letteratura “Dalla Diaspora a Israele, l’identità nei libri”
Se
al centro di ogni individuo e comunità vi è un racconto, scritto oppure
orale, attorno a cui costruire sé stessi e il proprio modo di guardare
il mondo, questo è particolarmente vero per il popolo ebraico di cui
prima matrice è la narrazione biblica. Nel corso di una conversazione
nella sua casa di Gerusalemme, Ariel Hirschfeld, critico letterario e
docente all'Università Ebraica, ci ha spiegato gli elementi di
continuità e rottura tra la letteratura israeliana contemporanea e i
tentativi di “scrivere in ebraico” che hanno attraversato le diverse
diaspore europee, a partire da quella italiana.
Ariel, qual è il ruolo
della letteratura nella cultura ebraica? E che rapporto c’è tra
letteratura ebraica, prodotta nella diaspora, e letteratura israeliana
contemporanea?
La letteratura ebraica, in prosa e in poesia, è uno dei fenomeni più
impressionanti e di rilievo prodotti dalla nuova cultura ebraica,
sionista, israeliana – se è possibile utilizzare queste definizioni. È
un successo sorprendente. Fino alla fine del XIX secolo la letteratura
ebraica secolare è stata espressione di una minoranza che imitava in
modo passivo le suggestioni dell’ambiente circostante, e sempre con
grande ritardo.
Anna Linda Callow, Cosimo Nicolini Coen
Pagine Ebraiche, gennaio 2019
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NARRATIVA
Jabotinsky dipinge Odessa
Vladimir Jabotinsky / I CINQUE / Voland
Città di frontiera, caravanserraglio di popoli e culture, l’Odessa che
stregò Aleksandr Puškin e Mark Twain rivive nel romanzo “I Cinque” di
Vladimir Jabotinsky, che oltre a essere uno dei protagonisti del
movimento sionista dei primi decenni del '900, fu giornalista,
scrittore, saggista.
Pubblicato nel 1936, edito oggi da Voland, “I Cinque” è un sorprendente
affresco della Odessa di inizio ’900 ricco di contaminazioni. Narratore
è un giovane giornalista ebreo “russificato”, che compie un nostalgico
viaggio immaginario nel luogo della sua giovinezza, la vivace città
portuale sulle coste del Mar Nero. Attraverso la storia della famiglia
Mil’grom, emblema della borghesia ebraica, e le vicende dei suoi cinque
figli ‒ Marusja, Marko, Lika, Serëža e Torik – viene raccontato il
destino e il mondo perduto degli ebrei odessiti in tutto il suo colore
e la sua vitalità, tra vulnerabilità storica ed eterno ottimismo.
Vladimir “Ze’ev” Jabotinsky (Ze’ev, in ebraico, significa lupo) è stato
il fondatore del sionismo cosiddetto “revisionista”, padre della destra
israeliana. Nacque proprio a Odessa nel 1880 e morì a New York nel
1940, dunque prima di veder realizzato il sogno sionista che aveva
inseguito per tutta la vita.
mdp
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memoria
Andra e Tati, se queste sono bambine
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protagonisti
Mendelssohn filosofo dell'ebraismo
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Andra e Tatiana Bucci / NOI, BAMBINE
AD AUSCHWITZ / Mondadori
Parlano al plurale, sempre con il "noi", ma sono molto diverse. Andra
pensa spesso ad Auschwitz, la notte ha gli incubi anche se poi
dimentica. Tati non sogna mai il lager, però è stata a lungo tormentata
dall'immagine notturna di un rullo compressore. Che cosa c'è di più
emblematico per un campo di sterminio? Anche quando evoca la tragedia,
nella voce di Tati corre un filo di gioiosa vitalità. Forse perché
nella casa di Bruxelles dove vive da cinquant'anni l'ha appena
raggiunta Andra, che trascorre gran parte dell'anno in California dalla
figlia. Tatiana e Andra Bucci sono le sorelline di Auschwitz, due dei
pochissimi bambini sopravvissuti alla deportazione. Insieme hanno
vissuto l'arresto e la detenzione nel Kinderblock stemperando l'orrore
in normalità.
Simonetta Fiori, Repubblica,
15 gennaio 2019
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Moses Mendelssohn / DIALOGHI FILOSOFICI / Morcelliana
Con l'Autobahn la distanza da Dessau a Berlino si copre oggi, in
automobile, in poco più di un'ora. Nel 1743, quando il giovanissimo
Moses Mendelssohn lasciò la sua città natale e imboccò la via verso la
capitale del regno di Prussia, le distanze, fisiche, politiche e
culturali erano assai diverse da oggi Soprattutto per un ragazzo ebreo,
di famiglia povera, di salute cagionevole, che volesse tentare la
fortuna basandosi solo sulla propria intelligenza Cento chilometri
equivalevano a mezzo mondo. Dalpiccolo principato di Anhalt- Dessau al
fiorente regno di Federico il Grande, gli ostacoli erano parecchi. Per
citarne uno, il più difficile da superare, a Berlino gli ebrei potevano
entrare solo con un preciso lasciapassare.
Giulio Busi,
Il Sole 24 Ore Domenica, 13 gennaio 2019
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