico sociale delle idee 

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poesia

L'uomo che sapeva tutto

letteratura

Un racconto per notti infinite

Avraham Ben-Yitzhak / POESIE / Portatori d'acqua di Pesaro

Provate a immaginare un uomo, un poeta, che nell'arco della sua intera vita pubblica undici poesie. Undici poesie soltanto. Eppure questo corpus così esiguo acquisirà un'importanza eminente nel panorama mondiale. E il suo autore diventerà, suo malgrado, una grande figura romanzesca, quasi un culto a cui hanno tributato la loro venerazione alcuni fra gli intellettuali più blasonati del Novecento. Benvenuti nel paradosso del dottor Sonne. Che all'anagrafe si chiamava Abraham Sonne, come autore si firmerà col nome di penna Avraham Ben-Yitzhak ma poi, una volta dismessi i panni da poeta, sarà conosciuto da tutti come, appunto, "il dottor Sonne". Nato in Galizia, allora periferia da basso impero (quello austro-ungarico), nel 1883, Sonne proveniva da una borghese famiglia ebraica. Schivo e riservato, si fece notare fin da giovane. Nella comunità ebraica del suo paesino natale, Przemysl, era in atto un forte scontro tra sionisti, che invocavano un ritorno degli ebrei in Palestina, e territorialisti, che puntavano all'insediamento anche in altri territori in parti diverse del mondo. Durante un dibattito, dopo che l'esponente di quest'ultima fazione, noto e carismatico, ebbe finito di esporre la sua tesi, un giovincello, sconosciuto a tutti, si alzò in piedi.



Marco Filoni,
Il Venerdì,
25 dicembre 2018


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Isaac Bashevis Singer / NEMICI. UNA STORIA D'AMORE / Adelphi

Parole-sassi, che cadono senza un suono. Forse il pozzo ha un fondo. Forse laggiù c'è acqua, limacciosa, malsana, plumbea. Ma la distanza è troppa, nessuno può udire il tonfo delle pietre che s'inabissano. Per Herman Broder le notti non hanno fine, e le parole che le attraversano scompaiono senza lasciare tracce. Chissà se toccano il fondo della sua anima. Chissà se esiste più, questo fondo. Quando il racconto comincia, Herman cerca con tutte le forze di riprendere coscienza dal sonno, di liberarsi da un incubo. Nel dormiveglia non sa dove sia. Se a Brooklyn, in Polonia o in un campo tedesco. «Si svegliava sempre malconcio e sgualcito, come se avesse passato la notte a fare la lotta». Anche Giacobbe, nella Bibbia, aveva trascorso una notte intera a lottare con un misterioso antagonista. Ma lui, il patriarca, viveva al tempo della fede, nell'età in cui Dio parlava, operava, proteggeva. All'alba, Giacobbe si era liberato dalla stretta dell'avversario. Da quello scontro era uscito claudicante ma pieno di energia, fiducioso verso la vita, aperto verso il futuro. Herman si è salvato. Ma per lui l'alba non ha colori.Non ha fede, non ha prospettive. Solo odori, corpi, desideri, disagi. Nei campi di sterminio, al di là dell'Oceano, oltre il tempo, sono sepolti i sentimenti, s'è dissolta la possibilità di capire, s'è spento il calore del cuore.

Giulio Busi,
Il Sole 24 Ore Domenica,
23 dicembre 2018


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