Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Dopo
aver descritto le modalità di costruzione del Mishkan, il Tabernacolo,
e degli oggetti destinati al servizio sacro, la Torà definisce le
caratteristiche degli abiti e dei paramenti sacri dei sacerdoti. Il
midrash interpreta il significato simbolico di ciascun degli indumenti
del sacerdote come forma di espiazione di una diversa colpa.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Persino
in questa Europa in piena ondata revisionista non potevano passare
inosservate le immagini del raduno neonazi svoltosi a Budapest sabato
scorso. Migliaia di estremisti da tutta Europa si sono presentati nella
capitale ungherese con tanto di magliette inneggianti Hitler, urla
“Juden raus” e col corredo di saluti romani. La cosa che più fa
riflettere è che se si sentono i discorsi fatti (in inglese) da alcuni
leaders di questi movimenti, mostrano inquietanti analogie con le
parole che Viktor Orban ha pronunciato pochi giorni fa in un suo
intervento pubblico.
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Incontri a Varsavia
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Era
nata come una conferenza in funzione anti-iraniana poi il Segretario di
Stato Usa Mike Pompeo ha deciso di ammorbidire i toni e allargare il
tema al futuro del Medio Oriente. In ogni caso l’attenzione è tutta su
Varsavia dove, scrive La Stampa, arriveranno delegazioni guidate da
ministri di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein, Marocco, Oman,
Yemen, Giordania. Mentre Egitto eTunisia manderanno solo dei
viceministri. “Fatte le sottrazioni – spiega il quotidiano – vuol dire
che Teheran può contare sul sostegno o la neutralità di Algeria, Libia,
Sudan, Libano, Siria, Iraq, Kuwait, Qatar, oltre che su quello della
Zltrchia, potenza sunnita non araba”. Non ci sarà la delegazione
palestinese, che all’ultimo ha deciso di partecipare in polemica con
gli Stati Uniti, mentre, come preannunciato, sarà presente il Primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Il premier israeliano –
afferma La Stampa – ha avviato un’offensiva diplomatica nei Paesi
musulmani sunniti, con visite in Oman, in Ciad e a fine marzo anche in
Marocco. Le strette di mano serviranno anche ad aprire nuove porte.
Vista in questa prospettiva il vertice fa comunque gioco alla politica
mediorientale del duetto Trump-Netanyahu anche se ha lasciato freddi i
maggiori Paesi europei, con l’eccezione della Gran Bretagna, che
invierà il ministro degli Esteri Jeremy Hunt”.
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l'allarme dopo gli ultimi episodi "Francia reagisca all'odio" Il
ritratto di Simone Veil, sopravvissuta alla Shoah e prima presidente
del Parlamento europeo, sfregiato da una svastica. Un monumento
commemorativo in onore di Ilan Halimi vandalizzato. Un negozio di bagel
deturpato da una scritta – Juden – sulla sua vetrina. Sono solo alcuni
degli episodi antisemiti che sono stati commessi negli ultimi mesi in
Francia, dove vive la più grande comunità ebraica del mondo al di fuori
di Israele e Stati Uniti. Secondo le autorità francesi, gli atti di
antisemitismo registrati sono passati da 311 nel 2017 a 541 nel 2018,
con un aumento del 74 per cento. “Questi atti sono rivoltanti”, ha
detto nelle scorse ore al Parlamento francese il primo ministro Édouard
Philippe. “Giorno dopo giorno, noto una scandalosa degradazione. Giorno
dopo giorno, mi accorgo che i simboli e i luoghi che il nostro paese ha
a cuore vengono attaccati”.
(Nell'immagine
il ministro degli Interni Christophe Castaner durante la cerimonia in
memoria di Ilan Halimi, giovane ebreo francese rapito, torturato e
ucciso alcuni anni fa da una cellula criminale islamica nota come la
gang dei barbari). Leggi
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i dati diffusi dall'agenzia ebraica
Israele e i numeri dell'Aliyah
In calo gli arrivi dall'Italia Il
2018 ha visto un aumento complessivo dell’immigrazione ebraica in
Israele del 2%. A registrarlo, confrontando i dati dello scorso anno
con quelli del 2017, l’Agenzia ebraica (Sochnut), l’organizzazione no
profit che si occupa dell’immigrazione degli ebrei in Israele. Secondo
l’analisi, a incidere sull’aumento degli arrivi, l’immigrazione dai
Paesi dell’ex Unione Sovietica: 19,305 persone, ovvero il 16% in più
rispetto allo scorso anno. È invece negativo il trend dall’Europa
occidentale: rispetto al 2017 meno 20% di arrivi. In particolare, per
quanto riguarda la Francia – paese in cui la minaccia antisemita si fa
sentire particolarmente – si è registrata una diminuzione delle aliyot
del 23 per cento (da 3556 a 2723). Anche l’Italia, seppur la comunità
sia decisamente più piccola rispetto a quella transalpina, ha visto una
sensibile diminuzione delle partenze: da 153 a 86, ovvero il 44 per
cento in meno da un anno all’altro. Leggi
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Ticketless - Legittime difese
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Per
la prima volta nella mia vita mi è capitato di perdere un libro preso
in prestito da una biblioteca. Temo di averlo lasciato in treno. I
libri non fanno gola a nessuno, chissà che non lo ritrovi agli oggetti
smarriti, ma ci sono rimasto male. Per me i libri rientrano nel genere
umano. Abbandonarli a se stessi su un treno e un po’ come scendere
dimenticando un figlio. Dimenticare un figlio in treno per il vizio
impunito della lettura è colpa più lieve che dimenticarlo nel posteggio
di un centro commerciale. In breve, sarei per una legge che garantisse
per i libri la legittima difesa che oggi viene invocata a gran voce per
i tabacchini e i gioiellieri. Contro lo scempio che spesso si perpetra
ai danni del libro sarei un legislatore severo.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - L'Italia e la laicità
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Nella
mia nota di mercoledì scorso, a proposito della visita di Papa
Francesco negli Emirati Arabi, ho avuto modo di accennare al problema
della libertà “dalla” religione, che dovrebbe sempre accompagnarsi alla
altrettanto importante libertà “di” religione. E ho segnalato, al
riguardo, che, se il secondo tipo di libertà viene sovente rivendicato,
e, almeno nel cosiddetto Occidente, non c’è praticamente nessuno che
osi dire apertamente che debba essere impedito a qualcuno di praticare
liberamente la propria fede, quasi mai si avverte l’esigenza di
affermare il valore (apparentemente opposto, ma in realtà strettamente
connesso e complementare) della libertà “dalla religione”, ossia del
diritto a non subire pressioni o condizionamenti di sorta in nome di
una fede religiosa.
Francesco Lucrezi, storico
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