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15 gennaio 2019 -  10 shevat 5779
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letteratura

“Dalla Diaspora a Israele, l’identità nei libri”     

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Se al centro di ogni individuo e comunità vi è un racconto, scritto oppure orale, attorno a cui costruire sé stessi e il proprio modo di guardare il mondo, questo è particolarmente vero per il popolo ebraico di cui prima matrice è la narrazione biblica. Nel corso di una conversazione nella sua casa di Gerusalemme, Ariel Hirschfeld, critico letterario e docente all'Università Ebraica, ci ha spiegato gli elementi di continuità e rottura tra la letteratura israeliana contemporanea e i tentativi di “scrivere in ebraico” che hanno attraversato le diverse diaspore europee, a partire da quella italiana.

Ariel, qual è il ruolo della letteratura nella cultura ebraica? E che rapporto c’è tra letteratura ebraica, prodotta nella diaspora, e letteratura israeliana contemporanea?

La letteratura ebraica, in prosa e in poesia, è uno dei fenomeni più impressionanti e di rilievo prodotti dalla nuova cultura ebraica, sionista, israeliana – se è possibile utilizzare queste definizioni. È un successo sorprendente. Fino alla fine del XIX secolo la letteratura ebraica secolare è stata espressione di una minoranza che imitava in modo passivo le suggestioni dell’ambiente circostante, e sempre con grande ritardo.

Anna Linda Callow, Cosimo Nicolini Coen
Pagine Ebraiche, gennaio 2019 

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NARRATIVA

Jabotinsky dipinge Odessa

img headerVladimir Jabotinsky / I CINQUE / Voland

Città di frontiera, caravanserraglio di popoli e culture, l’Odessa che stregò Aleksandr Puškin e Mark Twain rivive nel romanzo “I Cinque” di Vladimir Jabotinsky, che oltre a essere uno dei protagonisti del movimento sionista dei primi decenni del '900, fu giornalista, scrittore, saggista.
Pubblicato nel 1936, edito oggi da Voland, “I Cinque” è un sorprendente affresco della Odessa di inizio ’900 ricco di contaminazioni. Narratore è un giovane giornalista ebreo “russificato”, che compie un nostalgico viaggio immaginario nel luogo della sua giovinezza, la vivace città portuale sulle coste del Mar Nero. Attraverso la storia della famiglia Mil’grom, emblema della borghesia ebraica, e le vicende dei suoi cinque figli ‒ Marusja, Marko, Lika, Serëža e Torik – viene raccontato il destino e il mondo perduto degli ebrei odessiti in tutto il suo colore e la sua vitalità, tra vulnerabilità storica ed eterno ottimismo.
Vladimir “Ze’ev” Jabotinsky (Ze’ev, in ebraico, significa lupo) è stato il fondatore del sionismo cosiddetto “revisionista”, padre della destra israeliana. Nacque proprio a Odessa nel 1880 e morì a New York nel 1940, dunque prima di veder realizzato il sogno sionista che aveva inseguito per tutta la vita.

mdp 

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memoria

Andra e Tati, se queste sono bambine

protagonisti

Mendelssohn filosofo dell'ebraismo

Andra e Tatiana Bucci / NOI, BAMBINE
AD AUSCHWITZ / Mondadori

Parlano al plurale, sempre con il "noi", ma sono molto diverse. Andra pensa spesso ad Auschwitz, la notte ha gli incubi anche se poi dimentica. Tati non sogna mai il lager, però è stata a lungo tormentata dall'immagine notturna di un rullo compressore. Che cosa c'è di più emblematico per un campo di sterminio? Anche quando evoca la tragedia, nella voce di Tati corre un filo di gioiosa vitalità. Forse perché nella casa di Bruxelles dove vive da cinquant'anni l'ha appena raggiunta Andra, che trascorre gran parte dell'anno in California dalla figlia. Tatiana e Andra Bucci sono le sorelline di Auschwitz, due dei pochissimi bambini sopravvissuti alla deportazione. Insieme hanno vissuto l'arresto e la detenzione nel Kinderblock stemperando l'orrore in normalità.

Simonetta Fiori, Repubblica,
15 gennaio 2019


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Moses Mendelssohn / DIALOGHI FILOSOFICI / Morcelliana


Con l'Autobahn la distanza da Dessau a Berlino si copre oggi, in automobile, in poco più di un'ora. Nel 1743, quando il giovanissimo Moses Mendelssohn lasciò la sua città natale e imboccò la via verso la capitale del regno di Prussia, le distanze, fisiche, politiche e culturali erano assai diverse da oggi Soprattutto per un ragazzo ebreo, di famiglia povera, di salute cagionevole, che volesse tentare la fortuna basandosi solo sulla propria intelligenza Cento chilometri equivalevano a mezzo mondo. Dalpiccolo principato di Anhalt- Dessau al fiorente regno di Federico il Grande, gli ostacoli erano parecchi. Per citarne uno, il più difficile da superare, a Berlino gli ebrei potevano entrare solo con un preciso lasciapassare.


Giulio Busi,
Il Sole 24 Ore Domenica, 13 gennaio 2019


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